si si si, lo so che devo continuare l'altra storia, è che in questo periodo ho l'ispirazione sotto zero... così, nel tentativo di tirarmi su e di tirare su la mia ispirazione, ho deciso di pubblicare un'altra delle mia storielle...

che, ehm, per inciso l'ho scritta tempo fa e non l'ho ancora finita (che strano) e che comprende per adesso quattro capitoli, quindi quando avrò finito di postarli, avrete la mia piena approvazione nel caso voleste protestare contro la mia incostanza...

tenchiu e buona lettura... ;)

- Si, Semir, ho capito.

- Allora muoviti che mi serve la macchina.

- Mi lasci attaccare?

- Uffa, quanto sei noioso...

Jan sorrise mentre chiudeva la comunicazione con il suo collega, Semir. 

Avrebbe dovuto sbrigarsi o avrebbe fatto arrivare tardi Semir che aveva un appuntamento con Andrea.

Sospirò, sovrappensiero, mentre riappoggiava il cellulare nel portaoggetti.

Improvvisamente sentì un rumore sopra di lui, un urto violento, poi più niente.

Quando riaprì gli occhi era ancora nell'auto. Avvertiva un dolore lancinante a un braccio. I suoi occhi gli caddero sul cruscotto: era completamente distrutto. Poi il suo cuore saltò parecchi battiti.

Il parabrezza era sporco di rosso. Tossì, udendo gente che accorreva, strilli, rumori ovattati.

Riuscì a tirarsi fuori dall'auto distrutto, non dovette neanche aprire la portiera.

- Jan!

Il giovane sollevò lo sguardo, senza riuscire a mettere a fuoco altro che capelli rossi che invadevano il suo campo visivo.

Aprì la bocca, ma poi tutto fu buio.

- Jan! Mi senti?

La ragazza con i capelli rossi si inginocchiò accanto a lui, la testa del collega le ciondolò sul petto.

Lo spostò dalla macchina, trascinandolo delicatamente in mezzo alla carreggiata dove la folla stava arrivando.

Jan aveva un taglio sulla fronte ed era ferito ad un braccio.

Hope gli slacciò la giacca, sentendogli il polso.

- Chiamate un'ambulanza! - urlò.

- Hope...

Jan riprese conoscenza. Vide la ragazza accanto a lui e le fu subito grato di essere lì. Si portò un mano alla fronte, mentre si tirava a sedere.

- Piano... Hai fatto un incidente, come ti senti?

Jan guardò da sopra la sua spalla: un capannello di gente era fermo pochi metri da loro.

- Che cosa...

Poi uno si spostò ed entrambi trasalirono.

Un uomo era disteso sull'asfalto a pancia in su, il volto semicoperto di sangue. Era immobile.

Hope lo aiutò ad alzarsi, Jan avanzò verso la folla.

- E' morto - sentì dire. Poi qualcuno urlò.

Jan si voltò verso Hope e le lesse negli occhi azzurri la sua stessa espressione agghiacciata.

Si voltò e si avviò verso il muretto. Non ricordava niente di quello che era successo.