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Autore: SnowDra1609    11/02/2010    1 recensioni
[Gundam SEED]Sono comparsi dal nulla, da un mondo parallelo. Accompagnano senza saperlo l'ultimo della sua specie, che sarà anche il loro salvatore. Sono sfuggiti ad un triste conflitto, per entrare in un altro. Ma non sempre le alleanze sono quelle giuste, e gli amici veramente fidati. Perchè anche ciò che non ha tempo, prima o poi scompare.(spero vi possa piacere, leggete e divertitevi ^^)
Genere: Thriller, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Molto probabilmente alcuni di voi lettori si aspettavano che io finissi prima la mia fanfiction Scandinavia Conflict. Non sono ancora giunto in crisi di ispirazione, ma durante questi giorni non ho avuto la possibilità di radunare tutte le idee e continuare quella fanfiction. Ho avuto però l’ispirazione per iniziare questa.
Come è tipico di me ci saranno delle grosse novità all’interno del mondo di Gundam SEED, ma questa volta sarà un fattore esterno alla Terra, e non sono gli alieni. Molti potranno avvertire delle somiglianze di fondo, tra cui nomi, fatti storici (fittizi si intende) e altri dettagli simili con la fanfiction Mobile Suit Gundam Galaxy e mi pareva giusto avvertirvi che queste similitudini vi sono perché il suo autore ed io siamo fratelli, e molte idee le sviluppiamo appunto insieme.
Augurandovi una buona lettura, e sperando in un vostro commento dopo aver finito il capitolo, vi dico arrivederci ^^

Nella CE 65 la Terra attraversava un periodo di inquietudine. Le lotte tra Natural e Coordinator andavano sempre di più inasprendosi, con la maggior parte dei secondi che lasciavano la Terra per andare nell’unico luogo relativamente sicuro per loro, le colonie di PLANT. I leader della Terra, assieme ai spaziali tentavano di mettere fine alle controversie, ma per ovvie ragioni economiche, la cosa risultava molto difficile.
Quello che molti non sapevano era vicino il pianeta rosso, relativamente vicino alla perla blu del sistema solare, comparve qualcosa. Nell’orbita, vicino a una delle due lune di Marte, si apriva una porta, la fine di un condotto quantico, iniziato lontano, sia nel tempo che nello spazio. Una tecnologia sconosciuta alla Terra e alle sue colonie, e che probabilmente non sarebbe mai stata scoperta. Da quella porta uscì una nave, una nave sporca, semidistrutta, del cui antico splendore non rimanevano che ceneri. Molti ponti danneggiati, i motori che emettevano solo deboli fasci di luci, la prua semi spezzata. Nella zona dove un tempo sorgevano gli hangar non rimanevano che enormi buchi nello scafo.
Sotto quella parte di scafo che un tempo era nota come plancia, vi si poteva leggere a malapena il nome dell’incrociatore: Alexander Nevskij. E vicino uno stemma, uno stemma quasi non visibile, che raffigurava tre mondi, circondati da una corona di alloro, una corona dorata che si trovava sopra di essi, e due spade incrociate sullo sfondo. Lo stemma della Confederazione, l’orgogliosa e potente Confederazione dei Sistemi Esterni, e di cui la Alexander era il principale esempio di tecnologia bellica. Due ponti di lancio per battle suit, con una capienza di circa otto squadre da sei. Su ogni lato vi erano circa otto cannoni a fusione, accompagnati da una coppia ciascuno di torrette a impulsi, utili sia contro i caccia che per la difesa dai missili. Sia nella zona anteriore che posteriore vi erano i siti lanciamissili, con alcune torrette. A prua sorgevano invece le armi principali. Il cannone a onde quantiche, accompagnato da quattro cannoni a fusione binati, e vicino cui si trovavano torrette, lancia-siluri quantici e cannoni laser binati. Un mostro di potenza distruttiva, come veniva definita dalle alte cariche militari della confederazione.
Ma tutta quella potenza di fuoco non era stata sufficiente a fermare l’avanzata dei loro nemici, nemici ben più spietati di chiunque fosse stato incontrato in precedenza. Temibili al punto da unire in un’unica alleanza due nemici: l’Unione Terrestre e la CSE. Ma neanche quello era stato sufficiente. Niente lo era stato. Nessuna nuova tecnologia, nessuna nuova arma era riuscita a fermare l’avanzata nemica. Tranne, si sperava, il loro sacrificio. Il sacrificio di oltre 2000 persone, sicure che quella loro ultima manovra disperata riuscisse quanto meno a distruggere la nave nemica.

Il capitano Hoolstein sedeva sul ponte di comando. Era molto giovane, sulla trentina., Possedeva splendidi occhi bianchi, rarissimi, che avevano fatto cadere più di una splendida fanciulla ai suoi piedi. Questo prima dell’inizio della guerra. Si mise una mano nei capelli, scompigliandoli leggermente mentre leggeva i primi rapporti. Secondo i satelliti del sistema Kaledonia la flotta nemica era circa tre volte più grande del previsto. Questo significava nove volte più di loro, un vantaggio schiacciante.
Aveva diramato oramai da un’ora l’ultimo bollettino, che era riuscito a sollevare il morale delle sue truppe. Non era sicuro di volerli aggiornare adesso. Nella plancia le attività si stavano svolgendo normali, come al solito. Il timoniere stava svolgendo le ultime simulazioni di volo, in collaborazione con il comando di tiro. Dovevano coordinare perfettamente le loro azioni, per un rendimento più che ottimo. Il primo ufficiale si avvicinò al capitano, senza fare troppo rumore
- Svegliati Daniel. C’è l’Ammiraglio Svados per te in linea -
- Chi? Senti, se è uno scherzo non è bello…. -
- Veramente ci sta chiamando l’ammiraglio Svados -
- Ma chi diamine è?!?! - rispose irato il capitano al comandante Josh McKallen
- Non lo so…però il codice è stato accettato dal computer -
- Le linee nella zona erano state precluse. Nessuna comunica zio entra o esce, erano questi gli ordini dannazione -. Il capitano si alzò rapidamente e si addentrò nel suo ufficio. Si sedette dietro la scrivania presente ed accese il terminale.
- Capitano Daniel Hoolstein a rapporto, ammiraglio -
- Mi dispiace aver violato gli ordini, capitano - cominciò placido il graduato - ma ho delle importanti informazioni per voi. Mi è stato comunicato che la Alexander prenderà il comando della Flotta di Difesa Globale di Kaledonia. A voi sono stati trasferiti tutti i codici di comando dell’anello difensivo, dei satelliti e dei sistemi globali. Non è tutto - l’ammiraglio trasse un leggero sospiro prima di continuare - Caricheremo delle testate trans quantiche sulle vostra nave. Usatele solo in caso di estrema necessità -
- Non ne ho mai sentito parlare signore… -
- Ed infatti non l’ha mai fatto capitano. Quelle testate sono TOP SECRET, anche per molti dei nostri uomini. Classificate come testate a protoni KM34, le lanci come ultima risorsa. Il codice da lancio permesso sarà solo il vostro ed il mio, sono stato chiaro?
- Si signore, qualcos’altro? -
- Sarà trasferito un nuovo membro da voi. Nome in codice “Black Dragon”, pilota il nostro unico mobile suit, il CSO - MBX004 Black Sazabi (notate come ci sia sempre il Sazabi in mezzo XD XD XD). E’ il nostro unico mobile suit ed il suo pilota è un po’…come dire, eccentrico. Ma è un ottimo soldato. Credo sia tutto…buona fortuna capitano -. La comunicazione si interruppe subito dopo, senza dare tempo al capitano di chiedere quanto meno altre informazioni al pilota del Sazabi. Non era neanche riuscito a capire chi diamine fosse quell’ammiraglio. Sbuffò leggermente prima di venire richiamato in plancia.
- Signore, un mezzo sconosciuto si sta avvicinando a noi -
- Cos’è? - chiese Hoolstein una volta arrivato
- Mobile suit non identificato -
- Apri un canale -
- Non risponde…sta trasmettendo un codice identificativo confederato -
- Fammi vedere… - il capitano si avvicinò alla console comunicazione ed osservò rapidamente i dati - fatelo atterrare nell’hangar 8 e niente domande - concluse prima di allontanarsi - a lei la plancia primo ufficiale -

La nave si stabilizzò entro l’orbita del pianeta rosso non molto velocemente. Pareva inanimata, poiché tutte le manovre furono eseguite dal computer di bordo, in modo automatico. In effetti all’interno della nave non vi era più nessuno. Negli hangar vi erano si e no otto battle suit e il Black Sazabi, in ricarica. Molti corridoio erano bloccati dalle macerie, qualche incendio sparso per la nave, la zona motori isolata e i comandi bloccati.
Le uniche forme di vita erano situate dentro il magazzino dei KM34. La sala, ove un tempo si trovavano i missili speciali, era stata convertita per contenere delle capsule criogeniche, per i pochi membri dell’equipaggio ancora vivi. Il capitano aveva capito che non era possibile capire quando sarebbero usciti dal condotto, non avendo i motori funzionanti. Il nucleo quantico principale era esploso durante la “manovra” per cui erano in balia del tempo. Avevano creato delle capsule criogeniche, utilizzando come sala principale il sito dei missili, che erano sempre tenuti in stanze del genere per sicurezza. Ovviamente quei missili non c’erano più, per cui era stato possibile.
Nel piano di sopravvivenza del capitano non era stato però calcolato un solo piccolo particolare, un pilota.

Il capitano entrò nell’hangar a passo rapido mentre il Black Sazabi si agganciava nel pod riservatogli. Secondo le statistiche quel possente mobile suit era molto veloce. Possedeva un motore fusione, uno scudo energetico con l’aggiunta di uno scudo per una doppia protezione, un’armatura migliorata e delle nuove armi molto potenti.
Dalla cabina di pilotaggio scese il pilota, nella classica tuta spaziale, solo che di colore nero. Appena messo piede a terra si tolse il casco, mostrando un viso giovane, ma che stranamente emanava un profondo senso di antichità. Il capitano cercò di non pensare alle proprie impressioni mentre si avvicinava a quello che fisicamente era un sedicenne.
- Benvenuto a bordo…. -
- Maggiore Della Croce -
- Maggiore, sono il cap… -
- Capitano Hoolstein, mi sono già informato su di lei capitano - il giovane guardò diritto negli occhi il capitano - non sono necessarie altre domande sul mio conto. Il mio fascicolo personale è riservato, come potrà ben capire se tenterà di accedervi e rispondo unicamente all’ammiraglio Svados, sono stato chiaro? -
- Si Maggiore -
- Il Black Sazabi esce quando lo dico io, entra quando lo dico io, e lo ripara chi dico io. A meno che non vi sia un mio ordine quel mezzo non viene toccato o scansionato, sono stato chiaro, capitano? -
- Certo maggiore -. Gli occhi blu oceano del pilota continuarono a fissare quelli bianchi del comandante - bene, quindi credo che ora possiamo anche chiamarci per nome. Mi chiamo Abelard -
- Daniel - si strinsero la mano, il capitano più sorpreso dal repentino cambiamento nell’atteggiamento dell’altro
- Bella nave…veramente bella. Posso vedere i miei alloggi…vorrei riposarmi -. Daniel annuì leggermente, incamminandosi verso la zona abitativa. Come in tutte le navi da li ad oltre otto millenni non esisteva più il problema della mancanza di gravità, né tantomeno c’era bisogno che le navi girassero su loro stesse per crearla. Per convenzione si utilizzava la gravità del pianeta principale della confederazione, leggermente più alta rispetto a quella terrestre.

Il computer era stato programmato per aprire le capsule degli ufficiali superiori assieme a quella del pilota del Sazabi per prima, per controllare lo stato della nave e verificarne lo status. Una capsula era stata però modificata, quella del pilota. Non che durante l’anno di viaggi subito egli fosse cambiato, anzi. Era identico a come lo era alla partenza, al suo arrivo sulla nave e probabilmente alla sua promozione a maggiore, se mai c’era stata. Durante quell’anno aveva vissuto in solitudine, rimettendo a posto i sistemi principali della nave, sfruttando le sue avanzate conoscenze in materia, molto avanzate. Si era rimesso dentro la capsula giusto poco prima dell’accensione di quelle dei suoi compagni, per dare l’impressione che avesse dormito con loro tutto il tempo.
Il primo a svegliarsi fu il capitano, che si alzò rapidamente, riscaldando i muscoli atrofizzati da tutto quel tempo di immobilità e di freddo. Poco alla volta il comandante, il timoniere ed il capo ingegnere si svegliarono dopo di lui. Quando i quattro con il pilota furono completamente svegli si riunirono in una stanza adiacente.
- Qual è la nostra situazione attuale Dominic? - chiese il capitano al capo ingegnere
- Non buona - rispose questi. Il capo Dominic Santiago era tra gli ufficiali la persona con più esperienza a bordo di quella nave, avendo partecipato anche alla sua costruzione - il motore quantico è andato, funzioniamo grazie a quelli ad impulsi e l’energia la ricaviamo dal motore a fusione di emergenza. I cannoni, eccetto quello ad Onde, sono a metà potenza. Niente missili, scudi dimezzati, sistemi di sopravvivenza attivi. Danni gravi nello scafo esterno ed in quell’interno. Hangar da 1 a 7 distrutti, da 8 a 10 danneggiati. Quasi tutti i ponti hanno ricevuto danni e non credo che vi sia più ossigeno in buona parte della nave, i campi si sono scaricati e non hanno più contenuto le falle -
- Perfetto, siamo proprio a posto quindi….Alex, tu che mi dici? - chiese al medico
- Dei nostri 2100 membri dell’equipaggio compresi noi, non sono rimasti che ottanta persone, compresi i tre piloti del team Jupiter e il maggiore della Croce. Quanto meno i loro mobile suit sono in funzione, per i casi di emergenza -
- Le capsule sono integre? -
- Si, sono tutti vivi i superstiti -
- Bene…ora dobbiamo capire dove siamo. In che epoca, e in quale dimensione -
- Credi che abbiamo fatto un balzo dimensionale? - chiese Josh
- Non è da escludersi. In fondo i portali quantici servono anche a questo. Potremmo aver imboccato una via che conduce a una realtà alternativa oppure siamo nel nostro mondo, nel passato -
- Non credevo ci riuscimmo a viaggiare nel tempo -
- Non senza gravi rischi, ovvio. Allora, cosa dice il computer Josh? -
- I sensori funzionano a malapena ma dovremmo essere in orbita a Marte. La datazione quantica di da in un universo diverso. Non classificato -
- Perfetto....dobbiamo andare sulla Terra, sarà la nostra prima destinazione. Dobbiamo poterci orientare per capire cosa fare. Svegliate il resto dell’equipaggio, e preparatevi alla partenza -
- Ci impiegheremo cinque anni ad arrivare, lo sa vero? - chiese il maggiore
- Certo, ma non credo abbiamo altra scelta. Josh, tu ti occupi di coordinare le riparazioni nei ponti superiori, Dominic, a te il comando dei team operativi. Alex, tu controllerai lo stato di salute dei nostri uomini e ti terrai occupato. Abelard, a te il comando delle difese, potete andare - si congedarono rapidamente, uscendo e andando verso le proprie occupazioni. Erano tutti preoccupato, tutti tranne Abelard, perché lui non ha paura. La paura è un sentimento che con il tempo scompare, lentamente, ma scompare. Ed in lui è successo, tempo prima, molto tempo prima.

Allora, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Come notate sono molto avanzati tecnologicamente, spero non sia un problema per voi ^^
Riguardo Abelard si scoprirà pian piano chi sia veramente. Così come si verranno a sapere tante cose.
Il Sazabi è ovviamente presente, come sempre. Cercherò prima o poi di postare una immagine della nave, quando la completerò. Spero vi sia piaciuto e che non siate resti a lasciare un commentino. Notte a tutti ^^

  
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