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Autore: tikei_chan    03/05/2010    2 recensioni
Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo, al periodo in cui Edward era ancora lontano da lei.
A quei mesi di terribile dolore, per il quale però aveva trovato la cura.
A quei giorni di gelo e oscurità, in cui c’era stata la luce del sole a riscaldarla.
Al buio, al freddo, alla solitudine di quel momento, invece, non c’era rimedio.
Seconda classificata al contest "Book's sentences" di vogue91.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Questa fiction ha partecipato al concorso Book's sentences di vogue91, classificandosi seconda! ^^
Ci è stata assegnata dalla sorte una frase, associata ad una coppia; questa è quella che mi è capitata:

 

Coloro che hanno toccato la mia anima non sono riusciti a risvegliare il mio corpo e coloro che hanno accarezzato il mio corpo non sono stati in grado di risvegliare la mia anima.

 

Fairytale gone bad

 

I. Prologo

“Aprimi.”
Ancora nulla si mosse dall’altra parte della porta.
“Jacob, è un ordine!” Disse, esasperata, battendo ancora una volta il pugno sul legno.
Sospirando, il ragazzo fece spuntare il proprio viso da uno spiraglio.
“Cosa c’è?” disse, guardando Bella negli occhi, acquosi e imploranti “Tanto so che sei qui solamente perché il tuo vampiro non ti vuole più.”
La ragazza gemette; era la verità.
“Jacob ti prego…”
“Mi spiace Bella, questa volta non starò qui a farmi usare. Non voglio più sentire una sola parola su voi due.”
Fece quindi per richiudere la porta, ma Bella riuscì, prima che lo facesse, a infilare la scarpa nell’apertura.
“Io non ti ho usato! Io… davvero, Jacob, ti voglio troppo bene per…”
“Ecco, appunto.”
Non più provocante, ma arrendevole, parve improvvisamente stanco, sconfitto nel pronunciare questa frase.
Chiuse quindi la porta, senza incontrare questa volta l’opposizione di Bella.
Non si sentiva pronto a perdonarla –la scottatura bruciava ancora –, anche se in fondo sapeva che lei non aveva desiderato fargli del male e che il suo affetto per lui era sincero.
Ma i recenti sviluppi gli avevano fatto capire che non poteva accontentarsi dell’affetto, non più. Non ora che quella linea precaria che segnava il limite dell’amicizia era stata varcata.

 

Bella si sedette. In fondo si era aspettata quella reazione, ma non per questo faceva meno male.
Nascose il viso nelle mani gelide e cominciò lentamente a piangere, affogando i pensieri nell’autocommiserazione.
Sapeva che era esattamente ciò che meritava; non un abbraccio o una parola di conforto le spettavano, dopo quello che aveva fatto a Jacob.
Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo, al periodo in cui Edward era ancora lontano da lei.
A quei mesi di terribile dolore, per il quale però aveva trovato la cura.
A quei giorni di gelo e oscurità, in cui c’era stata la luce del sole a riscaldarla.
Al buio, al freddo, alla solitudine di quel momento, invece, non c’era rimedio.


 

II. Il cavaliere

Si sedette in macchina, sbattendo dietro sé la portiera.
Passò ben più di un minuto, prima che trovasse la forza per girare la chiave nella toppa.
Non voleva farlo, sapeva che nel momento in cui si sarebbe allontanata dalla riserva, avrebbe perso Jacob per sempre. Con ogni probabilità quello era un addio.
In quei secondi era stata tentata più di una volta di alzarsi, fare un altro tentativo; forse non tutto era perduto. Fantasticherie, si era detta poi, non aveva terze possibilità. Sarebbe stato tutto inutile.
Le lacrime, che avevano smesso di rigare le sue guancie, ripresero a scorrere nel momento in cui sentì ruggire il rombo del motore.
La mente si riempì di ricordi, tutti troppo belli per sembrarle ancora reali.
Appartenevano ad un’altra vita ormai.
Guidò per ore, con la vista annebbiata, le orecchie rese sorde da un unico prolungato fischio, figlio del silenzio, che penetrava nella sua mente, poco lucida, affatto presente.
Come era arrivata a questo? Non sarebbe dovuta andare così.
La sua storia doveva avere un finale diverso.
Quello, in cui tutti erano scontenti e nessuno aveva ottenuto ciò che desiderava, non le andava bene.
Perché sapeva che era tutta colpa sua; aveva commesso un errore dopo l’altro, rovinando così non solo la sua, ma anche le vite delle persone che aveva più care al mondo.
Non è dipeso da me. Si diceva all’inizio. È diventato tutto così…incontrollabile.
Balle. Basta volerlo, per riuscire a dominarsi; aveva accanto gli esempi migliori a dimostrarglielo.
Il pensiero, vigliacco, che la colpa fosse di Edward, la sfiorò, rendendola ripugnante ai suoi stessi occhi.
“Lui non c’entra.” Mormorò, gli occhi ridotti a fessure, pizzicati agli angoli dalle lacrime.
Come si può accusare il principe azzurro? Il nobile cavaliere magnanimo, che pensa alla felicità altrui prima della propria e prenderebbe il destino del mondo sulle proprie spalle, se appena se ne presentasse l’opportunità.
E l’amico fidato, che sempre è stato presente quando la fanciulla ha avuto bisogno di lui, come può essere colpevole?
Aveva esaurito le scuse, Bella.
La nobile dama, altri non si era rivelata se non la strega malvagia. E per lei il lieto fine non c’è mai.
Come aveva potuto la sua favola, trasformarsi in tragedia?
Bella non avrebbe saputo dire come era cominciato, indicare l’attimo in cui tutto era cambiato.
Forse era stato quando ogni cosa le era sembrata rifiorire, riprendere vita dopo un periodo segnato dalla perdita e dal dolore. Quando Edward era tornato.
Sarebbe impossibile descrivere a parole la gioia che Bella aveva provato nel riavere accanto ciò che rendeva la sua vita degna di essere vissuta.
La sua felicità era stata tale, da farle dimenticare chi aveva reso la sua sofferenza vivibile.
Ovviamente le era capitato di pensare a Jacob in quei giorni, ma dal ritorno del vampiro i due si erano visti solo quando Bella era corsa alla riserva per comunicargli l’incredibile evento, nonché le avventure vissute in Italia.
Poi Edward, come sempre duro con sé stesso e apprensivo nei confronti di Bella, le aveva chiesto cosa avrebbe potuto fare lui, per riparare in parte al dolore che le aveva provocato.
Ecco, forse fu proprio quello l’attimo che determinò lo sconvolgimento delle loro vite.
Bella sapeva esattamente cosa rispondere, e fu tanto sfacciata da farlo davvero, senza pensarci.
Tutto ciò che voleva era stare con lui, e non accettò le solite – giuste– obbiezioni che le pose il vampiro. Lei voleva farlo suo, e nulla poté fermarla.
Non il suo buonsenso, non Edward, che le illustrava i rischi, né Jacob, il cui ricordo faceva visita a Bella ogni qualvolta la mente della giovane si svuotava da ogni altro pensiero.
Fu irremovibile e riuscì infine, facendo meschinamente – se ne rendeva conto – leva sui suoi sensi di colpa, a convincere anche Edward.
Così i due partirono alla volta dell’isola Esme, per avere un po’ di tempo da trascorrere soli, o almeno questo fu ciò che dissero ai Cullen.


 

“Edward, cos’hai?”chiede Bella, un sorriso allegro sulle labbra piegate. Nei suoi occhi un velo di apprensione, forse anche rimorso, riaffiorato nel vedere che il ragazzo non condivide affatto la sua gioia nell’andare via da soli, con lo scopo di unirsi indissolubilmente.
Ovviamente sa che Edward non approva del tutto la sua proposta, ma prima di partire aveva sperato che le cose cambiassero una volta in viaggio.
“Niente, Bella, stai pure tranquilla.” Risponde lui, rivolgendole un’occhiata veloce prima di riconcentrare il proprio sguardo sulla strada.
I suoi occhi non sono limpidi come al solito, la ragazza se ne accorge, e l’arco delle sopracciglia è diverso, più teso.
Bella comprende la sua preoccupazione, ma ha la certezza che ogni cosa andrà per il verso giusto.
Edward invece, a dispetto di ciò che vuole far credere, ha ancora dei dubbi.
Bella sembra essere così fragile rispetto a lui...
Potrebbe accadere il peggio.
A dirla tutta quel piano non gli è mai piaciuto, sin dall’inizio; dover mentire alla sua famiglia lo rende poco sereno. Ma proprio non se l’è sentita di comunicare agli altri la propria decisione, anche se sapeva che nessuno l’avrebbe ostacolato.
Sospira, rivolgendo un’altra occhiata alla ragazza, stavolta con un sorriso disteso sul viso.
In fondo, perché preoccuparsi tanto? Non è detto che debba andare per forza male,
e poi se è ciò che lei vuole…

 


E in effetti, arrivati all’isola, tutto era andato come doveva.
L’atmosfera di quel luogo, che sembrava appartenere al mondo delle fate, era davvero serena e romantica ed entrambi si liberarono subito delle proprie tensioni.
Al momento giusto Bella si fece avanti e annullò con poco sforzo le resistenze di Edward, che pur lasciandosi andare, non perse mai il controllo di sé.
E niente fu più bello del risveglio, uno accanto all’altra, coscienti del fatto che tutto era stato perfetto, che non avrebbe potuto andare meglio di così.
Quelli furono gli ultimi attimi di felicità, prima che ogni cosa si sgretolasse. Nessuno avrebbe potuto prevedere ciò che successe in seguito.
Bella era felicissima e non vedeva l’ora di unirsi di nuovo a Edward, quindi, quasi senza aspettare, lo convinse a ripetere l’esperienza.
Così - non seppe dire come successe - cominciò ad avere voglia di fare l’amore con Edward sempre più spesso e lui, dopo infiniti tentativi di dissuaderla, pochi dei quali andati a segno, finiva quasi sempre per accontentarla.
Ma sembrava non averne mai abbastanza e nei giorni seguenti continuò a tormentarlo perché lo facessero ancora e ancora…
Le prime volte si rendeva conto che qualcosa non andava, che quel suo comportamento era ben poco normale, ma quell’impulso divenne sempre più insistente, divenne un’ossessione.
Edward mal sopportava questa situazione e arrivò alla fine al limite della pazienza. Ciò che fece traboccare il vaso fu l’accorgersi che più il desiderio di Bella aumentava, più ogni altro suo interesse, riguardo la loro relazione e non solo, si affievoliva.
Tutte le volte che parlavano, Bella sembrava distante anni luce e non prestava nemmeno più attenzione a ciò che lui le diceva.
Le cose che l’avevano fatta innamorare di Edward le sembravano prive di qualsiasi importanza, ormai da lui voleva solo una cosa. Per lei, la sua anima avrebbe anche potuto essere vuota, ciò che importava era il suo corpo.
Parlarne e tentare di invertire la rotta non servì a nulla; la lite fu inevitabile.
Bella partì nella notte e Edward la lasciò andare.

 


 

III. L’amico

Piangeva quando bussò alla porta dell’amico fidato, quello su cui sapeva di poter contare.
Ma una volta stretta nel suo abbraccio, le lacrime si esaurirono in qualche minuto.
“Allora, non vuoi dirmi cos’è successo?” Jacob era combattuto. Non era tanto sicuro di volerlo sapere, ma d’altra parte la curiosità di conoscere quale insospettabile difetto del vampiro l’aveva ridotta così era forte.
Ora che Bella aveva smesso di piangere e, stesa sul comodo letto del licantropo, si era ripresa, aveva la possibilità di rispondere alle domande del suo amico. Però non voleva farlo.
“È successo un casino.” Si limitò a dire, scuotendo la testa, come a dargli a intendere che non era assolutamente il caso di parlarne. Se la cavò così, senza nominare né il peccato né tantomeno il peccatore, ma lasciandogli capire che ormai era finita.
Sul viso di Jacob nacque spontaneamente un sorriso. Bella gli sembrava strana, cambiata, ma attribuì tutto alla misteriosa rottura della sua relazione. Ciò che contava in quel momento era che finalmente era libera.
Gli sembrava di volare ad un metro da terra; non aveva mai desiderato altro e, a guardarla in quel momento, sembrava già molto meno dispiaciuta di quando, quella mattina, si era presentata alla porta di casa sua.
Non era stato quindi casuale il modo in cui l’aveva abbracciata, prendendola per il fianco, e quello in cui quasi distrattamente le spostava i capelli dal viso, ormai asciutto.
Bella, dal canto suo, aveva davvero un umore molto migliore rispetto a prima; quando era corsa da lui sapeva che solo Jake, col suo temperamento solare e con l’affetto che provava per lei, avrebbe potuto risollevarle il morale.
Inoltre il caldo abbraccio di Jacob la confortava più di quanto avrebbe saputo dire e le sue carezze la facevano sentire meno sola.
Percepiva le sue dita sfiorarle i capelli e chiudeva gli occhi, immaginandosi le mani di Edward sul proprio viso.
E Jake, compiaciuto nel vedere che le sue attenzioni erano gradite, accostò la sua testa alla tempia di Bella, che si girò, gli occhi ancora chiusi, e lo baciò. Lo fece senza pensarci, o meglio, pensando a tutt’altro. Ignaro di questo, con un’enorme gioia che gl’infiammava il petto, il licantropo ricambiò, andando oltre, quasi incredulo nel vedere che Bella non lo fermava.

 

Sospira.
Un sospiro di soddisfazione, di felicità. Sta sorridendo.
Bella rimane girata, le spalle voltate a Jacob; non ha il coraggio di guardarlo in faccia.
Ora che il sogno è finito e ha riaperto gli occhi, non ha trovato il suo principe a stringerla fra le braccia, ma il suo migliore amico.
Quello che la conforta quando si sente giù e che la abbraccia con affetto quando ha bisogno di sentire che qualcuno le è accanto, che non è sola.
Questo è per lei Jacob, questo è il ruolo che svolge nella sua vita.
I contatti fisici fra loro, almeno dal punto di vista di Bella, sono sempre stati limitati a questi innocenti, amichevoli, episodi. Non ha mai desiderato il suo corpo, ciò che per lei è fondamentale è il suo sostegno, niente di più.
La consapevolezza di aver ferito un’altra persona, che non lo meritava, sguscia dentro il petto di Bella. Prova disgusto per sé stessa. Sospira.
Un sospiro pentito, carico di sensi di colpa.
Lui non ha ancora detto una parola, troppo felice e ancora incredulo, e lei non vuole aspettare che lo faccia. Si alza a sedere, guardando fisso davanti a sé e meschinamente comincia a vestirsi, fingendo noncuranza.
“Dove vai?” Ci ha messo qualche secondo ad accorgersene.
Bella non risponde, non sa cosa dire; qual è la risposta giusta in queste occasioni?
“Bella?” La chiama, il suo silenzio l’ha insospettito.
Sentendo quel sogno fantastico sciogliersi attorno a lui, Jacob allunga una mano su quella della ragazza, nel tentativo di trattenerla, o almeno farla girare verso di lui.
Vuole delle spiegazioni.
Bella si ferma – ormai deve solo calzare le scarpe – ma non si volta.
Qualche lacrima comincia a scenderle lungo le guance, silenziosamente.
“Mi spiace.” Riesce solo a dire, dopo un po’, dando per scontato che Jacob abbia cominciato a capire.
Come prevedibile, lui ritira la mano. Il dubbio si era già insinuato nel suo cuore, ma solo in quel preciso momento, quando Bella aveva frantumato anche le sue ultime speranze, aveva sentito il bisogno di interrompere quel contatto rassicurante.
“Vattene.” Dice senza guardarla. Non riesce ad essere secco e distaccato quanto avrebbe desiderato, la voglia di urlare è troppa.
Bella esegue gli ordini, vorrebbe chiarire, ma si rende conto che non è il momento per farlo. L’orgoglio di Jacob è tanto e indubbiamente la ferita che ha appena ricevuto è troppo grande per essere sanata in qualche secondo, come qualsiasi altro graffio da niente.

 

Bella se ne andò, tornò a casa ancora più vuota di quanto non lo fosse stata quando, disperata, ne era uscita quella stessa mattina.
Per qualche giorno sopportò la lontananza di Edward e il silenzio di Jacob, ma quando seppe che i Cullen partivano e con loro ogni sua speranza di tornare ad una vita felice, non poté più sostenere da sola il dolore.
Aveva bisogno di qualcuno in cui trovare rifugio, la solitudine la stava uccidendo.
Fece allora il tentativo di presentarsi nuovamente alla riserva, venendo cacciata malamente.
Guidò per ore lontano da Forks.

 


 

IV. Epilogo

Inizialmente non sapeva dove stesse andando, poi fu istintivamente guidata sulla strada per Phoenix.
Aveva dietro pochi soldi e li usò per dormire una notte in un bed and breakfast. Chiamò Charlie da lì, avvisandolo della sua improvvisa visita a Reneè, senza accennare nulla che avesse a che fare con il tempo che avrebbe trascorso lontano da Forks.
Reneè all’inizio fu felice di vederla, ma cominciò in fretta a farle domande, a cui Bella decise di rispondere solo la mattina dopo il suo arrivo, quando le comunicò anche che si sarebbe fermata lì definitivamente.
Questa era l'unica soluzione. La strega, si sa, è condannata ad un destino di solitudine.
 











Qua il giudizio della giudice =)
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