Titolo:
Una sciarpa
rossa e bianca.
Autore: Emily ff
Rating: Verde.
Genere: Fluff.
Avvisi: Flashfiction.
Personaggi: Cuba (POV), Canada.
Note dell'autore: Non c’è
nessun tipo di riferimento storico.
Cuba, mentre balbetta, mischia un
po’ di parole spagnole all’inglese (?). Sono facili
da capire, su su (ahah).
Prendetela come volete, l’ho
scritta in quindici minuti questa notte... e stanotte non stavo bene.
Mi piace
molto la coppia ma non è una vera e propria Shonen Ai
questa, è più un un
rapporto di amicizia (davvero!).
Commenti, accorgimenti e critiche
sempre ben accetti, come sempre.
Enjoy.
Una sciarpa
rossa e
bianca.
Le parole di quella nazione,
nella realtà così grande ma nei fatti a malapena
visibile, lo fecero
sussultare. Davanti ad un negozio tutto rosa di quella cittadina
così fredda,
con addosso solo due maglie di lana e un lungo cappotto, Cuba si stava
chiedendo se era possibile anche solo pensare ad una domanda del genere.
Erano le dieci di sera, era
dicembre, erano in un paese sperduto più o meno al centro
del Canada ed erano
davanti ad una fottutissima gelateria. Le gelaterie si aprono dove la
gente
compra il gelato, cazzo.
“C-Canada sto ghiacciando, n-non
ho fr-rio.”, disse
battendo i denti a
ripetizione. Chiuse gli occhi e cominciò a respirare
profondamente per darsi un
contegno (era o non era un grande paese anche lui? Aveva un minimo di
dignità,
non poteva far vedere le sue debolezze) e all’improvviso si
sentì avvolgere da
qualcosa di morbido e caldo.
Si voltò e vide il viso di Canada
appena a qualche centimetro dal suo, intento ad allacciare la sua
grande
sciarpa bianca e rossa intorno al suo collo. Ingenuo piccolo Canada.
“No-no Canada! Tu av-vrai fred-do
ahora!”, disse Cuba
allontanadosi
appena.
Il biondo lo guardò per un attimo
e poi arrossì. Come se ce ne fosse
bisogno ora, pensò Cuba storcendo la bocca in una
smorfia.
Canada si allacciò per bene il
suo cappotto e poi cominciò a spiegarsi.
“M-ma sai, io sono abituato a
tutto questo, insomma fa freddo sempre qui, tu invece stai sempre in un
paese
così... caldo, sì, pensavo non fossi abituato,
ecco...”, disse, probabilmente
maledicendosi per aver compiuto quel gesto. Si aggiustò gli
occhiali e sorrise
sommessamente, senza mai guardarlo negli occhi.
Cuba guardò Canada e poi la
sciarpa rossa e bianca. Si accorse solo in un secondo momento che il
ragazzo
aveva anche un cappellino, adornato con un grazioso bonbon, degli
stessi colori
patriottici.
Si avvicinò all’altra nazione e
posò un braccio sopra la sua spalla, stringendolo a
sé e facendo passare la sciarpa
sul suo collo.
“C-Cuba! Ma cosa fai?”
“N-non lo vedi t-tu st-tesso?”,
disse lui, sistemando per bene l’indumento dietro di
sé e spostando la mano
dalla spalla di Canada sino alla sua vita. “C-così
tutti e due non m-moriremo
as-sidera-rati.”, disse sorridendo.
Canada, ancora spaesato, venne
portato via di forza dal marciapiedi e ricominciò a
camminare affianco all’altra
nazione.
“Dove stiamo andando, Cuba?”
In
una fottuta sauna, Canada.