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Autore: Gillywater    07/05/2010    27 recensioni
Che Sana e Akito fossero innamorati l'una dell'altro è sempre stato palese. Come palese è il fatto che entrambi siano troppo imbranati per trovare il coraggio di dichiararsi. Arrivati alla veneranda età di 17 anni per lei e 18 per lui, troveranno il coraggio di farcela o continueranno a vivere in un sogno?
[...Avrebbe potuto esordire con un bel “Hai presente l’ultima volta che sei venuta a vedermi e avevi indossato quell’abito così corto? Ecco, per tutta la gara io non ho fatto altro che pensare a te e alle tue gambe così dannatamente perfette e non vorrei che la cosa si ripetesse”. Certo avrebbe potuto, ma preferì dirle altro...]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A tutte coloro che hanno cliccato su questa fiction,
a tutte coloro che l’hanno letta,
a tutte coloro che mi hanno fatto sapere cosa ne pensavano,
a tutte coloro che si sono sopportate i miei deliri settimanali,
a tutte coloro che l’hanno inserita tra “Preferiti”, “Seguiti” e “Da ricordare”.
A tutte voi, insomma, voglio dire una sola cosa :
grazie.
Questo capitolo l’ho scritto per voi.
Buona lettura.
 
My Sorrow
 
 
Capitolo 8 : You and Me
 
What day is it
and in what month
this clock never seemed so alive
I can't keep up
and I can't back down
I've been losing so much time
                        You and Me - Lifehouse
 
Non fosse stato altro per la temperatura rigida di quella giornata, Akito avrebbe detto che era arrivata la primavera.
Durante la ricreazione gli studenti si riversavano come uno sciame di insetti nel cortile, riempiendolo con il vociare allegro di chi non ha alcun pensiero per la testa; sui loro corpicini sciarpe, guanti e cappelli davano loro riparo dal freddo pungente, sebbene un timido sole tentasse un altrettanto timido approccio occhieggiando aldilà di quel cielo azzurro terso.
Il ragazzo se ne stava disteso sotto un albero ancora spoglio che aveva cominciato a gettare qualche gemma sui rami scheletrici, il nodo della cravatta allentato e le braccia incrociate dietro alla testa per sorreggerla – e per permettergli di godersi quello spettacolo della natura.
Il cinguettare di alcuni uccellini accompagnò uno scroscio di risa poco distante da lui ed Akito si irritò abbastanza per l’interruzione indesiderata di quell’infinita pace.
Una volta tanto che non c’è Sana in mezzo alle scatole a cianciare...
Nell’aria aleggiava un forte odore di erba tagliata.
Akito ne assaporò il forte retrogusto dolciastro e sospirò. Adorava quel profumo.
Con pigrizia si scostò una ciocca bionda dei capelli che dispettosa gli era ricaduta sulla fronte, a solleticargli la pelle sensibile della fronte.
Forse, ma forse, era arrivato finalmente il momento di tagliarseli quei maledetti.
Forse una bella rapata alla Gomi – ai tempi delle scuole medie – non era affatto una cattiva idea.
Poi però il ragazzo pensò che a Sana non sarebbe piaciuto poi così tanto non poter più tuffare le sue dita nella sua chioma quando la baciava, quindi insomma... Meglio evitare.
Dopotutto un taglio così definitivo non poteva che addirsi ad un karateka come lui, che finalmente era riuscito a conquistare la tanto sospirata cintura nera.
Finalmente.
Dopo secoli – macché millenni, si corresse Akito – ce l’aveva fatta.
Ovviamente, il fatto che quell’oca starnazzante, il giorno dell’incontro non si fosse fatta vedere, aveva contribuito. Alquanto.
 
*
 
Era ancora l’ora di pranzo. Sana e Akito avevano finito di mangiare e si erano spostati prima in giardino e poi, dopo una quantità infinità di baci un po’ troppo poco casti (in seguito ai quali si erano pure beccati una bella sgridata dal loro insegnante di Matematica, che aveva minacciato di interrogare Sana), si erano trasferiti nel solito corridoio isolato, che non può mancare in qualunque scuola che si rispetti.
-Sei sempre il solito maniaco! – lo aveva preso in giro lei, inclinando la testa da un lato per permettergli di baciarle il collo.
-Ha parlato l’anima candida! – le aveva detto lui in risposta.
Un lungo silenzio aveva seguito il bacio che si stavano scambiando. Bacio decisamente poco innocente e che chiedeva qualcosa di più.
-Sai di cioccolato, Kurata! –
Lei lo aveva scansato ed era scoppiata a ridere – Ma che diavolo dici? Ti immagini pure le cose, non ho mangiato cioccolato a pranzo-
Lui l’aveva fissata a lungo.
-Che c’è? – gli aveva chiesto Sana.
-Mi stavo chiedendo... – aveva cominciato.
-Si, dimmi – lo aveva incoraggiato lei.
Akito le aveva posato le mani sui fianchi al che a Sana si era accesa una lampadina nel cervello – Sana, ti va di imbucarci in quella classe? –
Lei era avvampata. Non che l’idea non l’avesse allettata (giusto quella mattina aveva elaborato una serie di fantasie sul suo ragazzo che non aspettava altro di poter mettere in atto), ma per puro spirito di contraddizione aveva dovuto dirgli di no.
-Eh, mi spiace Hayama, ma ora che stiamo insieme non hai più bisogno di trascinarmi in una classe vuota per avermi – lo aveva canzonato lei.
Sana gli aveva dato le spalle ed aveva cominciato ad allontanarsi verso la sua classe a grandi passi  - Ci vediamo dopo, Akito – lo aveva salutato.
-Ah... Ehm... Kurata! – l’aveva chiamata ancora lui.
Lei si era voltata, in attesa.
-Domani ho l’esame per prendere la cintura nera. Te lo ricordi vero? –
Sana era scoppiata a ridere – Sì, sì me lo ricordo Hayama, tranquillo –
Lui era rimasto in silenzio.
Sana aveva sbuffato – Tranquillo. Non mi presenterò in palestra e al mattino non mi farò vedere da te, in modo tale che tu non possa avere fantasie sul mio conto –
E per la prima volta da tanto tempo, Sana aveva avuto l’occasione di vederlo arrossire.
Gli era corsa ancora incontro, gli aveva dato un veloce bacio sulle labbra e lo aveva salutato – In bocca al lupo, amore! –
E mentre l’aveva guardata allontanarsi, Akito aveva sospirato.
“Forse senza quella rompi scatole tra i piedi, riuscirò a prendere la mia tanto sospirata cintura nera”.
 
*
 
Akito tossicchiò e alla fine di concesse un lungo sospiro liberatorio.
Insomma, i suoi ormai innumerevoli fallimenti degli ultimi anni erano riconducibili ad un’unica ed indiscutibile causa, Sana appunto.
Fortuna soltanto che quella mattina aveva avuto il buongusto di non presentarsi al suo incontro.
Niente profumo, niente vestito, niente trombette.
Soltanto un silenzio concitato, il frusciare leggero dei suoi muscoli che si rilassavano, il vuoto rimbombante della sua mente che si liberava di ogni pensiero e infine il sommesso rumore dei suoi gesti fluidi con i quali metteva K.O. l’avversario.
Quando il supremo – ormai si era deciso a chiamare così il suo insegnante di karatè – gli aveva depositato quel piccolo pezzo di stoffa nera tra le mani, gli era sembrato di toccare il cielo con un dito.
Il coronamento di un sogno tanto atteso.
Sogno ed obbiettivo che se avesse raggiunto senza lei al suo fianco, non lo avrebbe reso felice nemmeno la metà di quello che era in quel momento.
E si ricordò di quella sera, dove l’aria gli era morta in gola e aveva smesso di respirare in attesa che Sana prendesse una decisione.
 
*
 
All of the things that I want to say
just aren't coming out right
I'm tripping inwards
you got my head spinning
I don't know where to go from here
                        You and Me – Lifehouse
 
- Ancora con questa storia?-
-Eh?-
-Sana, ma credi che partire e scappare dai problemi sia la soluzione a tutto?-
-Ma che cosa dici? –
-Sana sei proprio una vera idiota!-
- Akito, ma sei impazzito? –
-Stai ferma li e non muoverti...-
Le aveva riattaccato il telefono in faccia, lasciandola alquanto perplessa.
“Bene, questa era l’unica occasione che avevo per poter chiarire con lui prima di partire e quell’imbecille chissà cosa diavolo ha pensato” aveva sbottato Sana, nella sua testa.
Era saltata giù dal letto e aveva cominciato a spulciare nel suo armadio – Questo lo porto.. Questo? No, a che mi serve? –
Aveva cominciato  a lanciare i suoi vestiti alla rinfusa nella valigia.
Quel weekend sarebbe dovuta partire per Los Angeles per andare ad incontrare di persona il produttore del suo film. Il trasferimento vero e proprio sarebbe avvenuto solo successivamente.
 Finito con gli indumenti, si era voltata verso la sua scrivania, ed era lì che lo aveva visto.
Il libro di matematica che Akito le aveva regalato per Natale.
Quanto mi mancherai Akito...
Si era ricordata di quella sera della Vigilia, quando si erano trovati sotto il gazebo del parco e avevano fatto l’amore, di notte, al freddo, ma senza alcun pensiero per la testa.
Ricordava ancora i brividi di quella notte, e non erano dovuti soltanto all’eccitazione per il rischio che stavano correndo.
Essere scoperti.
Avevano spesso riso pensando al fatto che potevano essere arrestati per quello che combinavano.
All’improvviso, qualcosa aveva colpito la sua finestra.
“Un sasso?”.
E fu affacciandosi al davanzale, che lo aveva visto.
- Akito? – Sana era sorpresa – Che cosa ci fai qui? - 
-Sana... – l’aveva chiamata lui – Sana, non partire, resta qui con me –
-Che cosa? – aveva boccheggiato lei, senza fiato.
- Rimani qui con me, Sana –
- Akito, io...-
Non sapeva proprio cosa dirgli.
-Sana, adesso basta – Akito le era sembrato più stanco che arrabbiato – Sana, che io ti amo è chiaro. Che tu mi ami è chiaro. E allora perché dobbiamo continuare così, a rincorrerci e a negarci la possibilità di stare insieme? –
- Akito... Akito io...-
-Sana, fammi entrare –
-Ma è mezzanotte passata! –
-Fa niente –
Ma alla fine, chi se ne importava. Sana aveva fatto una corsa olimpica fino al piano inferiore. Aveva cercato le chiavi della porta del vaso vicino all’ingresso.
-Oh, che diamine! Dove sono finite?-
Aveva spalancato la porta con un entusiasmo decisamente eccessivo per una che non lo voleva far entrare in casa perché “E’ mezzanotte passata”.
Lui le era corso incontro, l’aveva sollevata e poi se l’era stretta al petto, come una bambina.
-Sana, dimmi che non partirai –
Sana era sembrata pensarci sui e poi aveva detto- Rei ha già preso tutti gli accordi con il produttore –
Si era morsa le labbra.
-Sana... Produttore, accordi, Rei... Sai cosa ti dico? Che non mi interessa! –
- Akito... –
-Dimmelo. Dimmi che resterai insieme a me, dimmi che potrò trascorrere le mie giornate al tuo fianco senza dovermi più nascondere. Dimmi che potrò baciarti davanti a tutti, perché tutti sapranno che sono il tuo ragazzo. Dimmelo, Sana –
Quasi si era messo in ginocchio. Quasi era scoppiato a piangere.
La via di Sana era isolata, a  quell’ora di notte. Il cielo era tempestato di preziose  stelle e la luna aveva deciso di non farsi vedere, quella sera.
Mentre Sana era rimasta a fissarlo, a metà tra il sorpreso e l’indeciso, il silenzio tra loro era interrotto soltanto dal respiro affannoso di Akito, troppo, troppo ansioso di ricevere una risposta da Sana.
L’aria gli era morta in gola.
“Non doversi più nascondere. Poter vivere la nostra storia alla luce del sole” Sana ci aveva pensato per un interminabile momento.
Alla fine gli aveva sorriso – Va bene, Akito. Resterò insieme a te, potrai trascorrere le tue giornate al mio fianco senza doverti più nascondere. Potrai baciarmi davanti a tutti, perché tutti sapranno che sono la tua ragazza. Ecco, te l’ho detto! –
Poi Akito se l’era caricata sulle spalle, come un sacco di patate e l’aveva trascinata in camera sua.
-Imbecille, che cavolo fai? –
- Alla luce delle nostre rivelazioni, penso sia il caso di festeggiare – le aveva detto, come se la cosa fosse ovvia.
La porta l’aveva chiusa a chiave e avevano trascorso la notte insieme. La prima notte da fidanzati (a questo pensiero, il mattino seguente Sana era scoppiata a ridere come una pazza).
Quella notte, prima di addormentarsi le aveva parlato -Ti amo Kurata –
Lei aveva sbadigliato – Lo so Akito, non c’è bisogno che me lo ripeti troppo spesso adesso –
-Già... E’ che quando te l’ho detto, l’ultima volta, non sono stato molto carino –
Avevano riso entrambi e poi lui l’aveva abbracciata forte.
Il giorno dopo si erano recati a scuola insieme, mano nella mano, e allo sguardo interrogativo di tutti i loro compagni di scuola Akito aveva risposto in un modo molto bizzarro. Si era fermato, l’aveva afferrata per le spalle e l’aveva baciata. Proprio come aveva fatto tante volte ai tempi delle elementari.
 
*
 
Quasi scoppiò a ridere ripensando a quell’ultima parte di ricordo.
Ricordò di quanto Sana si fosse poi infuriata – per finta ovviamente – e lo avesse mollato lì, in mezzo ad uno sciame mormorante di studenti e amici, che quasi non credevano ai loro occhi.
Akito ghignò ripensando anche alla reazione di Tsuyoshi, un giorno di qualche settimana fa, durante il pranzo.
Semplicemente impagabile.
 
*
 
- Kurata non sei nemmeno capace di mangiare senza sbrodolarti addosso!-
-Oh, Hayama, chiudi quella bocca!-
-Ma la smettete di litigare voi due? Non cambierete mai-
- Aya, fatti i cavoli tuoi-
- Akito vuoi capire o no che non devi rispondere così alla mia ragazza?-
Mensa della scuola superiore di Tokyo. Giornata di ordinaria follia.
Febbraio si era lasciato alle spalle il freddo e la pioggia di quell’inverno così tanto rigido. E insieme, era riuscito a scordarsi di tutte quelle parole, di tutti quei gesti che Sana e Akito si erano lanciati l’uno contro l’altro.
Solo per ferire.
Akito aveva spostato poi casualmente lo sguardo su Hisae e Gomi che, totalmente indifferenti ai loro litigi giornalieri, si stavano gentilmente aiutando l’un l’altra a condire il riso nei piatti.
L’aria di sospetto era aleggiata per un attimo negli occhi di Akito che poi indifferente aveva fatto spallucce.
Fuka, dal canto suo, gli era sembrata vagamente disperata. Probabilmente era in urgente astinenza da nicotina e di sicuro il fatto che lui e Sana si fossero messi insieme era l’ultimo dei suoi problemi. Di. Certo.
-Ormai non c’è più bisogno di fingere, sappiamo che state insieme, non dovete litigare in ogni momento –
Tsuyoshi aveva rimbeccato Sana e Akito, che ancora si guardavano in cagnesco e minacciavano di tirarsi dietro posate, piatti e bicchieri.
- Insieme? Con questa gallina? – aveva sbottato Akito – Dovevo essere completamente ubriaco!-
-Che cosa? Tu eri ubriaco? Vorrei ricordati che quell’idiota che si è presentato sotto casa mia a mezzanotte passata implorandomi di aprirgli la porta, eri tu...- aveva contestato Sana, facendogli la linguaccia.
Si erano lanciati uno sguardo truce e si erano voltati dall’altra parte. In realtà, dentro sorridevano.
-No! Vi prego smettetela di litigare – era saltato poi su Tsuyoshi all’improvviso. Stava piangendo. Letteralmente piangendo. Dalla disperazione ovviamente – Non ne posso più di voi. Ho i nervi a pezzi –
Akito era scoppiato a ridere.
 
*
 
Akito voltò lo sguardo verso il portone della scuola e notò una cascata di capelli rossi scompigliati dal vento avvicinarsi velocemente. Sana quasi correva.
Akito chiuse gli occhi crogiolandosi in quella sensazione piacevole: adorava pensare che lei corresse verso di lui perché non vedeva l’ora di poterlo baciare.
Lo raggiunse in pochissimo tempo e quando gli fu di fianco, rimase in silenzio.
Akito socchiuse un occhio per poterla guardare – indugiando qualche secondo sulle sue gambe favolose lasciate scoperte dalla gonna della divisa, sempre troppo lunga per i suoi gusti – e si accorse che Sana aveva fissato le mani sui fianchi e, probabilmente, non intendeva spostarle da lì.
-Insomma – esordì dopo un po’  - Ti ho cercato dappertutto, ma dov’eri finito? –
Probabilmente, il fatto di averlo trovato a sonnecchiare tranquillamente all’ombra di un albero non le era bastata come risposta.
Akito ghignò – Tu che dici? –
La ragazza sbuffò e gli si fece più vicina – Oh Hayama, che strazio. Sei davvero insopportabile quando fai così. Ti stavo cercando – gli ripeté lei, concitata.
Akito si decise finalmente a mettersi a sedere per poterla guardare in faccia – Questo l’hai già detto – le ricordò – Di grazia, posso sapere perché? –
Sana andò a sedersi accanto a lui – Sei diventato completamente idiota? – sbottò lei impaziente – Stamattina Tsuyoshi mi ha detto che hai preso la cintura nera. Posso sapere perché non mi hai detto nulla, eh? –
Ci fu un lungo attimo di silenzio tra di loro. Il vento agitò dolce i rami secchi degli alberi e scompigliò i capelli ai due ragazzi. Con sé trasportava l’odore amarognolo di erba appena tagliata.
Non c’era proprio niente da dire, quella era proprio una giornata primaverile.
Akito fece spallucce – Così. Non credevo ti interessasse saperlo –
Sana si imbronciò e gli gattonò vicino per potergli tirare un portentoso pugno sul braccio destro.
-Ahia – si lamentò Akito – Ho sempre detto che tu sei un uomo mancato –
- Akito ti avverto smettila subito, non stavo scherzando –
- Nemmeno io. –
- Ma la vuoi finire? –
-No! –
Sana lo guardò male e Akito sostenne il suo sguardo, facendo una violenza inaudita su se stesso per non scoppiarle a ridere in faccia.
Insomma, Sana con quell’espressione imbronciata, i capelli incasinati e le braccia incrociate al petto, era decisamente troppo buffa.
Troppo.
-Piuttosto – continuò lui, ignorandola bellamente – Perché non mi dai un bacio? –
Sana rise. Una risata amara però – Te lo puoi sognare. Perchè dovrei? –
Akito finse di pensarci su – Perchè sono bello, adorabile, intelligente, perchè mi vorresti saltare addosso in questo momento e poi perchè… Beh, me l’hai promesso, quindi...-
Dimmi che potrò baciarti davanti a tutti, perché tutti sapranno che sono il tuo ragazzo.
E alla fine, un sorriso divertito riuscì persino a strapparglielo, prima di catturarle le labbra in un bacio travolgente.
-Ehi... Che dici se ci trasferissimo in quella classe famosa? – le propose lui, lasciando scivolare lo sguardo dalle sue labbra rosse allo scollo della camicetta della divisa.
Sana rise e, anche se apparentemente riluttante gli disse – Non che ne abbia voglia, ma credo che finirò per accettare –
L’ultima cosa che Akito riuscì a registrare prima di alzarsi in piedi e correre via con lei, fu il profumo che i capelli di Sana emanavano: fiori freschi e vaniglia.
Insieme all’odore di erba appena tagliata che lui adorava tanto.
 
‘Cause it's you and me and all of the people
with nothing to do
nothing to lose
and it's you and me and all of the people
and I don't know why
I can't keep my eyes off of you
                        You and Me – Lifehouse
 
 
******************************************************
THE END
 
Buonasera a tutte ragazze. Innanzitutto volevo scusarmi per questo piccolo ritardo – sono solo quattro giorni, lo so, ma ormai mi ero affezionata all’aggiornamento del lunedì. Il problema è che ho avuto parecchio da studiare – e tecnicamente non ho ancora finito, visto che domani ho un compito di matematica e non so una mazza, ma questi sono solo dettagli che non interessano a nessuno.
L’epilogo era già abbozzato come vi dissi, solo che proprio non mi convinceva, era un po’ “povero” ecco, quindi ieri sera mi ci sono messa e ho fatto un po’ di taglia e cuci. Tipo, alcuni pezzi di questo capitolo dovevano essere dedicati ad una SHOT a parte, ma alla fine ho deciso di integrarli qui perché ci stavano bene.
Il finale, ho voluto lasciarlo così : quelle storie che si concludono sistemando proprio tutto, tutto non sono il mio genere, quindi ho preferito finirla così, con Akito che da buon pervertito quale è sta trascinando Sana da qualche parte, con Tsuyoshi ed Aya sempre insieme che sostengono i due amici, con Fuka sempre cinica e con Gomi (che amo profondamente! :D) che litiga con Hisae ma tutto sommato tra i due potrà nascere qualcosa.
E. **Ale non devi piangere**. Sto scrivendo una nuova fiction che è già a buon punto (ho scritto qualcosa come 9 capitoli e quando sarò arrivata a due massimo tre dalla fine, la posterò, sarà questione di una, massimo due settimane. Si chiamerà “She Is”.
Dopo aver detto questo mi dileguo e passo a ringraziarvi una per una.
 
Favola08: grazie mille, cento volte per ogni complimento che mi hai fatto, splendore! (: La realtà è che Akito forse in questo capitolo è un po’ OOC, ma poi mi sono detta che se io stessi per perdere la persona che amo di più al mondo, al diavolo l’orgoglio, mi butterei piangendo ai suoi piedi. Spero che il finale non ti abbia delusa. Un bacione ^__^
Herj Malfoy: la mia rivale! Per Kiky già il fatto di aver mollato Akito e di non essere stata linciata da nessuno credo sia già un lieto fine. :D Cavolate a parte, non sia mai che io voglia farti morire, è solo che la vita va così e i finali restano in sospeso. Un bacione, spero ti sia piaciuto l’epilogo ^__^
Mantovanina: non ti preoccupare che non vi libererete così facilmente di me su EFP – SI, è una minaccia. Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto a me personalmente non convinceva molto. Akito che va con Sana era un’idea pazzesca, ma alla fine ho preferito lasciarli dove stavano! :D Grazie mille per avermi seguita con costanza, grazie davvero! Baci ^___^
 _DaNgErOuS_ChIlD_ : e, sei sempre il solito tesoro. Ultimamente ho escogitato il frullatore come possibile “arma” per un omicidio, tienila in considerazione per eventuali progetti guerrafondai :D Grazie mille per ogni aggettivo che hai trovato per descrivere questo sce... Ehm, questa storia. E grazie anche per non avermi mollata dal primo capitolo. Bacino ^__^
Hermy95: innanzitutto grazie per la recensione a “Sopprimere Ron”, ci sono incredibilmente affezionata a quella fiction quindi semplicemente grazie. Poi, al solito la tua recensione mi ha fatta ridere, al tuo “ma che vada a dormire Naozumi” sono scoppiata. Dai che ho sistemato tutto, sono stata brava? Un bacio tenero cara ^__^
Merygreis : grazie infinite. Ho aggiornato solo oggi perché ho avuto poco tempo, spero di non averti delusa. Un bacio ^__^
Deb: ed eccola colei che vanta tutta la mia gratitudine per aver segnalato questa storia tra le scelte. Sul serio, grazie ancora ho apprezzato molto il tuo gesto. Grazie mille per avermi fatto presente gli errori – si vede che rileggo i capitoli alle tre del mattino quando sono più di là che di qua? :D “Cosa scegli? Zum Zum o non vedermi più?” Ma.. DEB! Sono morta dalle risate ^__^ Non voglio dilungarmi troppo perché sennò poi scrivo il solito poema chilometrico, semplicemente grazie per non avermi mollata nemmeno un secondo. Un bacione ^___^
GLoRi: no! Non voglio che tu muori, poi mi sento in colpa. È arrivato il medico, perché io l’ho chiamato sul serio eh! :D Sei stata un amore che oltre alla pazienza di leggerti i capitoli ti sei andata a sentire le canzoni. Sono tutti brani che io ho nell’i-pod e che io ascolto in continuazione quando scrivo, aspettavo solo la fiction giusta per poterceli inserire. Eccola :D Ti giuro che la scena all’aeroporto ho provato ad immaginarla sul serio – te sei geniale – poi ho preferito lasciarla così. Non credo che Akito potesse aspettare così tanto. Grazie mille, per ogni tua singola parola di sostegno, sei stata carinissima. Un bacione enorme ^___^
Beatrix1291: se vorrai potrai ancora seguirmi in altre storie. Comunque il primo paragrafo dello scorso capitolo trovo che ci volesse proprio altrimenti non ci arrivavo viva alla fine. Fuka insomma è provvidenziale come al solito. Mentre per le battute finali, sono contenta che tu le abbia apprezzate perché le ho pensate e ripensate e alla fine ho detto, ci deve essere attesa, facciamo passare la palla da Akito a Sana e viceversa. Grazie mille insomma per ogni cosa. Bacio ^__^
Roby5b: come disse la santa donna di Kim, se non ci fossero gli amici Sana e Akito non potrebbero sopravvivere. Felicissima che il capitolo ti sia piaciuto, spero altrettanto per questo epilogo. Un bacione ^__^
_Rob_ : ecco, ecco, tranquilla che tutto si sistema. Contenta che ci sia stato il lieto fine? Spero proprio di si. Un bacio enorme (:
Manu5: grazie mille! Quel “tutto d’un fiato” non sto nemmeno a dirti quanto mi sia piaciuto, mi hai lasciata così *-* davanti al PC – sarebbero gli occhi luccicanti, lo so che la faccina così è inquietante in sé. :D Grazie, grazie, grazie. Un bacio ^__^
92titti92: e anche a te che ti sei subita i miei deliri sin dal primo capitolo, non posso non ringraziarti. Insomma, alla fine Akito è corso da Sana – mica poteva permetterle di partire, insomma! (: Sto studiando come una matta per questi maledetti esami, spero che a te vada un po’ meglio. E siccome il rito vuole i nostri soliti saluti, mi raccomando STUDIA! Grazie infinite di tutto, seriamente. Un bacione enorme ^__^
Yesterday: e tu, figlia mia, che mi tocca sopportare le tue paranoie anche via e-mail. Ormai mi sono convinta che ne uscirò pazza. Quando hai detto “Vai con il Fuka Power” mi sono rotolata dalle risate. Possibile che tu mi faccia quest’effetto persino via recensione? E, felicissima che tu sia riuscita a cogliere quelle parole del pezzetto tra Tsuyoshi e Akito. Quando le stavo scrivendo mi sono detta “Mi piacerebbe che qualcuno le notasse”, perché non si trattava di parole scelte a caso, ma piuttosto sono state pensate e ripensate per cinque minuti buoni. Insomma, mi ha fatto proprio piacere che tu l’abbia notato. Come sai, la mia fiducia nel sesso maschile è sotto zero, quindi è normale che ci sia un po’ di amarezza quando mi capita di parlarne, hai colto pure questo, ma allora sei davvero un genio. Scherzi a parte, grazie di tutto anche a te, mi hai seguita passo per passo e ho grazie a “My Sorrow” ho avuto anche il piacere di conoscerti, bimba mia. Ora basta, sennò ci scappa la lacrimuccia ç___ç Bacione tesoro ^__^
Porpetta: la donna della domenica o del lunedì! :D Mi spiace di non aver fatto in tempo ad aggiornare, giusto qualche capitolo fa ti dissi che il lunedì era il mio giorno congeniale. Ecco cos’è successo, Akito ha preso a sassate la finestra di Sana. Sempre il solito orso. Spero tu abbia apprezzato anche questo capitolo. Ancora, grazie pure a te per avermi seguito dal primo capitolo – lo so che ci sei sempre stata! (: Un bacione ^___^
 
Ora basta sul serio. Sono stata un po’ prolissa con i ringraziamenti ma oh, è l’ultimo capitolo può starci no? Questa storia mi uscì di getto, quasi non credevo di averla pubblicata e quando mi sono accorta che per qualche ragione è stata persino apprezzata non ci potevo credere. Seriamente, io non smetterò mai di dimostrarvi la mia gratitudine per tutto, siete davvero delle lettrici fantastiche. Con la F maiuscola, sul serio.
 
Adesso vado sul serio,
spero a preso (preparatevi, tornerò – vai con le minacce!)
 
Un bacione enorme
Ale69
 
P.S. Storia conclusa? Sì. Che. Magone.
 
  
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