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Autore: Novelist Nemesi    13/02/2010    1 recensioni
"Sto per scrivere una storia vera. Lo assicuro, tutta vera". Ebbene sì, Nemesi è tornata con una nuova storia, stavolta ambientata a Roma. Spero di essere migliorata e di suscitare la vostra curiosità! Attendo le vostre recensioni e consigli!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Daphne sentì dei rumori, dei passi avvicinarsi. Adam era tornato, con dei nuovi ospiti. Riconobbe subito la voce dell’anziano signore.
-Signor Watari!-
-Signorina Daphne, allora è ancora viva…-
-Dov’è?- erano stati tutti bendati –E Deneuve?-
-Purtroppo siamo stati separati…-
Adam sorrideva. Aveva u che di stuzzicante da parte sua sentire quelle parole di apprensione, quella piccola speranza che albergava i loro cuori nel sapere che L era ancora libero. Ma non sapevano in che condizioni era.
Adam aveva lasciato apposta le droghe sul tavolo. Tra le tante possibilità, aveva calcolato il fatto che L potesse arrivare a drogarsi per liberarsi. Già se lo vedeva, sotto effetti di stupefacenti, con la mente confusa. E gli veniva da ridere.
L, per quanto avesse un gran mal di testa, cercò di recuperare un minimo di lucidità per pensare. Dove poteva essere andato?
Punto primo: era ai magazzini del Crossover.
Punto secondo: Adam gli aveva dato tre ore di tempo.
Punto terzo: conoscendo Adam, doveva essere andato in un posto distante almeno due ore e cinquanta secondi. Amava le lotte contro il tempo, la suspence.
L cercò di alzarsi, barcollando pericolosamente, e si diresse verso la porta aperta. Una volta uscito dai magazzini del locale, andò alla ricerca di una tabaccheria, o qualcosa che gli fornisse una cartina. Non aveva neanche il cappotto, e le scarpe le aveva abbandonate lì. Non sentiva freddo, non se ne rendeva conto. Aveva tanto caldo, fiatone, mal di testa. Voglia di sbrigarsi.
Il mezzo più veloce che poteva trovare in quel momento era la metropolitana.
I posti raggiungibili in tre ore con la metro erano tanti.
Aggiungendo i trasporti con l’autobus, però, i posti si riducevano ai confini di Roma.
E l’unico posto in cui servivano ben tre mezzi di trasporto (metropolitana, autobus e treno) era il Cineland a Ostia.
L era sicuro che Adam fosse andato lì. Scegliere il percorso più lungo e snervante era nel suo stile.
Maledizione, nonostante lo conoscesse così bene si era fatto fregare.
Daphne respirava a fatica. L’ansia e la paura di essere uccisa da un momento all’altro avevano fatto aumentare in lei le crisi di panico.
Sparatemi, uccidetemi, fate di me quello che volete, ma vi prego, fate finire tutto questo…
Non faceva altro che ripetersi questo in testa. E più vedeva che non veniva accontentata, più aveva paura. Disperata, le scese qualche lacrima dalla benda.
Cristo, quelle ore sembravano non finire mai.
Solo quando potè accomodarsi sul treno L iniziò a delineare un piano, o almeno una mezza specie. La gente seduta a fianco a lui, di fronte a lui, lo guardavano preoccupati. Non riusciva a tenere nascosto più di tanto il fatto che si fosse preso qualcosa di illegale. Ma a lui non importava.
Ecco, ora aveva anche fame.
-Mmh… Che noia… Manca ancora un’ora e mezza…- disse Adam guardando il soffitto.
Bene, e una volta arrivato dove andava?
I bagni? I magazzini?
Doveva essere un luogo appartato che contenesse cinque persone.
Barcollando meno rispetto a prima, L vagò verso il bar, poi verso il McDonald. Tra i quattordici film a disposizione, c’era un horror. Aveva letto la trama da qualche parte, e ricordava vagamente la situazione attuale con Adam. Tipico di lui.
Andò avanti verso i negozi, per finire alla sala giochi, rimasta aperta anche di sera. Però non c’era molta gente, erano tutti al cinema. Il bowling era rimasto chiuso per ristrutturazione.
Il bowling è abbastanza grande per contenere cinque persone. E sapendo che non c’era molta gente… Bè, qualcuno i lamenti li poteva sentire, a meno che non era stati legati e imbavagliati.
Comunque, come al solito Adam sembrava così sicuro di sé.
La prima cosa che L fece fu di incutergli un po’ di paura. C’era il gioco dei canestri, abbastanza rumoroso. Poteva andare bene.
Inizio a lanciare qualche canestro, tra catene, suoni, palle che rimbalzavano e così via, Adam se ne accorse, all’angolo del bowling in cui si era nascosto.
-Oh, è arrivato- disse soddisfatto. Poi guardò l’orologio –E pure in anticipo- si alzò in piedi, mettendo il coltello in tasca.
Quando uscì, vide i palloni rotolare per terra. Poi niente.
-Elliiiiiiino, non far aspettare ulteriormente il tuo amichetto…- disse ridendo.
A quel punto sentì i rumori di finti spari, proveniente da un videogioco, di quelli di sopravvivenza alla Resident Evil. Con passo deciso Adam si diresse verso quell’angolo, ma non trovò nessuno lo stesso.
Sorrise comunque. Peccato, L, un po’ più di attenzione e l’avresti fregato.
Con assoluta disinvoltura Adam tirò fuori il coltello dalla tasca e lo lanciò verso il tavolo da biliardo, mirando al muro.
L si era riparato appena in tempo, ma la guancia sanguinava. Maledetto bastardo…
-Cuccù!- Adam piombò davanti a lui, lasciando L un po’ disorientato –Che bello, finalmente sei arrivato-
Il ragazzo prese la stecca da biliardo, la prima cosa che trovò per la mani, puntandola ai testicoli e al torace dell’uomo. Ne approfittò e corse via, spezzando a metà la stecca, così da avere due armi ben appuntite.
Ma merda, dove cavolo stava andando? La sala da bowling era dalla parte opposta.
-Avrai un piano in mente… Quanto mi piaci, Ellino- disse Adam, sempre col sorriso.
Per fortuna la sala aveva diverse porta comunicanti, bastava fare il giro per arrivare comunque alla sala da bowling.
I piedi nudi furono un ulteriore vantaggio, senza rumori di passi o scarpe tirate a lucido.
Purtroppo non aveva calcolato il rischio che Adam potesse far spegnere le luci. Cazzo!
Iniziò a girarsi intorno, disorientato, in parte… Eccitato. Non appena sentì una mano sfiorare il suo fianco destro, tirò un potente calciò e agitò violentemente le stecche.
Adam rise. Doveva essere pazzo. Eppure L lo capiva, in quel momento. Si sentiva eccitato anche lui.
La risata gli permise di capire dov’era. Gli saltò addosso senza pensarci due volte, abbandonò una delle due stecche lanciandola lontano e con la mano libera riempì di pugni il suo avversario. Adam risponde comunque, ma L aveva un arma. Sfregiò a casaccio il suo viso.
Comunque, non ne uscì del tutto indenne. Aveva un coltello. La mano sanguinava parecchio, ma per fortuna erano solo taglietti.
Senza perdere altro tempo, si diresse verso la sala da bowling, divisa dal resto con una parete di cartone. Spaccò tutto con forza, e si trovò davanti Watari bendato e legato, Aiber e Wedy svenuti. E Daphne… Insanguinata, legata e bendata, il sangue che le usciva dalla bocca, sdraiata per terra.
-Watari… Watari, sono io…-
-L!-
-Ti tiro fuori da qui…- dannato mal di testa. Non riusciva a slegarlo come tutti i cristiani. Snervato dalla situazione, fece come prima, al Crossover. Le levò con forza, e le mani erano diventate quasi del tutto rosse.
-Daphne come sta?-
-Ha sofferto parecchio… Credo che l’abbia ferita più volte con un coltello. Poi ha perso conoscenza. Aiber e Wedy sono solo svenuti e sotto effetto di narcotico-
-Sei sicuro che Daphne abbia solo perso conoscenza?-
Watari non rispose. L capì l’antifona, e si chinò verso di lei.
-Daphne… Daphne, m senti?-
Non era nelle condizioni ideali per sentire il polso.
-Mi dispiace, Ellino. Non ce l’ha fatta ad aspettare tre ore-
L si girò, trovandosi un pugno in piena faccia e cadendo su Daphne. Ebbe l’impressione di essersi rotto il naso, e il sangue che ne uscì fuori fu la conferma.
Guardò il soffitto, pronto a ricevere altre botte.
Finchè con lo sguardo non vide il lampadario, scendo fino all’estintore.
Doveva tentare.
Riprese la stecca e la puntò violentemente sulla pancia, disarmandolo poi dal coltello grazie al suo stile di lotta, la capoeira. Si alzò subito, per andare verso l’interruttore, romperlo e staccare qualche filo. Accanto c’erano i contatori della luce e dell’allarme anti-incendio. Premette a caso i pulsanti e le levette, finchè non scese l’acqua dal soffitto.
-Ellino, comincio a stancarmi!- Adam correva verso di lui, col coltello in mano.
L non si sentiva più le mani. Forse la mascalina, forse il dolore, non sentiva i polpastrelli irrigidirsi e bruciacchiare a contatto coi fili. Fradicio, si girò di scatto, quando Adam era pronto ad accoltellarlo.
Fu colpito in pieno dalla scossa, bagnato anche lui punto giusto. Cadde a terra urlando e tramortito, e L gli lanciò addosso i fili, lasciando che si fulminasse da solo. Lui corse verso Watari e gli altri, dove l’acqua non li aveva raggiunti.
Nel frattempo, il personale si era accorto del casino con gli allarmi, e quando arrivò trovò un uomo morto fulminato e cinque persone agonizzanti a terra, due piene di sangue, due privi di conoscenza e una gravemente ferita, forse morta.
-L, dobbiamo correre all’ospedale… Qui se ne occuperà la polizia-
-E Daphne…?-
-Portano anche lei all’ospedale-
-Watari… Portami una… Anzi, cinque tazze di tè… Con tanto zucchero…-
-Stai delirando?-
-Ho caldo… Quindi il tè portamelo congelato… Va bene?-
Un infermiere si avvicinò a L, e gli aprì la palpebra, puntandogli una luce addosso –Quest’uomo è sotto effetto di qualcosa- concluse –Portatelo via di corsa-

Ringrazio tutti per le recensioni! La storia giunge quasi al termine, e spero che vi stia piacendo! Certo, povero L... xP
  
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