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Autore: Fuuma    14/04/2010    2 recensioni
Non c'è un modo vero e proprio per descrivere un mondo visto dai loro occhi.
E' fatto di algoritmi, codici binari, 0 e 1.
E poi... ha il suono di un cuore che batte. -scritta per lo Sfiga!Fest-
Genere: Introspettivo, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dita, Jima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: My world is a beaten heart

Serie: Chobits

Rating: PG

Genre: Introspective, Fluff

Character: Jima, Dita

Pairing: JimaxDita

Prompt: Chobits - JimaxDita - 1010101...

Conteggio Parole: 520

Disclaimers: I personaggi di Chobits appartengono alle Clamp.

La Flashfic è scritta per lo Sfiga!Fest@FW.it

 

.My world is a beaten heart.

«Che cosa stai ascoltando, Jima?»

 

Il Mondo.

Il mio mondo, che ha il suono di un cuore che batte.

È fatto di impulsi.

1.0.1.0.1.0.1…

Di piccole scariche elettriche che si accendono, si riducono, si acuiscono o si spengono, a seconda dell’intensità e dell’importanza dei dati che vengono registrati nel mio database.

 

«Che cosa stai guardando, Jima?»

 

Quella che gli esseri umani chiamano Bellezza. È un concetto astratto, troppo complicato da spiegare a parole per un persocon -e forse anche per una persona fatta di carne, ossa ed organi interni-; il mio significato di Bellezza è Dita.

Tra zampilli di 0 e 1 il suo volto prende forma davanti ai miei occhi.

Una pennellata di 0 per il nero cuoio dei suoi abiti, spolverate di 1 per la pelle, spruzzi di 01 per gli occhi, poi colate di codici, all’apparenza infiniti, per ridefinire le sue forme esili, la finezza delle sue dita, l’ovale del suo viso un po’ di donna e un po’ di bambina, le curve appena accennate…

E, nel pulsare dei circuiti che lavorano per permettermi di vedere, sentire, toccare –interagire con- quello che mi circonda, sento un cuore che batte.

 

«Jima, si può sapere perché non rispondi?» la voce di Dita è, in qualche assurdo modo, preoccupata. Non come potrebbe esserlo quella di un essere umano, perché il suo tono è monocorde, ma per chi, come noi, percepisce i suoni in maniera diversa, può sentire le minuscole vibrazioni che la accompagnano e le donano un tremito a malapena percepibile.

«Non ti rispondo perché non potresti capire.»

Le sorrido, sperando sempre che anche lei ricambi il gesto, anche se so perfettamente che non avverrà. Dita non è capace di sorridere. Un giorno vorrei insegnarglielo, ma per ora mi limito a scivolare con la mia mano tra i suoi capelli, sfiorandoglieli in una… come la chiamano gli uomini? Carezza.

Mi piace il suono di questa parola.

«Jima?»

«Shsss.» le soffio addosso, abbassandomi verso di lei per poter poggiare la fronte contro la sua.

Sembriamo così umani ora, mentre invece non siamo che macchine create dall’intelletto dell’uomo. Fredde ed insensibili come il metallo che ci compone. O, almeno, così dicono.

Lei resta immobile, con il vetro dei suoi occhi che si specchia nei miei, in attesa di capire cosa voglia fare, abbandonandosi completamente alle mie mani. Senza la minima incertezza.

Rimaniamo così a lungo, finché il bluetooth di cui di cui mi hanno dotato non ritrova il suo e allora ogni dato mi formi scorre in Dita ed ogni dato formi Dita scorre in me.

«Lo vedi, Dita?» Non è più voce la mia, ma un pensiero che passa direttamente nel suo cervello insieme al flusso delle informazioni.

Poi lei vede.

È una cascata di numeri binari che si dipinge di colori e suoni diversi l’uno dall’altro, così che diano vita ad immagini, forme, luoghi, volti…

E tutto questo pulsa direttamente nel mio corpo. Nel nostro corpo.

«Che cos’è?» domanda, probabilmente mi illudo anche di aver letto una punta di curiosità.

Sorrido, stringendola a me, per non rischiare di perdere il collegamento e anche perché voglio farlo.

«E’ il nostro cuore.»

 

.THE END.

   
 
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