Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: war    18/04/2010    2 recensioni
Una sola è la legge che permette l'esisistenza dell'Universo come lo conosciamo: l'equilibrio. Esiste una casta di guerrieri che su di esso vigila e si adopera affinche esso resti immutato nel corso degli eoni. Il compito affidato a Niane è semplice; normale routine di controllo per un post Hades. Ma qualcosa non va come dovrebbe andare e il Santuario sarà di nuovo teatro di scontri...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sollevo lo sguardo e sono costretta a socchiudere gli occhi.
Il fuso orario.
Da me era sera, qui è giorno pieno.
Anche con il teletrasporto non posso fregare il jet-lag. Che sfiga.
Però si spiega perché Mu si sia portato dietro l’allievo nonostante la giovane età. Da questa parte del mondo è solo pomeriggio.
Fa un caldo infame, di quelli appiccicaticci, che ti pare di avere colla sulla pelle anziché crema idratante.
Mu osserva per qualche secondo la mia tenuta. Non dice nulla ma percepisco chiaramente che la ritiene inadatta al Santuario. Sicuramente ha ragione, ma nessuno mi ha dato troppo tempo. Né per fare le valigie, né per cambiarmi d’abito.
- Vieni, abbiamo un po’ di tempo prima che Athena ci riceva. – mi dice gentile. Noto con piacere che almeno non usa il lei. Lo odio. Mi fa sentire vecchia.
- Perfetto! – approvo decidendomi a posare a terra Kiki. Lui non dice nulla ed io so che è più che soddisfatto di aver potuto approfittare un po’ per non studiare e non fare i compiti. D’altra parte non posso certo dire di non essere mai stata nella sua stessa situazione. Ho un legame di amore e odio con i libri… Molto più di odio per la verità.
Gli appartamenti che Athena ha messo a disposizione all’Ariete sono grandi, spaziosi e con rifiniture di lusso. Quasi quasi mi vendo alla Dea. Quello che hanno messo a disposizione a me è una mansarda, con la tappezzeria che si stacca e il bagno che fa muffa. Per renderlo decente ci ho investito un po’ di soldi e tanto olio di gomito. Per quasi un anno, nel mio tempo libero diventavo il piccolo muratore felice. E’ per questo che nonostante la mia privacy sia zero, considerando che Nat ha le chiavi e fa di casa mia quello che vuole, non lo lascio. E poi, il fatto che lui paghi tutte le spese mi fa comodo. La divinità che servo non è generosa con il suo stipendio e l’altro lavoro, quello di consulente immobiliare non è che mi faccia navigare nell’oro.
Osservo la vasca da bagno che sarebbe meglio chiamare piscina chiedendomi quanto sia costata dato che non solo è stata scavata nel pavimento, con tanto di comodi gradini per immergersi, ma è persino abbellita da statue che a giudicare dalla manifattura non sono certo calchi di gesso o lavori di artisti di poco talento.
C’è chi può e chi non può. Io sono sempre dalla parte di quelli che non possono.
Cerco di ricordare se ci sia qualche usanza particolare nel fare il bagno. Mi sovviene solo che sono i giapponesi che non saltano nella vasca tutti insaponati ma si lavano fuori, per poi immergersi e rilassarsi.
Ad ogni modo scarto l’idea di gettarmi in piscina. Non vorrei addormentarmici dentro e finire con l’annegare. Bella figura di cacca, ci farei! Meglio una doccia e perdere il resto del tempo a disposizione per farmi piacere uno degli abiti che Nat avrà messo nella mia valigia.
Il suo concetto di eleganza classica è da brivido. Letteralmente. E so che vuole che io mi metta in maschera per impressionare la Kido. Dopotutto è una specie di gioco rituale. Un gioco di cui a me non frega un tubo, ma anche questo fa parte del contratto che ho stipulato. A volte devo proprio dirlo: merda!



L’ancella guarda trasognata il contenuto della mia valigia. Vorrei dirle di pigliarsi tutto e trovarmi un paio di jeans e una maglietta, magari di quelle un po’ trasgressive che portano i metallari, ma non lo faccio. Nat sarebbe capace di scorticarmi viva se faccio fare brutta figura all’Ordine. Ho già detto che odio il mio coordinatore? Bhe, lo ribadisco.
Osservo il vestito che sarebbe più adatto ad una sfilata in abiti d’epoca che non ad una riunione con Athena e lo scarto a priori. La caramella incartata non ci tengo a farla in nessuna occasione, meno ancora quando ci sono trenta gradi all’ombra.
Il secondo è un insieme di veli dalle diverse tonalità del grigio che non ho idea da che parte vadano presi per essere indossati. Grazie ma non ci tengo nemmeno a passare per la regina di Saba.
Il terzo tentativo mi fa arrossire fino alla radice dei capelli, che per fortuna non possono cambiare colore se non con una bella tinta. Il gonnellino di pelle e borchie, il corpetto di cuoio con il rinforzo sul seno, mi mancano solo gli stivali inguinali e le frusta per sembrare la cattiva ragazza di Play Boy. Lo indosserei solo per fare pigliare un colpo alla Kido, ma dato che non posso spostarmi per il Santuario sperando di non incrociare nessuno o accecare tutti quelli che incontro e, la controparte sarebbe di vergognarsi per mesi, decido di lasciare perdere.
Finalmente trovo qualcosa che sia indossabile.
Non è ciò che mi sarei scelta, ma è il meno peggio.
La camicetta bianca senza maniche è piuttosto trasparente ma il vistoso gibeau sul davanti copre abbastanza il reggiseno e quello che regge. Non sono messa male ed è per questo che preferisco evitare di esporre la mercanzia, perché non è carino parlare con qualcuno che non ti guarda quasi mai in faccia ma solo trenta centimetri più sotto. E i Saint sono tutti maschi.
Per un momento mi chiedo se devo indossare la maschera che portano tutte le sacerdotesse ma decido che non è il caso: non sono una servitrice di Athena. Non aspiro al ruolo di Saint, quale che sia l’armatura da indossare: bronzo, argento o oro a me non interessa.
Infilo l’ampia gonna nera che arriva fino a terra e contiene abbastanza tessuto da farci due lenzuola per un letto matrimoniale. Nat non ha badato a spese a quanto pare… Mi chiedo se si sia già trattenuto parte del mio stipendio e se ha fatto emettere la fattura di questi acquisti direttamente al Santuario. Di sicuro ha già trovato il modo per non essere lui quello che apre il portafoglio, perché tra lo sborsare dei soldi extra e il farsi amputare un arto sono cortissima che il mio coordinatore sceglierebbe l’ultima soluzione. A volte sono quasi persuasa che lui serva il Dio Denaro e null’altro. Per intenderci, l’ultima volta che abbiamo bevuto un caffè insieme è stata la sottoscritta a pagare perché al momento di andare in cassa lui s’è defilato con la scusa di recuperare la macchina parcheggiata lontano. E’ raro, ma Nathaniel ha la capacità di lasciarmi senza parole. Più spesso di quello che vorrei.



Sorrido a Mu e lui ricambia il gesto.
Non indossa l’armatura d’oro, il che mi lascia presupporre che sia una riunione meno formale di quello che mi ero aspettata, ma osservandolo meglio realizzo che anche se non è insignito della sua carica, l’abbigliamento è comunque elegante e formale.
- Bella scarpinata – riconosco osservando le scale che portano ai dodici templi successivi e pensando che sotto quel sole battente non sarà un piacere affrontare. Bhè almeno mi si rassoderanno i glutei… Vorrei dire che non ne ho bisogno ma si sa che a noi femmine il nostro aspetto fisico non piace mai completamente.
- E’ la Regola, non si possono prendere scorciatoie. – mi informa Mu.
- Allora andiamo. – accetto.
Per la verità non ne volevo prendere, salire alla Tredicesima passando da tutte le case mi permette di sondare il terreno e iniziare a fare le mie debite valutazioni che Nat di sicuro mi chiederà quanto prima.
L’Ariete è gentile ma riservato. Saliamo pressoché in silenzio; lui non spiega, io non chiedo.
La maggior parte dei templi che abbiamo attraversato sono incustoditi e in fase di restauro e ristrutturazione. La guerra con Hades ha fatto i suoi bei danni, posso solo constatare. Ma non è che l’Ade se la passi meglio. La mia ultima visita me lo ha mostrato ancora più desolato del solito.
Proserpina porta ancora il lutto e non ha tutta questa fretta di ricostruire, quasi non volesse prendersi la responsabilità di fare la regina dei morti. In effetti non piacerebbe nemmeno a me ricoprire quella carica, ma il destino non ce lo scegliamo, ci si incolla addosso alla nascita, come un francobollo con tanto di timbro postale.
Sono davanti all’incarnazione di Athena. Ma non mi sento in soggezione o intimorita dalla vastità del suo cosmo. E’ indubbiamente di origine divina, tuttavia non è come quello delle altre divinità. Dipenderà dal fatto che la Dea, incarnazione dopo incarnazione è divenuta più umana? Non lo so e per il momento non è mio compito appurarlo.
Osservo i suoi capelli violetti, fin troppo lunghi per non stonare sul quel corpo esile. L’abito candido ricorda un po’ i pepli greci e un po’ gli stilisti moderni. Lo scettro di Nike è saldamente tenuto dalla mano piccola e delicata, con le unghie perfettamente curate. Anche il viso, giovane e fresco è abilmente truccato come si addice ad una ragazza. Gli occhi sono azzurri, ma di un colore così intenso e brillante che si intuisce immediatamente non siano del tutto umani. Nel suo insieme è carina, ma nulla di speciale e se esercita del carisma, su di me non sta funzionando.
- Niane Kyle Barber – mi presento accennando un inchino.
Mu ha già il ginocchio posato a terra e il capo chino.
- Saori Kido – risponde lei sottintendendo che il suo ruolo non ha bisogno di presentazioni. Bhe, nemmeno il mio ne ha! Il tatuaggio è bello in mostra e nessuna divinità che si faccia chiamare tale potrebbe non riconoscerlo.
- Il divino Zeus mi ha informata circa la sua venuta. Si consideri nostra ospite, faremo del nostro meglio per metterla a proprio agio e tutti quanti saranno a sua disposizione per qualsiasi necessità. Anche io stessa, compatibilmente con i miei impegni… - esordisce impersonale.
So che lei non è contenta di avermi al Santuario più di quanto io non lo sia di essere qui.
- La ringrazio per la disponibilità e la collaborazione. Spero di concludere il mio compito in breve tempo. Cercherò di essere discreta e di passare il più inosservata possibile… - riconosco.
- Per il suo alloggio invece… Non posso ospitarla alla Tredicesima, ma sono certa che alla Terza, si troverà benissimo. Il suo custode è uno dei migliori Saint al mio servizio. –
Vorrei chiedere se mi è capitato il gemello bastardo ma sano di mente, alias Kanon o l’altro disturbato, alias Saga, e nel caso di quest’ultimo con quale delle due personalità dovrei avere a che fare ma mi mordo la lingua.
- Confido nella saggezza delle sue scelte – rispondo con un sorriso falso come una banconota da mille euro. E gioisco nel constatare che lei lo sa!
Le cose importanti sono state dette, il resto sono formalità.
In sostanza al Santuario non mi ci vorrebbero, e non si fidano di me, quindi mi tengono lontana da Athena e mi affibbiano ad un Saint che mi faccia da cane da guardia. Non è che mi aspettassi molto di diverso, ma almeno una presentazione ufficiale a tutti i Saint. A quanto pare invece le cose già state fatte all’interno del Santuario e la mia presenza non era rilevante.
Mi sento un po’ seccata ma d’altra parte, la mia venuta al Santuario è paragonabile ad un Controllo Fiscale in un’azienda. Io sono una grossa rogna.



- Quanti di voi Gold sono sopravvissuti ad Hades? – mi decido a chiedere a Mu mentre mi sta accompagnando al campo di addestramento dove il Saint dei Gemelli sta dando lezione agli allievi. - Tre di noi. Io, Shaka della Vergine e Kanon dei Gemelli. – mi dice.
Quindi le mie informazioni sono vecchie. Il gemello bastardo ha fatto ritorno al Santuario, ovunque fosse stato spedito durante il suo ritorno dall’Ade. E sarà con lui che avrò a che fare.
Alzo le braccia al cielo, stiracchiandomi. Potrebbe anche essere interessante.
- I Cinque Bronze più famosi della storia non vestiranno quindi Cloth dorati ma si terranno le armature divine, dico bene? – chiedo di nuovo.
- Così desidera Athena. Essi sono la sua personale guardia del corpo… - mi informa Mu pacatamente. Se la cosa abbia destato il lui sorpresa o delusione o anche solo perplessità non lo lascia trasparire. Non sarà facile leggere il cuore di questo Saint. D’altro canto non è che mi fossi aspettata qualcosa di diverso.
Vorrei fare domande su Shaka ma a questo punto sarebbe inutile. Mu non mi direbbe nulla di più di quello che già conosco, e probabilmente non sarebbe troppo meno di quello che lui stesso sa. Shaka non è noto per la loquacità e per il cameratismo.
Il mio lavoro al Santuario potrebbe essere più ostico, e conseguentemente più lungo di quello che pensassi.
Per Kanon non ho fretta. Valuterò da sola fra poco.



Figo.
Molto figo.
Fin troppo figo.
Osservo quello che so essere il Gold che mi da le spalle.
I capelli scuri, meno dei miei che sono completamente e assolutamente neri, sono raccolti in una coda bassa e disordinata. Le spalle sono ampie e possenti, la vita stretta, le gamba fasciate da pantaloni neri mostrano una muscolatura proporzionata secondo i dettami del classicismo. Il torso nudo mostra delle cicatrici che lo rendono solo più virile.
Il naso è dritto, la mascella decisa e gli occhi… Magnetici.
Tutto in lui grida che è uomo e uomo pericoloso.
Il suo stesso naturale atteggiamento lo fa inquadrare immediatamente nella categoria degli stronzi e bastardi, o bastardi & stronzi che tanto è uguale.
L’occhiata sdegnosa di cui mi degna mi elettrizza. Conquistare questo uomo sarebbe una sfida che mi incendierebbe il sangue. Ma non sono qui per questo genere di giochetti, anche se so perfettamente che se si dovesse presentare l’occasione di portarmelo a letto non ci sputerei sopra. Il sesso è una gran bella cosa, se consensuale. E’ liberatorio, appagante e non lascia strascichi.
L’amore invece è una merda: è solo un modo diverso per sanguinare.



Sto completando una serie di difficili e intricati calcoli astrali. Sono molto concentrata nel mio compito, anche se giaccio mezza svaccata sul divano della terza e Kanon, fregandosene del fatto che io sia donna, gironzola in pantaloncini di jeans sfilacciati e strappati che mi permettono di sapere che indossa boxer neri; il resto del corpo è ancora mezzo umido di doccia. In effetti è stato in bagno per quasi un’ora. Peggio di una donna oserei dire, ma quando è rientrato dal campo di addestramento era davvero sporco, di sudore e terra.
Fossi un altro genere di ragazza avrei il naso sanguinate da un pezzo. D’altro canto anche per lui ho la stessa valenza del cuscino bianco che schiaccia quando si lascia cadere in poltrona e mette i piedi sul tavolino, stappando una bottiglietta di birra con i denti. Birra a stomaco vuoto. O vuole ubriacarsi, o vuole ammazzare il suo fegato o semplicemente ha sete e non gliene frega un tubo del resto.
- Siccome nessuno mi ha detto nulla su come funzionano qui le cose, ho cucinato qualcosa. Ti ho aspettato per cenare, ma se preferisci farlo da solo non mi offendo. Io ne ho ancora per un po’ con questa roba. – gli dico senza nemmeno alzare lo sguardo dai conteggi.
Prima che lui risponda mi alzo di scatto, imprecando.
Allargo la mappa stellare sul tavolino di cristallo, sfiorando con l’angolo del foglio i suoi piedi e punto il compasso, tracciando delle tacche ben precise che si intersecano con precisione millimetrica.
- Ne sta tornando un altro! – Lancio uno sguardo all’orologio – Fra dieci minuti… Cazzo! –
- Mollo quello che sto facendo e mi dirigo di corsa verso la porta.
Kanon posa la bottiglietta di birra e mi inchioda con il peso del suo sguardo.
- Che c’è? – chiedo a quel punto smarrita.
- Esci così? – mi domanda lui, come se fossi una ritardata mentale.
Mi stringo nelle spalle. Sono coperta quanto basta… Almeno credo…
Lui sbuffa e si alza dalla sedia, afferra una maglietta nera con lo scollo a V se la infila mentre mi precede sulla porta. A quanto pare verrà con me.
Faccio spallucce chiedendomi di nuovo cosa non va nel mio abbigliamento. Indosso il classico completo short e top che uno mette quando va in palestra… Forse è il fatto che sono scalza… ma se appena appena posso preferisco il contatto con la terra.
Corro su per le scalinate che dalla Terza portano alla Quarta.
Esito un attimo prima di entrare nel Tempio, rivolgendo lo sguardo al cielo e individuando quello che mi interessa.
Al mio fianco Kanon è un po’ ansante ma non dice nulla.
Entro nella Quarta, mi muovo tracciando il percorso immaginario e mi fermo davanti ad un muro, su cui ancora si vedono sia i segni della battaglia che dei volti.
Uno di essi si muove e non è per effetto della debole luce o di qualche riflesso. Lo so.
Poco dopo il volto si delinea meglio e compare anche una mano.
Kanon fa un passo indietro e si mette sulla difensiva.
- Non è nemico del Santuario. Non più di quanto lo sia stato in passato. – gli annuncio osservandolo con la coda dell’occhio.
Sposto rapidamente lo sguardo. Non mi piace che la gente fissi troppo a lungo i miei occhi, ma di solito non c’è bisogno che usi particolari accortezze, sono pochi quelli che mi fissano a lungo. Il Natsume ( che significa Sguardo sugli Inferi) che alberga in fondo al loro nocciola aureo è scoraggiante di per se stesso.
Intanto la figura tenta di emergere dal muro; protende mani e braccia, tutto il suo corpo è in tensione e pare che il muro stesso si avvolga introno alla figura per non lasciarlo libero e per scolpire quel corpo nella sua dura pietra. Ma io so che quel Saint ne verrà fuori.
E’ un discorso di equilibrio. Sono tornati due Saint che appartengono alla Luce. Ne devono tornare due che appartengono al Buio. E immagino che se è tornato Kanon, che ha natura mista, lo dovrebbe fare anche Saga.
Dopo verificherò sulla tabella astrale. Il che significa almeno una nottata a fare conti. Mai una volta che il mio lavoro venga semplificato, tsk!
D’altro canto Hades non governa più il transito delle anime, e Proserpina non fa il suo lavoro. Così tocca noi assicurarci che i demoni non escano in massa, ma sempre in giusta proporzione. E’ un lavoro di palta. Perché non importa se il redivivo è buono o cattivo, se non è il suo momento va eliminato punto e basta.
E adesso c’è quest’ulteriore scocciatura: stanno tornando anime in corpi già adulti, quindi la loro eliminazione è più difficile. Insomma un neonato si elimina con più discrezione… Sono un mostro? E chi ha mai detto di non esserlo?
Se Athena non mi vorrebbe al Santuario non è che non abbia le sue ragioni. Ma anche io ho le mie, o meglio l’Ordine le ha. Ed io, in questo momento sono l’Ordine.
Il tatuaggio continua ad essere cangiante come se avesse vita propria. Quando il blu predomina in esso significa che sono l’ Assistenza. Quando è cangiante vuol dire che sono l’Osservatice, se diventa prevalentemente rosso significa che divento l’Assassino
Il muro esplode e ai miei piedi crolla la figura nuda di un uomo che tossisce e si rannicchia in posizione fetale.
Mi chino su di lui e cerco di sollevarlo. Kanon mi aiuta a metterlo se non altro seduto. Sento sotto le mani gli spasmi e le contrazioni dei muscoli di Death Mask di Cancer.
- Respira – gli suggerisco, ma lui è troppo impegnato a tossire.
Pare abbia in gola sostanze strane che non dovrebbero essere contenute in un corpo umano.
Gli picchio sulla schiena, a mano aperta, ripetendo
- Respira. – il suo volto è paonazzo, le vene del collo e delle tempie gonfie.
Se non respira ci lascerà di nuovo la pelle. I polmoni devono re-imparare a funzionare da soli, ma se lui non li usa…
Gurado solo per conferma il mio tatuaggio.
Blu, azzurro, turchese…
Death Mask è albino. Ha i capelli candidi, piuttosto indomabili per la verità e gli occhi rossi, li vedo chiaramente quando li spalanca in volto prima di contrarre tutto il corpo e irrigidirsi. Se non fosse stato per i riflessi di Kanon mi sarebbe caduto a terra.
- Tsk! – sbuffo afferrando di malagrazia il volto del Saint e incollando le mie labbra alle sue, mentre soffio una generosa quantità d’aria nella sua bocca. °Non sto baciando un uomo, sto gonfiando un palloncino° mi ripeto per placare la vergogna assoluta che sta minacciando di divorarmi. Ma esitare un altro secondo avrebbe significato perderlo. E fare incazzare tremendamente Nathaniel.
Lungi da me tale proposito, e non solo perché è quello che mi paga lo stipendio.
Mi stacco per prendere nuova aria e mentre sto per unire di nuovo le mie labbra con quelle di Cancer una mano mi ferma.
- Sta respirando – mi avvisa Kanon.
Due occhi di rubino fissano un po’ smarriti, poi un ghigno compare sulla bocca arrogante dell’uomo.
- Sta minchia, un bel risveglio… Vuoi approfittarne ancora? Per stavolta sono gratis. – mi chiede leccandosi le labbra e allungando una mano sulla mia natica.
Guardo Kanon allibita.
- Con quella roba che indossi mi stupisce non ti abbiano già stuprata… - fa notare Kanon con un ghigno.
Poco dopo due Saint d’Athena si stano massaggiando il bernoccolo che il cozzare delle loro teste a mia opera gli ha indiscussamente procurato.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: war