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Autore: CheshireClown    08/03/2010    0 recensioni
"Tirò fuori il mazzo di chiavi dalla sua borsa e, inserita la chiave di casa nella toppa, girò una sola volta e spinse il battente. Entrò e richiuse la porta dietro di sé. Si guardò un po’ attorno, posò le chiavi sulla mensola a destra della porta e si tolse la giacca, appendendola all’attaccapanni lì vicino, infine si volse verso la cucina.
-Uomo! –"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la vie en rose La vie en rose

Alle 19:15 la metro si era avviata per le gallerie buie e, salvo rallentamenti o suicidi che si erano decisi di buttarsi proprio sotto quella vettura, Zoe sarebbe giunta alla stazione vicino a casa sua verso le 19:40. Contando che la preparazione della cena richiedeva mezz’ora, se si fosse affrettata in dieci minuti avrebbe raggiunto l’abitazione in tempo.
Come previsto, alle 19:40 precise scese alla sua fermata e si diresse con passo veloce verso casa.
Si complimentò con se stessa mentre apriva il portone del suo condominio alle 19:48 e continuò a rallegrarsi di quel suo piccolo record salendo le scale fino al terzo piano.
19:49. Perfetto.
Era giusto in tempo.
Tirò fuori il mazzo di chiavi dalla sua borsa e, inserita la chiave di casa nella toppa, girò una sola volta e spinse il battente.
Entrò e richiuse la porta dietro di sé. Si guardò un po’ attorno, posò le chiavi sulla mensola a destra della porta e si tolse la giacca, appendendola all’attaccapanni lì vicino, infine si volse verso la cucina.
-Uomo! –
Sentì un frastuono di pentole e posate riposte in gran fretta nel lavabo, seguito da un rumore di passi veloci e pesanti che si avvicinavano.
Un uomo apparve sulla soglia dell’ingresso, occupando quasi l’intero varco tanto era massiccio, il grembiule legato in vita che tentava di scivolare a terra.
-Bentornata. - disse con un sorriso, avvicinandosi a lei ed abbracciandola.
La figura minuta di Zoe quasi scomparse in quell’abbraccio e le sue proteste venivano soffocate dal tessuto della maglietta dell’uomo, risultando mugugni privi di senso.
Solo quando finalmente la lasciò andare Zoe riuscì a parlare.
- Puzzi di cipolla Dan. -
L’uomo rise sonoramente, divertito dall’estrema serietà della compagna, nonché dall’adorabile broncio stampatole in faccia.
- E’ quasi pronto, ancora dieci minuti. Vado a finire di preparare. -
Detto ciò Dan sparì di nuovo in cucina e lasciò Zoe a sorridere fra sé e sé.
Aveva calcolato i tempi in maniera ottima, aveva a disposizione dieci minuti per lavarsi le mani e cambiarsi.
Come previsto dal suo programma, infatti, alle 20:00 precise si sedettero a tavola e cominciarono a mangiare.
Zoe lanciò un’occhiata di sottecchi al compagno: ancora pochi secondi e sarebbe giunta la solita domanda.
- Com’è andata oggi a lavoro? –  
Eccola. Dan eccelleva nella fantasia.
- Bene, ho dovuto mettere in riga alcuni novellini. -
L’uomo rimase alcuni attimi ad osservarla mangiare tranquilla.
- Dovresti smetterla di terrorizzare quei poveretti. Vincent, quel tuo designer, racconta che nei suoi incubi peggiori tu ti presenti nel suo ufficio vestita da Darth Vader. -
- E lo informo del fatto che è mio figlio? – Zoe alzò un sopracciglio, fermando la forchetta a mezz’aria.
- No, gli punti contro un fascicolo di documenti che ha la stessa potenza di una spada laser e lo avverti che se non finirà entro cinque minuti userai il fascicolo come chiodo per appenderlo al muro. -
La donna guardò preoccupata l’espressione seria sul volto di Dan.
- …Avete mai provato a dirgli di smettere di guardarsi Guerre Stellari una volta al mese? Ritengo gli farebbe bene. -
- E tu hai provato a non tartassarlo ogni giorno? -
Al che Zoe sollevò la forchetta e la puntò contro il compagno, un po’ come il fascicolo dell’incubo di Vincent.
- Io non sono la sua buona mammina che ad ogni visita lo rimpinza di biscotti. Se capito nel suo ufficio non è per discutere dei suoi incubi sui fascicoli laser o prendere un the con lui, ma per assegnarli del lavoro. E così faccio con tutti i miei dipendenti. -
Dan rimase in silenzio e Zoe, sperando di aver posto fine alla discussione, si concentrò nuovamente sulla sua cena.
- Ma… -
La donna alzò di scatto la testa ed incenerì con lo sguardo il compagno, il quale si zittì all’istante.
Entrambi tornarono ad occuparsi della loro cena, senza più parlare, anche se la donna era certa che di lì a poche forchettate dopo Dan avrebbe riaperto bocca. E sarebbe stato il momento dei pettegolezzi.
- Uh! Senti cosa ho scoperto oggi. -
Eccolo che arriva, pensò sarcasticamente Zoe.
- Hai presente Carl? Sai quel Carl, l’amico di David, il marito della Johnson, quello che ci hanno presentato tre settimane fa alla festa del quartiere, ricordi? -
Zoe roteò gli occhi.
- Certo, lo ricordo. -
- Ecco, allora senti qua. -
La donna posò il mento sulla mano e osservò annoiata il compagno che gesticolava tutto eccitato.
- Hai presente sua moglie? Quella mora, direttrice di quella piccola impresa di non ricordo cosa, che prende sempre il tuo treno la mattina? Bene, lei ha sempre voluto una bambina, no? E ci hanno provato, ma hanno fatto cilecca cinque volte. -
Un brivido percorse la schiena della donna: nella sua mente era passata come un lampo l’immagine di quel tappeto di marmocchi che seguivano schiamazzando la signora Johnson. Era stata una visione inquietante.
- Ci hanno riprovato quest’anno, hanno fatto la visita la settimana scorsa e hanno scoperto che è un altro maschio! Allora sai cos’ha fatto? Ha ripudiato* il povero Carl! L’ha ripudiato davvero! –
“Ha fatto bene, quel tipo era insopportabile.”  - Ah davvero? –
-Sì, dovevi vedere com’era distrutto il povero Carl! –
Doveva vedersi Dan come sembrava patetico a spettegolare così.
- Eravamo al bar e Carl ci stava raccontando tutto, dal loro primo figlio a questo ultimo…-
- Dan. -
- …e hanno pure allestito una camera solo per la bambina che avevano programmato di avere…-
- Dan. -
- …avevano anche già comprato degli abiti! La signora Johnson, mi ha detto Carl…-
- Dan! -
- Cosa? -
- Ti si sta raffreddando la cena. -
- Oh, è vero. -
Zoe tirò un sospiro di sollievo nel vedere il suo compagno concentrarsi nuovamente sulla cena e dimenticare per il momento quel disgraziato di Carl.
Adorava mangiare in compagnia del santo silenzio, soprattutto dopo aver passato una giornata a sentire quella povera vittima di Vincent lamentarsi di ogni singola cosa o quel cerebroleso del centralinista che a distanza di due mesi dalla sua assunzione ancora non sapeva bene cosa fosse un centralino.
Con sua somma gioia la cena finì rapida ed indolore. Per fortuna Dan si era ritrovato a dover lottare col cibo per mangiarlo senza doverlo ingoiare come un blocco unico, tutto ciò a vantaggio di Zoe che non aveva dovuto sorbirsi altri pettegolezzi “entusiasmanti”.
Posarono le forchette e l’uomo si apprestò a prendere i piatti e posarli nel lavabo.
La donna si alzò e senza dire niente si avviò in salotto, si buttò sul divano e si stravaccò per bene, sfruttando al meglio ogni spazio morbido.
Era una piacevole serata silenziosa e tranquilla, l’unica cosa da fare era oziare.
Quell’orso di Dan faceva sì un gran baccano mentre sparecchiava la tavola, ma avrebbe finito in fretta e sarebbe corso da lei in cerca di coccole.
Zoe ci pensò un attimo: un po’ di tenerezza ci stava anche, poteva anche arrendersi per una volta e lasciarsi strapazzare dal compagno.
Naturalmente avrebbe chiesto anche lei qualcosa, magari la sera dopo o quella dopo ancora; per esempio c’era quel film carino che aveva visto tempo fa, un certo Full Month** o qualcosa di simile… Poteva prendere esempio da quello…
Avrebbe chiesto a Dan, o meglio, avrebbe imposto a Dan tra poco.
Chiuse gli occhi, persa nei suoi progetti per la sera dopo, e si accoccolò meglio sul divano, beandosi di quel momento di relax.
Era proprio una bella…
Never gonna give you up! Never gonna let you down!
…serata.
Zoe si alzò di scatto.
Chi era il genio che aveva deciso alle otto e mezza di sera di scartavetrare i neuroni a tutto il vicinato mettendo Rick Astley a massimo volume?
Chissà come Dan aveva intuito la reazione della compagna ed era subito corso in salotto.
- Hey, a quanto pare il nuovo vicino è un fan di Rick Astley, anche oggi pomeriggio ha messo le sue canzoni a massimo volume. -
Zoe volse lentamente la testa verso l’uomo.
- Tesoro rilassati, ancora una mezz’oretta e poi spegne tutto. Non scaldarti troppo, abbiamo tutta la sera dai. -
Era un mistero il motivo per il quale, nonostante il tono dolce e le sdolcinatezze varie di Dan, l’uomo non si fosse ancora avvicinato alla donna.
Zoe, dal canto suo, non diceva nulla: si limitava a fissarlo mentre Rick Astley si entusiasmava dall’altra parte del muro.
- Dai apottola mia, siediti sul divano e aspettami che finisco di là, ok? Orsachiottina mia, non te la prendere. -
Quando Dan ricorreva ai nomignoli idioti allora si era agli sgoccioli.
E Rick Astley si esibì in un incredibile acuto.
- Daniel, il mattarello! - ***
















* In caso non lo sapeste, è il maschio che determina il sesso del nascituro.

** Riferimento a "The Full Monty".

*** Riferimento, nonché mezza citazione del caro vecchio Fred Flinstones. Chi non ha mai sentito almeno una volta nella vita la celebre "Wilma, la clava!" ?

In questa storia volevo invertire i ruoli tra uomo e donna in maniera sottile, "sotto la superficie". Il cambio sarebbe avvenuto nelle piccole abitudini quotidiane, nei comportamenti, come appare palese quando Zoe chiama il compagno "uomo" quando normalmente è proprio il maschio a chiamare "donna" la compagna.
Per coincidenza l'ho scritta in questi giorni, decido allora di approfittarne e pubblicarla proprio l'otto marzo, la festa della donna. Donne, fatevi rispettare sempre, non solo l'otto marzo. <3

Dimenticavo: perché Rick Astley? Perché penso che venire rickrollati dopo una giornata intensa di lavoro non sia piacevole.


That's all folks.
  
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