Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Feel Good Inc    18/03/2010    2 recensioni
~ 7_crossovers: Death Note x Kingdom Hearts - Theme Set: 12. Disney Classics
Prompt #5: Peter Pan; Near x Sora | «Quando sulla Terra una mamma non vuole un bambino, quello finisce nel Mondo Che Non Esiste. È un posto lugubre e spaventoso, e i bambini perduti hanno il compito e il desiderio di renderlo migliore. Per questo motivo ogni notte vengono a visitare i sogni dei bimbi tristi e li colorano di allegria: perché ogni bel sogno porta nel loro buio un raggio di sole.»
Prompt #1: Lady and the Tramp; Axel x Misa | Ora erano vicini alla porta, e poterono assistere allo spettacolo di uno pseudo-chef che usciva nel vicolo, posava a terra una grossa cassa di legno insieme a due scatoloni sudici e cominciava ad apparecchiare la tavola improvvisata. Misa si fermò, a bocca aperta, mentre l’uomo spariva di nuovo nella cucina – ormai era chiaro che di questo si trattava – e tornava con una candela già accesa, posate ed un gigantesco piatto fumante. Spaghetti e polpette.
Prompt #3: Alice in Wonderland; Light x Kairi | Vede tutto questo, vede che il paese delle meraviglie è costellato di cadaveri. Ma non ha paura, no, non ce n’è motivo. Perché c’è ancora la sua voce che la chiama, con le sue promesse e le sue speranze. Lui l’aspetta.
Prompt #6: 101 Dalmatians; Zexion x Sayu | Guardò di nuovo la scatola. Uno, due, tre, quattro, cinque… Quindici cuccioli minuscoli, gli occhi ancora semichiusi dal recente arrivo nel mondo, se ne stavano rannicchiati gli uni sugli altri. Alcuni erano immobili, altri tremavano. Sembrava un miracolo che fossero ancora vivi. Ma, in nome del cielo, se erano troppi.
Prompt #2: The Little Mermaid; L x Naminè | Mosse quei passi come se fossero i primi di tutta la sua vita. E forse era proprio così. In acqua non c’è bisogno di camminare. Percorse lenta la stanza bianca in cui aveva trascorso quei [primi?] tre giorni nel mondo asciutto; accanto a lei, tanto vicino da poterla sostenere e tanto distante da poterla lasciare a se stessa, il ragazzo seguiva attento i suoi passi.
Prompt #7: Beauty and the Beast; Mello x Xion | Quel posto che la gente chiamava semplicemente biblioteca, per lei era un mondo a parte. Un mondo in cui viaggiare per ore senza muoversi e un mondo in cui smettere i propri soliti panni anonimi. E poter indossare senza vergogna un vestito dorato che [altrove] non la rappresentava per niente.
Prompt #4: Sleeping Beauty; Near x Naminè | Non riusciva a spiegare il desiderio assurdo che lo stava assalendo da dentro. Non c’era nulla di sensato, nulla di logico in quella voglia di respirare il suo respiro e premere la bocca sulla sua e verificare se fosse davvero un sapore dolce come immaginava che fosse.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga, Videogiochi
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rullo di tamburi, siore e siori: state per leggere l’ultimo capitolo.

Mi scuso subito per due motivi. Il primo è il nuovo spaventevole ritardo; ma vi prego di credere che, accademia a parte, la vera responsabile è la mia baka connessione che se n’è andata allegramente a farsi friggere (in questo momento sto aggiornando dal pc di mia cugina: ringraziate lei se mi sto facendo viva xD). Il secondo è il ‘riciclaggio’ di entrambi i personaggi coinvolti in questa shot, che ho già utilizzato altrove. ç__ç Mi dispiace per la mancanza d’originalità; ma questo pairing mi piaceva tanto – ebbene sì, proprio nel senso romantico – che non ho potuto in alcun modo escluderlo. Avrei voluto cimentarmi in qualcosa che riguardasse Matt, ma è così difficile restare nell’IC di una sorta di comparsa che alla fine ci ho rinunciato. Perdono, perdono, perdono. u///u

Passo ora a ringraziarvi. Vi ringrazio tutti, uno per uno, voi che avete letto o recensito o inserito la raccolta tra le storie preferite e/o seguite [Dany92, dragon ball z, kymyit, Nearina93, Rein94, Selhin]. Vi ringrazio di vero cuore. E mi auguro profondamente di meritare almeno un infinitesimo del vostro interesse. ^^

Rein94: Ho paura di non saperti dimostrare quanto ti sono grata di tutto. È a partire da questa raccolta che hai iniziato a seguirmi, se non sbaglio. Da allora ho sempre cercato inutilmente le parole migliori per ringraziarti. Lasciami soltanto dire che, non fosse stato per il tuo entusiasmo, probabilmente questa cosa non l’avrei neppure conclusa. Grazie, sul serio. (Hai ragione riguardo Kairi, l’ho decisamente strausata ^^’ Il fatto è che Misa, per quanto possa risultare frivola e leggera, non ce la vedevo nel contesto di dare buca ad un’amica. Non chiedermi perché, non ne ho idea! o__ò xD)

Dany92: Anche tu sei sempre stata dolcissima con me, Dany-chan. Come sempre mi ritrovo qui a ringraziarti rischiando di sembrare monotona nel risponderti che tu non sei mai monotona e che anzi apprezzo ogni volta di più i tuoi complimenti e il tuo sostegno. Ok, mi sono un po’ incartata ma sono certa che tu abbia capito. xD Un milione di grazie anche a te, di nuovo e ancora.

Kymyit: Sono onorata per le tue recensioni ai prompt 5 e 6 *////* Ho letto la tua Sky High, ho adorato la tua inventiva e il tuo stile, e vederti tra quelli che seguivano questa storia è stato per me un colpo al cuore. Mi sento lusingata, dico davvero. ^////^ Ringrazio anche te all’infinito.

Che altro dire, se non che siete tutti meravigliosi? <3

Un abbraccio forte e… si spera, un appuntamento alla prossima raccolta ^^ Perché state certi che le 7_crossovers mi ispirano parecchio; dunque, chissà… (Della serie: non vi libererete di me tanto facilmente xD)

Sayonara!

[Credits: La citazione a proposito della curiosità è una frase di Carlo Collodi.]

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

*A few simple fairytales*

 

 

Prompt: #4. Sleeping Beauty

Personaggi: Near [Death Note], Naminè [Kingdom Hearts]

Genere: Malinconico, Drammatico

Rating: Giallo

Note: AU (vale solo per Naminè)

 

 

 

 

 

Nate River non aveva niente.

Non aveva amici, non aveva sogni. Non aveva famiglia. Non aveva paure. Non aveva neppure una casa, perché il posto in cui viveva, aveva sentito, si chiamava istituto. Persino il suo nome gli era stato dato da estranei. Anche quello, non era suo.

Lui non aveva niente.

Soltanto un’unica, piccola, insignificante ossessione.

 

 

 

«Questa è la tua stanza. Spero che ti piaccia.»

«…»

 

 

 

[ Il più delle volte, per comprendere l’origine di un malessere occorre risalire alle radici. ]

 

 

 

C’è tanta luce, nella stanza. È di un bel colore azzurro chiaro. Ed è piena di giocattoli e di cose pulite e ordinate. Cose non sue, cose che forse lo diventeranno; ma non è detto che sia così.

Cammina lentamente su un tappeto che sembra troppo morbido per pensare di camminarci sopra con le scarpe.

C’è una finestra, davanti a lui, ma non si vede il cielo. Solo il giardino e la strada.

«Qualcosa non va?»

Il signore anziano che lo ha accompagnato non lo segue; la sua voce non è infastidita. Curiosa, forse. Ma infastidita no. È gentile, il signore anziano.

Il bambino si volta a guardarlo senza espressione. Spera segretamente di non sembrargli maleducato.

«Non è molto in alto.»

 

 

 

Il giorno in cui era arrivato, l’istituto gli era piaciuto. Sembrava una casetta delle favole, di quelle col tetto spiovente e la finestra ovale nell’abbaino.

La prima cosa che aveva pensato era che da lassù, di notte, si potevano toccare le stelle.

 

 

 

Non gli ha mai dato una giustificazione esaustiva, ma da quel giorno gli ha proibito di salire le scale che portano alla soffitta.

Lui non ha voluto chiedergli perché. Però ci pensa continuamente.

Soprattutto da quando ha notato la finestra dell’abbaino.

 

 

«C’è qualcuno lassù?»

«No.»

«Ci sono delle tende.»

«Le tende non vogliono dire che la stanza sia abitata. Prendiamo la tua, ad esempio.»

Ha ragione, è innegabile. Alla sua stanza non ci sono tende. Eppure là ci dorme lui, ci vive lui.

«C’è qualcuno lassù.»

Il signore anziano sospira mentre il bambino cancella con sicurezza il punto interrogativo.

Ma il divieto rimane. Lontano dalle scale.

 

 

 

Non osava muoversi.

Ora che aveva l’occasione di scoprire il segreto dell’abbaino, qualcosa lo bloccava.

Crescendo aveva imparato a fare cose utili come i calcoli e cose inutili come sentirsi in colpa.

C’era un 85% di possibilità che quel blocco fosse dovuto al suo senso di rispetto nei confronti del signore anziano. Utile a sapersi. Inutile a sapersi.

E i gradini restavano lì, ad aspettare davanti al suo sguardo – per la prima volta – esitante.

«Sarò assente per qualche ora» gli aveva detto. «C’è bisogno di me altrove.»

Lui aveva annuito, lo sguardo fisso sul gioco di memoria, e si era tirato una ciocca di capelli. L’uomo aveva notato il gesto.

«Stai lontano dalle scale.»

Stai lontano dalle scale.

A volte sentiva di odiarsi. Lui sapeva riconoscere quel gesto, quell’attorcigliarsi i capelli che stava a significare che stava pensando [progettando qualcosa]. Lui lo conosceva troppo bene, e l’altro dimenticava sempre di quanto fosse attento ai suoi atteggiamenti.

Stai lontano dalle scale.

Sarebbe stato più facile ignorare il senso di colpa, se non si fosse sentito ripetere quelle parole anche quel giorno.

Com’era quella frase che aveva letto una volta? La curiosità (…) spesso e volentieri ci porta addosso qualche malanno.

Ma la curiosità è anche un fattore assolutamente naturale.

 

 

 

Nate River era un genio adolescente. Compensava la sua vuotezza di cose concrete con un sorprendente acume ed un Q.I. pari a 186.

Ma in fondo Nate River era anche – essenzialmente – un ragazzo.

[ E si sa che, più un frutto è proibito, più si ha voglia di assaggiarlo. ]

 

 

 

Stai lontano dalle scale.

Si lasciò sfuggire un solo, lieve sospiro, mentre il suo piede nudo si posava lentamente sul primo gradino.

 

 

 

«Che cosa c’è al piano di sopra?»

Gli altri bambini scrollano le spalle.

«Roger non ci ha mai lasciato salire, e neanche il signor Wammy» dice distratto quello con i capelli rossi, concentrato sulla consolle portatile di un videogioco troppo rumoroso.

«Perché t’interessa tanto?» aggiunge il bambino biondo, scartando una barretta di cioccolato troppo fondente.

Non risponde, e guarda il robot che ha in mano. Preme un pulsante sul suo petto meccanico e freddo e le lenti colorate al posto degli occhi emettono luci rosse e verdi.

Nei suoi pensieri, l’immagine di una casa antica ed imponente, con un balcone affacciato ad ovest, sul mare.

Era una bella casa, quella. Ma quasi non riesce più a ricordarla.

 

 

 

I gradini si interruppero su un breve pianerottolo. Di fronte, una porta di legno scuro.

Si fermò. Non avrebbe dovuto essere lì. Non era giusto, non era bello nei confronti delle persone buone che lo avevano aiutato e cresciuto e in cambio non gli avevano chiesto che questo.

Torna indietro.

Forse era perché i suoi piedi nudi non emettevano suono sul pavimento di legno…

Torna indietro.

Forse era perché la porta poteva essere chiusa a chiave e la sua coscienza messa a tacere…

Torna indietro.

Forse era perché, ad ogni passo avanti, la voce della razionalità si affievoliva.

Torna

Si ritrovò senza sapere come con la mano sulla maniglia.

Non era chiusa a chiave.

Quando il battente si aprì, la prima cosa che vide furono quelle stesse tende bianche alla finestra che aveva guardato tante volte dal giardino. I vetri erano aperti e il vento le gonfiava, tendendole all’interno, facendole posare come una carezza sulla sponda di un letto illuminato soltanto dalla falce di luce proveniente dalla porta alle sue spalle.

Ancora una volta, l’istinto mosse i suoi passi. Non era mai successo. Era sempre stato bravo a sopprimere gli istinti.

Ma poi vide la figurina distesa nel letto, e capì cosa fosse stato ad attirarlo lassù, sfilandogli di dosso ogni rimorso, ogni vergogna e ogni buonsenso.

Nel letto c’era un angelo.

 

 

 

Nate River aveva creduto in Dio, al tempo in cui aveva ancora sogni e paure.

Se lo ricordava perché aveva chiaro nella mente il libro che qualcuno [una donna?] gli leggeva tutte le sere, con voce dolce, quando lui si addormentava pensando a giardini incantati e frutti proibiti.

Per questo motivo seppe che la ragazzina addormentata nel letto era un angelo caduto dal cielo.

 

 

Rimase lì a guardarla, senza respirare. Per la prima volta da che aveva deciso di disobbedire, il cuore gli diede un colpo più forte degli altri.

L’angelo aveva la pelle bianca come la neve, capelli biondi come la luna, mani piccole e abbandonate sulle coperte che le fasciavano il corpo. Nate pensò solo che era bellissima, che splendeva nella penombra, tanto da rendergli invisibili le macchine ronzanti dall’altro lato del letto. E si rammaricò soltanto di non poter vedere il colore dei suoi occhi, chiusi nel sonno.

La mano che per tutto il tempo aveva attorcigliato la stessa ciocca di capelli era ricaduta giù, sul fianco. Segno che ormai lui non pensava più.

 

 

 

«C’è qualcuno là dentro.»

 

 

 

Si avvicinò ancora, senza un rumore. Tese una mano, impacciato, senza riconoscerla come sua. Sfiorò una guancia pallida e morbida.

La pelle dell’angelo era fredda e il suo respiro debole.

Solo allora osservò le apparecchiature, e vide che molte si perdevano come inquietanti tentacoli nelle braccia minute dell’angelo, e si accorse dello schermo che mostrava una linea verde frammentata e irregolare e suonava un suono che sembrava tanto una sentenza.

Il genio adolescente sapeva cosa fossero le macchine.

Il ragazzo si rifiutò di accettare la loro presenza al cospetto dell’angelo.

Come se avesse sentito la forza di quel pensiero, l’angelo si mosse senza svegliarsi; voltò il capo, spargendo i capelli sul cuscino e sulle spalle esili. Il dito che aveva incontrato la sua guancia si ritrovò ora sospeso sulle sue labbra schiuse.

Ritrasse la mano, con lentezza, ma non poté impedirsi di chinarsi ancora sul letto.

L’angelo respirava piano sotto di lui.

Si fermò ancora. Incerto. Imbarazzato. Che brutta sensazione, l’imbarazzo. Proprio come gli avevano detto.

L’angelo non si muoveva. Sembrava quasi che aspettasse.

 

Bip. Bip. Bip. Bip.

 

Non riusciva a spiegare il desiderio assurdo che lo stava assalendo da dentro. Non c’era nulla di sensato, nulla di logico in quella voglia di respirare il suo respiro e premere la bocca sulla sua e verificare se fosse davvero un sapore dolce come immaginava che fosse.

 

Bip. Bip. Bip. Bip.

 

Che cosa inutile.

Che cosa stupidamente inutile.

Che…

I capelli dell’angelo lambirono i suoi, le fronti si avvicinarono.

Il respiro dell’angelo si confuse con il suo.

Le labbra dell’angelo erano molto più dolci di quanto avesse immaginato.

[ Dopotutto, aveva smesso di pensare. ]

Rimase così per qualche istante, poi si sollevò lentamente e aprì gli occhi che non si era accorto di aver chiuso.

L’angelo si mosse di nuovo, impercettibilmente.

 

Bip.

 

Le palpebre si strinsero, poi si socchiusero.

 

Bip.

 

Due iridi azzurre come il mare [il mare che ricordava] lo guardarono assonnate.

 

Bip.

 

Le labbra si tesero in un sorriso timido.

 

Bip.

 

Per qualche secondo eterno, Nate River vide il riflesso del se stesso ragazzino negli occhi dell’angelo sorridente. Poi sentì un suo respiro più profondo, e la vide – apparentemente – assopirsi.

 

Bip. Bip. Bip.

 

Il tempo passò e lui non se ne accorse.

L’unico segnale dal mondo esterno gli arrivò quando una porta si chiuse in lontananza, mentre una linea verde continua si disegnava sullo schermo.

 

 

 

/\___________________________________________________________________ ...

 

 

 

 

«Perché sei andato lassù?»

«Perché la tenevate chiusa là dentro?»

«…»

«…»

«Non c’è motivo per cui tu debba saperlo.»

«Era lei, l’erede. Non è così?»

«… Sì. È così.»

«…»

«…»

«Non siete riusciti a salvarla.»

«Abbiamo tentato, Nate. Per molti anni. Ma a volte la vita è semplicemente più forte di noi.»

Una casa col balcone sul mare fu bruciata per la seconda volta davanti a lui da mille fuochi accesi dal ricordo.

 

 

 

[ La curiosità (…) spesso e volentieri ci porta addosso qualche malanno.

E a volte qualche dolore nuovo. ]


Nate River non aveva niente.

Neanche più quell’unica, piccola, insignificante ossessione.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Feel Good Inc