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Autore: Power    25/03/2010    2 recensioni
Raccolta di episodi tra la magnifica super coppia Luca & Sara. Un'amore impossibile, un'amore che attira e respinge allo stesso tempo. Un amore non sano. Un amore, per sempre.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1-un pianto che sa di te Rieccomi con una nuova storia!!!!
Ispirata alla magnifica, insuperabile, stupenda serie andata in onda su canale 5 di "Tutti per Bruno", ecco la mia ficcy.
Allora, la storia l'ho già pubblicata anche su un forum, ma volevo riproporvela.
Inizialmente volevo fare dei semplici pepisodi che potevano essere realmente successi prima del trsferimento dei tre sfortunati poliziotti, ma poi mi sono venute altre idee, e anche per accontentare molte delle ragazze del forum, sono uscita dai limiti che mi ero data, finendo per scrivere episodi che sicuramente non erano mai successi prima del trasferimento.
Naturalmente i protagonisti degli episodi sono Luca & Sara.
Alcuni capitoli sono divisi in più parti, intitolate in modo diverso.
Spero naturalmente sia di vostro gradimento!
Besos!

1-Un pianto che sa di te

POV SARA

Devo smetterla di pensare. 

Anzi, devo smetterla di pensare a te. 

Posso pensare a tutto quello che voglio, ma non a te. 

A te no. Non devo. 

Abbasso lo sguardo sul mio piatto e con la forchetta stuzzico i fili di spaghetti.

- Che c’è Sara? Non ti piacciono? – chiede Silvia.

- No zia, non ti preoccupare, sono ottimi. – dico io, sforzandomi di sorridere. Non è una bugia, sono davvero buoni, ma ho lo stomaco chiuso. 

Non riesco.

- beh certo che sono buoni, gli ha fatti Luca… sai, lui è bravissimo a cucinare gli spaghetti… - dice lei, soddisfatta.

Luca? Li hai fatti tu? 

Sento gli occhi riempirsi di lacrime. Sento una voragine che mi squarcia il petto, che risucchia tutto. 

Mi sento morire. Non ce la faccio, ho bisogno di andarmene da qui.

- scusate, ho bisogno di una boccata d’aria. – dico, poggiando il tovagliolo sul tavolo e alzandomi.

- Sara tesoro, ti senti bene? – mi chiede zia, che fa per alzarsi.

- tranquilla zia, resta pure. Non ti preoccupare, torno subito.-

Esco dalla porta di casa e scendo le scale del condominio. 

Quell’appartamento era di zia da un bel po’ di anni, e Luca ci si era trasferito qualche mese prima del matrimonio. 

Già, il matrimonio. È stato il giorno peggiore di tutta la mia vita. Sarei dovuta essere contenta per zia, finalmente aveva trovato l’anima gemella. 

Peccato che per trovare la sua, aveva portato via la mia. 

E senza chiedere il permesso. 

Ma cosa dovevo fare? Dirgli << no guarda, Luca è mio, cercatene un altro >>? No, me ne ero stata zitta, lo sono sempre stata. 

Esco dal portone, attraverso la strada e mi vado a sedere sullo schienale di una panchina in pietra. 

Alzo gli occhi verso le nuvole grigie, in contrasto con il buio della notte. Si muovono, libere.

Lascio scendere le lacrime. Una ad una rigano le mie guance, per poi arrivare al mento e fare un salto nel vuoto, lasciandomi anche loro da sola. 

Ma perché? Perché mi sono innamorata di te? Credevo di poter gestire la situazione. Ne ero convinta. 

Ma questo era un anno fa, quando era ancora una stupida cotta. 

Credevo che sarebbe passata, anzi, ne ero certa.

- Sara?-

Rabbrividisco a quella voce. Solo una parola, il mio nome. E la tua voce che lo pronuncia.

Non mi volto, non ti permetto di vedermi in quello stato. 

Non mi umilierò così tanto.

- Sara? Ti senti bene? Tua zia è preoccupata… ma mi stai ascoltando? – mi chiedi preoccupato.

No, non sei realmente preoccupato. 

Forse sono io che sento quella nota, ma deve essere la mia immaginazione. 

Uno come te non può interessarsi a una come me. 

Mai. 

Se prima ti preoccupavi per me come un fratello, ora c’è Silvia a farti dimenticare me.

- Vattene, lasciami da sola. – dico, un carico di dolore in questa frase.

Silenzio. Non dici nulla. 

Dopo qualche secondo sento che ti siedi vicino a me, alla mia destra. 

E io, come un riflesso spontaneo, giro la testa verso sinistra, nascondendo il mio volto, negandoti le mie lacrime.

- guardami Sara, per favore – mi dici, come se fosse un ordine.

Scuoto la testa. – ti prego, torna a casa- ti dico.

-no, finchè non mi avrai spiegato cos’hai. Sai, non ti dirò che tutto passa, che tutto torna come prima… sono cose che ti avranno detto fino allo sfinimento. Ti dico solo che io non ho intenzione di abbandonarti finchè non mi darai la possibilità di farti tornare il sorriso sulle labbra. – dici.

Quelle parole sono coltelli affilati che infilzano senza grazia ne riguardo il mio cuore. La testa mi pulsa, e un’altra ondata di lacrime calde mi riempie gli occhi, appannandomi la vista.

Scuoto di nuovo la testa.

- Non vuoi? – chiedi.

La scuoto di nuovo.

-credi che non ti capirei? –

Capire?!

- Luca, tu non capiresti mai! – urlo, saltando giù dalla panchina a fulminandolo con lo sguardo. 

Ecco, sii testimone del mio dolore, lasciamelo trasformare in rabbia, e poi ancora in dolore, per poi liberarlo in un fiume di lacrime. 

Un pianto salato che urla il tuo nome.

No Luca, non puoi capire. 

Non puoi capire quanto ti amo. 

Non lo capisco io, dovresti riuscirci tu?

I tuoi occhi si fissano sui miei. Mi sento morire sotto il tuo sguardo. 

Sei così bello, così irraggiungibile.

Abbasso lo sguardo. Non ce la faccio più.

Ti avvicini, sempre più. 

Poi mi avvolgi in un abbraccio stretto. 

Nascondo il viso nell’incavo del tuo collo. 

Mi drogo del tuo profumo. 

È la mia forza vitale. 

Vorrei tanto restare per sempre così, ma so già che non succederà.

- ti riaccompagno a casa- mi sussurri.

Non ho la forza di ribattere, non questa volta.

   
 
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