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Autore: Diana924    14/05/2010    0 recensioni
Maria de'Medici, ormai sola e in esilio ricorda la sua vita, quando era ancora regina di francia, quando fu moglie e madre...
Genere: Malinconico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Regine ed amanti-Francia'
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Io, in esilio, io, che quarant’anni fa venni accolta come Regina di Francia, io che ho dato un re alla Francia, una Regina alla Spagna, una all’Inghilterra e una duchessa alla Savoia. Io, Maria de’Medici in esilio a Colonia. Nemmeno l’esilio in Francia mi è concesso, anzi sono esule in una terra straniera, ripudiata da mio figlio, che mi odia.

Quaranta anni fa ero entrata per la prima volta a Parigi, accolta con dimostrazioni di felicità, finalmente a 27 anni mi sarei sposata. E non con un uomo qualunque, ma con il Re di Francia Enrico IV. Era il primo Re dei Borboni, e dicevano che erano bellissimo. Era bello, ma anche molto più anziano di me. E poi c’era la sua prima moglie, la duchessa di Valois Margherita di Valois. Era relegata in un castello, ma era sempre presente.

Poi capì chi era la vera nemica, o meglio le nemiche. Loro, le dame francesi. Mi odiavano, mi trovavano troppo semplice, indegna di essere chiamata Regina di Francia. Una di loro, Catherine Henriette d’Enteangues, marchese di Verneuil, si permise di chiamarmi in pubblico la grassa banchiera fiorentina. Che umiliazione! Che vergogna! Fortuna che con me ci fosse la mia migliore amica, la mia sorella di latte, Eleonora Dori. Era l’unica che mi fosse fedele, non quelle stupide dame francesi. Che sbraitassero pure, io non ero interessata a loro. Ciò che mi attirava era il potere, il controllo che avrei potuto esercitare sugli altri.

Dovevo solo aspettare il mio momento, il Re mio marito era anziano e io avevo tre figli e tre figlie, dovevo solo attendere.

L’occasione si presentò nel 1610, il giorno dopo la mia incoronazione a Regina di Francia. Mio marito fu barbaramente ucciso da un certo Ravillac, un cattolico fanatico che lo pugnalò due volte. Lo riportarono al Louvre cadavere. Ciò significava la fine per la piccola Charlotte de Montmorency, la piccolina non sarebbe stata la nuova amante di mio marito, ma era libera di restare con suo marito a Bruxelles. Siccome quel giorno piangevo dicendo: << Il Re è morto, il Re è morto >> i cortigiani mi presentarono mio figlio Luigi e mi dissero: << Madame, il Re è vivo, è qui di fronte a Voi >>.  Già, il re era vivo, il re era troppo piccolo, io avrei governato la Francia. Io, Maria de’Medici!

Non fu un’impresa facile, avevo tutti contro, la famiglia reale, i nobili,l il clero. Il popolo? Chi si è mai preoccupato del popolo? Mio marito. Ed ecco la sua ricompensa, un pugnale e la morte. No, io mi sarei appoggiata alla vera nobiltà, quella cattolica. D’altronde avevo dei buoni consiglieri: Eleonora e suo marito, Concino Concini. Lo feci divenire maresciallo, maresciallo d’Ancre, mi fidavo cecamente di loro due.

Per prima cosa decisi che mio figlio Luigi, nonostante avesse tredici anni non era pronto per regnare, e non lo era perché io avevo deciso così, si sarebbe dovuto sposare. Scelsi per lui una mia lontana parente: Anna d’Austria, figlia del re di Spagna, una fanciulla che mi descrivevano come calma e virtuosa, insomma una sciocca.

Il re di Spagna si disse d’accordo. Anzi volle che la mia figlia maggiore, Elisabetta di Borbone sposasse il suo erede, Filippo principe delle Asturie. Acconsentì, una pace con la Spagna e l’Impero erano necessarie alla mia politica contro gli eretici.

La mia futura nuora arrivò in Francia e il matrimonio fu celebrato a Bordeaux. Quella notte portai io stessa mio figlio nella camera da letto dell’Infanta. Ve lo lascai due ore. Il giorno dopo indirizzai una nota agli ambasciatori stranieri ed ai miei: il matrimonio era stato consumato, nonostante i due ragazzi avessero appena quattordici anni.

Io nel frattempo regnavo, aiutata da Eleonora, suo marito Concino Concini e da un giovane, il vescovo di Luçon, un certo Richelieu. Mio figlio si occupava solo di caccia e non toccava sua moglie, ma questo non mi importava. Mi dispiaceva solo che mio figlio desse più importanza al “ demonio ”, come chiamavo il suo guardiacaccia reale, il marchese di Luyes, quell’uomo lo aveva stregato. Quell’uomo avrebbe ucciso Concino, il mio amico, il mio maresciallo, il mio amante. Non ebbero nemmeno il coraggio di istituire un processo, lo uccisero vicino al Louvre, sei guardie. E mio figlio approvò. Poi fu la volta di Eleonora. Istituirono un processo farsa con l’accusa di stregoneria e poi la decapitarono in place des Grèves, con l’accusa di stregoneria e di alto tradimento. Io venni completamente esautorata e il “ demonio ” prese il mio posto.

Non mi rimase che complottare. Per più di dieci anni ho complottato, aiutata dal duca d’Orleans, Gastone, il mio figlio preferito, che a mio parere è nato per essere re. Lui, non Luigi. E’ un Re un uomo che delega a un altro tutti i suoi compiti, no, è solo un burattino, un burattino regale.

 Quell’uomo di cui mi ero fidata, il vescovo di Luçon, non solo mi ha fatto esautorare dal consiglio, ma mi ha fatto arrestare e rinchiudere a Blois. E per questi servigi è divenuto cardinale, il cardinale di Richelieu, e primo ministro.

Ero riuscita a fuggire da Blois, grazie ai miei fedeli e a mio figlio, ma sono dovuta andare in esilio. Io, Maria de’Medici, in esilio. Prima ad Amsterdam, poi in Lorena, infine qui a Colonia. Ma a volte mi arrivano delle notizia belle. Poche ma arrivano. Anna d’Austria, mia nuora ha avuto un Delfino e sembra che sia incinta di nuovo. Bene, ventitre anni di sterilità cancellati. Così si fa. Elisabetta ha avuto diversi bambini e Cristina anche. Enrichetta poi è la più prolifica delle mie figlie. Gastone invece ha solo una bambina, Anna Maria Luisa. Lo so, non conserverà nulla, tutto gli porterà via quel maledetto prete. Maledetto il giorno in cui ho chiesto per lui il cardinalato. Maledetto il giorno in cui l’ho reso il mio amante. Tutti quelli che ci hanno aiutato, uomini forti, uomini nobili, sono morti. Li ha fatti giustiziare lui, mio figlio ha solo dovuto firmare. L’ho sempre saputo, il mio figlio maggiore è un debole che cede alle pressione di un prete.

E non erano dei semplici nobili quelli che ha contribuito a far uccidere, no, erano i nomi più belli di Francia. Il principe di Chalais, a cui sono occorsi ben ventinove colpi di mannaia. Il povero Montmorency-Bouteville decapitato sulla pubblica piazza come un brigante, solo perche si era battuto a duello. Il principe di Montmorency, fratello della piccola Charlotte de Montmorency ora principessa di Condé, decapito davanti alla statua di mio marito, suo padrino. Solo mio figlio si è salvato, ma è stato incarcerato ed è fuggito in Lorena, dove ha sposato la figlia del duca.

Ripenso ai quadri che M. Rubens ha eseguito per celebrarmi, dal mio arrivo in Francia fino alla riconciliazione fittizia con mio figlio. Lì appaio quello che sono davvero, una Regina potente, perché solo io sono riuscita a salvare lo stato, io, non mio marito, non mio figlio, non quel prete che dicono sia indemoniato. Io, Maria de’Medici.

   
 
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