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Autore: Fede_Wanderer    09/05/2010    8 recensioni
È bellissima, Selene; è bella come il riflesso della luce lunare sul legno scuro dell'ebano.
La chiamano la Perla Nera. La guardano passare e le fanno i complimenti.
Lei ringrazia, ma in fondo non le importa; Selene è una sognatrice e sa che la bellezza non serve, per sognare.
Ispirata ad Ebano, dei Modena City Ramblers.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ebano

Ad Ely ed Ely, perché sono fanwriter straordinarie e ottime amiche.
E ai Modena City Ramblers, fonte di ispirazione per questa storia.


I bambini corrono per i viali affollati, scherzando e godendo del suono delle proprie risate; corrono per le vie strette e le stradine antiche, accanto a muri che quasi cadono a pezzi; è un Paese povero, il loro, nell'Africa a sud del Sahara. Ma è il loro Paese ed è tutto ciò che hanno; e a loro non importa del mondo circostante: loro sono a casa; loro giocano.
Lei no. Lei è appoggiata ad un albero di legno nero; dicono che sia pregiato, ma per lei l'ebano è solo bello. Le ricorda il colore della pelle del suo papà. E allora sale sui suoi rami e sogna; e guarda la luna, quella luna che si chiama come lei, Selene.
È bellissima, Selene; è bella come il riflesso della luce lunare sul legno scuro dell'ebano. La chiamano la Perla Nera. La guardano passare e le fanno i complimenti. Lei ringrazia, ma in fondo non le importa; Selene è una sognatrice e sa che la bellezza non serve, per sognare.
Torna a casa, ogni sera, dopo aver salutato la luna e sua madre la accoglie con occhi tristi. Una volta le ha detto di continuare a sognare finché poteva. Glielo ha detto tra le lacrime, e Selene non ha capito; per lei, i sogni sono eterni.

La bambina dalla pelle color dell'ebano ora è una ragazza. Ha sedici anni e non ha perso la sua bellezza, nè il coraggio di volare verso un sogno. All'orizzonte vede le luci delle città e sa che prima o poi lei sarà una di quelle luci splendenti.
E un giorno parte. Sulle spalle uno zaino con le poche cose che è riuscita a racimolare; hanno pochi soldi, in famiglia, e lei non ha avuto la forza di toglierli a sua madre. Ha preso il poco che aveva guadagnato in sedici anni ed ha chiuso gli occhi, ascoltando il battito irrequieto del suo cuore. Ed ora è lì, sulla soglia di casa, che saluta la madre e le dice che andrà tutto bene; e lei ci crede. Ci credono entrambe.
Parte verso il nulla, Selene. Parte verso l'ignoto, con un sogno nel cassetto e null'altro. Ma per lei è l'inizio della felicità. E poi ci arriva, nelle grandi città. Lancia uno sguardo intorno a sè e si sente persa, abbandonata; non sa qual è la porta d'entrata per il suo sogno.
Ma sebbene sia persa, Selene non si arrende. Lavora, prima per qualcuno, poi per qualcun altro; viene venduta, cambia lavoro, casa, luogo, amici. Quello che non cambia è la speranza nel suo cuore. E quando si sente sola e affranta, lancia uno sguardo alla luna, e ricorda la sua casa.
Talvolta sua madre le scrive delle lettere. Arrivano tardi, e a volte non arrivano proprio, ma quando arrivano sono piene di brutte notizie nascoste sotto un velo di speranza. E Selene capisce che deve fare fortuna, per se stessa e per la madre. E nel profondo del suo cuore sa che non è lì che ce la farà. Lavora tutto il giorno e di sera mangia solo un pezzo di pane.
Spesso si ritrova a guardare gli alberi, cercando vanamente il colore dell'ebano; e piange in silenzio.

Poi, un giorno, scappa.
Deve andare oltre il mare, per non lasciar morire il suo sogno. Deve andare da qualche parte, lontano dall'Africa, e vincere sulla povertà e sulla malattia di sua madre. Si ritrova a spendere tutti i suoi soldi per un viaggio a Palermo, e per l'ennesima volta si guarda intorno e si sente sola. E anche lì lavora, coltiva le arance per un grasso uomo ricco e spera in un cambiamento. Ma la paga è misera, e misera è la sua vita. E allora, Selene vive di notte.
Quando il padrone va a dormire, lei vaga, guidata dalle stelle, nel nulla infinito delle campagne e dei paesini. Canta per la luna, sperando che porti il suo canto alla madre. Una notte vede qualcun altro cantare; è un ragazzo, avrà la sua età, sembra perso.
Suona una chitarra e canta una melodia sconosciuta, dolce.
"E se sei persa in qualche fredda terra straniera, ti mando una ninnananna per sentirti più vicina".
Gli sorride e gli chiede che cosa vuol dire; glielo chiede nella sua lingua, ma lui non capisce. Allora lo chiede in inglese. Sa qualcosa di inglese, glielo ha insegnato un suo amico; era ricco, poteva studiare.
E il ragazzo straniero le traduce la canzone; è malinconica, ma dolce come le era apparsa ad un primo ascolto. Selene pensa a sua madre, e lascia che una lacrima le attraversi il viso.

È notte e Selene scappa di nuovo. Va più a Nord, a Bologna, da un'amica.
Non spera più di coronare i suoi sogni, ma tenta ancora di racimolare qualche soldo; spesso scrive alla madre, e altrettanto spesso, nelle sue lettere, mente. Non riesce a dirle che non ce la sta facendo.
Le sere le passa nei bar, a cantare per la gente. In fondo è un lavoro quasi piacevole, se non fosse per certi sguardi di alcuni uomini. A volte la seguono fuori dai bar, ma lei scappa a casa.
E poi, una sera, ad andare in un pub non ce la fa. Si sente male ed ha la febbre, e rimane a casa. E poi, quand’è sera tardi, sente dei passi in casa e si alza, preoccupata.
Apre la porta e vede l’amica che la ospita con una mano sulla maniglia della porta di casa, vestita di una cortissima gonna nera ed una giacca leopardata.
Lei si gira, la guarda con le lacrime agli occhi e le bisbiglia che è l’unico modo per tirare avanti. Selene si avvicina e l’abbraccia, nello sguardo la dura consapevolezza di chi ha capito qual è il suo destino.

La luna è ancora lì ad ascoltare il canto della ragazza dalla pelle color dell’ebano.
Ma Selene non c’è più; ora, la chiamano di nuovo la Perla Nera. E dei suoi sogni è rimasta solo cenere; cenere, come quella che lasciano le sigarette degli uomini che vengono da lei. Le danno una manciata di soldi e la conducono in auto, e poi gettano i sigari a terra.
E Selene non può fare a meno di chiedersi perché, ironicamente, la cenere abbia lo stesso colore dell’ebano.


Note: Questa storia è ispirata ad una bellissima canzone dei Modena City Ramblers, Ebano.
Qui trovate il testo.
La strofa cantata dal ragazzo di Palermo, invece, è presa da Ninnananna, sempre dei Modena City Ramblers. Sono felice di come mi è venuta questa one-shot, spero che piaccia e, soprattutto, che faccia riflettere.
Fede

   
 
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