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Autore: Botan    12/04/2010    1 recensioni
"Un giorno Amane portò un uomo nel tempio dei Kuze, facendo risvegliare la sacerdotessa dal suo sonno. La sentenza della signora Kuze fu truce e gelida come il ghiaccio: Amane doveva essere punita. E quando si rese conto che quell’incubo non avrebbe mai avuto un lieto fine, quando si rese conto di essere sola contesa tra sangue e buio, anche il suo cuoricino si sentì immolare."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amane era una bambina con le trecce

                           Amane era una bambina con le trecce

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amane era una bambina con le trecce.

Amane amava intrattenere la Sacerdotessa Dormiente e, al contrario delle altre tre ancelle, la reputava una ragazza normale, proprio come lei, e non un oggetto che presto avrebbero dovuto sacrificare.

E poi Reika amava una persona. E questo la rendeva molto più umana di quanto non la considerassero tutti gli abitanti della villa del sonno.

Le voleva bene, benché sapesse che non avrebbe mai dovuto attaccarsi troppo a lei continuava a farle compagnia. Ma Amane aveva deciso di rinchiudere nel suo cuore l’affetto che provava nei confronti di quella fanciulla, così ella non lo avrebbe mai scoperto, ed il rituale si sarebbe concluso nel migliore dei modi.

Ma ciò che la bambina con le trecce temeva più di ogni altra cosa, era che Reika scoprisse quello che in realtà sarebbe dovuto restare nascosto. Amane temeva di lasciarsi sfuggire qualcosa riguardo l’amore perduto della sacerdotessa. E la persona che amava Reika, altri non era che il fratello maggiore della piccola ancella.   

Il timore che potesse scoprire ciò, non le faceva neppure avvicinare il viso a quello di Reika. Temeva che facendolo, ella potesse guardarla negli occhi e scoprire quanto assomigliassero a quelli del suo unico amore.

Aveva fatto del tutto per evitarlo. Ci era riuscita fino al giorno in cui non vide per la prima volta in vita sua quello sconosciuto dai lineamenti tanto simili ai propri. 

 

 

                                                                                      ***

 

Hisame, Shigure e Minamo non le erano simpatiche. Vedeva nei loro occhi una perfidia inesprimibile. E nonostante avessero più o meno la medesima età, la più matura del gruppo era proprio lei.

La volontà impostale dai Kuze, la coinvolgeva a fare parte di quel quartetto. E ad Amane questo non piaceva, perché tutte le volte in cui ella si univa alle altre, si sentiva “infangata” come loro.

Spesso rifiutava l’invito di una giocata insieme e le lasciava sole, dedite ai loro perversi “passatempi”. Quanto li detestava Amane.

Quei macabri sollazzi le facevano venire il voltastomaco. Soprattutto quando esse per mettere in atto i loro sadici giochi, si servivano di animali dal cuore pulsante, piuttosto che bambole dal ventre imbottito.

La bambina con le trecce non voleva vedere uccellini con ali rotte non volare più, e giovani volpi guaire riverse a terra e con i corpi straziati divenire per quelle bambine vistosi stendardi.

Amane non chiedeva di vedere tutto ciò.

Amane non voleva più fare parte di quella grande famiglia.

La bambina con le trecce si struggeva per riavere la sua, di famiglia.

Tuttavia, era tenuta a sopportare ancora un po’. Ancora un altro pochino, e forse tutto sarebbe cambiato.

Suo fratello, allontanato dal villaggio anni orsono, avrebbe messo la parola fine a quella brutta situazione, e tramutato l’incubo in una favola a lieto fine.

Così, per alcuni anni la giovane ancella continuò la sua vita.

Le mansioni, sempre le stesse: intrattenere Reika e farle compagnia, ma nello stesso tempo studiare il cerimoniale, anche se controvoglia.
Perché immolare una persona innocente che in vita sua non aveva mai fatto del male a nessuno? Perché una pratica tanto barbara da eseguire a crudo spettava a delle ragazzine con la bocca ancora sporca di latte?

Doveva fare male, ricevere l’immolazione. Ogni volta, per la giovane Kuze sentire il suono di quella parola era un tormento. Era come se le friggessero i polsi.

Immolazione, quella per lei era una parola tabù.

Amane non era sadica come le altre sue coetanee. Amane si sarebbe rifiutata di fare una cosa così crudele, ed era convinta che suo fratello sarebbe intervenuto molto prima che quel giorno fosse arrivato. Molto prima che la Sacerdotessa Dormiente avesse ricevuto l’Immolazione.

 

                                                                                      ***

 

Poi, accadde un avvenimento inaspettato.

Nevicava, e forse quel biancore glaciale avrebbe spazzato via ogni incubo e portato il lieto fine ad una storia che sembrava destinata a non avercelo. 

 

                                                                                       ***

 

Un giorno Amane portò un uomo nel tempio dei Kuze, facendo risvegliare la sacerdotessa dal suo sonno. Quell’uomo si chiamava Kaname. Era suo fratello maggiore.

Sì, finalmente era tornato.

Per davvero.

Per lei, per Reika.

Per mantenere una promessa.

E anche Amane voleva mantenere la sua, di promessa. Voleva che Kaname e la sacerdotessa s’incontrassero un’ultima volta.

Ciò avvenne, ma non fu come lo aveva immaginato l’ancella.

Reika era già stata immolata.

Nella grande villa scese giù l’agitazione, e fu subito caccia aperta per trovare la traditrice.

 

La sentenza della signora Kuze fu truce e gelida come il ghiaccio: Amane doveva essere punita. 

 

 

Ella si nascose.

Loro la scovarono.

E per lei non ci fu nessun perdono.

 

 

Amane subì l’Immolazione in fondo all’Abisso.

 

Hisame, Minamo e Shigure eseguirono il rituale. I loro occhi non avevo smarrito quel vezzo sadico di sempre. Ma furono le prime due a provare maggiore soddisfazione quando i paletti le attraversarono polsi e piedi.

Amane non morì subito. Lasciata sola, lì, infondo all’Abisso oscuro, ebbe il tempo di guardarsi intorno, mentre Shigure, forse la meno sadica delle tre servitrici, scappando via osò chiederle scusa.

Il sangue si riversò a terra, dapprima copioso come un fiume in piena, poi divenne arido ruscello.

I polsi non le friggevano più. Una volta provato il rituale sulla sua stessa pelle, ad Amane la parola tabù non faceva più paura.

Si rese conto di quanto avesse sofferto Reika durante l’immolazione.

Le lunghe maniche del suo abito bianco da ancella si macchiarono di un rosso scarlatto, caldo e ancora in vita, mentre il sangue sgorgava dalle membra attraversate dai paletti di legno, infangando perfino la sua chioma.

Adesso Amane era una bambina con le trecce sporche di sangue.

Quella sensazione di sudicio le dava fastidio, tuttavia lei non avrebbe più potuto lavare i propri capelli con acqua e sapone.

Pensò alla crudeltà con la quale Kaname era stato separato da Reika.

Soffrì per il fratello perduto.

Soffrì tanto. Ed il dolore coprì perfino quello causato dai paletti che aveva nella carne.

E quando si rese conto che quell’incubo non avrebbe mai avuto un lieto fine, quando si rese conto di essere sola contesa tra sangue e buio, anche il suo cuoricino si sentì immolare.

Aveva desiderato a lungo poter conoscere suo fratello, ma il giorno in cui ciò avvenne, fu anche il momento in cui dovette dirgli per sempre addio.

Pianse, Amane. Ma riuscì a versare solo una lacrima.

Di sangue, oramai, ella più non ne aveva. Il terreno ormai n’era pregno.

Morì nel momento in cui quella goccia le bagnò la guancia, senza avere neppure il tempo di socchiudere gli occhi, proprio come Reika.

Una delle sue trecce, oramai per metà smembrata, si affiancò al lato del viso.

Amane non poté sentirla, ma fu come se ciò che aveva sempre fatto parte di lei, laggiù nell’oscurità, avesse voluto per sempre dirle addio.

 

                                                                                      ***

 

Il redattore di una nota casa giornalistica posò sulla scrivania d’innanzi a sé i fogli di quello che aveva appena finito di leggere. Alzò il capo, e sorrise con benevolenza alla figura che gli stava di fronte.

- Sai, alla gente piace leggere questo tipo di notizie folkloristiche. E se a loro piace, allora noi continueremo a scriverle, anche se saremo costretti ad usare l’immaginazione. – rise bonariamente, allettato dall’idea di incassare un cospicuo profitto - Sono sicuro che la rivista venderà un sacco di copie grazie a te e soprattutto alla tua geniale fantasia!

 

Davanti a lui, la persona, una ragazza dal timido sorriso, dovette scuotere il capo.

- Vede, non si tratta di fantasia, né tanto meno di usare l’immaginazione. Talvolta occorre ascoltare ciò che i sogni ci mostrano durante la notte. Tutto qui. 

 

Il redattore tossicchiò con un colpetto di riso. – Perbacco! Per te sarà stato senza dubbio uno spaventoso incubo!

 

La figura sorrise ancora, ma sempre con gentilezza. – Questo è vero, ma… L’importante è che io mi sia svegliata! – dopo aver pronunciato quelle parole, raccolse la borsa ed andò via, lasciando il redattore con un’aria perplessa ma affascinata al tempo stesso.

 

                                                                                          ***

 

Di ritorno verso casa, nel bel mezzo di un viale alberato, la ragazza si fermò. Alla fine di quello stesso viale, qualcuno la stava aspettando.

Aveva il suo stesso sorriso, amabile e gentile, paziente e garbato.  Sembrava non vedere l’ora di poterla riabbracciare.

Prima di raggiungerlo, ella alzò gli occhi al cielo.

Fissò la volta con energia, con slancio.

Si fermò, abbassò nuovamente lo sguardo, e sorridendo con letizia, le braccia spiegate come vele al vento, iniziò a correre gioiosamente. E mentre Miku lo faceva, un pensiero le volò via dal più profondo del cuore. - Grazie, Amane! – disse, e quando finalmente si sentì avvolgere dalle braccia di quel qualcuno da lei così sconfinatamente amato, con un ultimo sorriso concluse: -Spero che tu, lassù, abbia ritrovato tuo fratello, così come io ho ritrovato il mio!

 

 

                                                                                                                                              Fine

 

 

 

 

 

 

 

Ecco un’altra fanfiction interamente dedicata ad uno dei personaggi secondari di Project Zero che amo di più: Amane, la giovane ancella con le trecce.  

Così dolce, garbata e riservata allo stesso tempo, si fa volere bene praticamente da subito.

Legata a suo fratello, proprio come la piccola Chitose, e con lo stesso triste destino.

Giocando a PZ3, la storia di questo personaggio mi ha particolarmente colpito.

E’ commovente, come tutte le altre, ma non so dirvi bene il perché, tuttavia Amane sembra possedere una luce diversa.

Effettivamente la si vede poco nel gioco, però sono comunque diventata una sua grande sostenitrice perché non si può non lasciarsi coinvolgere dalla sua storia.

In questa fiction ho cercato di ricreare, proprio come nell’altra mia storia, “bimba nell’armadio”, le emozioni di Amane durante la sua brutta disavventura. Però questa volta ho deciso di farle narrare da Miku, in quanto personaggio molto simile a lei.

La fanfiction termina con un finale differente rispetto a quello del gioco, e di sicuro più lieto!

Volevo in un certo senso regalare sia ad Amane che a Miku una conclusione diversa, migliore. ^__^ 

 

Piccola postilla sulle altre 3 servitrici e la questione che riguarda i loro perversi “passatempi”…

Ho acquistato diversi anni fa una copia del Fatal Frame Comic Anthology, ovvero un volume unico che racchiude una serie di storie in formato manga, disegnate appositamente per questo terzo capitolo.

Essendo il manga un prodotto ufficiale, ritrae cose ed eventi che nella saga stessa non ci sono, quindi attendibili. C’è una storia in particolare dedicata ad Amane, in cui ella viene invitata a giocare da Hisame (la servitrice con i capelli lunghi), che successivamente la condurrà in un prato. Shigure e Minamo, le altre due ancelle, sono lì. Si unisce a loro Hisame, e le tre cominciano a “giocare” con un povero leprotto indifeso.

Non aggiungo altro, perché personalmente, avendo a casa con me un coniglietto nano, quella parte non l’ho gradita per niente… Però vi assicuro che quelle ragazzine sono davvero perverse…! Shigure un po’ meno, tuttavia in quel capitolo sembrava gradire e stare al gioco

 

Detto questo, spero che la fanfiction vi sia piaciuta, e ringrazio anticipatamente tutti coloro che lasceranno una recensione! *^__^*

 

Niko niko,

Botan

 

   
 
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