Torno a pubblicare qualcosa dopo un bel po' direi (non che sia stata
ferma, ma ho scritto delle oneshot da portare a dei contest), e torno
con una “coppia” che onestamente non è
che mi faccia impazzire.
Proprio come da titolo, Luppi e Cirucci si somigliano molto a mio
parere. Dal nome altisonante, alla loro arroganza, fino al modo
eccentrico di vestire. Ad ogni modo, col fatto che mi sto rileggendo
il manga con calma, sto rivalutando molti personaggi. Non ne odio
nessuno sia ben chiaro, ma è ovvio che io abbia le mie
preferenze.
Per di più, dato che sono una persona obiettiva, parlo anche
di
personaggi che non mi fanno particolarmente impazzire.
Detto questo,dedico questa piccola oneshot ad una amica che per ben
un anno è rimasta senza internet, e spero possa piacerle.
A tutti voi auguro buona lettura, e fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie!
Similar
Il buio è ingente e senza fine in quella reggia grande vuota.
Senza alcun pudore e
rimorso, inghiotte le sue bianche pareti di marmo come un mostro
malvagio e affamato da secoli. Creatura paziente che attende nel buio
la vittima sventurata, con i suoi neri tentacoli non lascia neppure
passare l'aria.
Tutto è nero così come
il silenzio che – molto paradossalmente – rimbomba
per quelle
pareti riempiendolo del suo freddo nulla.
Freddo come parole cariche
di risentimento.
“Buh!”
Una voce melliflua e
vanitosa si perse in un piccolo eco in quelle camere senza fine, e
due occhi ametista si voltarono offesi verso chi aveva parlato.
Uno sguardo assassino che
accompagnò due labbra color porpora ad arricciarsi in un
ghigno
disgustato, nel vedere alle proprie spalle chi l'aveva interrotta dal
potare le sue rose scarlatte.
Luppi era decisamente un
elemento irritante e arrogante di sua natura, ma da quando era
divenuto un Espada, lo era anche più del solito. Ed amava in
particolar modo sfottere colui che Espada non era più da
molto
tempo, come ad esempio la cara Cirucci.
“Ma che donnina
coraggiosa che abbiamo qui, eh?”
Al seguito di quelle
parole, una sonora risata isterica e compiaciuta si propagò
per
tutto quel buio silenzioso, irritando la bella Privaròn
più del
dovuto. Che irritata da quella insidiosa presenza, poggiò
con rabbia
le forbici da potatura sul tavolo di marmo, e si accinse a
raccogliere tutte le rose presenti per metterle su di un vaso colmo
d'acqua cristallina.
“Pensi che non abbia il
coraggio di mandarti a 'fanculo, Luppi?”
Le parole le uscirono
velenose e sciolte dalla sua bocca che, in fatto di arroganza, non
aveva nulla da invidiare dallo scocciatore che la insidiava.
Il diretto interessato a
quella piccola sfida, smise di ridere compiaciuto limitandosi a
sghignazzare piano. Portandosi il dorso della mano sulle labbra, come
a voler smorzare l'ilarità incontrollabile.
“Penso che sia la cosa
che più desideri al momento, peccato però che ti
manchino le palle
per farlo...”
Una offesa così grande
lei decisamente non se lo meritava, e nell'atto di ricevere
quell'offesa – che tanto sapeva di sfida – i suoi
occhi ametista
si sgranarono di rabbia incredibile. Voltandosi di scatto verso
l'interlocutore sfacciato, che ancora se la rideva vedendola
così
offesa nel ventre di quell'oscurità senza fine, lo
fulminò con lo
sguardo senza però ottenere nulla.
Luppi poteva chiaramente
sentire la rabbia in lei ribollire di risentimento represso, e di un
non poco velato sentimento di impotenza che le faceva ancor
più
male.
Cirucci faceva paura
quando si arrabbiava, ma ora in mezzo a quel buio opprimente, era
Luppi a suscitare maggiore inquietudine. Non era un soggetto da
prendere sotto gamba, e la donna questo lo sapeva alla perfezione.
Un omino in miniatura
addirittura più basso di lei, così
simile a lei, che in
fatto di sadismo gratuito non lo batteva nessuno. La giovane Arrancar
sapeva quanto lui amasse l'idea di smembrarla pezzo dopo pezzo,
esattamente come se fosse stata una graziosa bambolina di ceramica,
per questo il più delle volte teneva ad evitarlo come se
avesse la
lebbra.
Un pensiero cupo e reale,
fece deglutire la femmina in modo impercettibile stemperando
così la
rabbia cieca e inutile.
“Tu mi piaci, sai
Cirucci?”
Altre parole si dilagarono
nel gelido silenzio della sala, portando ancora nuovo disgusto nella
giovane guerriera. Aveva il cuore in gola dal nervoso – e
dalla
sottile paura – tanto che la rosa ben stretta tra le mani, le
perforò le carni attraversando il tessuto dei guanti con le
sue
spine acuminate.
Una sensazione così
viscida che la portò a voltare i tacchi in direzione della
porta,
abbandonando così una composizione appena iniziata su di un
tavolo
in disordine.
Tirandosi dietro altre
sottili risate, che solo quelle facevano male più di una
pugnalata
alle spalle.
Forse Cirucci non aveva le
palle per affrontarlo a spada tratta in un reale combattimento, ma
aveva comunque il fegato di schernirlo a voce alta.
Una volta arrivata
all'uscio della grande porta di bronzo, volle concedersi di guardarlo
di scorcio – no, non volle dargli la soddisfazione di
voltarsi del
tutto – per lanciargli quello che era un ammonimento stampato
su di
n sorriso tornato beffardo e arrogante quanto quello di Luppi.
“Sei davvero divertente
Luppi-kun...
Sarà una vera
tragedia quando morirai”
Parole
sottili e velate, si indirizzarono veloci al giovane con sfregio
divertito. Un sensuale sorriso malvagio, che si stampò sul
volto
della giovane Arrancar e che fece arricciare verso il basso quello
dell'arrogante Espada.
Il numero sei finalmente
smise di ridere in modo volgare, e si lasciò scappare una
espressione contrita dalla disapprovazione verso quelle inutili
parole.
“Che strega senza
umorismo...” borbottò lui.
Una volta che la donna se
ne fu finalmente andata, Luppi si portò le mani ai fianchi
in una
posa indispettita quanto arrogante. Gli ci volle un po' per scacciare
via quel nervoso in corpo, e una volta che si fu calmato decise anche
lui di lasciare quel luogo che ben puzzava di adrenalina mista alla
clorofilla dei fiori recisi. Un insolito dettaglio da mondo dei vivi,
in mezzo ad un mondo di morti.
Ma c'era decisamente poco
da fare, avrebbe potuto benissimo rompere le scatole a chiunque altro
in quel palazzo grande e buio, se non fosse stato che Cirucci gli
assomigliava così tanto che era un piacere tormentarla
spesso e
volentieri.
Si, decisamente Cirucci
gli piaceva molto, ed ora che era un Espada c'era ancor più
gusto
nel disprezzare il prossimo.
Tanto ce ne sarebbe voluto prima che morisse per davvero...