Titolo: Faded
smile, tattered wings Note: Sì,
ci ho riprovato. Ho scritto ancora. Beh, a me sta cosa non piace! xD Ma
qualcuno
voleva che la pubblicassi, così... Disclaimer: Battler,
Batrice e tutti gli altri personaggi di Umineko appartengono a quel
genio di Ryu07.
Personaggi: Battler,
Beatrice.
Pairing: BattlerxBeatrice.
Rating: Verde.
Genere: Angst.
Avvertimenti: One-shot,
missing-moment, Spoiler!.
Uh, spoiler verso la fine per l'episodio cinque della serie, End of the
Golden Witch, quindi attenti!
Faded smile, tattered wings
Beatrice
aveva uno splendido sorriso.
Era una pazza sadica, Battler lo sapeva
questo, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da quel sorriso che
pareva
tanto innocente e dolce. Quel sorriso stava così bene su
quel volto.
Come poteva una persona con un sorriso
tanto dolce esser tanto crudele?
Era contraddittorio, era sbagliato.
Ma, infondo, quella non era la Beato che
conosceva lui; era un ricordo, e probabilmente nemmeno vero.
La Strega era esperta nel tessere una
coltre di menzogne attorno a lei. Più lei pareva un'immagine
vaga e lontana,
più la sua vittoria in quel gioco era vicina. Doveva
perpetrare quell'illusione
che le permetteva di vivere.
… Comunque quella scena era ridicola.
Beatrice non esisteva, non era mai esistita.
Non poteva esser esistita, tanto meno con
quell'aspetto nel 1967 e con quell'atmosfera di serena sofferenza che
la
circondava.
Tanto ingenua e spontanea, negli occhi una
velata tristezza difficile da comprendere.
Quella non era Beatrice: lei non aveva uno
sguardo così dolce.
Eppure, mentre fissava quella figura
immobile, bloccata dal suo interlocutore, mentre si diceva che quella
non
poteva essere lei, sentiva uno strano sfarfallio allo
stomaco al quale si
aggiunse un dolore al cranio.
“Mi stai ascoltando, Battle~r?” Beatrice lo
osservava stizzita, la pipa poggiata sulla testa di lui.
“Quella non sei tu”, asserì il giovane
poco
dopo, sguardo serio velato di dispiacere, “tu non hai
quel...”
“Cosa?”, domandò la Strega, sguardo
imbronciato, “cos'è che io non ho?”, le
labbra piegate in una smorfia così
tipica di lei, così da strega.
Battler esitò a rispondere, lo sguardo
ancora rapito da quell'immagine tanto differente di Beatrice che aveva
davanti
agli occhi. Tanto differente, eppure era sempre lei. “... tu
non hai quel
sorriso.”
Beatrice non seppe rispondere a
quell'affermazione, perciò rimase semplicemente immobile,
fissando Battler che
non la degnava d'uno sguardo, rapito com'era da quell'altra se' stessa.
“Tu non sorridi in quel modo”, fu
l'ulteriore accusa di lui e Beatrice sentì forse una fitta
al petto, un dolore
lieve, ma insopportabile.
“Quella sono io”, rispose lei, mostrandogli
la schiena per nascondere l'espressione afflitta che aveva in volto.
“Se quella sei tu”, espressione vuota, voce
rauca, “allora perché non sorridi mai in quel
modo? Perché non hai quel sorriso
dolce in volto?”
Le sue erano semplici domande, ma
all'orecchio di Beatrice giunsero come accuse, e facevano male, dovette
ammettere la strega. Trattenne per un attimo il respiro, cercando le
parole con
cui rispondere e l'unica cosa che le venne in mente fu un secco
“non è affar
tuo”.
C'era tristezza nella sua voce, che cercava
d'esser nascosta da una nota d'arroganza.
… Ma non poteva dargliela per vinta. Non a lui,
dopotutto.
“Gyhahahahahah!! Sei uno sciocco,
Battle~r!”, rise la Strega, il ghigno dipinto in volto mentre
si voltava verso
l'avversario, prima che la sua esile figura
sparisse, avvolta da
farfalle dorate.
Faceva
freddo, nella cupa cattedrale.
La volta era lontana, nascosta dalla
semi-oscurità.
All'orecchio gli giungevano delle voci
lontane, indistinte. Ridevano, forse.
Sentì un calore improvviso al petto e
improvvisamente si ricordò della spada che lo bloccava nel
centro della
cattedrale. Perdeva sangue.
“... Ugh...”
Qualche goccia scarlatta cadde sul
raffinato pavimento, quando cercò di muoversi. Ma qualcosa, qualcuno,
oltre alla spada gli impediva di compiere movimenti liberamente.
Beato.
Lei era lì, aggrappata a lui, stretta al
suo corpo, le lacrime agli occhi.
Si maledisse Battler quando si rese conto
che Beatrice gli stava sorridendo.
Era lei, non un'immagine sfocata dal
passato. Era Beato. Era vera, era viva.
Si maledisse Battler quando notò che gli
occhi di lei erano lucidi per il pianto.
Aveva pianto, e ancora continuava. Quel
sorriso era triste, ma sincero.
Si maledisse Battler quando, allungando la
mano per afferrare la Strega, per stringerla a sé, tutto
ciò che rimase di lei
fu una piccola e fragile farfalla dorata.
Si maledisse quando non riuscì nemmeno a
toccare ciò che restava di Beatrice.
Poche ceneri, a terra, e quel suo lungo
abito che aveva portato tanto fieramente.
Idiota.
Idiota.
Idiota. Idiota. Idiota.
Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Idiota!
E
anche se lo urlava a Beatrice, dentro di
sé, sapeva che l'unico idiota lì era lui.
Così stolto per non aver capito subito, per
averla torturata tanto a lungo.
Che idiota.
“Beato...”
Beatrice aveva uno splendido sorriso.
E Battler avrebbe fatto di tutto per
poterlo rivedere, anche se solo una volta.