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Autore: EmilyFemmeFatale    30/03/2010    1 recensioni
Una raccolta di storie sul pairing Antonio/Romano.
01. Alabarde e scope.
Pregustava già l’odore di verdure fresche per l’aria, le urla di Spagna risuonare in tutto il palazzo, un sorriso sulla sua bocca e, tutto sommato, una tranquillità di fondo al solo pensiero che quella strana vicenda si fosse conclusa nel migliore dei modi... ovvero a suo vantaggio.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Axis Power Hetalia
Personaggi: Spagna (Antonio Fernandez Carriedo), Sud Italia (Romano Lovino Vargas).
Rating: Verde

Avvertimenti: Raccolta

Prompt: 01. Scherzi.

 

Sapori.

 

Genere: Commedia, introspettivo.
NdA: Questo scritto non ha riferimenti yaoi. Non c’è nessun tipo di riferimento storico, se non quello del dominio spagnolo nel Sud Italia.

Scusate, i titoli non sono il mio forte. Questa storia nasce come raccolta che vede piano piano lo sviluppo della relazione tra Spagna e Sud Italia. Ogni capitolo è quindi completamente a sé e può non avere nemmeno un ordine cronologico preciso, anche se cercherò di essere in linea il più possibile con il racconto. Quindi “Sapori” è il titolo della raccolta e non del capitolo.
E’ la prima volta che scrivo su questo fandom (ed è da un po’ che scrivo molto raramente), quindi se notaste degli errori o simili non esitate e dirmelo, mi fanno sempre piacere le critiche J

Enjoy.

 

 

Alabarde e scope.

 

 

Camminava per i lughi corridi del palazzo di Spagna trascinando la scopa dietro di sé, incurante del fatto che essa lasciava dei batuffoli di fuliggine e rendeva inutile il lavoro di un’intera mattinata. Poco importava a Romano, che di pulizie prevedeva di non farne più per un bel po’ e di sicuro non a casa dello spagnolo. Si guardava intorno, ammirando attraverso le grandi vetrate le montagne dell’Andalusia rischiarate dalla luce del sole, uno spettacolo meraviglioso che avrebbe tanto amato suo fratello minore e che a lui, dei due il più razionale, sembrava non toccare minimamente: non aveva tempo per fermarsi, doveva andare in camera di Spagna e svegliarlo, perché erano due giorni che era tornato dalla battaglia e non gli aveva ancora detto niente.
Era tornato sorridente come sempre, aveva abbracciato tutti e si era messo a gridare la sua vittoria ma, alla vista dell’italiano, si era come spento e gli aveva passato distrattamente una mano sul capo, sorridendo. Non gli aveva nemmeno dato ragione di insultarlo, si era semplicemente allontanato biascicando qualcosa molto simile a un “Vado a dormire, estoy cansado1.”, per poi avviarsi verso la sua camera e lasciando il piccolo a guardarlo, mentre qualcosa nel suo stomaco aveva cominciando a muoversi. Era successo qualcosa, come mai quel cambiamento d’umore?

Perché non mi ha parlato per tre giorni? Cosa ho fatto? Se ha qualche problema me lo viene a dire, senza tenere il broncio o che ne sò!, pensava Romano camminando, aveva il viso corrucciato e le mani strette sulla scopa che ancora trascinava sul pavimento. Che poi, al piccolo italiano cosa importava di pulirgli casa quando non c’era se poi al suo ritorno nemmeno lo ringraziava?
Per un attimo gli venne in mente un pensiero malsano che prevedeva la presenza di lui, la scopa e tanti, tanti pomodori. Pregustava già l’odore di verdure fresche per l’aria, le urla di Spagna risuonare in tutto il palazzo, un sorriso sulla sua bocca e, tutto sommato, una tranquillità di fondo al solo pensiero che quella strana vicenda si fosse conclusa nel migliore dei modi... ovvero a suo vantaggio.
Senza rendersene conto, troppo preso dai suoi pensieri, non si accorse di essere arrivato davanti alla porta della camera dello spagnolo, che guardò riflettendo su ciò che avrebbe potuto fare appena entrato.
Se dormiva lo si poteva svegliare buttandolo giù dal letto (o assestandogli un un bel calcio), e lui avrebbe urlato, come prevedeva il suo precedente piano. Se, invece, era sveglio lo si poteva svegliare con un colpo di scopa in testa, magari facendolo sorridere, dimenticandosi di quel qualcosa che lo aveva allontanato dal piccolo. Se poi, infine, era sveglio e si trovava in compagnia di qualcuno avrebbe... o merda. E di chi era in compagnia? Di Belgio? Di Francia?
Doveva scoprirlo, così aprì la porta facendola sbattere e si avvicinò al letto, saltandoci sopra e cominciando a dare colpi, pugni e calci, prendendo le lenzuola e cominciando a strattonarle, per poi passare ai cuscini, che prese in mano e fece volare il più lontano possibile. Urlava imprecazioni e chiare minacce di morte, alcune dette in italiano altre in spagnolo, fino a non formare altro che rumore, urla e un’immotivata violenza contro degli oggetti inanimati.
Si accorse solo in un secondo momento che Spagna non era a letto.
Guardò la stanza e strinse i pugni: dove cazzo era andato senza dirgli nulla?
Infuriato scese dal letto e prese la scopa in mano, ora non più trascinandola ma tenendola ben stretta tra le mani come possibile arma di guerra. Non che potesse molto contro le alabarde2 dello spagnolo, certo, ma a Romano questo non interessava, l’unica cosa che contava in quel momento era trovarlo e fargli molto, molto male.
Uscì di corsa dalla stanza per poi prendere a ritroso il percorso fatto in precedenza ed ispezionare mano a mano un po’ tutte le stanze. Di Antonio non c’era traccia.
Corse in giardino, la scopa sempre tra le mani e il cuore a mille, adottò la nuova politica del ‘dare una scopata in testa a qualsiasi cosa si muovesse’, animali, insetti, foglie e verdure compresi. Sembrava delirare nell’erba alta dei giardini agitando la scopa come un matto, allontando tutto da sé e facendo prendere un bello spavento ai piccoli animaletti che si trovavano in giardino.
“Idiota di uno spagnolo, si può sapere dove diam-aaah!”, disse prima di inciampare su un sasso e di cadere distendendosi per terra. Spaesato, non si accorse del fatto che si era fatto male alla testa e che da qualche minuto dei grossi lacrimoni scivolavano sulle sue guance bagnando il terrendo sotto la sua testa.
Antonio non era da nessuna parte, lo aveva abbandonato. Era solo.
Si alzò e si diresse verso il palazzo, asciugandosi gli occhi con i bordi del grembiule bianco ma senza smettere di singhiozzare. Probabilmente si era accorto di quanto fosse inutile avere dei domini sul suo territorio e voleva sbarazzarsi di lui, magari facendo addirittura scambio con il suo fratellino, che era davvero molto malleabile in quel senso e che non lo insultava sempre. Arrivato al portone si accinse ad aprirlo, quando sentì qualcosa molto simile a due mani ricoperte da una melma viscida profumata coprirgli gli occhi.
“Buh!” gridò, facendo sobbalzare il bambino, che si girò e gli tirò la scopa in testa. Lo guardò per qualche secondo e ricominciò ad urlare, utilizzando la scopa come arma e colpendolo da tutte le parti: davanti a lui c’era qualcuno, o meglio qualcosa, completamente ricoperto da una salsa rossa e decisamente molto simile al succo dei pomodori che curavano lui e Antonio. Doveva essere un ladro, non c’erano dubbi.
“Cosa hai fatto? Ti sei rotolato nel nostro campo di pomodori? Ci ho messo un sacco di tempo per piantare tutti i semi come voleva quel maledetto spagnolo, e ora dovremo ricominciare! Come ti sei permess-”
“Roma- Romano!” gridò la persona, fermando la scopa e ridendo, per poi guardarlo negli occhi. “Sono io, Antonio, sono io!”
L’italiano lo guardò per qualche secondo, sentendo tutto il peso che aveva avuto quei giorni scomparire. Antonio era lì, non era andato via, stava ridendo per quei colpi in testa che se gli fossero stati dati da una qualsiasi altra nazione avrebbe interpretato come chiari segni di attacco. Rideva e non riusciva a darsi un contegno, mentre i pezzi di pomodoro gli colavano da tutte le parti, formando una specie di pozza nel punto esatto dov’era. “Anto-EH? Perché diamine sei ricoperto di pomodori, Spagna?”, disse il bambino, allontanandosi e riprendendosi l’arma con uno strattone.
Lo spagnolo non smetteva di ridere, ma riuscì comunque a calibrare una frase. “Oh beh, in realtà non ho scelto io di rotolarmi tra i pomodori... sono inciampato dentro al campo e sono caduto su quelli che non avevo ancora raccolto.”, disse indicando dietro di sé delle ceste piene di verdure rosse.
Romano ripensò a come era caduto per terra prima, per poi sbuffare rumorosamente. “Pensavo che stessi dormendo...”, disse guardando per terra. Lo spagnolo posò una mano sulla sua testa e sorrise sommessamente.
“Oh sì, estaba muy cansado3, ho dormito venti ore di fila. Mi sono risvegliato di notte e ho completamente perso il senso del tempo.”, disse, grattandosi il capo e alzandosi, per poi dirigersi verso i cesti di pomodori. “Mi aiuti a portarli dentro?”
Il bambino si morse il labbro. “...e non mi hai nemmeno salutato come si deve, idiota.”
“E come dovevo salutarti? Se ti abbraccio tu ti dimeni, urli e mi dai dei pugni, pensavo che non ti piacesse. E comunque ero davvero stanco, te l’ho detto.”, disse lo spagnolo in risposta, senza voltarsi e facendo leva sulle gambe per alzare due cesti. A Romano pizzicavano gli angoli degli occhi. Era stato lui ad allontanarlo, era quello che voleva lui, non era una necessità di Antonio, era colpa sua. Sua, sua, sua, di nessun altro.
“E la battaglia?”
Spagna si immobilizzò e poi voltò leggermente il capo. “Ti interessa davvero sapere com’è andata?”
Romano sbuffò e gonfiò le guance. “Non te lo chiederei se non mi importasse, coglione.”
Antonio sorrise e poi spostò lo sguardo, fissando un punto impreciso delle sue scarpe. “E’ andata bene, ma non so per quanto tempo ancora potrò resistere. Sono troppo stanco per queste cose.”
“Non sei stanco, sei vecchio.”, disse d’impulso Romano, facendo sussultare lo spagnolo che lo guardò nuovamente negli occhi e fece un ghigno.
“Vecchio...?”
“Mi hai sentito bene, sei vecchio e stanco e ti fanno male le giunture. Ma sei riuscito a portare qui tre cesti pieni di pomodori, quindi non ti peserà portarli in cucina mentre io vado a finire di fare le pulizie.”, disse il bambino entrando dentro al palazzo e lasciando basito lo spagnolo.
Da solo, in compagnia solo dei suoi pensieri, Romano si portò d’istinto una mano agli occhi e si rese conto di essere imbrattato anche lui di sugo di pomodoro, esattamente nei punti in cui Antonio gli aveva messo le mani. Lo insultò mentalmente per poi correggersi: grazie a quelle macchie e a quello stupido scherzo non si era accorto delle lacrime che gli avevano rigato la guance.

 

 

1-3Estoy cansado e estaba muy cansado: Sono stanco e ero molto stanco. Non ho mai studiato spagnolo, mi sono affidata a google traduttore, se la traduzione fosse sbagliata fatemelo sapere.
2
Queste armi ad asta che di solito vedo nelle fanart: http://www.aceros-de-hispania.com/imagen/mar/alabarda-14e.jpg, mettetele a confronto con una scopa di questo tipohttp://www.forumtime.it/Forum/IMMAGINI/SCOPA.gif e fate un calcolo delle probabilità di vittoria.

 

   
 
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