Fanfic su artisti musicali > Muse
Ricorda la storia  |      
Autore: Stregatta    29/04/2010    4 recensioni
Con lui funzionava così: c’era tutta una scala di valori alla base del suo mondo che gli impediva di scomporsi di fronte ad avvenimenti che avrebbero disturbato la maggior parte delle persone cosiddette perbene.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tutto falso (vero, blind_blind?), tutto folle, tutto gratis.

Detto ciò, ecco il mio secondo assaggio di bagascia!Dom promesso tempo addietro, il quale prende il titolo da una dichiarazione di una tipa nonricordopiùdove che si dichiarava felice che i Muse tornassero in tour, visto che Dominic Howard era "the filthiest shag" che le fosse mai capitata XD Immagino sperasse in un bis u.u
Per un certo epilogo di una certa storia, vi rimando a presto-ma-non-prestissimo-perché-la-letteratura-mi-assorbe-e-ho-un-esame-il-cinque-maggio.

Enjoy :)!

 

The Filthiest Shag

 

 

- ... quindi, la domanda è: gong o non gong? –

Dominic si allungò verso la bottiglia di vino rosso già mezza vuota, versando una generosa dose di liquido nel bicchiere di Matt e nel suo.

- Mhm… Bah, c’è il rischio di renderla pacchiana. Stiamo parlando di una canzone che contiene una citazione di un’aria in francese… Pessimo francese. – puntualizzò Dom, mentre Chris ridacchiava seduto accanto a lui e Matt assottigliava gli occhi nel fissarlo, piccato.

-… inoltre, c’è l’assolo di clarinetto, il chimes e in generale è la stessa struttura della canzone che la pone in bilico tra l’ironia e il ridicolo. –

Matthew sollevò il proprio bicchiere, commentando: - Me ne rendo conto, però… Dai, come chiusa in realtà è perfettamente in tono con il resto della canzone.-

Il batterista si allungò contro lo schienale della sedia, sospirando e punzecchiando un fianco di Chris con un dito.

- Tocca a te, uomo… Traici d’impaccio. –

Ripagando le attenzioni del compagno con la stessa fastidiosa moneta, Chris replicò: - Io sono per il gong. In Bohemian Rhapsody non stava così male.-

- Wow… Stai paragonando I Belong To You a Bohemian-fucking-Rhapsody? Adesso sì che potranno darci dei coglioni pretenziosi! –

- Naah! Sto dicendo che a livello di stravaganza siamo lì, ecco. –

- Bla bla bla… Ho vinto, Howard. Il gong ci sarà! – gongolò Matt, schivando con un gridolino non particolarmente virile una pallina di mollica di pane lanciata dall’amico.

- Imbecille… Lo sai che mi fa schifo! –

- Bells, è pane, mica m… Mhm. Scusa, Gaia. –

La ragazza al sentir pronunciare il suo nome sollevò il capo di scatto, lo sguardo leggermente confuso sotto la lunga frangia morbida che le copriva la fronte.

Sorrise appena, borbottando sbrigativa in italiano: - Oh… Tranquillo. – e ripetendo il concetto in inglese, accortasi dell’espressione interrogativa di Dom.

Scusandosi, prese i piatti sporchi dal tavolo e li impilò per portarli via, dirigendosi in cucina subito dopo.

I tre uomini seguirono l’andatura frettolosa della fidanzata di Matt, improvvisamente muti.

- Se posso chiederlo… L’hai fatta arrabbiare, Matt? – domandò Chris sottovoce, chinandosi verso l’amico con aria genuinamente perplessa, e quest’ultimo rispose nello stesso tono furtivo: - Perché dovrebbe essere colpa mia? E comunque… Non so. Magari si è solo rotta di sentirci parlare dell’album… In inglese, per giunta. -

Dominic sospirò, intrecciando le mani dietro a nuca: - Eh, le donne... Chris, hai una sigaretta? Io le ho finite oggi pomeriggio. -

Il bassista lo fissò di traverso: - Che scroccone di merda. -

- E l'accendino, anche. L'ho dimenticato di sotto, sul mixer, e mi pesa il culo di riprenderlo. -

Matt ridacchiò, lanciando un'occhiata alla porta della cucina inesorabilmente chiusa.

 

Il resto della serata trascorse all'insegna di chiacchiere e jam-sessions più utili a scaricare la tensione che a ricavare nuove idee per il disco.

Succhiandosi il pollice nel tentativo di alleviare il dolore dell'ennesimo taglietto procuratosi nel suonare la chitarra, Matt risalì in soggiorno in cerca di una rivista da leggere prima di andare a letto.

Entrando, si accorse che Gaia era seduta sul divano e stava osservando come ipnotizzata il fuoco acceso nel caminetto.

- Ehi, strizzacervelli... Credevo stessi dormendo. - la salutò Matt.

Gaia non sembrò avergli prestato ascolto.

Si era raggomitolata sotto la sua coperta preferita, quella in pile con il musino di un cucciolo di foca che sbucava dal bordo di un lastrone di ghiaccio galleggiante sul pelo dell’acqua oceanica.

La ragazza si portò un pollice alle labbra con aria assorta, prima di gettarvi un’occhiata e rinunciare a distruggere la sua french manicure fresca di centro estetico con un sospiro.

- Polly? – la richiamò scherzosamente Matt, sedendosi accanto a lei e tirando un angolo del plaid sulle proprie ginocchia.

Quando Gaia rispose con un mugolio ben poco partecipe, l’uomo le si avvicinò, sistemandole una ciocca di capelli oltre una spalla.

- Cosa c’è che non va? Voglio dire, sei stata piuttosto strana anche stasera a cena… È successo qualcosa? Non so, magari al lavoro… -

Uno dei timori più profondamente radicati in Matt era che Gaia potesse incontrare degli squilibrati in grado di farle del male, sia per via del mestiere che si era scelta sia per quello che si era scelto lui.

- No… Al lavoro è tutto ok. – lo rassicurò brevemente la ragazza, senza guardarlo negli occhi – brutto segno, decisamente.

- Hai di nuovo litigato con tua sorella? Santo Dio, paragonato al vostro il rapporto fra me e Paul è… -

- No, Lucrezia non c’entra… Una volta tanto.-

Il pollice di Gaia si sollevò di nuovo automaticamente verso la sua bocca, ed evidentemente quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: la sua proprietaria si alzò di scatto, avvolgendosi strettamente nella coperta e dirigendosi verso il caminetto.

Matt era quasi più perplesso che preoccupato, visto che Gaia non era solita reagire in maniera simile quando qualcosa la turbava.

Il problema doveva essere serio e probabilmente riguardava anche lui.

- Matt, io non… Non so, non…-

L’uomo la raggiunse, prendendola per le spalle e costringendola dolcemente a voltarsi verso di lui.

Asciugò una sua lacrima con un bacio sulla guancia, mormorando: - Va tutto bene… Puoi fidarti di me, lo sai. -

La compagna gli scivolò lentamente fra le braccia, lasciandosi confortare dalla loro stretta affettuosa; rannicchiandosi contro il torace minuto di Matt, Gaia sussurrò: - Scusami…-

- E di cosa?- sorrise l’inglese, cercando di scorgere lo sguardo della fidanzata, che lo spinse via delicatamente, passandosi i dorsi delle mani sulle guance e sugli occhi.

Poi lo fissò.

- Scusami, perché non posso dirti cosa sta succedendo.-

Matt aggrottò le sopracciglia, confuso.

- Gaia, non puoi pensare di potermi liquidare così, sai? –

Le prese di nuovo le spalle, trattenendola e costringendola a fronteggiarlo.

- Non posso vederti così… Dimmi che hai e basta, per favore. –

Quando Gaia cercò di sfuggire il suo sguardo l’uomo le prese il mento fra pollice ed indice.

- Riguarda la tua salute? –

La ragazza scosse il capo.

- La tua famiglia?-

Di nuovo, un debole cenno di "no" col capo.

- Ci sono di mezzo io? –

Né sì, né no. Solo un’ombra di incertezza nello sguardo, e le palpebre che battevano verso il basso a coprirla maldestramente.

- Gaia? Cosa c’è che non va con me? Se ti è arrivato alle orecchie qualche pettegolezzo o ti sembra di aver visto qualcosa di strano io ti giuro che… -

L'italiana negò precipitosamente, scuotendo il capo e accarezzandogli il petto per zittirlo.

- No, no… Niente pettegolezzi, solo… Oddio. Forse dovremmo sederci. -

 

I colpi delle nocche di Matthew contro la porta della stanza degli ospiti erano secchi e penetranti come colpi di pistola - ed altrettanto rumorosi, ma all’inglese di ciò importava relativamente.

Al poco discreto appello rispose una voce all’interno della camera: - Chi è? –

- Sono io, apri.- replicò bruscamente Matt, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi.

Dominic aprì la porta, accogliendolo in boxer neri e un lungo filo che gli pendeva da una mano, strettamente annodato ad un indice; sogghignò, indicandosi con un gesto della mano libera: - Perdona il mio deshabillé, ma stavo preparandomi per andare a dormire… Che vuoi? –

- Oh… - esclamò stridulo Matt, cercando con tutte le proprie energie di non ringhiare o prendere a pugni il viso abbronzato dell’amico.

-… solo due chiacchiere a tu per tu. –

- Mhm…- ponderò Dom, prima di occhiare il suo inseparabile ed enorme orologio da polso. -… l’una meno dieci, l’ora delle confidenze.-

Ridacchiò, invitando Matt ad entrare e dirigendosi poi verso il bagno interno alla camera.

Lasciò la porta aperta, offrendo all’altro in piedi di fronte al letto lo spettacolo del suo riflesso allo specchio intento a passarsi il filo interdentale fra gli incisivi inferiori.

- Puoi parlarmi, se ti va… Io ti ascolto. –

- Preferisco guardarti in faccia, non allo specchio. –

Il batterista incontrò gli occhi di Matt per un attimo, attraverso la superficie riflettente di fronte a sé.

- Ok… Allora dammi un secondo, e poi sono tutto tuo. –

Matthew domò abbastanza agevolmente il brivido stizzoso che lo colse nell’avvertire il tono mellifluo dell’amico, sorridendo agro a labbra chiuse.

La toeletta notturna di Dominic Howard era notoriamente laboriosa nella peggiore e più femminea delle maniere possibili, quindi quel secondo si sarebbe inevitabilmente dilatato e anche di parecchio – vale a dire circa quattordici minuti i quali Matt cercò di gestire in modo tale che potessero sedare la sua rabbia malcelata in una qualche misura.

Finalmente, il coperchio del cestino del bagno si richiuse con un tonfo sordo, intrappolando in sé il frammento di filo interdentale ormai usato, un batuffolo d’ovatta intriso di tonico e di "tutte le impurità e lo stress della vita moderna", come recitava il flacone del prodotto, e una bustina svuotata della propria minidose di crema da notte – una marca diversa dal solito, doveva essere una prova.

- Oh… Eccomi qua.- annunciò Dom allegramente, lasciandosi cadere sul letto accanto a un Matt visibilmente rigido e dal cipiglio duro.

Il materasso cigolò, mentre Dom si sdraiava su un fianco, il gomito ben piantato sulla coperta mentre posava una guancia sul palmo di una mano.

L’altro si domandò se quell’atteggiamento non nascondesse una beffa ai propri danni.

Un pensiero ben poco gradito.

- Narrami, forestiero. –

No. Era davvero, e molto prevedibilmente, rilassato ed ignaro.

Con lui funzionava così: c’era tutta una scala di valori alla base del suo mondo che gli impediva di scomporsi di fronte ad avvenimenti che avrebbero disturbato la maggior parte delle persone cosiddette perbene.

- Ho parlato con Gaia, poco fa. –

Dominic alzò il capo, inarcando le sopracciglia: - Sì? E come sta? –

Si sollevò, incrociando le gambe nel sedersi faccia a faccia con Matt: - Stasera era proprio... Spenta, a cena. All’inizio ho pensato che fosse delusa perché Jess non è potuta venire ed è un po’ che non si vedono, quindi… C’è qualcosa di diverso, dietro?-

- … che fottuto figlio di puttana. –

Dominic sgranò gli occhi nel vedere l'amico balzare giù dal materasso ed iniziare a percorrere la stanza a passo svelto avanti ed indietro.

- Cos… Che diavolo ti prende? –

Senza fermarsi Matt gli puntò contro un indice, ringhiando: - Sai, Dominic, quando ho deciso di parlarti ero talmente accecato dalla rabbia che pensavo che ti avrei preso a calci prima ancora che avessi la possibilità di emettere un fiato… Ma sai, tu sei… Sei tu, Cristo, e sarei stato disposto a darti una possibilità di spiegarmi e scusarti e tu l’hai appena bruciata e io… -

- Matthew, ma che cazzo dici? –

- Jessica ha parlato con Gaia. E lei ha parlato con me. Mi ha detto tutto. –

La bocca di Dominic rimase aperta in un' "O" ben poco intelligente per qualche secondo, prima che la chiudesse mormorando: -... oh. Capito. -

Matthew era letteralmente sull'orlo di una crisi di nervi: fremente e paonazzo in volto, esclamò in tono stridulo: - Come ti è venuto in mente, Dom? Come diamine hai potuto concepire un’idea simile? –

L'altro faticò a trovare le parole giuste per ammansire l'amico ed allo stesso tempo esporgli ogni cosa; si passò un dito sul sopracciglio, alzando le spalle senza apparire particolarmente scosso.

- Fra me e Jess non va più come prima, lo sai. Ho semplicemente pensato che una… Ventata di novità avrebbe fatto bene al nostro menage, tutto qui. –

Evidentemente non riuscì nel suo intento; Matthew strabuzzò gli occhi, indignato.

- Ventata di novità? Uno scambio di coppie? –

- Quanto la fai lunga…-

- E come pensavi che avrei reagito? Cristo santo… E Gaia non sta meglio di me. –

Gli occhi grigi di Dominic si incupirono improvvisamente.

Si sedette sul bordo del letto per avere una visuale migliore dell'altro, accavallando le gambe ed abbandonando tutto il peso del corpo sui palmi delle mani.

Sorrise leggermente: - Dio… Da lei un po’ me l’aspettavo ma da te, Bells…-

Matthew tornò ad ammonirlo con il dito: - Primo: non chiamarmi così. Secondo: "da me" cosa, Howard? Non la pensiamo allo stesso modo, e lo sai. -

- Sul serio? Non sei il più morigerato degli uomini, Bel...Lamy. –

Ci fu un istante in cui Matt fu indeciso se ridere o urlare il suo disappunto. Si sforzò solo di ferire il più possibile il suo batterista, alla fine.

 

- Io non tratto le persone come buchi nei quali infilarlo quando mi tira. –

Nella pausa di silenzio che seguì il termine del suo discorso, Dominic non mutò di una virgola il suo atteggiamento.

Schiuse le labbra in un sorriso quasi dolce, sussurrando: - Matty, andiamo… Lo sai che per me non sei solo un buco. -

La stoccata arrivò netta e tagliente al bersaglio; arrossendo fino alla radice dei capelli, Matt bofonchiò sbrigativo: - Senti, io voglio solo che lasci Gaia e Jessica fuori da... Da tutto questo. -

- E vorresti avermi tutto per te? Egoista. – lo rimproverò fintamente contrariato Dom, incrociando di nuovo le gambe sul copriletto.

Abbassando lo sguardo sui propri piedi, Matt mormorò risentito come un bambino ripreso dalla madre dopo una marachella: - Non voglio che tratti anche loro come oggetti. –

- Oh, come sei nobile a batterti per i loro diritti… Ti stanno davvero a cuore, eh? Soprattutto quella povera cornuta della tua donna. -

- NON OSARE CHIAMARLA...! –

- Perché, non lo è? -

Allargando le braccia, Dominic disse: - Lo ammetto... Sono uno stronzo fedifrago. Ma tu non sei da meno. –

L'espressione che si dipinse sul viso era familiare, per Matt. Era lo stesso sguardo sicuro e felino di cui nessuno avrebbe sospettato l'esistenza e che nessuno avrebbe attribuito a Dominic Howard, tranne le sue occasionali fiamme.

- Gaia ha una minima idea di che persona sei, Bellamy? Di quanto sei ipocrita, bugiardo, di quanto trovi sottilmente divertente ogni volta che lei ti chiama e io nel frattempo mi spoglio di fronte a te? –

Cocente di imbarazzo ed irritazione Matt incrociò le braccia sul petto, sfidandolo: - Se ti faccio così schifo, perché accetti di fare sesso con me? -

- Schifo? No, no… Contrariamente a quanto tu possa credere, il tuo essere un codardo arrapato non mi tange. –

Il batterista si alzò in piedi, raggiungendo Matt a passo lento e considerando con voce roca: - Quello che provo con te… Cazzo, e sono andato con tante ragazze e ragazzi, in vita mia… E con Jessica è sempre stato bello… Ma tu…-

Gli buttò le braccia al collo, sospirando sulle sue labbra: - … tu sei estasi. –

Lo costrinse a dischiudere la bocca, cercando immediatamente accesso con la lingua e spingendo il suo corpo contro quello completamente vestito di Matt.

Si separò dall'amante per suggerirgli: - Basterebbe che ammettessi che per te è lo stesso… Ti sentiresti meglio. –

Matthew tentò di difendersi debolmente: - Io amo Gaia… – ma Dom lo interruppe con una spallucciata.

- E chi dice il contrario? Anch'io tengo a Jess. Il punto è che… Be’, che il tuo pene ama me. E alla follia, aggiungerei. –

L'altro cercò di non ridere, ma senza successo; Dominic si chinò verso il suo orecchio, soffiando: - Ne parlerai a Gaia, allora? –

- Di cosa? –

Notando il modo in cui Dominic si era accigliato, Matt balbettò: - Non… Non lo so. –

- Mhm… - mugolò Dom, nascondendo il volto contro il collo dell'amico.

- Ti prometto che, se lo faremo, dopo riceverai anche tu un po’ di amore da parte mia… Perché era quello il problema, vero? Temevi di restarne a corto... Ma non preoccuparti, ne ho ancora tanto da dare. Fin quando mi reggono il cuore e il piccolo-ma-non-troppo Dom, ovviamente. –

Le dita del batterista si strinsero delicatamente attorno al polso di Matt, guidandogli la mano sul suo ventre.

- … intanto ti va un assaggio? - lo invitò, e Matt bandì ogni ultimo indugio infilando la mano oltre l'elastico dei boxer di Dom.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Muse / Vai alla pagina dell'autore: Stregatta