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Autore: Thomas Claymore    06/05/2010    4 recensioni
Quando i suoi scopi lavorativi subiscono un inaspettato cambio di rotta, Sergei Dragunov non sa ancora quali indesiderabili conseguenze lo attendono all'angolo: una donna, da proteggere dalle mire di un pericoloso ecoterrorista, potrebbe rappresentare ben più di un mero espediente per porre fine alla minaccia di Ambeon...
Genere: Romantico, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Sergei Dragunov
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
Correva voce, tra gli abitanti di Mosca, che il sole non sorgesse né tramontasse sul Palazzo della Lubyanka. Da quando l’epoca stalinista era sfumata via, il popolo russo guardava con aria sospettosa quel bell’edificio neobarocco, raffinato, più simile ad un museo che ad una sede dagli oscuri recessi dove si erano consumate, in passato, sevizie da far accapponare la pelle.
Lui, naturalmente, non condivideva la concezione disfattista che gravava sulla sua gente tutte le volte che, all’orizzonte, ricompariva lo spettro dell’URSS. Mero esercizio di bispensiero, secondo lui: quando le circostanze lo richiedevano, le persone erano sempre pronte a rinnegare quanto ad elogiare gli orrori e gli onori che Stalin e il suo governo avevano riversato sulla Russia. Questo lui non poteva proprio tollerarlo! l’ipocrisia dilagante che assoggettava la sua amata Madre Russia a odiose contraddizioni: ecco ciò che davvero era in grado di infastidirlo, più di qualunque altra cosa!
Controllò con un gesto subitaneo l’orologio che aveva al polso, mentre incedeva per le ampie stanze del palazzo: perfetto orario, com’era prevedibile fosse. Proseguì guardando dritto davanti a sé, senza lasciarsi distrarre, abbandonando una scia di sguardi attenti alle sue spalle: frequentava quel luogo da tempo immemore, oramai, eppure la sua presenza destava ancora un muto interesse, una certa ammirazione che lui, tuttavia, non sopportava e di cui non era lusingato.
Solo le persone deboli, pensava, si lasciano irretire dalle moine reverenziali di chi sanno non essere all’altezza del proprio valore. E lui non era una persona debole.

Arrestò la propria avanzata dinanzi ad una porta finemente lavorata e bussò: il tocco del pugno era secco e fermo, di quelli perfettamente udibili senza risultare comunque invadenti.
- Avanti - disse una voce maschile calda e gentile.
Entrò ed incontrò lo sguardo dell’uomo seduto all’altro capo della scrivania in mogano chiaro, un signore dall’aria composta, con occhiali rotondi che cerchiavano gli occhi azzurri, intelligenti e vivaci.
Vladimir Chistyakov gli sorrise, paterno.
- Signor Dragunov, la stavo aspettando -
L’uomo chiamato Dragunov non rispose: limitò il suo assenso ad un cenno del capo e rimaneva lì, in piedi, diritto e impettito, come chi sa di valere di più rispetto agli altri. Era un bell’uomo, molto alto, ben piazzato e con la pelle di un bianco livido e opaco; in quel suo volto scavato, costellato da lunghi capelli neri, spiccavano labbra carnose e violacee, solcate da una cicatrice diagonale; niente, in lui, lasciava trasparire un briciolo di vita se non un guizzo più veloce negli occhi azzurri, pallidi e inespressivi.
- Si sieda, prego. Non rimanga in piedi -
L’invito di Vladimir venne accolto solo dopo qualche attimo di titubanza, come se sedersi volesse dire abbandonarsi alla debolezza e alla pigrizia. Anche da seduto, però, Dragunov trasmetteva un contegno fiero e signorile e la sua figura algida non perdeva nulla della sua imponenza.
- L’ho chiamata per un motivo ben preciso, Dragunov - disse l’uomo, acquisendo un’espressione più seria - qualcosa che richiede massima urgenza e assoluta dedizione. Sì… - proseguì, anticipando i pensieri dell’interlocutore - …anche più di quanto è stato rinvenuto precedentemente in Siberia -.
Dragunov non aggiunse nulla e solo il battere di ciglia saltuario testimoniava l’attenzione che stava prestando alle parole dell’uomo. Vladimir rimase silenzioso per qualche attimo, studiando l’espressione impenetrabile del giovane, poi estrasse una cartella da una pila di fogli.
- Lei ama la musica, signor Dragunov? - chiese improvvisamente Chistyakov, ricevendo come risposta un mero cenno affermativo del capo.
- Non ne dubitavo - incalzò con un sorriso - posso dunque affermare con certezza che gradirà la missione che sto per proporle -.

Prima che Dragunov potesse ribattere, Chistyakov aprì la cartella, mostrandogli la foto di un’attraente donna castana in atteggiamenti informali.
- Elodja Reshentikov - disse - cantante lirica di fama mondiale, donna di grande cultura e, come può constatare, di indubbia bellezza -.
Il volto del militare non tradì la minima emozione mentre contemplava le pagine fitte di nozioni sulla vita privata della sua cliente, scorrendo distrattamente gli occhi da una parola all’altra senza memorizzarne nessuna.
- Perché? - chiese poi, dopo un attimo di silenzio. La sua voce risuonava atona e remota, come se non fosse stata usata per lungo tempo.
- Oh no! Non deve ucciderla, Dragunov - si affrettò a precisare Chistyakov - non ha capito. No, no, il nostro obiettivo è un altro -. Prese un altro foglio dalla cartella, uno di stampante, accartocciato: Dragunov ne lesse le prime righe, scritte in un inglese confidenziale, ma non trovava necessario completarne la lettura per capire di cosa si trattasse. Alzò soltanto lo sguardo freddo e lo puntò in quello dell’interlocutore.
- Signor Chistyakov - disse - con tutto il rispetto non vedo perché dovrei abbandonare le mie ricerche sul campo siberiano per proteggere una cantante, per quanto indiscutibili siano la sua bravura e la sua fama -
- Non così in fretta, amico mio! - ribattè prontamente Chistyakov - ora viene il bello! - intrecciò le mani e lo fissò intensamente. Dragunov conosceva quella posizione: l’assumeva quando stava per addentrarsi in discorsi più seri e importanti.
- Questa lettera minatoria è stata recapitata alla signorina Reshentikov esattamente sedici ore e quarantotto minuti fa, presso la sua residenza a San Pietroburgo, periferia. In circostanze normali le autorità avrebbero preso misure di sicurezza diverse ma questa non lo è. No, questa non è una “circostanza normale” - - Si dà il caso che la signorina Reshentikov è una delle interpreti d’opera più apprezzate al mondo, in Russia come in America, dove è stata accolta con un entusiasmo indicibile. Ora, come ben sappiamo, i rapporti tra il Cremlino e la Casa Bianca si sono dilatati di molto rispetto al decennio scorso: sembra che si possa parlare nuovamente di cooperazione internazionale e capirà, Dragunov, che non possiamo permettere che qualcosa vada storto -
- Arrivando al sodo, vecchio mio, riteniamo che dietro tutto questo si nasconda Ambeon -
Gli occhi di Dragunov vennero attraversati da un lampo.
- E’ nei suoi interessi lasciar ricadere la colpa sugli americani: come può notare, è tutto scritto in inglese piuttosto che in cirillico o russo traslitterato. Noi non dobbiamo permettergli di farla franca - affermò, infine, deciso.
- E’ chiaro: dovrò proteggere la signorina Reshentikov per risalire all’identità di Ambeon -
- Precisamente, Dragunov. Ma non creda di poter agire alla luce del sole - lo ammonì - dovrà essere discreto quanto più le riesca, il nemico non deve capire che la signorina Reshentikov ha un membro dello SPETSNAZ come guardia del corpo -
Alle parole di Chistyakov, Dragunov aggrottò le sopracciglia in un cipiglio offeso.
- Ho forse mai deluso le sue aspettative? Ho forse operato in maniera così plateale da attirare l’attenzione di qualcuno? Si fidi di me, signor Chistyakov -
- Non mi fraintenda, Dragunov, io ripongo tutta la mia fiducia in lei. Volevo solo rendere le cose più chiare prima che la missione abbia ufficialmente inizio - sorrise di nuovo, il viso visibilmente rilassato.
- Quando? -
- Domani sera. La signora Kutuzova terrà un ricevimento nella sua tenuta estiva per omaggiare l’apertura della stagione d’opera al Teatro d’Arte. E, naturalmente, la signorina Reshentikov vi parteciperà -.
- Bene - concluse Dragunov, alzandosi - è tutto? -
Chistyakov prese un grande respiro - Sì, Dragunov -.
L’uomo non rispose. Si congedò con un rapido cenno del capo prima di avviarsi verso l’uscita, con la sua espressione impassibile, come sempre, come se il mondo intero non lo toccasse.




Dunque dunque dunque... Eccomi approdare qui, su EFP, con la mia prima fanfiction in assoluto... E come potevo non dedicarla ad uno dei miei molteplici amanti? Lo ammetto, sono una dannata fan-girl! La cosa non è positivamente qualificante ma farò del mio meglio per migliorarmi: sono una studentessa prossima alla maturità, covo l'ambizione di divenire scrittrice, in un futuro, temo, molto lontano e, lo avrete già capito, sono logorroica :D! I commenti, le critiche, ma pure gli sputi in un occhio, sono sempre ben accetti!
Il titolo della fan-fic è tratto da un album delle Fleur, duo russo di pregevole caratura, ascoltatele se vi capita! Il nome della protagonista è una rivisitazione, invece, del titolo del mio album preferito dei Lacrimosa, Elodia, appunto XD!
  
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