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Autore: Roberta87    17/04/2010    1 recensioni
Bella è una ragazza difficile , con problemi….è una cattiva ragazza. Si droga , ha cattive compagnie, beve, fa sesso con chiunque…..insomma è una ragazza sbandata e sola al mondo. Quando , all’improvviso , nella sua vita si insinuerà la presenza di un ragazzo sconosciuto. Lo stesso ragazzo che le salverà la vita , una notte , per non lasciarla più….un Edward anche lui completamente avulso dal suo ruolo in Twilight. Bella non capirà l’intromissione di Edward nella sua squallida vita e così , tra liti , incomprensioni e confessioni…inizierà il loro rapporto unico e complicato….che li porterà verso una sconvolgente e dolorosa rivelazione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti ! siamo sempre noi!!! la mia socia Kika ha insistito perkè io postassi almeno il primo capitolo....e quindi eccolo qui!!!
ASPETTIAMO CON ANSIA I VOSTRI COMMENTI !!!
Nel frattempo ringraziamo tutti quelli che hanno già notato la nostra storia.

Grazie a chi l'ha messa tra le preferite :
1) - _B3lla_Swan_

Grazie a chi l'ha messa tra le seguite :
1 - acqua1879 
2 - ampollina91 
3 - eMiLy BlOoD 
4 - nica89 
5 - _B3lla_Swan_ 


COPERTINA MY MIRACLE

CAPITOLO 1 – “Destini

POV   Bella.

Ero tutta sudata ed avevo un caldo afoso appiccicato addosso,mi mancava l’aria.
Sentivo ogni parte del corpo intorpidita,come se non mi appartenesse,ma soprattutto , avevo la testa in fiamme.
Svegliarmi con la sensazione che mi stesse per esplodere il cranio era una schifosa costante della mia squallida vita.
Distesa , a faccia in giù sull’erba , pensai che forse togliermi il cappuccio mi avrebbe aiutato a respirare meglio.
Sollevai una mano senza sapere bene come muoverla per arrivare a toccare la testa.
Dopo un paio di tentativi andati a vuoto riuscii a trovare la parte del corpo che stavo cercando,e con un gesto trascinato mi tolsi il cappuccio.
Insieme all’aria calda , arrivò a schiaffeggiarmi sul viso anche una potente e fastidiosissima luce , che riusciva ad accecarmi anche attraverso le palpebre.
Tentai di aprire gli occhi un paio di volte per rendermi conto di dove fossi finita quella notte.
Al quinto tentativo,quando la luce mi sembrò leggermente più sopportabile,le palpebre si dischiusero permettendomi di dare una sbirciatina.
La prima cosa che vidi fu una maglietta nera a pochi centimetri dal mio viso.
Quella prospettiva non mi avrebbe di certo aiutata ad orientarmi.
Così , recuperando un po’ di forze , e tentando di riprendere il controllo del mio corpo,cercai di mettermi seduta.
Fu molto difficile,ma alla fine,dopo un po’ di sbandamenti ci riuscii.
La testa , oltre al fatto che sembrasse in fiamme, aveva iniziato a girare vorticosamente.
Incrociai le gambe,poggiai i gomiti sulle ginocchia e mi presi la fronte tra le mani stringendola forte.
Credo che stetti in quella posizione almeno una decina di minuti ,ma alla fine parve che il mio cervello volesse iniziare a collaborare.
 Sollevai la testa dalle mani e mentre mi sbottonavo la felpa per toglierla,diedi un’occhiata intorno.
La maglietta nera che avevo visto prima era di Jess, accasciata di fianco a me in una posizione innaturale era ancora priva di sensi.
Lo stesso valeva per gli altri quattro ragazzi sparpagliati intorno a noi.
Quei cinque ,sbandati , esseri erano la mia sottospecie di famiglia.
Non credo si possa definire “famiglia” un gruppo di semi-sconosciuti con i quali condividi l’alcool , la droga,una topaia ,e a volte anche il sesso.
Ma era tutto ciò che avevo.
Posai la felpa accanto alle gambe , e abbassando lo sguardo vidi la canotta logora che avevo indosso macchiata di vomito.
Un souvenir dell’ennesima notte passata a sbronzarci….non ero nemmeno sicura che fosse mio.
Diedi un’occhiata in giro per cercare di capire finalmente dove fossi.
Il prato tagliato perfettamente , le palme , il rumore del mare , ed una sculettante troietta bionda che faceva Jogging nella sua tutina firmata mi aiutarono a ricordare : Beverly Gardens Park .
Evidentemente anche la sera prima avevamo deciso di vagare per quello che era uno dei più grandi parchi di tutta Los Angeles , magari con l’intenzione di prendere per il culo qualche fighetto figlio di papà del posto.
La biondina , con tanto di i-pod nelle orecchie , mi guardava schifata ed indignata.
Pensai bene di darle il buongiorno con il dito medio della mano destra.
Di tutta risposta,le si dipinse un’espressione offesa in volto,e corse via più veloce.
Sorrisi divertita .
Bastava sempre pochissimo per “oltraggiare” quelle bamboline tutte rifatte e il loro mondo patinato.
Me la immaginavo già intenta a raccontare sdegnata l’orribile affronto che le avevo fatto alle amiche oche come lei.
Mi facevano una gran pena rinchiuse nelle loro vite dorate e finte.
Non avevano idea di cose fosse la vita vera , di quanto in realtà facesse schifo il mondo.
Nelle loro immense ville non arrivava mai la puzza di stantio mista alla polvere tipica delle topaie dove vivevano i ragazzi come me .
 Come noi.
Già perché io dovevo ritenermi quasi fortunata per il fatto che avessi cinque compagni con i quali condividere le mie disgrazie.
In genere di giorno non restavamo mai tutti insieme,ognuno prendeva la propria strada , per poi rincontrarci di notte per strada o in quella topaia di garage abbandonato che era diventata una specie di casa.
C’era da dire che , non eravamo sempre gli stessi.
A volte qualcuno spariva per non farsi rivedere mai più , talvolta altri andavano via per mesi per poi ritornare.
Nell’ultimo mese però eravamo stati sempre in 6 : io , Jess (avrà avuto circa 17 anni,occhi blu e capelli neri) , Angie ( una bionda rinsecchita dall’età indecifrabile) , Rudy (il più grande tra noi , ci insegnava sempre qualche nuovo trucchetto per racimolare qualche dollaro) , Paul (un bel ragazzo alto dai capelli corvini lunghi) , e Mike ( tossicodipendente fuggito di casa qualche mese prima).
 Proprio con Mike ultimamente avevo avuto dei problemi,da quando mi aveva raccontato la sua storia una notte , ispirato evidentemente dalla strisciata di coca di quella sera.
Mi ero incazzata con lui .
Come poteva aver abbandonato la sua famiglia ?
Nessuno di noi altri ne aveva mai avuta una , e lui invece mandava a fanculo la sua??.
Il ricordo di quella notte  mi bruciava ancora dentro.
Non riuscivo a smettere di pensare a come sarebbe stata diversa la mia vita se lei fosse stata viva.
Se lei fosse riuscita a cavarsela quella notte.
Se la mia giovane madre non fosse morta lasciandomi sola al mondo quando ero ancora una bambina.
Scacciai ancora una volta dalla testa quei pensieri che mi laceravano dentro.
Pian piano stavo riacquisendo la sensibilità in tutto il corpo,e cominciavo a sentire la fastidiosa sensazione della bocca impastata e secca.
Avevo bisogno di bere.
Mi guardai intorno in cerca di una fontana o di qualsiasi altra cosa che potesse contenere dell’acqua.
Vidi quello che stavo cercando una ventina di metri dietro di noi , una zampillante fontanina fra due piccoli sentieri del parco.
Insieme all’oggetto del mio desiderio però , vidi anche un ragazzo.
Un ragazzo bellissimo vestito di tutto punto se ne stava poco lontano dalla fontana , in piedi , a guardarmi.
«Benone!»  pensai ,
« Un altro stronzo damerino che si gode lo spettacolo».
Stavo per dargli lo stesso saluto della bionda di prima , quando si voltò di spalle e se ne andò.
Doveva essere bastato il mio sguardo carico di odio.
Decisi che per quella mattina gli sguardi di disprezzo dei ricconi di Beverly Hills mi erano bastati ed avanzati.
Così mi alzai in piedi , raccolsi la felpa che legai in vita , e scavalcando la mia disgraziata compagnia mi incamminai verso un’altra giornata alla quale sopravvivere.




POV    Edward.


Los Angeles in giugno era una caldaia rovente ed asfissiante.
Soprattutto in centro.
Hollywood quella mattina sembrava un inferno.
Tutti che correvano freneticamente , a volte anche spintonandosi e rivolgendosi agli altri con toni poco garbati dovuti all’esasperazione per il troppo caldo.
Non riuscivo più a sopportare tutto quel trambusto , così decisi che una bella passeggiata in riva all’oceano era la cosa migliore da fare.
Presi al volo un bus che mi lasciò nella ricchissima Beverly Hills.
Quella strada era sempre stata troppo pomposa per i miei gusti.
Attraversai , mi diressi verso la sabbia luccicante , e una volta raggiunta mi sfilai le scarpe incamminandomi verso la riva.
Passeggiai a lungo percorrendo su e giù sempre lo stesso tratto di bagnasciuga , fin quando nemmeno la piacevole brezza oceanica riuscì più a farmi sentire rinfrescato.
Mi tolsi la giacca beige e la poggiai dietro la schiena,mantenendola solo con un dito , rimanendo in camicia.
Raccolsi le scarpe e mi ricordai che nelle vicinanze sorgeva un parco immenso , dove di sicuro avrei trovato il refrigerio che tutti cercavano.
A cinque minuti di cammino dall’affollata spiaggia sorgeva il rigoglioso  Beverly Gardens Park nel quale passeggiavo da una buona mezz’ora ormai.
Le alte palme e la ridente vegetazione donavano a quel posto qualche grado in meno rispetto a tutta la città.
Ed io mi stavo godendo a pieno quel briciolo di frescura tanto agognato mentre mi dirigevo verso una piccola e zampillante fontanina lungo i sentieri del parco.
Fu allora che la vidi per la prima volta.
Di spalle , era uno scricciolo spettinato e si era appena messa seduta con molta fatica.
Sembrava guardarsi intorno come per ricordarsi dove fosse.
Mi bastò un’occhiata ai vestiti logori e agli altri cinque ragazzi stesi intorno a lei per capire.
Quel quadretto mi era così vergognosamente familiare da farmi ancora male.
Conoscevo bene la sensazione di svegliarsi in un luogo sconosciuto, non ricordandosi nemmeno il perché o il come ci si trovasse lì.
 Era il ricordo di anni difficili e bui trascorsi ad ubriacarmi , spesso fino a perdere conoscenza.
Odiavo la sensazione di dipendenza che mi procurava l’alcool…..ma non potevo sfuggirgli,e negli ultimi periodi , nemmeno volevo.
Mentre mi perdevo nei ricordi del mio passato la vidi girarsi.
Rimasi stupito.
Nonostante fosse sporca e provata dalla vita che conduceva , era bellissima.
I capelli castani spettinati e rovinati , al sole rivelavano venature rossicce.
Ma ciò che mi catturò furono i suoi occhi : erano del color del cioccolato al latte.
Il paio di occhi più belli che avessi mai visto.
Mi si strinse il cuore nel vederli velati da una infinita tristezza che li rendeva quasi spenti.
Quegli occhi , ne ero certo , se avessero potuto risplendere sereni , sarebbero stati più luminosi delle stelle.
Ero completamente rapito dagli occhi e dalla bellezza ribelle di quella ragazza quando si accorse di me.
Sussultai nel momento in cui mi resi conto che mi aveva sorpreso a fissarla.
Lei mi guardava lanciandomi un messaggio pieno d’odio che colsi immediatamente,ed ebbi la sensazione che stesse per muoversi .
 Così , svelto , mi voltai dandole le spalle e mi allontanai.
Avevo negli occhi l’immagine di quella meravigliosa creatura che si stava distruggendo da sola ,  mentre pensavo a quando sarei entrato ancora una volta nella sua vita.
A quando avrei giocato per la seconda volta con i fili del suo destino……probabilmente, sconvolgendole nuovamente l’esistenza.

   
 
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