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Autore: Diana924    29/03/2010    2 recensioni
Elisabetta Carlotta del Palatinato, bisnonna di maria Antonietta, è sul suo letto di morte, i pensieri, il ricordare la sua vita e le sue antiche passioni ed emozioni
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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- Questa storia fa parte della serie 'Regine ed amanti-Francia'
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NdR; la seguente storia non è inventata, mi sono ispirata a fatti reali e documentata, da come si vede. Alla fine c'è la solita bibliografia

Lievi accenni di shonen-ai nella 1 e nella 2 parte:

Sono sul mio letto di morte. Vicino a me c’è mio figlio, che caro ragazzo, non mi lascia mai e piange e si dispera al mio capezzale.

 Con le poche forze rimaste gli dico: << Credevate forse che fossi immortale? >>, io non l’ho mai creduto, solo due cose sono sicure al mondo: i matrimoni e la morte. Ho vissuto la prima ed ora affronto la seconda. Già io, Elisabetta Carlotta von der Platz-Simmermann, detta Liselotte, duchessa d’Orleans, sto per morire.

Chiudo gli occhi per un momento e mi rivedo bambina, ad Heidelberger, quando giocavo ed ero felice e lieta, la mia vita era semplice ed io non chiedevo di più.

Quando avevo sette anni mia zia Sofia mi portò da sua madre, la Regina Elisabetta Stuart, detta la Regina d’Inverno. Là vi era anche un altro nipote, il principe d’Orange Guglielmo. Da bambina sognavo che l’avrei sposato e giocavamo sempre insieme ogni volta che potevamo.

 Poi compii diciannove anni.

 Mia zia disse che mi aveva trovato marito, nella persona di Filippo duca d’Orleans, fratello del Re di Francia! Aveva 12 anni più di me ed era vedovo da un anno della prima moglie, ma era un ottimo partito. C’era solo un inconveniente: lui era cattolico ed io protestante. Piccolo inconveniente, fu deciso che mi sarei dovuta convertire.

Detto fatto: a Metz mi cadde addosso una pletora di sacramenti: battesimo, cresima e matrimonio; dicevano che la mia conversione era opera dello Spirito Santo!

Poi incontrai mio marito. Devo dire che la prima impressione non fu favorevole: era un uomo basso, con i tacchi alti, imbellettato, e con nastri fino all’inverosimile. Molti affermavano che si mettesse il rossetto di nascosto e che sempre di nascosto indossasse abiti femminili. E poi era sempre seguito da uomini e ragazzi su tacchi che sembravano trampoli, che odoravano come prostitute e si atteggiavano a fanciulle smorfiose. Filippo non era odioso, ma nemmeno amabile.

Cosa vide? Una ragazza abbastanza corpulenta, con una pelle leggermente scura, capelli biondi e un atteggiamento duro, ammetto che non ero bella e ancora oggi io non sono bella e me ne vanto. Non sono francese, sono ancora tedesca. Dopo una luna di miele passata a Saint Cloud, in quattro: io, Filippo e i suoi due amanti, entrai a Corte.

Non temevo il Re che avevo conosciuto, ma sapevo che sarei stata giudicata da tutti. Non mi sono mai abituata alla corte e ai suoi usi. Odio il ballo, diversamente da mio marito e da mio cognato il Re, e odio sentire a teatro il lamento di Berenice nell’opera omonima di Racine: troppi gridi e troppe urla mi danno fastidio.

Solo da un profilo il matrimonio è stato perfetto: concepii tre figli. Il primo, Alexander Louis duca di Valois, morì a 3 anni, lasciandomi disperata. Gli altri due, Filippo e Elisabetta Carlotta sono ancora vivi, e soprattutto Filippo è tuttora il mio orgoglio più grande.

In quegli anni mi resi conto che la corte di Francia non brillava certo per moralità: quasi tutti gli uomini della Corte avevano un amante e si dedicavano con piacere alla sodomia. Mio marito fra questi. Non solo, ma Filippo aveva ben due amanti: il cavaliere di Lorena e il cavaliere d’Effiat. Si diceva che avessero avvelenato la precedente Madame, io d’altra parte non avevo bisogno di questo per odiarli. Bastava osservarli, soprattutto Lorena. Era di un’arroganza estrema, e mio marito accettava volentieri di farsi comandare da lui.

   Non intervenivo mai, tranne una volta. Fu quando mio marito decise di nominare come istitutore di nostro figlio Effiat, questo era troppo, mossi mare e monti per impedire la nomina, quel sodomita non sarebbe mai stato istitutore del mio adorato bambino.

   
 
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