Thorgrim, in qualità di guida della spedizione, decise di scendere per primo. Baciò quel suolo freddo e duro e ringraziò gli dèi di avergli concesso di raggiungerlo; fatto questo scalò la bassa parete rocciosa che separava il luogo dell'approdo dal suolo vero e proprio dell'isola ed osservò la conformazione del luogo.
Non si vedeva anima viva. Si era da poco alzato un vento che veniva da terra e dava all'intera scena un aspetto ancora più selvaggio; non si vedevano alberi, cosa che turbò abbastanza il condottiero, abituato alle grandi foreste della sua Svezia, e sembrava che la vegetazione fosse quella tipica della steppa.
Gli altri, scaricando dalla nave il materiale necessario, lo seguirono facendosi strada faticosamente lungo la parete rocciosa; Baldrir ed Erik Magnusson, uno dei combattenti di Thorgrim, furono i primi a giungere, portando con sé materiale da campo.
- Non lavorate soltanto voi, concedetemi di darvi una mano. - disse Thorgrim.
- Se è questo che desiderate, signore, ve lo concederemo, ma in confidenza posso domandarvi dove pensate di porre il campo? - fece Erik.
- Non ne sono ancora sicuro, preferirei perlustrare il luogo prima di prendere una qualunque decisione.
Depositarono a terra del materiale, poi Thorgrim ordinò agli altri di occuparsene.
- Lasciate agli altri quello che state portando e seguitemi.
I tre uomini si avviarono attraverso una distesa piatta e desolata che sembrava avrebbe potuto estendersi all'infinito. Il Sole stava per tramontare e il cielo incominciava già a tingersi dei colori vivaci del crepuscolo; nubi filiformi tingevano di bianco l'immensità di quel mare azzurro che era il firmamento.
Baldrir, marciando, osservava quei colori.
- Pensate che gli Æsir abitino lassù?
- Forse, Baldrir. Indipendentemente da dove sono, però, sono certo che ci stiano seguendo: abbiamo invocato la loro protezione - rispose Thorgrim.
Alcuni uccelli marini volavano sopra di loro in stormi regolari, come danzando. Il loro verso, il flebile fischio del vento e, in lontananza, l'infrangersi delle onde sugli scogli erano i soli rumori che li accompagnavano.
Giunsero finalmente in prossimità di un basso colle che, se dal lato da cui giungevano era troppo impervio per poter essere percorso, una volta aggirato scendeva piuttosto dolcemente ai loro piedi, offrendo così un luogo adatto a dominare una zona più ampia.
I tre salirono in cima e osservarono un piccolo corso d'acqua che pareva scendere da una montagna distante.
- Questo luogo mi sembra adatto a porre il campo, c'è anche l'acqua. Per trovare la fauna dovremo faticare un poco, tuttavia credo sia il posto migliore nelle vicinanze. - sentenziò Thorgrim.
Baldrir tornò al drakkar per avvisare gli altri della decisione del capo e subito lo seguì Erik. Thorgrim, invece, rimase da solo ad osservare, dall'alto, quel luogo così singolare.
Surtr, il terribile gigante del fuoco, osservava la scena dal Múspellsheimr e rideva.
- Che illusi, quegli umani! Credono di essere degli eroi e invece non valgono nulla. Possono anche finire tutti nell'Hel, per quanto mi riguarda, e restarci per l'eternità, tanto non sono che delle stupide pulci, dei fastidiosi insetti tra noi e gli dèi!
Gli rispose un altro figlio di Múspell.
- La loro "impresa" fallirà, mio Surtr, è destinata a fallire. Credono di poter cambiare il corso degli eventi, di andare contro disegni che non possono essere modificati; la loro superbia verrà punita. Siamo o non siamo giganti? Abbiamo o no il potere di combattere gli dèi? Sì? Ebbene, non saranno dei piccoli ed insignificanti umani a fermare quello che è necessario accada.
- Non è solo necessario, è giusto! La nostra superiorità è sempre stata ovvia, evidente, inequivocabile, eppure tutti si sono ostinati a nasconderla. Ecco perché dico che è giusto che accada: noi meritiamo un riconoscimento, lo chiede il nostro onore. Tu potrai chiederti: cosa dovrebbe spingermi a considerare il mio onore prima del bene generale? Non dovrebbe essere qualcosa che viene dopo?
La mia risposta è questa: certo, puoi trascurare l'onore. Puoi addirittura negarlo. Ma ti accorgerai, in questo caso, che avrai annullato te stesso, che da gigante quale sei ti sarai ridotto a uno di quegli sciocchi umani, che avrai perso quello che ti rende superiore ai mortali. Vuoi diventare come loro? Vuoi perdere l'orgoglio, vuoi confonderti nella massa senza valore?
- No, sicuramente no. Mi unisco a te, Surtr, parteciperò alla tua battaglia. Spazzeremo secoli di infamia, di superbia, di falsità e porteremo finalmente la giustizia.
- Dici bene, caro fratello. Dobbiamo solo aspettare; nel frattempo godiamoci lo spettacolo di queste ridicole formiche piene di sé!
Risero entrambi.