Anime & Manga > Un fiocco per sognare, un fiocco...
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Autore: Fuuma    03/05/2010    4 recensioni
Erano piccoli. Soprattutto Himeko, soprattutto ora che la sua altezza si era ridotta ad una ventina di centimetri.
Erano piccoli ma andava bene anche così.
-Scritta per lo Sfiga!Fest-
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: And they laughed

Serie: Hime-chan non ribbon

Rating: PG

Genre: Fluff

Character: Himeko Nonohara, Daichi Kobayashi, Pokotà

Pairing: DaichixHimeko (friendship)

Prompt: Un fiocco per sognare un fiocco per cambiare, Himi/Dai-Dai, "Houston, abbiamo un problema"

Conteggio Parole: 491

Note: Ormai è confermato, questo anime/manga mi ispira solo fluff da tutti i pori >_>"...

Disclaimers: I personaggi di Hime-chan no ribbon appartengono a chi di diritto.

La Flashfic è scritta per lo Sfiga!Fest@FW.it

 

.And they laughed.

Avevano ventiquattro anni in due, voleva dire dodici a testa.

Erano piccoli, poco più che bambini, ma non significa che non si sentissero grandi.

Perfino ora che Himeko era diventata alta venti centimetri e sorvolava il parco della città in groppa ad una piuma magica soppesata dal vento. Profumava dei fiori che adornavano gli alberi, ciliegi, peschi, castagni, della primavera appena arrivata alle porte della città. Lei ci era nel mezzo, ma sentirsi come una foglia in un mondo così vasto, non era facile quanto credeva.

 

Quando Pokotà aveva ruggito in sua direzione un disperato “Houston, abbiamo un problema!”, Daichi era già scattato per risolverlo; anche se era solo un ragazzino, anche se non possedeva capelli biondi come Sei ed al posto di un cavallo bianco aveva dei pattini a rotelle.

Si era gettato attraverso i cespugli del parco, aveva saltato ogni pozzanghera sulla sua strada e aggirato ogni feroce cagnolino.

Non era un principe azzurro, ma neppure Himeko, a discapito del suo nome, era una principessa da salvare.

Eppure, quando nei grandi occhi castani di Daichi, si specchiò la minuscola figuretta di lei, mentre un corvo la disarcionava dalla sua piuma, lui allungò le mani. Erano piccole, più di quelle di un adulto e le sue braccia non potevano competere con la lunghezza di quelle di un liceale.

 

«Nonohara!»

 

Per un secondo ebbe paura di essere troppo piccolo per farcela, nonostante quello alto quanto una barbie non fosse certo lui.

 

«Ko-Kobayashi-kun, mi stai schiacciando…»

 

Ma quando la vocettina sottile di Himeko nacque da uno spiraglio tra le dita di Daichi, che si erano strette intorno a lei per impedire che cadesse, tirò un sospiro di sollievo, per poi abbandonarsi ad una risata liberatoria.

Era caduto a terra, nel fango, sua madre lo avrebbe ucciso perché aveva di nuovo strappato i pantaloni della divisa scolastica e non gli importava un bel niente.

 

«Baka-yashi, mi senti?»

 

All’ennesimo richiamo di Himeko, si decise a dischiudere le mani, permettendole di rimettersi in piedi sul suo palmo. Lei gli circondò il pollice con le braccia, per rimanere in equilibrio ed il minuscolo visetto si alzò verso quello più grande di lui, con una smorfia indispettita –un’espressione da maschiaccio- e la timida gratitudine che galleggiava nello sguardo nocciola.

 

«Mi fai sempre preoccupare un sacco!» gli sbuffò addosso lui.

«Guarda che me la sarei cavata comunque, al massimo mi avrebbe aiutato Pokotà!»

«Pokotà… intendi lo stesso Pokotà che ora sta ringhiando contro quel pericoloso cespuglio?»

 

Risero ancora, guardando il povero leoncino di pezza incastrato a testa in giù, tra i rami dell’ultimo cespuglio che Daichi aveva superato, che urlava chiedendo aiuto e scalciava disperato; risero tutti e due, contagiati l’una dalla risata dell’altro e infantilmente felici, dimenticando che Himeko aveva appena rischiato la vita -per l’ennesima volta!-, dimenticando anche che la ragazzina era così piccola da stare al sicuro racchiusa tra le mani calde di Daichi.

Risero e non c’era niente di più bello della loro risata.

 

.AND THEY LAUGHED.

   
 
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