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Autore: EmilyFemmeFatale    22/04/2010    3 recensioni
[Cuba e Canada]
Erano le dieci di sera, era dicembre, erano in un paese sperduto più o meno al centro del Canada ed erano davanti ad una fottutissima gelateria.
Le gelaterie si aprono dove la gente compra il gelato, cazzo.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Canada/Matthew Williams, Cuba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '...a vivir para siempre la eternidad de un beso.'
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Titolo: Una sciarpa rossa e bianca.
Autore: Emily ff
Rating: Verde.
Genere: Fluff.
Avvisi: Flashfiction.
Personaggi: Cuba (POV), Canada.
Note dell'autore:  Non c’è nessun tipo di riferimento storico.
Cuba, mentre balbetta, mischia un po’ di parole spagnole all’inglese (?). Sono facili da capire, su su (ahah).
Prendetela come volete, l’ho scritta in quindici minuti questa notte... e stanotte non stavo bene. Mi piace molto la coppia ma non è una vera e propria Shonen Ai questa, è più un un rapporto di amicizia (davvero!).
Commenti, accorgimenti e critiche sempre ben accetti, come sempre.
Enjoy.

 

Una sciarpa rossa e bianca.

 

 

 “Cuba, hai freddo?”
Le parole di quella nazione, nella realtà così grande ma nei fatti a malapena visibile, lo fecero sussultare. Davanti ad un negozio tutto rosa di quella cittadina così fredda, con addosso solo due maglie di lana e un lungo cappotto, Cuba si stava chiedendo se era possibile anche solo pensare ad una domanda del genere.
Erano le dieci di sera, era dicembre, erano in un paese sperduto più o meno al centro del Canada ed erano davanti ad una fottutissima gelateria. Le gelaterie si aprono dove la gente compra il gelato,  cazzo.
“C-Canada sto ghiacciando, n-non ho fr-rio.”, disse battendo i denti a ripetizione. Chiuse gli occhi e cominciò a respirare profondamente per darsi un contegno (era o non era un grande paese anche lui? Aveva un minimo di dignità, non poteva far vedere le sue debolezze) e all’improvviso si sentì avvolgere da qualcosa di morbido e caldo.
Si voltò e vide il viso di Canada appena a qualche centimetro dal suo, intento ad allacciare la sua grande sciarpa bianca e rossa intorno al suo collo. Ingenuo piccolo Canada.
“No-no Canada! Tu av-vrai fred-do ahora!”, disse Cuba allontanadosi appena.
Il biondo lo guardò per un attimo e poi arrossì. Come se ce ne fosse bisogno ora, pensò Cuba storcendo la bocca in una smorfia.
Canada si allacciò per bene il suo cappotto e poi cominciò a spiegarsi.
“M-ma sai, io sono abituato a tutto questo, insomma fa freddo sempre qui, tu invece stai sempre in un paese così... caldo, sì, pensavo non fossi abituato, ecco...”, disse, probabilmente maledicendosi per aver compiuto quel gesto. Si aggiustò gli occhiali e sorrise sommessamente, senza mai guardarlo negli occhi.
Cuba guardò Canada e poi la sciarpa rossa e bianca. Si accorse solo in un secondo momento che il ragazzo aveva anche un cappellino, adornato con un grazioso bonbon, degli stessi colori patriottici.
Si avvicinò all’altra nazione e posò un braccio sopra la sua spalla, stringendolo a sé e facendo passare la sciarpa sul suo collo.
“C-Cuba! Ma cosa fai?”
“N-non lo vedi t-tu st-tesso?”, disse lui, sistemando per bene l’indumento dietro di sé e spostando la mano dalla spalla di Canada sino alla sua vita. “C-così tutti e due non m-moriremo as-sidera-rati.”, disse sorridendo.
Canada, ancora spaesato, venne portato via di forza dal marciapiedi e ricominciò a camminare affianco all’altra nazione.
“Dove stiamo andando, Cuba?”

In una fottuta sauna, Canada.

   
 
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