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Autore: Shiida the BlackLightning    22/04/2010    6 recensioni
" Rimani immobile. E' ironico no? Ora che finalmente ti è stata concessa la possibilità di scegliere, non sai da che parte andare... Sceglirai il Sogno o la Realtà? Rischierai di perdere tutto quello che hai per riuscire ad avere ciò che adesso desideri di più? La storia ha inizio, ed ora sta a te decidere "
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Nuovo personaggio, Tyki Mikk
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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+++ Angolo autrice +++

Eccoci qui!!

Che dire, niente, spero che darete una possibilità a questa storia perchè era un po' che la tenevo a maturare nella testa e alla fine mi sono decisa a pubblicarla.

Spero di riuscire a dare ai pensieri del personaggio di mia creazione( premettendo assolutamente che non sono io: l'ho scritto in prima persona solo perchè mi sarebbe tornato meglio per esprimere i pensieri) un tono che possa rispecchiare i pensieri di chiunque.

... anzi a dir la verità sto cercando di ispirarmi al " fan" in generale. ( cercando di rimanere sul generico)

Se vi intriga la storia lasciate un commentino o mettete la fic fra le seguite/preferite!!!

Grazie anche a chi deciderà semplicemente di leggerla!!!

Un bacio a TUTTI!!

 

 

 

Capitolo primo (parte prima) : Da realtà a sogno




" A volte la realtà non è altro che la veglia prima che il sogno vero e proprio abbia inizio... "


Sta per piovere. L'aria si è caricata di troppa umidità in queste ultime ore. Mi infilo il casco e salto sul motorino senza preoccuparmi di mettere al riparo il piccolo libricino che ho ancora stretto in mano.

Il volume colorato di D.gray-man viene appoggiato sul sellino e ricoperto dalle mie gambe per tenerlo fermo quanto basta per arrivare a casa. Curvo leggermente sulla destra per immettermi nella stradina secondaria che mi porterà dritta davanti alla rotonda prima della mia destinazione. Una luce abbagliante mi costringe a rallentare. Un uomo mi fa segno di accostare e per no so qualche motivo lo ascolto. Tiene una torcia in mano e con l'altra adesso si aggiusta il cappello malandato che gli ricopre una testa canuta.

Ora che lo guardo meglio sembra proprio un barbone e inizio a pentirmi di essermi fermata.

<< Ti era caduto >> esclama con aria bonaria mostrandomi il volume del manga che avevo sotto le gambe. Rimango stupita da quella scoperta dato che ero più che convinta di averlo ancora con me.

Sorrido e lo ringrazio.

<< E' una buona storia? >> chiede cercando di continuare una conversazione che non voglio davvero iniziare.

<< Si, molto >> taglio corto impegnandomi a risultare più che antipatica.

<< E ci sono parecchi colpi di scena? >>

<< Più o meno >>

L'uomo sorride notando la mia fretta.

<< Quando ero più giovane anche io leggevo belle storielle e fantasticavo su come sarebbe stato farne parte, anche a te capita di sognare di vivere le storie, diciamo da protagonista? >>

Ecco. Il barbone svitato. Perfetto.

<< Ehm, non proprio... mi piace leggere, tutto qui >>

<< Puoi dirmelo, sono sicuro che qualche sogno ad occhi aperti ti capita! >>

<< Si, ok, qualche volta >>

Il barbone si strofina il naso rosso con la mano della torcia e me la punta sugli occhi per un istante. Il suo viso è cambiato, la sua espressione è più malevola, consapevole di qualcosa che mi sfugge.

<< E ti piacerebbe che quei tuoi sogni ad occhi aperti diventassero la realtà? >>

Ok, il barbone svitato si stava trasformando in pazzo psicotico e pervertito dato che aveva appena appoggiato sulle mie cosce sia il manga che la sua mano sudicia. Con un colpo allontanai il suo artiglio puzzolente e mi ripresi il manga.

<< Si certo, come no... ora scusami ma vado da maga magò che ho già preso appuntamento con lei >>

Lui sorride mentre io rimetto in moto e mi allontano.

Possibile che gli psicopatici beccassero sempre me?

Non faccio in tempo a finire questo pensiero che qualcosa mi afferra per la schiena e mi trascina a terra facendomi cadere rovinosamente sull'asfalto. Urlo per il dolore che mi procurano le bruciature da contatto che mi si spandono sulla pelle. Ho gli occhi annebbiati ma riesco ad intravedere il motorino che si accascia a terra producendo mille scintille rossastre.

<< Avevi perso questo >> mormora una voce familiare lanciandomi sul viso il manga che avevo fino a pochi secondi fa in mano.

Il barbone mi si mette davanti puntandomi la sua torcia sugli occhi e ridacchiando divertito.

<< brutto stronzo >> sibilo mentre il dolore mi pervade ancora di più.

<< Che linguaggio volgare per una signorina come te.. >>

<< Fottiti >>

<< lo faccio spesso sai? >> scherzò regalandomi tutto il suo cattivo gusto. << Ma non è il momento di parlare dei miei desideri adesso... piuttosto sei pronta per iniziare il tuo ultimo sogno? >>

Sentii la pelle bruciare, ma sta volta non erano le ustioni da asfalto a far si che la temperatura del mio corpo aumentasse: era una luce bianca che mi costrinse a chiudere gli occhi per non rimanerne accecata.


" ...I sogni sono desideri, ed i desideri se ricercati con assiduità possono con un pizzico di fortuna diventare reali... "





Mi svegliai con il bisogno di urlare strozzato in gola. La testa mi girava da impazzire e non riuscivo neanche più a ricordare quanto forte avessi sbattuto la faccia sull'asfalto. La tempia e la guancia sinistra mi facevano male da impazzire: sentivo la pelle, ancora bruciata dall'impatto con la strada, tirare e ardere. Strizzai gli occhi non riuscendo a trattenere un mugolio sommesso di dolore. Sfortunatamente mi dimenticai che cadendo dal motorino mi ero bruciata la carne in diversi punti: soprattutto sul braccio sinistro. Quando la stoffa fresca del lenzuolo mi sfiorò la pelle imprecai. Ritrassi di scatto il braccio e me lo portai al petto soffrendo a denti stretti.

Tipico di mia madre non toccare le bruciature fresche e lasciarle respirare tutta la notte prima di fasciarle. Peccato che non ricordassi minimamente come avesse fatto a convincermi a starmene buona ad aspettare di andare a letto. In effetti, non ricordavo nemmeno come avevo fatto a tornare a casa. L'ultima cosa che ricordavo era quel lampo di luce ed il risolino marcio di quello stronzo che mi aveva tirato già dal motorino.

<< Ti sei svegliata >>

Mi voltai rasserenata aspettandomi di incontrare gli occhi mielati di mia madre ma quando incrocia i tizzoni scuri della donna che mi aveva parlato quasi svenni. Era una donna magra, particolarmente alta e con le dita lunghe e scheletriche. Eppure il suo viso piacevolmente rotondo attenuava il fisico da morta di fame.

<< Devi aver battuto forte la testa >> spiegò lei sedendosi sul ciglio del letto su cui ero sdraiata. << Fortuna che Robert ti ha trovata! Eri svenuta in mezzo alla strada >>

Non riuscivo a spiccicare parola, persino respirare mi costringeva ad uno sforzo impressionante. Ero pietrificata, non riuscivo più a capire se quello che avevo davanti era sogno o realtà.

La donna mi si avvicinò porgendomi la mano ossuta. << Mi chiamo Madlene, e tu? >>

Solo adesso notai come i suoi modi fossero garbati, come se appartenesse ad un'altra epoca. Il suo vestito lungo, da bravo angelo del focolare, aveva un che di già visto, come in una foto di qualche pittore inglese del diciannovesimo secolo. Il viso a tratti ancora puerile nascondeva la maturità di chi è dovuto crescere troppo in fretta ed ha accettato di prendersi la responsabilità delle proprie scelte.

<< Clary >>

Non so perché mentii; solo lo feci, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sentivo dentro di me una voce che mi continuava a ripetere che tutto quello che i miei sensi stavano percependo era sbagliato, era solo uno scherzo del mio cervello; come un sogno ad occhi aperti. Probabilmente volevo credere che quella voce avesse ragione, che il bruciore delle mie ferite, che gli occhi scuri di quella donna fossero solo frutto della mia immaginazione.

<< Come ti senti Clary, meglio adesso? >>

Annuii lentamente cercando di ricordare qualcosa, qualsiasi cosa che potesse spiegare quella situazione. Qualcosa sbatté, una porta probabilmente, ed i miei occhi saltarono dal viso di Madlene, alla porta della piccola stanzetta color ocra dove mi trovavo fino al corridoio adiacente.

<< Oh, Robert deve essere tornato! Vado subito a dirgli che ti sei svegliata! >> squittì la donna dirigendosi verso il corridoio e chiudendosi alle spalle la porta della camera. Riuscì solo a sentire una voce opaca pronunciare il nome di Madlene prima che il mio cervello si scollegasse. Mi ero mossa di scatto alzandomi in piedi per guardarmi intorno. Non conoscevo quella casa, non conoscevo quella donna, non avevo la più pallida idea di quello che stesse succedendo. Se era vero che mi avevano trovato sulla strada, svenuta, perché non mi avevano portato all'ospedale? Perché non avevano chiamato mia madre? Il telefono, il documento d'identità nella borsa potevano dar loro le informazioni necessarie per identificarmi. In quel momento mi resi conto che non avevo più addosso i miei vestiti. Indossavo una veste da notte bianca, come quelle che una volta avevo visto a mia nonna. Cercai di calmarmi, forse Madlene solo non aveva pensato ai documenti ed aveva aspettato che mi svegliassi per chiedermi come mi chiamavo. Dovevo assolutamente chiamare casa. Mia madre doveva essere preoccupatissima.

 

  
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