- Autore: Akrois
- Titolo: Girotondo ~
- Titolo del Capitolo: Secchi di
sassi.
- Personaggi: Oc!Siberia (Mar’ja Zarkovskaja), Russia
(Ivan Braginsky), Lituania (Toris Lorinaitis),
Polonia (Feliks Łukasiewicz).
- Genere: Storico (?), drammatico (?).
- Rating: Arancione.
- Avvertimenti: One-short.
- Conteggio parole:
- Note: Volevo farle tutte con personaggi diversi,
invece mi sono ritrovata a dover ritirare fuori dal mio maGGGico
cappello Siberia. Che quando lavora per
Russia non è adorabile e pucchosa, no no no.
Pace. La
amo *-*
Nota2: sapete cosa sono i Gulag, vero? Bene, perché non ho
voglia di spiegarlo. Diamo per scontato che questo gulag è in Siberia. Ah, Siberia dice “cinquanta lingue”, ma
contiamo che solo nella zona della Siberia se ne parlano almeno quaranta.
Nota3: La raccolta è finita! E questa Fic fa schifo! Ma chi se ne frega! *_*
Andate
in pace, fedeli lettori ùWù
Prompt: Mura.
05
Secchi di sassi.
- Lo
odio- sibilò Polonia lanciando uno sguardo assassino al nulla – no, cioè, lo
odio davvero.- continuò, calciando malamente un sasso. Lituania sospirò alzando
gli occhi al cielo – Polonia, non migliorerai le cose facendo così. –
- Così come,
Liet?- ribatté Polonia inarcando le bionde
sopracciglia. Lituania sospirò di nuovo – Così come stai facendo, Polonia.
- Cosa
dovrei fare allora, Liet? Saltellare, cantare,
abbracciare le guardie e fare “cuccicuccicucci” ai cani?
Polonia
incrociò le braccia, sorridendo. Lituania non l’aveva mai visto così in tutta
la sua vita. In effetti, però, Polonia aveva tutti i diritti del mondo di
comportarsi in quel modo. Lituania allungò una mano verso di lui, attendo a non
toccare la rete (di sicuro era elettrificata o qualche infamia del genere),
poggiandola sulla guancia morbida.
- Mi
dispiace, Polonia. Sto facendo del mio meglio per farti uscire da qua, lo
giuro.
Polonia
annuì, stringendo la mano di Lituania fra le proprie. – Lo so’, Liet. Lo so’.
-
Raccogli.- disse la voce, mentre un piede colpiva uno dei sassi rotolati via
dal secchio che aveva lasciato cadere. Polonia la fissò, compiendo con lo
sguardo l’infinita scalata fino al volto della donna (dannazione, di donne così
mastodontiche non ne dovevano esistere al mondo!) fino ad incontrare quei
gelidi occhi blu.
- Cosa?-
domandò Polonia con un sorrisetto. Siberia sbuffò – Quello che hai fatto
cadere.
- Sassi.-
disse tranquillo Polonia.
-
Esatto, sassi.-
- Sassi
che mi fate portare avanti e indietro per tutto il giorno.- continuò Polonia,
cominciando a raccogliere le pietre – Cioè, tutto ciò è totalmente inutile, ve
ne rendete conto tu e quel pazzo di Russia?
Polonia
a mala pena riuscì a vedere il guizzo del braccio di Siberia, prima che la
solita, onnipresente ed odiatissima nagajka si abbatta sul suo volto. E
grazie a Iddio che Siberia ci era andata leggera, altrimenti avrebbe avuto metà
faccia a sei metri dal corpo senza neanche accorgersene.
Un
rivoletto di sangue colò dalla sua fronte lungo il volto. Siberia lo fissava
senza emozione, con la stessa identica faccia di qualcuno che osserva una
formica appena pestata.
-
Raccogli quei sassi. – disse soltanto, prima di andarsene via. Seguita dalle
maledizioni di Polonia.
Che però
i sassi li aveva raccolti, alla fine.
Russia
lo guardò sorridendo. Un dito scivolò sulla ferita in via di rimarginazione sul
suo volto. – Hai conosciuto Marushka?- domandò
allegro, col tono di un bimbo che ti chiede se hai conosciuto il suo compagno di
giochi. Polonia borbottò qualcosa.
- Il
gelo ti ha congelato la lingua, Polonia?- domandò Russia senza smettere di
sorridere. Polonia non rispose. Non avrebbe sacrificato quel poco d’orgoglio
che gli restava dopo la guerra mettendosi ad urlare contro Russia. Era inutile.
Sarebbe stato meglio mettersi ad urlare contro la secchiata di sassi che aveva
fra le mani. Russia sospirò, coprendosi gli occhi con la mano – Polonia,
Polonia, Polonia- disse poi sorridendo – Non vorrai
farmi diventare cattivo, vero?
“Tu sei
cattivo”, avrebbe voluto rispondere Polonia, ma l’unica cosa che riuscì a fare
fu’ stringere più forte il manico del secchio. Russia gli passò una mano sulle
spalle – Vieni con me, Polonia.- sussurrò tranquillo. Polonia chinò il capo,
poggiando a terra il secchio dei sassi. Senza farne cadere neanche uno.
Siberia
osservò accigliata la processione di secchi pieni di sassi che si fermava
davanti alla porta del piccolo ufficio. Russia non poteva portarsi i
prigionieri dove voleva e quando voleva, di solito. Ma Polonia era lì solo ed
unicamente per consentirgli di divertirsi e di conseguenza poteva farne quel
che voleva.
Siberia
lo sapeva benissimo, ma la cosa era scocciante. Primo perché lei non sopportava
di vedere quei secchi abbandonati.
Secondo
perché le urla di Polonia disturbavano gli altri prigionieri, distraendoli dal
lavoro. Si sistemò il capello, scostando una ciocca di capelli dagli occhi. –
Sai quante lingue parlano queste mura?- domandò. Lituania scosse la testa e
Siberia lo guardò – Ne parlano più di cinquanta.
-
Davvero?
- Già.-
Siberia si voltò, dandogli la schiena – Riescono ad urlare anche in lituano, a
quanto pare.
Lituania
abbassò il capo, osservandosi le scarpe. – Non smetteranno di gridare in
lituano finché non smetteranno di farlo anche in polacco.
- Allora
grideranno per molto tempo.-.