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Autore: daffodils82    06/05/2010    2 recensioni
Il Sawyer incosciente dell'episodio di martedì mi ha ispirato un pò. Un grande ruolo ha giocato invece la canzone che ho ascoltato mentre la scrivevo, è Come home dei One Republic feat Sara Bareilles e il titolo della storia viene proprio da lì. Non so, vedetela come un sogno, una visione o una esperienza semi alt. Un grazie speciale a Ilaria, Giuly, Any, Stefy, Mapi e a chiunque leggerà. Spero che vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sawyer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultima cosa di cui avevo un ricordo certo era il tentativo di salvare Sun con Jin e Jack mentre il sottomarino piano piano affondava sempre di più e poi il nulla. Qualcosa mi era caduto addosso e tutto era diventato buio.
Avevo perso conoscenza? Ero morto? Lo speravo. Avevo finalmente trovato un modo per lasciare quella maledettissima isola. Basta col dolore provato per gli amici persi e per la donna che avevo amato più della mia stessa vita, la donna mi era stata strappata via. Finalmente l’avrei rivista. Finalmente non ci sarebbe stato più nulla a dividerci.
Aprì gli occhi e mi guardai intorno. Il sole era appena sorto e annunciava l’inizio di un nuovo giorno in quel dannato posto. Un’altra battaglia da portare a termine. Sapevo di trovarmi sull’isola ma era come se fossi in un altro posto. Mi sentivo bene e in pace. Nessun rumore a spaventarmi, solo quello dell’acqua e del vento tra gli alberi.
“Jack!”
“ Kate!”
“Hurley! Jin, Sun!” Li chiamai a gran voce ma nessuno rispose.
Corsi da una parte all’altra della spiaggia ma sembravano spariti. Forse ero davvero morto e quello era il mio inferno personale … o il mio paradiso.
“ James!”
Quella voce, quella voce l’avrei riconosciuta tra mille altre, ma non potevo crederci, non poteva essere vero. Mi girai a guardare e la vidi. Mi veniva incontro. Passeggiava sulla riva del mare. Aveva un lungo vestito bianco a spalline e i capelli biondi illuminati dal sole e mossi dalla brezza sciolti sulle spalle.
Le corsi incontro. Più si avvicinava, più il sorriso sulle sue labbra si allargava, mentre io col cuore in gola avevo paura che l’avrei vista scomparire e non avrei fatto in tempo ad abbracciarla.
“ Julie!” Sospirai mentre la cingevo tra le mie braccia e affondavo il viso tra i suoi capelli.
La sentì stringere le braccia intorno al mio collo e restammo così per quella che sembrò una meravigliosa eternità. Non volevo lasciarla andare un’altra volta. Presi il suo volto tra le mani e le nostre labbra si trovarono in un misto di dolcezza, passione, felicità. Tutto sulle nostre bocche.
“Mi sei mancata così tanto. Ogni singolo momento che ho passato su quell’isola senza di te.”
“Anche tu.” Prese la mia mano e la intrecciò con la sua. In silenzio riprese a camminare mentre io la seguivo incapace di staccarmi dalla sua presa.
“E così … sono morto, vero?” Lei non rispose ma si voltò a guardarmi con uno dei suoi sorrisi più belli, quello che mi riservava quando non voleva dirmi che ero in errore. L’avevo capito ma continuai.
“Diamine, non ne potevo più di quella cosa che non è Locke ma che sembra Locke e dei suoi piani per farci fuori tutti.”
Juliet si fermò a guardarmi. Mi accarezzò il viso ed io chiusi gli occhi ad assaporare quel momento, consapevole che sarebbe finito da un momento all’altro.
“ L’isola non ha finito con te, amore.” Mi disse con gli occhi lucidi.
“ No … no … non ci pensare che torni in quell’inferno. Io non ti lascio un’altra volta. “
“James…” Mi implorò dicendo il mio nome.
“Non ho nulla per cui vivere dall’altra parte, quindi se restare qui con te significa morire, beh … eccomi qui, sono pronto!”Dissi allargando le braccia.
Mi allontanai di poco e mi fermai a guardare il mare. Ero indignato e dispiaciuto del fatto che Juliet non mi volesse lì con lei. La sentì pochi istanti dopo cingermi le braccia da dietro, il suo viso appoggiato contro la mia schiena. Strinsi le sue mani tra le mie.
“Ci rincontreremo, lo sai questo, vero James?”
Annuì senza parlare, lo sguardo fisso verso l’orizzonte e le nostre mani sempre più strette.
“Devo chiederti una cosa.”
“Cosa biondina?” mi girai a guardarla.
“ Vivi per me, è tutto quello che ti chiedo. Se non vuoi farlo per te stesso, fallo per me. Fai quello che l’isola ti chiede, e quando tutta questa follia sarà finita, ci ritroveremo … Mi devi ancora un caffè, ricordi?”
Sorridemmo, ci scambiammo uno dei nostri sorrisi più complici.
“Ti amo” le dissi avvicinando le mie labbra alle sue
“ Ti amo anch’io”.
Chiusi gli occhi e Juliet non c’era più. Quelle erano le sue ultime parole, le parole per cui avrei combattuto. Le parole e la donna per cui avrei compiuto il mio destino.

  
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