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Autore: Liy    21/02/2010    3 recensioni
Come poteva una persona con un sorriso tanto dolce esser tanto crudele?
Era contraddittorio, era sbagliato.
“Beato...”
Beatrice aveva uno splendido sorriso.
E Battler avrebbe fatto di tutto per poterlo rivedere, anche se solo una volta.
[Spoiler Ep5][BatoBea]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Battler Ushiromiya, Beatrice Ushiromiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Faded smile, tattered wings
Personaggi: Battler, Beatrice.
Pairing: BattlerxBeatrice.
Rating: Verde.
Genere: Angst.
Avvertimenti: One-shot, missing-moment, Spoiler!.

Note: Sì, ci ho riprovato. Ho scritto ancora. Beh, a me sta cosa non piace! xD Ma qualcuno voleva che la pubblicassi, così...
Uh, spoiler verso la fine per l'episodio cinque della serie, End of the Golden Witch, quindi attenti!

Disclaimer: Battler, Batrice e tutti gli altri personaggi di Umineko appartengono a quel genio di Ryu07.



Faded smile, tattered wings

 

Beatrice aveva uno splendido sorriso.
Era una pazza sadica, Battler lo sapeva questo, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da quel sorriso che pareva tanto innocente e dolce. Quel sorriso stava così bene su quel volto.
Come poteva una persona con un sorriso tanto dolce esser tanto crudele?
Era contraddittorio, era sbagliato.
Ma, infondo, quella non era la Beato che conosceva lui; era un ricordo, e probabilmente nemmeno vero.
La Strega era esperta nel tessere una coltre di menzogne attorno a lei. Più lei pareva un'immagine vaga e lontana, più la sua vittoria in quel gioco era vicina. Doveva perpetrare quell'illusione che le permetteva di vivere.
… Comunque quella scena era ridicola. Beatrice non esisteva, non era mai esistita.
Non poteva esser esistita, tanto meno con quell'aspetto nel 1967 e con quell'atmosfera di serena sofferenza che la circondava.
Tanto ingenua e spontanea, negli occhi una velata tristezza difficile da comprendere.
Quella non era Beatrice: lei non aveva uno sguardo così dolce.
Eppure, mentre fissava quella figura immobile, bloccata dal suo interlocutore, mentre si diceva che quella non poteva essere lei, sentiva uno strano sfarfallio allo stomaco al quale si aggiunse un dolore al cranio.
“Mi stai ascoltando, Battle~r?” Beatrice lo osservava stizzita, la pipa poggiata sulla testa di lui.
“Quella non sei tu”, asserì il giovane poco dopo, sguardo serio velato di dispiacere, “tu non hai quel...”
“Cosa?”, domandò la Strega, sguardo imbronciato, “cos'è che io non ho?”, le labbra piegate in una smorfia così tipica di lei, così da strega.
Battler esitò a rispondere, lo sguardo ancora rapito da quell'immagine tanto differente di Beatrice che aveva davanti agli occhi. Tanto differente, eppure era sempre lei. “... tu non hai quel sorriso.”
Beatrice non seppe rispondere a quell'affermazione, perciò rimase semplicemente immobile, fissando Battler che non la degnava d'uno sguardo, rapito com'era da quell'altra se' stessa.
“Tu non sorridi in quel modo”, fu l'ulteriore accusa di lui e Beatrice sentì forse una fitta al petto, un dolore lieve, ma insopportabile.
“Quella sono io”, rispose lei, mostrandogli la schiena per nascondere l'espressione afflitta che aveva in volto.
“Se quella sei tu”, espressione vuota, voce rauca, “allora perché non sorridi mai in quel modo? Perché non hai quel sorriso dolce in volto?”
Le sue erano semplici domande, ma all'orecchio di Beatrice giunsero come accuse, e facevano male, dovette ammettere la strega. Trattenne per un attimo il respiro, cercando le parole con cui rispondere e l'unica cosa che le venne in mente fu un secco “non è affar tuo”.
C'era tristezza nella sua voce, che cercava d'esser nascosta da una nota d'arroganza.
… Ma non poteva dargliela per vinta. Non a lui, dopotutto.
“Gyhahahahahah!! Sei uno sciocco, Battle~r!”, rise la Strega, il ghigno dipinto in volto mentre si voltava verso l'avversario, prima che la sua esile figura sparisse, avvolta da farfalle dorate.
 

Faceva freddo, nella cupa cattedrale.
La volta era lontana, nascosta dalla semi-oscurità.
All'orecchio gli giungevano delle voci lontane, indistinte. Ridevano, forse.
Sentì un calore improvviso al petto e improvvisamente si ricordò della spada che lo bloccava nel centro della cattedrale. Perdeva sangue.
“... Ugh...”
Qualche goccia scarlatta cadde sul raffinato pavimento, quando cercò di muoversi. Ma qualcosa, qualcuno, oltre alla spada gli impediva di compiere movimenti liberamente.
Beato.
Lei era lì, aggrappata a lui, stretta al suo corpo, le lacrime agli occhi.
Si maledisse Battler quando si rese conto che Beatrice gli stava sorridendo.
Era lei, non un'immagine sfocata dal passato. Era Beato. Era vera, era viva.
Si maledisse Battler quando notò che gli occhi di lei erano lucidi per il pianto.
Aveva pianto, e ancora continuava. Quel sorriso era triste, ma sincero.
Si maledisse Battler quando, allungando la mano per afferrare la Strega, per stringerla a sé, tutto ciò che rimase di lei fu una piccola e fragile farfalla dorata.
Si maledisse quando non riuscì nemmeno a toccare ciò che restava di Beatrice.
Poche ceneri, a terra, e quel suo lungo abito che aveva portato tanto fieramente.
Idiota.

Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota!
E anche se lo urlava a Beatrice, dentro di sé, sapeva che l'unico idiota lì era lui.
Così stolto per non aver capito subito, per averla torturata tanto a lungo.
Che idiota.
“Beato...”
Beatrice aveva uno splendido sorriso.
E Battler avrebbe fatto di tutto per poterlo rivedere, anche se solo una volta.

   
 
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