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Autore: Diana924    02/05/2010    2 recensioni
Una gita per studio si trasformerà in un incubo,a lal ricerca di qualcosa che non dovrebbe esistere...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Reykjavik, 19 novembre 20..

Cara Freya,                                                                                                                                

ho bisogno di confidarmi con qualcuno, quindi ti scrivo queste righe. Penserai che sia pazza, ma tutto quello che sto per raccontarti è vero.

Come già sapevi io, Erik e Hans avevamo intenzione di fare una gita in Islanda per aiutare Erik, che doveva terminare la sua tesi per il dottorato in archeologia. Siamo partiti due settimane fa, io con una copia dell’Edda, che come sai sarà la mia tesi, se tornerò; Hans con un quaderno che voleva usare come diario di bordo, ed Erik con il suo inseparabile portatile.

Siamo arrivati a Reykjavik, mentre infuriava una tempesta di neve e con un taxi siamo arrivati al nostro hotel. Mentre sistemavo i miei vestiti ho sentito Hans urlare: << L’ho trovata! L’ho trovata! >>. Spaventata mi sono precipitata nella sua stanza e per poco non mi sono scontrata con Erik, ancora più preoccupato. << Che cosa hai trovato Hans? Per … vuoi piantarla? >> ha detto Erik con la sua solita mancanza di tatto. << La caverna di Loki, dopo tanti tentativi l’ho trovata! >>.

Come forse ricorderai Hans adorava i nostri antichi miti, così era al settimo cielo all’idea di trovare la mitica caverna dove il Trickster fu incatenato dagli Asi per i suoi crimini. C’era solo un piccolo problema: la  caverna non esiste, almeno così pensavo.

<< Scusa Astrid, per aver preso di nascosto la tua copia dell’Edda e di averci preso degli appunti, ok As? >> mi chiese, e mi ricordò tanto quando eravamo piccoli e lui mi faceva un dispetto, per poi chiedermi scusa con quegli occhioni da cucciolo bastonato.<< Ma che cosa dico al rettore Andersson? Che Hans Jormsson ha rovinato una copia dell’Edda per cercare qualcosa che non esiste? E per di più apparteneva all’università da otto secoli!!! >>. Urlai, erano passati i giorni in cui i suoi occhi m’impietosivano. << Calmatevi tutti e due. Uno: As, calmati; due. Hans,... ma sei scemo?? Hai rovinato un libro ultracentenario; tre: As, c’inventeremo qualcosa, quattro: quando l’hai preso Hans? >>.

Devo ammettere che il tono inquisitorio d’Erik ebbe il beneficio di calmarmi, ma allora fui assalita da un dubbio: << Quando hai fatto i riscontri Hans? >>. << La sera che in facoltà c’è stata quella festa di Halloween, quella in cui abbiamo recuperato Erik nudo, ubriaco fradicio nella ghiacciaia. Voi folleggiavate e io in biblioteca facevo i riscontri. Se ho fatto bene i calcoli gli dei d’Asgard rinchiusero Loki, dio del fuoco e dell’inganno in una caverna vicino Olafsvik >>. << Ma come ci arriviamo? >> chiesi, << Semplice, ho noleggiato una barca a motore, tramite Internet mentre eravamo a Copenaghen >>, rispose.

Così il giorno dopo ci preparammo per la loro ultima spedizione. Ricordo, Cara Freya, che era una bellissima mattina e allego la foto di noi tre, eravamo così felici.

Siamo arrivati a destinazione verso mezzogiorno, e dopo aver mangiato dei panini ci siamo messi in marcia. Era una giornata “ particolare ” almeno secondo la barista che ci aveva venduto i panini: ovvero con poche nuvole e una temperatura polare!!!

Ricordo che appena finimmo di mangiare Erik ci assicurò che aveva sentito qualcosa, un urlo o- come disse lui- un’improvvisa folata di vento. << Non è niente, te la sarai sognata >>, gli dissi, ma lui insistette e Hans propose di risolvere la questione nel solito modo, testa o croce. Come  sai scelsi testa, vinse Erik. Forte di aver passato l’estate in Germania Hans apriva la fila con passo veloce, seguiva Erik con il suo solito fare strafottente, io per ultima con le provviste. << Andiamo fuori strada, controlliamo cos’è e poi proseguiamo; fra me e la gloria ci sono solo pochi passi >>. Così sproloquiava Hans, con un tono sempre più irritato nei confronti di Erik.

<< Hans, Hans, l’ho sentito anch’io, fermati, fermati >> gli urlai perché ormai ci aveva distanziati di molto. << E va bene, andiamo a vedere che cos’è >> acconsentì Hans. Volesse il cielo che non l’avesse mai detto. La caverna in cui entrammo era strana; ricordo ancora quello che mi sussurrò Erik: << Sembra che qualcuno l’abbia scolpita >>. Dopo pochi passi risentimmo quel suono, ora eravamo certi che fosse un urlo umano. Dopo vedemmo: era del tutto identico a quello che era scritto nei libri e che ci viene tramandato dalle antiche leggende. Freya, se ci penso rabbrividisco ancora. Era l’antico Dio Loki, ormai ne sono sicura, incatenato ad una roccia, mentre un serpente gigantesco faceva il suo orribile veleno su di lui.

Ci fermammo per circa cinque minuti, spaventati, ma al tempo stesso stranamente eccitati: Hans, come al suo solito scattò delle foto, poi ci dileguammo, con rapidità. Almeno così ci sembrò. Infatti, dopo un po’ mi parve di sentire una voce nella mia testa, era una voce autoritaria e solenne. Non ricordo che cosa ci disse, ma ripensandoci mi tornò in mente il messaggio: avevamo visto qualcosa che non era fatto per occhi umani e che saremmo stati puniti. Ricordo ancora la paura che provai, cara Freya, quando compresi che le parole mi nascevano in mente e che arrivavano anche alle menti di Hans e di Erik.

 

Scusa se ti scrivo più tardi, ma dovevo fare degli accertamenti; odio quest’ospedale!

Mi riesce sempre più difficile ricordare quello che ci è accaduto. Ricordo che letteralmente schizzammo fuori da quella caverna infernale e corremmo con tutto il fiato che avevamo in corpo verso la barca. Vi erano tre sentieri che portavano alla spiaggia e si stava facendo sera. << Il primo che arriva, aspetta dieci minuti gli altri, se non arriva nessuno, parte >> Ci spiegò Hans. Fu l’ultima volta che lo vidi. Mi ricordo ancora le sue ultime parole: << Ragazzi, mi dispiace tanto, potrete mai perdonarmi? >>.

Mi parve di udire la voce di Erik che gli rispondeva urlando: << Ne parliamo dopo, mooolto dooopo!!! >>.

Poi iniziai a correre, ero a circa metà strada quando mi parve di sentire dei corvi. Per tre secondi pensai a cosa potevo fare: se correre a vedere cos’era accaduto o approfittare del vantaggio e correre più veloce. Vigliaccamente scelsi la seconda. Se non fosse stato così, oggi non sarei qui a scriverti.

Così mi rimisi a correre. Oltrepassata una curva, vidi Erik che fissava nervosamente l’orologio. Mi sbracciai e gli urlai di aspettarmi, poi salii a bordo.

Non ricordo nulla del viaggio, tranne una cosa. A circa tre quarti del percorso Erik mi sussurrò: << Potremmo morire da un momento all’altro, ecco una cosa che volevo fare da dieci anni >>. Poi mi prese il viso tra le mani e mi baciò a lungo sulla bocca. << Pensiamo ad arrivare a Reykjavik, poi parleremo e decideremo il da farsi >> gli risposi, ma il suo bacio mi aveva fatto molto piacere. Poi mi appisolai.

Quando mi risvegliai, vidi tante persone che mi si affannavano intorno. Parlavano islandese, così non capì nulla.

Il giorno dopo un’infermiera che parlava inglese mi dichiarò che avevo una commozione cerebrale, per fortuna non grave, e tre costole incrinate. Provai a chiedere di Erik, ma sentii talmente tanto dolore che ammutolii. << Il signor Andersen è in una stanza vicino la vostra, ma le sue condizioni sono peggiori. Il signor Andersen ha riportato una grave lesione alla spina dorsale, mi dispiace >>. Pensai subito ad Erik, lui aveva vinto per tre volte la gara di Triathlon che organizzava l’Università, mentre io facevo il tifo ed Hans ansimava e boccheggiava.

Ma oltre alla pietà per lui, nella mia mente avvertivo qualcos’altro: euforia, perchè eravamo sopravvissuti, e il desiderio di vedere Erik.

Tre giorni dopo con un bustino rigido, andai a trovare Erik; lui a letto aveva il suo portatile, e come al solito quando non sapeva che cosa fare giocava a scacchi contro il computer, e come il solito stava perdendo.

<< Ciao As, chiudi la porta, quello di cui parleremo è top-secret >>. Feci come mi chiedeva. In seguito, Freya, parlammo di tutto: di come l’islandese fosse difficile, di te, di noi, della nostra gita e soprattutto di Hans.

Mi riferì che due giorni prima ad Olafsvik avevano trovato un cadavere, senza documenti; << Ma lui li aveva >>, lo interruppi; e per di più con il viso completamente sfigurato; << I corvi  >> mormorai. Solo grazie al suo diario si era compreso che si trattava del povero Hans. Per due interminabili secondi ammutolii: << Bisogna che avvisi Freya, è sua sorella e deve sapere, tutto >> mi disse Erik. Fui d’accordo con lui. Ieri abbiamo lasciato l’ospedale, io con il bustino ed Erik con la sedia a rotelle. Ora ti scrivo vicino ad Erik che sta giocando di nuovo a scacchi, strano ma vero sta vincendo.

Siamo molto preoccupati per il nostro futuro; da quella sera non ci siamo più baciati. D’altra parte ci riteniamo molto fortunati rispetto a quello che è capitato al povero Hans. Domani andremo all’obitorio per il riconoscimento ufficiale della salma.

Ti auguro ogni bene Freya.

La tua cara

Astrid

P.S. Erik ha quasi finito il motivo per cui eravamo venuti in Islanda, in altre parole la sua tesi.

   
 
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