Il musicista sentì la schiena rizzarsi dal terrore mentre quell’uomo, a pochi posti da lui, gli puntava gli occhi addosso, squadrandolo minacciosamente.

Cazzo, sa che ho la droga- pensò Charlie, in preda al panico.

L’unica idea che il suo cervello riuscì a partorire era quella di aspettare e, alla prima occasione buona, sgattaiolare nel bagno dell’aereo e nascondere l’ovulo da qualche parte.

L’importante era non farsi beccare con la roba addosso; altrimenti, sarebbero stati guai serissimi per lui, per la sua carriera e per la sua libertà.

Non appena furono trascorsi dieci minuti, Charlie andò nella toilette, alla disperata ricerca di una soluzione.

Niente prova, niente processo- gli venne in mente, ritenendo a quel punto che ingoiare l’ovulo di cocaina fosse la cosa più logica da fare in una circostanza del genere.

Se ce la fanno i trafficanti di stupefacenti a inghiottirne anche dieci o venti alla volta, posso farcela anche io con uno- considerò.

 Ma Pace non aveva esaminato quanto il destino potesse incidere sulle scelte prese, trasformandole in qualcos’altro. Qualcosa di diverso e di pericoloso.

Mentre Charlie infilava con la massima attenzione l’involucro in gola, soffocando anche i conati di vomito che gli salivano, l’aereo sul quale stava viaggiando incontrò una turbolenza  così potente da squassarlo come se fosse stato un fragile fuscello.

In quell’attimo, in quel solo, insignificante attimo, tutto andò storto: l’ovulo non scese giù per lo stomaco, ma si bloccò in gola, impedendo al ragazzo di respirare.

A quel punto, senza più ossigeno, Charlie vide tutto attorno a lui affogare nel nero più totale e immaginò che la conclusione di tutto fosse vicina.

Mentre si stava lasciando completamente abbandonare, permettendo all’oscurità di abbracciarlo e porre fine alla sua vita miserabile da tossico suicida, vide una persona.

Vide lei.

Una ragazza bionda, semplicemente bellissima. Grandi occhi azzurri, boccoli dorati, sorriso così dolce da far resuscitare i morti.

Sembrava tutto quanto un sogno o un insieme di frammenti di ricordi, ma ciò che Charlie stava scorgendo e sentendo dentro di sé era indescrivibile. Il sentimento che gli stava quasi risucchiando l’anima, rendendogli più dolce perfino la morte, era così esaltante e vivo da essere migliore di qualsiasi droga avesse mai provato.

E dopo quel volto angelico che gli sorrideva, Charlie vide altro nella sua mente.

Un biglietto scritto di suo pugno, una specie di lista, e al primo posto c’era scritto La notte che ti ho incontrata.

Poi ci fu un altro flash, probabilmente di quella stessa notte:  lui e la ragazza seduti vicino a un fuoco, su una spiaggia; dietro di loro dei rottami di un aereo. Illuminata dalle fiamme, quella creatura era ancora più bella, così bella da sciogliergli il cuore.

Poi Charlie vide che la ragazza era incinta e l’immagine dopo fu di lui che le restituiva un neonato pacioccoso e lei che abbracciava forte il piccolo, dondolandolo tra le sue braccia delicatamente.

Un’altra scena che intravide fu quella di loro due, sempre sulla riva, sorridenti come non mai. Charlie brandiva in mano un barattolo di vetro vuoto e la bionda lo guardava tenera, come se avesse appena compiuto l’atto più premuroso del mondo nei suoi riguardi.

E infine un bacio. Un bacio pieno di affetto, sostegno, calore. Pieno di un amore che Charlie non aveva mai provato in vita sua, un amore così forte da sconvolgere la sua coscienza, le verità in cui aveva sempre creduto, la realtà in cui aveva vissuto fino a quel momento.

Per tutti quei brevissimi istanti in cui stava morendo, Charlie Pace sentì distintamente che tutto il meglio della sua vita era stato racchiuso in quegli occhi che stava ammirando e in quelle labbra che stava baciando.

Così era stato in qualche altro universo e così sempre sarebbe stato.

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