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Autore: CowgirlSara    26/07/2005    12 recensioni
PICCOLO RITOCCO. È tempo di tornare per un Cavaliere d’Oro. Dopo cinque anni passati a far finta di dimenticare, è ora di scoprire cosa è veramente cambiato e cosa è rimasto dolorosamente uguale.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Rising - Back to the Sanctuary' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ripubblico i capitoli già postati perché mi è stato giustamente fatto notare che  ero stata incoerente nelle scelte dei nomi. Adesso opto per quelli originali, perché ultimamente li preferisco. Non ci saranno altre modifiche sostanziali. Ringrazio Francine per il consiglio e tutti quelli che hanno commentato finora.

Baci

Sara

Mia terza ff dedicata ai Cavalieri; stavolta si torna indietro. Scrivendo il seguito di "Nuova vita…" (quando l’ho finito lo posto ^__-), infatti, mi è venuta l’ispirazione per questa storia, ambientata immediatamente prima e durante l’episodio dell’anime intitolato "I cavalieri d’oro". È stata più che altro l’occasione per dire alcune cosine sul mio cavaliere preferito ^__^

Per quanto riguarda il legame tra Milo e Camus, io preferisco vederlo come una bella e vera amicizia virile, e così credo di averlo reso; spero di non deludere nessuno, ma non riesco proprio a percepire questa unione omosex che va tanto per la maggiore. Io, i fighi, preferisco immaginarmeli etero, non voglio togliermi delle possibilità, che già la roba scarseggia…

Infine, ho messo delle note in coda al capitolo, se non doveste gradirle, vi prego, fatemelo sapere, che provvederò a non usarle più.

Grazie fin da ora a chi vorrà seguire e commentare questo ennesimo tentativo di pseudoscrittura. Un bacione.

Sara

 

P.S.: i personaggi di Saint Seya e le canzoni che eventualmente userò appartengono ai loro legittimi autori, e vengono usati solo per amore. ^x^

 

~ Il ritorno ~

 

Le strade di Atene erano trafficate come sempre, in quella limpida mattina che, da una parte, profumava di primavera, e dall’altra, puzzava di nafta e pesce marcio. Da quell’incrocio si vedeva ancora il porto, i gabbiani, il mare verde-blu, i traghetti, le petroliere scure a largo.

La radio vomitava vecchi successi degli anni 80, come se si volesse adattare a quella macchina che proveniva dalla stessa epoca; era una vissuta Volkswagen Golf che aveva conosciuto tempi migliori, di un indefinito color grigio-verde. Il sole attraversava il parabrezza investendo il sedile del passeggero ed uno sgualcito pacchetto di sigarette abbandonato sul cruscotto.

Il ragazzo alla guida fece un ultimo tiro alla sigaretta che aveva tra le dita e la gettò dal finestrino appena prima che scattasse il verde. Alla radio, Bonnie Tyler cantava: “Once upon a time I was falling in love / But now I'm only falling apart / There's nothing I can do / A total eclipse of the heart…”

 

~ 1 ~

 

Il paesaggio era sempre uguale: l’aspra collina dominava un territorio brullo e inospitale, che avrebbe scoraggiato personaggi ben più arditi, o incoscienti, di lui; il Santuario, il mare lo aveva alle spalle e si poteva goderne la vista solo dall’alto.

S’incamminò lungo un sentiero che s’inerpicava, sassoso, lungo il fianco sbertucciato di una collinetta calcarea; incredibile, si ricordava perfettamente dove conduceva. Prima di partire aveva gettato l’ultima sigaretta, fumata a metà, contro un mucchietto di pietre che facevano da segnale.

Tra poco avrebbe trovato compagnia. Non trascorse molto tempo, infatti, prima che un gruppo di soldati lo fermasse; si fece avanti un tipo, elmo, pettorale e schinieri, con una faccia ottusa ed il classico naso da pugile. Gli ricordò uno di loro e decise che, se lo attaccavano, sarebbe stato il primo a morire.

“Tu, straniero.” Lo appellò l’uomo. “Non puoi proseguire, questo territorio è proibito ai forestieri.”

Il ragazzo non rispose, ma, sotto la massa di capelli scomposti che gli coprivano gli occhi, le sue labbra s’incresparono in un beffardo sorriso.

“Voi, piuttosto.” Replicò infine. “Fatemi strada, se ci tenente alla vita.”

“Come osi!” Esclamò indignato il portavoce, mentre i suoi sgherri si facevano più minacciosi. “Tu non sai con chi stati parlando!”

“Proprio perché lo so, vi intimo di togliervi di mezzo.” Ribatté lui tranquillo.

“Non lo ripeterai ancora! Ahhhhhhhhh!”

Gli si lanciarono contro in tre e, mentre due furono scagliati lontano, con un solo movimento della mano sinistra, a spaccarsi la testa contro basamenti di colonne spezzate, il terzo rimase inspiegabilmente bloccato sul posto, come trattenuto da una forza invisibile che emanava direttamente dalla mente del ragazzo, finché non fu sollevato in aria e sfracellato contro la parete di roccia. Un altro gruppetto allora lo attaccò, preso dall’impeto; rimasero a terra in cinque, a torcersi in dolorosi spasmi, come se un veleno avesse percorso il loro corpo fino al cuore, senza nemmeno rendersi conto di come fosse successo. I rimasti stavano per fare la stessa fine, quando furono fermati.

“Stolti!” Gridò una voce profonda dall’alto. “Non vi accorgete di chi state affrontando?” Tutti, tranne il ragazzo, si voltarono verso l’uomo in ombra contro il sole, in cima alla rupe. “Le vostre vite sono un nulla, per un guerriero superiore come lui, desistete, per il vostro bene!”

Il ragazzo dai capelli lunghi sbuffò; quel modo di parlare pomposo era veramente ridicolo, ma si ricordò che lì, era un po’ la regola. Lui odiava le regole.

Il nuovo venuto, nel frattempo, balzò elegantemente giù dalla rupe, piazzandosi davanti ai soldati.

“Ben trovato, Aiolia.” Lo salutò l’altro, con tono disincantato.

“Ben trovato a te, Milo di Scorpio.” Replicò lui, poi si guardò intorno. “Perché hai fatto questo?” Gli domandò, indicando gli uomini a terra.

Milo diede un’occhiata supponente all’ammasso di corpi lamentosi ai suoi piedi, quindi guardò Ioria con un sorriso sardonico. “Se non sono capaci di riconoscere chi hanno davanti è questo che meritano, ma hai ragione tu, non vale la pena di sporcarsi le mani.”

Si fissarono per un lungo istante; i severi occhi verde oceano di Aiolia in quelli beffardi di Milo che, nonostante fossero coperti da una zazzera ribelle, restavano di un azzurro trasparente.

“Il Grande Sacerdote ti manda a chiamare, e tu ti presenti così?” Lo rimproverò infine il cavaliere di Leo, osservando la sua pietosa condizione.

Beh, certo, le vecchie scarpe da ginnastica con la punta un po’ sbucciata, i jeans troppo vissuti, con strappi sulle ginocchia, le cosce e il sedere, e la camicia un po’ sgualcita non erano esattamente da sfilata, specie se associati alla barba di tre giorni ed ai capelli non troppo puliti, legati con un vecchio elastico di spugna sfilacciato.

Scorpio si guardò, poi rialzò gli occhi su Ioria, stringendosi nelle spalle con fare indifferente; Leo contrasse la mascella, la strafottenza di Milo non l’aveva mai sopportata.

“E dov’è la tua armatura?” Gli domandò, cercando di farsi sbollire la rabbia.

“Ah!” Fece Milo, posando le mani sui fianchi. “L’ho lasciata nel bagagliaio della macchina, vai a prenderla tu? È un vecchia Golf color catarro…” Rispose poi, sarcastico.

“Credi di essere spiritoso?” Replicò torvo l’altro. “Tu sei un cavaliere della casta suprema, il tuo dovere…”

“E lascialo in pace, Aiolia!” Tuonò una voce alle sue spalle. “È appena arrivato, Santi Numi, fallo acclimatare!”

I due cavalieri si voltarono per vedere il nuovo venuto; era un ragazzo alto, col fisico slanciato e le spalle di un nuotatore. Capelli lunghi, occhi blu.

“Camus!” Esclamò allegro Milo.

Aiolia, invece, si fece ancora più cupo, e fissò il cavaliere di Acquarius da sotto le sopracciglia minacciosamente aggrottate. “Che ci fai qui?” Gli chiese.

“Hm…” Fece Camus vago. “Sospettavo che il vostro incontro non sarebbe stato all’insegna dell’affetto, quindi sono sceso.”

“Come potrei salutare degnamente quest’uomo?” Ribatté Leo, indicando il compagno. “È inaccettabile l’atteggiamento con cui si è presentato!”

“Aiolia, ragazzo mio.” Disse Camus, scuotendo il capo e stringendo una spalla del cavaliere della quinta casa. “Facciamo così, io mi prendo questo derelitto e lo rimetto a nuovo, tu fai recuperare la sua armatura, e ti prometto che prima del tramonto sarà al Tempio.”

Leo fissò per un attimo gli occhi furbi di Acquarius, poi si voltò verso Scorpio ed il suo sorriso strafottente, quindi si scostò dalla presa del primo.

“E sia, ma non ve ne approfittate.” Accettò, poi gli diede le spalle, allontanandosi con ciò che rimaneva degli improvvidi soldati.

Camus si voltò verso Milo facendo una buffa smorfia scocciata, lui rise, poi s’incamminarono verso il Tempio.

“Non ti sta molto simpatico Aiolia, eh?” Gli domandò Scorpio, mentre camminavano.

“Ehm…” Grugnì Acquarius. “È un cazzone quello, tutto chiacchiere e armatura, quando il suo ego esploderà sentiranno il botto fino al Pireo!”

“Eheheheh, sempre acidi, vero?” Rise Milo. “Il lupo siberiano perde il pelo, ma…”

L’altro cavaliere lo guardò sorridendo. “Preferisco mantenere le vecchie, sane, cattive abitudini.” Scherzò. “Mi sei mancato, amico mio.” Aggiunse poi, stringendogli la spalla.

“Anche tu.” Rispose Milo. “Ma fatti un po’ vedere.” Continuò, allontanandosi di un passo. “Mi sembri un po’ invecchiato…” Commentò poi, mettendo la mano sotto il mento.

“Invecchiato?!” Esclamò Camus offeso. “Guardami bene, sono l’uomo più bello del Grande Tempio!” Proclamò quindi, allargando le braccia.

Scorpio ridacchiò. “Quando scoppierà il tuo, di ego, l’onda d’urto arriverà perfino nella tua amata Siberia, dammi retta.” Scoppiarono entrambi a ridere.

 

CONTINUA

 

NOTE:

- penso che vi spiegherò più avanti a chi si riferisce Milo quando dice che il soldato gli ricorda “loro”.

- La canzone! La canzone? Sì, la canzone in introduzione è, ovviamente, "Total eclipse of the heart", una delle mie preferite in assoluto, e il verso in particolare non è scelto a caso.

 

SFOGO MALUPINO:

1 – Non so voi, ma io mi sono fatta un’idea mooolto precisa del fondoschiena di Milo dentro a quei jeans strappati… data la saliva che ho sprecato, sto ancora seguendo una scrupolosa cura per recuperare i liquidi persi… ¬_¬

2 – Ho pensato che il fisico di un nuotatore era perfetto per Camus, e siccome il mio nuotatore preferito è, e sarà sempre, il divino Alexander Popov, vi voglio mettere un link per farvi un’idea del corpo di quest’uomo… http://go.virgilio.it/clkc_M_search_immagini_google_0__1_41/http://photogallery.tiscali.it/repository/uomini/Alexander_popov/popov01.jpg

3 – Siccome bisogna dare a Cesare quel che è suo e, nonostante abbia un carattere un po’ così, sono costretta ad ammettere che anche Ioria l’è un bel topone!

E con questo i miei ormoni ballerini fanno l’inchino e salutano alla prossima! Ciaoooo!

CrazyCow

 

   
 
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