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Autore: Sotorei    11/03/2010    1 recensioni
Giulia e la sua ultima conversazione con le fatine.
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se smetti di crederci…


Una formica zampettava sulla superficie della roccia. Giulia la soffiò via, quindi sedette e accavallò le gambe.

Le fatine stavano in silenzio.

«Siete nervose» disse Giulia. «Tu», puntò col dito quella più vicina, «hai un tic all’ala.»

La fatina strinse forte le ali da libellula, che da un po’ sbattevano a vuoto. «Scusa.»  

Le palpebre basse, Giulia: «Non ho ancora iniziato a parlare e siete nervose.»

Una fatina le si avvicinò in volo, le sopracciglia tirare sopra i LED spenti che le facevano da occhi. Tra le dita una bacchetta delle dimensioni di un fiammifero. «Ragazza» esordì, i LED illuminati a ogni sillaba. «Non sei più la stessa da qualche giorno. Te ne rendi conto?»

«Argomenta.»

La fatina inclinò il capo, le sopracciglia ancora tirate.

«Non sono più la stessa? Argomenta. In cosa sarei cambiata?»

La fatina aggrottò la fronte: minuscole rughe solcarono la carne sotto i LED, spenti. «L’atteggiamento, Giulia. Pensa un po’ al raduno di settimana scorsa!»

«Ci sto pensando. Vai avanti.»

«Ci stai pensando?» Bacino arretrato e gambe stese in avanti, la fatina proseguì: «Come puoi pensarci? Ti sei addormentata prima che Fatina Essemmedi facesse l’appello degli Spiriti Protettori! E fatina Tiqueffepi dice che hai continuato anche dopo.» Sistemata la frangia verde con la punta della bacchetta, la stella, la fatina scosse il visino. I LED si illuminarono di rosso fiamma: «Mi vengono in mente altri esempi, però non credo ch—

«Ho letto il regolamento» l’interruppe Giulia.

La fatina incrociò le braccia. «Quale regolamento?»

«Quello del Raduno degli Spiriti.»

«E allora?»

Giulia si mise in grembo la cartella di scuola. Una formica, forse la stessa di prima, la stava scalando: George Mallory alle prese con l’Everest. Ricavò il diario e lo aprì alla pagina del segnalibro: dietro all’elenco dei libri di quell’anno c’era un pezzo di carta grande due dita che porse alla fatina.

«È il regolamento» disse la fatina, perplessa come suggerito dai LED verdi.

Uno schiocco secco, Giulia con le mani giunte. «Noti qualcosa?»

La fatina riesaminò il foglio. «È solo il regolamento.»

«Infatti.» Giulia annuì. «Il semplice regolamento non vieta a nessuno di dormire durante il Raduno.»

LED rosa. «Ah, no?» La fatina sorrise. Puntò col dito una riga minuscola: «Richiesta massima attenzione. È scritto qui.»

«Già, ma da chi?» domandò Giulia.

La fata la guardò come avesse scritto scema sulla fronte. «I partecipanti! È ovvio.»

«Ma non è specificato.»

«È sottointeso.»

Giulia scosse la testa. «No, affatto.»

La fata le fece cadere il foglio sulla testa. La ragazza lo ripose nel diario. «Mi stai dicendo che ti eri preparata la risposta? Sapevi che avrei tirato in ball—

«Era una possibilità» disse Giulia. «Il signor Garrone mi ha detto che le possibilità vanno considerate e che è opportuno premunirsi.»

«Chi è il signor Garrone?»

Giulia, il braccio nella cartella: «Proprio a questo volevo arrivare.» Estrasse un blocnotes che aprì alla prima pagina. «Il motivo per cui vi ho convocate è per parlare di Garrone.» Dito su una riga scritta a mano. «Me lo ha fatto conoscere la Mamma, circa due settimane fa.» Volse lo sguardo al cielo e si grattò la nuca. «Pochi giorni dopo averle detto che parlo con voi fatine, tra l’altro.»

«Le hai detto cosa?» Stavolta i LED erano bianchi. D’incredulità.

Giulia tornò a guardare davanti a sé. «Che parlo con voi fatine. Oh, e l’ho detto anche al signor Garrone. Pensate che sembrava già saperlo. E be’, abbiamo discusso a lungo. Alla fine…», sorrise, le palpebre basse, «… ho capito che io non ho mai parlato con le fatine.»

Tutti i LED delle presenti erano spenti, implicando silenzio. «Giulia, che stai dicendo?» disse la fatina dai capelli verdi.

Giulia mostrò la pagina del blocnotes. «Questo è un elenco di regole che ho scritto assieme al signor Garrone.

«Regola numero uno: fate e fatine non esistono se non nel folklore e libri di fantasy italiano scadente.

«Regola numero due: la magia intesa come atto sovrannaturale, pertanto inspiegabile scientificamente, non esiste. Per quanto riguarda i giochi di prestigio, li si può chiamare appunto giochi di prestigio senza dover ricorrere all’obsoleta parola ‘magia’. Che presto sparirà con la neolingua.

«Regola numero tre: cogito ergo sum. In quanto essere pensante, sono in grado di formulare pensieri così come accettare quelli degli altri, ma solo se basati su fatti documentati e accertati.» Chiuse il blocnotes e tornò a guardare le fatine.

Ma loro non c’erano più.

Il prato era seminato di brillantini. Brillantini che il vento stava già iniziando a disperdere. Giulia rimase un attimo a guardarli.

Infine si alzò, chiuse la cartella, la caricò sulle spalle e avanzò verso la baita della nonna, giù per la collina.

Col piede, pestò un paio di ali da libellula.


 
   
 
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