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Autore: bluemary    25/03/2010    12 recensioni
[Trilogia Millennium] Lisbeth Salander era una disadattata.
Lisbeth Salander era il prototipo della vittima indifesa.
Lisbeth Salander era una psicopatica, una lesbica satanista e omicida.
Lisbeth Salander era la ragazza che a dodici anni aveva affrontato un assassino di professione del Gru e l'aveva reso handicappato a vita.
Lisbeth Salander era la donna che odiava gli uomini che odiano le donne.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per la Caccia alle uova (iniziativa di Fanworld).


Uovo n°12




WASP



Black

Non aveva occhi da bambina, le sue iridi trafiggevano con la stessa gelida indifferenza chiunque la fronteggiasse, schermate da quel nero impietoso che non aveva fondo né riflesso. Era come specchiarsi in un vetro opaco che rischiava di incidere la pelle, come ricercare un bagliore nelle tenebre che si erano appena saziate dell’ultimo, tenue spiraglio di luce.
L’avevano perseguitata per anni, quegli occhi neri senza alcuna emozione, l’avevano spaventata come nient’altro era mai riuscito a fare, prima ancora che la sua allieva l’aggredisse davvero.
Non si stupì di leggere che era diventata una pazza pluriomicida.
Lisbeth Salander era nera dentro.



Lesbian

Non era lesbica. O almeno non credeva di esserlo. Sapeva solo che aveva un’irrefrenabile voglia di fare sesso, che Mimmi scopava benissimo e che poteva trascorrere una notte con lei e godere della sua compagnia senza complicazioni, ignorando il pensiero dell’indomani, perché non ci sarebbe stato nulla di cui parlare, né stupidi rapporti da definire.
Tra i suoi pochi legami, Mimmi era uno dei più preziosi. Era l’unica che non cercasse di introdursi a forza nella sua vita. L’unica che, quando la baciava, stuzzicandola con le dita come nessuno era mai riuscito a fare, cancellava l’ombra di Kalle dannatissimo Blomkvist.



Unbreakable

- Facciamo un po’ di sparring?
Invece di rispondergli, lei gli rivolge il solito sorrisetto storto, già sul ring, i guantoni sollevati e gli occhi ardenti d’aspettativa.
Lui conosce bene i pugili e quella ragazza di quaranta chili scarsi appartiene alla categoria dei più pericolosi: quelli tenaci, che non si spezzano mai. Quelli che bisogna colpirli davvero duro, o si rialzeranno sempre. Quelli che riescono a farti male anche se pesano la metà di te.
E al diavolo chi sgrana gli occhi, incredulo di vederlo contro una mocciosa! Lisbeth Salander è una degli avversari più tosti che abbia mai incontrato.



Equation

La sua filosofia di vita era semplice e immediata: ignorava totalmente chi la ignorava, attaccava senza pietà chi la aggrediva.
Era come un’equazione matematica, logica e invalicabile: se qualcuno toglieva qualcosa a lei, lei l’avrebbe tolta di rimando; se qualcuno le avesse fatto un torto, si sarebbe vendicata. E la vendetta sarebbe stata sempre più grande e crudele del torto, perché la vita non era mai davvero come un’equazione: non così semplice, non così lineare, non così affascinante.
Non era mai davvero giusta.
Lisbeth Salander amava la matematica.
Si poteva dire che in realtà la amasse molto più della vita.



Mother

- Allora, Lisbeth, vuoi parlarmi della tua famiglia? Di Camilla?
Scosse la testa e strinse le labbra.
Sua sorella non faceva parte della famiglia. Era una stronza superficiale incapace di affrontare la realtà.
- Di tuo padre?
Gli occhi divennero neri come carboni.
Suo padre non faceva parte della famiglia. Era un porco figlio di puttana che odiava le donne.
- Di tua madre?
Silenzio.
Sua madre era la sua famiglia, era l’unica persona che amava, l’unica con cui parlasse, l’unica per cui sorridesse.
I lineamenti si erano addolciti, in una muta risposta.
Ma gli occhi rimanevano ancora inesorabilmente neri.



Assassins

Uccidere non è difficile come vogliono farci credere.
Odio, amore, potere… tutti hanno un prezzo per diventare assassini.
Gli occhi di Holger sono inquieti mentre vagano sul suo volto da bambina.
- Adesso sei un’adulta, Lisbeth. Sei ancora convinta che lo volevi uccidere?
I suoi occhi diventano neri, troppo neri per contenere il perdono.
E il silenzio che precede la risposta è una graffiante stoccata alle speranze dell’anziano tutore.
- Lo sarò sempre.
Tutti hanno qualcosa per cui potrebbero uccidere.
Lei quel qualcosa lo aveva scoperto a dodici anni.
Era solo troppo poco ipocrita per fingere che non fosse vero.



Rage

Era stato un solo lunghissimo istante.
Era stato un gesto rabbioso, ma perfettamente lucido e ponderato.
Era stato semplicemente giusto.
Poco distante, un passante si piegò a vomitare, intrecciando i suoi conati con le urla disperate dell’uomo agonizzante che stava bruciando vivo, ma lei continuò a fissare immobile davanti a sé, gli occhi animati da un rabbioso trionfo che riflettevano le fiamme in cui era avvolto suo padre.
Mentre quelli della Sezione la prendevano bruscamente per un braccio, portandola via, le sembrò semplicemente naturale che l’acre odore della carne bruciata nelle sue narici fosse identico al sapore della sua rabbia.



Youth

La giovinezza non era mai appartenuta a Lisbeth Salander.
Si era limitata a sfiorarla, imprimendosi nei suoi tratti infantili, nell’estrema magrezza, nel seno totalmente piatto; ma il suo sguardo duro e perennemente accusatorio smentiva subito l’apparente fragilità delle sue sembianze.
Aveva il corpo di una bambina, l’impassibilità di un killer professionista e gli occhi di un’adulta senza età, profondi e imperscrutabili come due pozze di petrolio. Gli occhi di chi aveva rinunciato consapevolmente alla propria giovinezza, scegliendo di lottare sola contro il mondo.
Ogni volta che Holger li fissava, provava un intenso disagio.
Un’adolescente non avrebbe dovuto possedere simili occhi.
   
 
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