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Autore: cabol    07/05/2010    2 recensioni
"Certo, bella società quella: i ladri di polli alla gogna e i veri disonesti nei quartieri alti a pavoneggiarsi dei proventi delle loro ruberie. Talvolta anche nei governi. E lui doveva sentirsi rimordere la coscienza se guardava con desiderio qualcosa che non si poteva permettere".
Mille e mille sono le leggende che i bardi raccontano, sull’isola di Ainamar. Innumerevoli gli eroi, carichi della gloria di imprese epiche. Eppure, in molti cantano anche le imprese di un personaggio insolito, che mosse guerra al suo mondo per amore di giustizia.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I misteri di Ainamar'
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Capitolo Tredici: la tempesta

Elosbrand, Castello Elos, Lossios 27, 371 ore 10,30 della sera

Il duca Artain ebbe conferma da uno dei suoi ufficiali che il licantropo ed i suoi complici avevano raggiunto il molo ed ora stavano lasciando il porto sulla nave di Dell. Dalla finestra del suo ufficio, sulla torre più alta del castello, poteva vedere la nave che si allontanava a mezza velatura e non aveva dubbi che chi fosse a bordo di una nave tanto folle da sfidare il mare in quelle condizioni dovesse avere ottime ragioni per non restare in porto. Ragioni d’acciaio, pensò cupamente il duca. La tempesta infuriava rabbiosa e le onde mettevano spavento.
«Ordiniamo che una nave da guerra salpi per inseguirli, signore?».
Il duca scosse la testa.
«No. Non credo che possano salvarsi da questa tempesta. E se anche qualche divinità infernale li volesse proteggere, non intendo rischiare una delle mie navi».
Quasi a dargli ragione, un fulmine piombò sulla nave ormai lontana dalla sicurezza del porto. Poco dopo, alla luce di un altro lampo, si vide chiaramente che l’albero maestro si era schiantato ed il vascello era spaventosamente inclinato a babordo.
«Quando il mare si sarà calmato manderemo una nave in cerca dei relitti. Penseranno gli Dei a fare giustizia».
Artain si voltò verso l’ufficiale, apparentemente rasserenato.
«Sono arrivati i testimoni?».
Più che una domanda, pareva una speranza. A quel punto, tanto valeva chiudere al più presto la faccenda ed andarsene a dormire.
«Si, milord, sono la famiglia Leblanc ed un gentiluomo di Aglargond, tale lord Bailey Windström, se ho capito bene».
Windström… il duca ricordava di aver conosciuto qualcuno di quella famiglia ma quel Bailey non lo ricordava proprio. Doveva trattarsi di un cadetto. Comunque, non era certamente un problema importante. Si dette una rassettata all’uniforme e dette l’ordine di far passare i testimoni. Il letto cominciava ad avvicinarsi.
Un damerino elegantemente vestito entrò nel salone, al braccio conduceva una bellissima dama abbigliata come una sposa. Dietro di loro giunsero una coppia di mezza età e due ragazzini, tutti vestiti in modo sobriamente elegante. Il damerino si avvicinò con aria disinvolta al trono del duca e lo salutò con un perfetto inchino.
«Buonasera, immagino siate lord Bailey Windström, dico bene?».
Il duca sperava di riuscire a contenere almeno i convenevoli al minimo indispensabile.
«Per servirvi, altezza. Ho accompagnato qui la famiglia Leblanc, credo che il loro racconto potrà interessarvi».
Artain si lasciò sfuggire un ampio sorriso: finalmente si stava arrivando al punto.
«Avanti, allora, volete raccontarmi voi, signor Leblanc, cosa è accaduto?»
Leblanc non si fece pregare e raccontò dell’assalto pirata alla sua villa, del rapimento e della brutale prigionia, di come fossero stati oggetto di un odioso ricatto ai danni di sua figlia Elorelei e di come fossero stati riscattati da quel misterioso avventuriero chiamato Blackwind. Lord Artain parve incuriosito da quello strano personaggio ma incitò il testimone a proseguire. Si fece molto attento durante il racconto del matrimonio ed un’ombra cupa passò sul suo volto quando sentì della trasformazione di Jerorevudd. Al termine, si alzò in piedi.
«Grazie, signor Leblanc, la vostra deposizione sarà molto importante ai fini di un eventuale processo, devo però chiedervi di restare a Elosbrand finché non saremo certi che quei miserabili siano sprofondati in mare o finché non li avremo catturati».
 Elorelei fece un passo avanti, si inchinò davanti al duca e gli porse un quaderno.
«Forse questo renderà inutile ogni altra deposizione, altezza. Me lo ha affidato Blackwind, prima di andarsene».
Artain prese il diario di bordo della “Rondine di Mare” e lo studiò un poco, poi sorrise e si rivolse alla ragazza.
«Credo proprio che abbiate ragione, questo equivale a una confessione firmata».
Rimase un attimo soprappensiero, poi riprese:
«Ma questo misterioso Blackwind, lo conoscete? Vorrei avere qualche notizia di più, anche se contro di lui non ci sono denunce di alcun tipo, vorrei sapere chi è tanto abile ad introdursi in casa altrui… almeno finché sarò il responsabile della sicurezza dei miei concittadini».
«No, altezza, non lo avevamo mai visto finora ed il suo volto è sempre rimasto nell’ombra del suo cappello. D’altra parte, a noi ha fatto solo del bene».
Fu la signora Leblanc a rispondere, con voce ferma anche se gentile.
«Capisco. Bene, grazie di tutto, allora. Sarò lieto di offrire ospitalità a tutta la vostra famiglia, signor Leblanc, fino a quando non deciderete di tornare a Mirandar». 
«Grazie, altezza, ma già Lord Bailey ci ha procurato un ottimo alloggio alla locanda “Corona d’Oro”, credo che resteremo lì fin quando non partirà una carovana per il Kaardir».
«Bene, è la migliore locanda della città. Lord Bailey, vi prego di far pervenire a me personalmente il conto dell’alloggio. È il minimo che possa fare per lasciare a questi signori un buon ricordo di Elosbrand».
«Sarà un onore, altezza».
Lord Bailey porse galantemente il braccio alla ragazza.
«Arrivederci, duca Artain, grazie di tutto».
Giunto a metà del salone, si voltò ancora verso il duca.
«Comunque, cercherò anch’io, nel mio piccolo, di rendere il soggiorno dei signori Leblanc e della signorina Elorelei il più piacevole possibile».
«Davvero, milord?».
Il duca non vedeva l’ora di terminare quell’udienza fuori programma.
«Ma certamente, altezza. Domani sera, per esempio, siamo a teatro: c’è la prima dei “Vespri Ardoriani” del famoso Joe Green. Non intendiamo perdercela per nulla al mondo. Come fa quella romanza? Ah sì. “Bella figlia dell’amore… schiavo son de’vezzi tuoi…”».
Il duca Artain scosse la testa nel vederlo allontanarsi cantando come un usignolo al braccio della giovane donna.
Che irrecuperabile damerino!

Blackwind e i suoi travestimenti
  
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