-Signor
Watari!-
-Signorina
Daphne, allora è ancora viva…-
-Dov’è?-
erano stati tutti bendati –E Deneuve?-
-Purtroppo
siamo stati separati…-
Adam
sorrideva. Aveva u che di stuzzicante da parte sua sentire quelle
parole di
apprensione, quella piccola speranza che albergava i loro cuori nel
sapere che
L era ancora libero. Ma non sapevano in che condizioni era.
Adam
aveva lasciato apposta le droghe sul tavolo. Tra le tante
possibilità, aveva
calcolato il fatto che L potesse arrivare a drogarsi per liberarsi.
Già se lo
vedeva, sotto effetti di stupefacenti, con la mente confusa. E gli
veniva da
ridere.
L,
per quanto avesse un gran mal di testa, cercò di recuperare
un minimo di
lucidità per pensare. Dove poteva essere andato?
Punto
primo: era ai magazzini del Crossover.
Punto
secondo: Adam gli aveva dato tre ore di tempo.
Punto
terzo: conoscendo Adam, doveva essere andato in un posto distante
almeno due
ore e cinquanta secondi. Amava le lotte contro il tempo, la suspence.
L
cercò di alzarsi, barcollando pericolosamente, e si diresse
verso la porta
aperta. Una volta uscito dai magazzini del locale, andò alla
ricerca di una
tabaccheria, o qualcosa che gli fornisse una cartina. Non aveva neanche
il
cappotto, e le scarpe le aveva abbandonate lì. Non sentiva
freddo, non se ne
rendeva conto. Aveva tanto caldo, fiatone, mal di testa. Voglia di
sbrigarsi.
Il
mezzo più veloce che poteva trovare in quel momento era la
metropolitana.
I
posti raggiungibili in tre ore con la metro erano tanti.
Aggiungendo
i trasporti con l’autobus, però, i posti si
riducevano ai confini di Roma.
E
l’unico posto in cui servivano ben tre mezzi di trasporto
(metropolitana,
autobus e treno) era il Cineland a Ostia.
L
era sicuro che Adam fosse andato lì. Scegliere il percorso
più lungo e
snervante era nel suo stile.
Maledizione,
nonostante lo conoscesse così bene si era fatto fregare.
Daphne
respirava a fatica. L’ansia e la paura di essere uccisa da un
momento all’altro
avevano fatto aumentare in lei le crisi di panico.
Sparatemi,
uccidetemi, fate di me quello che volete, ma vi prego, fate finire
tutto
questo…
Non
faceva altro che ripetersi questo in testa. E più vedeva che
non veniva
accontentata, più aveva paura. Disperata, le scese qualche
lacrima dalla benda.
Cristo,
quelle ore sembravano non finire mai.
Solo
quando potè accomodarsi sul treno L iniziò a
delineare un piano, o almeno una
mezza specie. La gente seduta a fianco a lui, di fronte a lui, lo
guardavano
preoccupati. Non riusciva a tenere nascosto più di tanto il
fatto che si fosse
preso qualcosa di illegale. Ma a lui non importava.
Ecco,
ora aveva anche fame.
-Mmh…
Che noia… Manca ancora un’ora e mezza…-
disse Adam guardando il soffitto.
Bene,
e una volta arrivato dove andava?
I
bagni? I magazzini?
Doveva
essere un luogo appartato che contenesse cinque persone.
Barcollando
meno rispetto a prima, L vagò verso il bar, poi verso il
McDonald. Tra i quattordici
film a disposizione, c’era un horror. Aveva letto la trama da
qualche parte, e
ricordava vagamente la situazione attuale con Adam. Tipico di lui.
Andò
avanti verso i negozi, per finire alla sala giochi, rimasta aperta
anche di
sera. Però non c’era molta gente, erano tutti al
cinema. Il bowling era rimasto
chiuso per ristrutturazione.
Il
bowling è abbastanza grande per contenere cinque persone. E
sapendo che non
c’era molta gente… Bè, qualcuno i
lamenti li poteva sentire, a meno che non era
stati legati e imbavagliati.
Comunque,
come al solito Adam sembrava così sicuro di sé.
La
prima cosa che L fece fu di incutergli un po’ di paura.
C’era il gioco dei
canestri, abbastanza rumoroso. Poteva andare bene.
Inizio
a lanciare qualche canestro, tra catene, suoni, palle che rimbalzavano
e così
via, Adam se ne accorse, all’angolo del bowling in cui si era
nascosto.
-Oh,
è arrivato- disse soddisfatto. Poi guardò
l’orologio –E pure in anticipo- si
alzò in piedi, mettendo il coltello in tasca.
Quando
uscì, vide i palloni rotolare per terra. Poi niente.
-Elliiiiiiino,
non far aspettare ulteriormente il tuo amichetto…- disse
ridendo.
A
quel punto sentì i rumori di finti spari, proveniente da un
videogioco, di
quelli di sopravvivenza alla Resident Evil. Con passo deciso Adam si
diresse
verso quell’angolo, ma non trovò nessuno lo stesso.
Sorrise
comunque. Peccato, L, un po’ più di attenzione e
l’avresti fregato.
Con
assoluta disinvoltura Adam tirò fuori il coltello dalla
tasca e lo lanciò verso
il tavolo da biliardo, mirando al muro.
L
si era riparato appena in tempo, ma la guancia sanguinava. Maledetto
bastardo…
-Cuccù!-
Adam piombò davanti a lui, lasciando L un po’
disorientato –Che bello,
finalmente sei arrivato-
Il
ragazzo prese la stecca da biliardo, la prima cosa che trovò
per la mani,
puntandola ai testicoli e al torace dell’uomo. Ne
approfittò e corse via,
spezzando a metà la stecca, così da avere due
armi ben appuntite.
Ma
merda, dove cavolo stava andando? La sala da bowling era dalla parte
opposta.
-Avrai
un piano in mente… Quanto mi piaci, Ellino- disse Adam,
sempre col sorriso.
Per
fortuna la sala aveva diverse porta comunicanti, bastava fare il giro
per
arrivare comunque alla sala da bowling.
I
piedi nudi furono un ulteriore vantaggio, senza rumori di passi o
scarpe tirate
a lucido.
Purtroppo
non aveva calcolato il rischio che Adam potesse far spegnere le luci.
Cazzo!
Iniziò
a girarsi intorno, disorientato, in parte… Eccitato. Non
appena sentì una mano
sfiorare il suo fianco destro, tirò un potente
calciò e agitò violentemente le
stecche.
Adam
rise. Doveva essere pazzo. Eppure L lo capiva, in quel momento. Si
sentiva
eccitato anche lui.
La
risata gli permise di capire dov’era. Gli saltò
addosso senza pensarci due
volte, abbandonò una delle due stecche lanciandola lontano e
con la mano libera
riempì di pugni il suo avversario. Adam risponde comunque,
ma L aveva un arma.
Sfregiò a casaccio il suo viso.
Comunque,
non ne uscì del tutto indenne. Aveva un coltello. La mano
sanguinava parecchio,
ma per fortuna erano solo taglietti.
Senza
perdere altro tempo, si diresse verso la sala da bowling, divisa dal
resto con
una parete di cartone. Spaccò tutto con forza, e si
trovò davanti Watari
bendato e legato, Aiber e Wedy svenuti. E Daphne…
Insanguinata, legata e bendata,
il sangue che le usciva dalla bocca, sdraiata per terra.
-Watari…
Watari, sono io…-
-L!-
-Ti
tiro fuori da qui…- dannato mal di testa. Non riusciva a
slegarlo come tutti i
cristiani. Snervato dalla situazione, fece come prima, al Crossover. Le
levò
con forza, e le mani erano diventate quasi del tutto rosse.
-Daphne
come sta?-
-Ha
sofferto parecchio… Credo che l’abbia ferita
più volte con un coltello. Poi ha
perso conoscenza. Aiber e Wedy sono solo svenuti e sotto effetto di
narcotico-
-Sei
sicuro che Daphne abbia solo perso conoscenza?-
Watari
non rispose. L capì l’antifona, e si
chinò verso di lei.
-Daphne…
Daphne, m senti?-
Non
era nelle condizioni ideali per sentire il polso.
-Mi
dispiace, Ellino. Non ce l’ha fatta ad aspettare tre ore-
L
si girò, trovandosi un pugno in piena faccia e cadendo su
Daphne. Ebbe
l’impressione di essersi rotto il naso, e il sangue che ne
uscì fuori fu la
conferma.
Guardò
il soffitto, pronto a ricevere altre botte.
Finchè
con lo sguardo non vide il lampadario, scendo fino
all’estintore.
Doveva
tentare.
Riprese
la stecca e la puntò violentemente sulla pancia,
disarmandolo poi dal coltello
grazie al suo stile di lotta, la capoeira. Si alzò subito,
per andare verso
l’interruttore, romperlo e staccare qualche filo. Accanto
c’erano i contatori
della luce e dell’allarme anti-incendio. Premette a caso i
pulsanti e le
levette, finchè non scese l’acqua dal soffitto.
-Ellino,
comincio a stancarmi!- Adam correva verso di lui, col coltello in mano.
L
non si sentiva più le mani. Forse la mascalina, forse il
dolore, non sentiva i
polpastrelli irrigidirsi e bruciacchiare a contatto coi fili. Fradicio,
si girò
di scatto, quando Adam era pronto ad accoltellarlo.
Fu
colpito in pieno dalla scossa, bagnato anche lui punto giusto. Cadde a
terra
urlando e tramortito, e L gli lanciò addosso i fili,
lasciando che si
fulminasse da solo. Lui corse verso Watari e gli altri, dove
l’acqua non li
aveva raggiunti.
Nel
frattempo, il personale si era accorto del casino con gli allarmi, e
quando
arrivò trovò un uomo morto fulminato e cinque
persone agonizzanti a terra, due
piene di sangue, due privi di conoscenza e una gravemente ferita, forse
morta.
-L,
dobbiamo correre all’ospedale… Qui se ne
occuperà la polizia-
-E
Daphne…?-
-Portano
anche lei all’ospedale-
-Watari…
Portami una… Anzi, cinque tazze di tè…
Con tanto zucchero…-
-Stai
delirando?-
-Ho
caldo… Quindi il tè portamelo
congelato… Va bene?-
Un
infermiere si avvicinò a L, e gli aprì la
palpebra, puntandogli una luce
addosso –Quest’uomo è sotto effetto di
qualcosa- concluse –Portatelo via di
corsa-