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Autore: cocochokocookie    18/05/2010    2 recensioni
L'orgoglio ferito da parole di sottovalutazione, desideri di conquista che portano anche ad andare contro amici di vecchia data, e la presunzione del potere che scorre nelle vene. Ma la superbia non sempre veleggia su acque sicure, nella Storia di un Impero.
[Siglo de Oro]
Genere: Generale, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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| Imperio Mutilado ~ Mentiroso | Cap. 1
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Rating Capitolo: Giallo [Non penso di essere arrivata all'arancione, suvvia °-°]
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo ~ Reino de España | Francis Bonnefoy ~ République française | Lovino Vargas ~ Italia Romano ◊ Stato del Vaticano | Feliciano Vargas ~ Italia Veneziano | Roderich Edelstein ~ Republik Österreich | Elizavetha Hedervary ~ Magyar Köztársaság
Nota: Conclusione del XVI secolo
Osservazioni personali: Niente di che, sono sorpresa 'A', non mi era mai capitato di sputare tanti capitoli in così poco tempo °-° || Puntualizzo il fatto che fino al capitolo 6, al momento, è già parzialmente conosciuto da altri, principalmente perché la pubblicazione su EFP la tengo più a mano, poiché sto sostenendo i preesami su tutte le materie del triennio e a giugno mi aspettano gli esami —perché io PASSO è____é—.


Imperio mutilado
EL TRIGO Y LA SANGRE

E
ra pazzo.
Sì, non vi era più alcun dubbio, il suo amico era uscito completamente di melone, per accettare una proposta simile da un soggetto simile.
Forse era solo una diceria, magari si era inventato tutto una delle Nazioni confinanti, magari Arthur aveva imparato da lui a distorcere l’informazione pubblica e non sapeva ancora darsi un freno, no?
No?
Eppure le notizie che giungevano dall’altro lato della modesta catena montuosa e da piccoli staterelli confinanti non presagiva nulla di affine.
Sospirò, abbandonandosi lungo l’elegante divano, prima di mugugnare in segno d’assenso al bussare alla porta poco distante, permettendo che della luce artificiale filtrasse nella stanza illuminata esclusivamente dall’imponente e sfarzosa vetrata che ricopriva la parete a sud della stanza.
« Signore, mi aveva mandato a chiamare? » la voce dell’uomo lo riscosse ulteriormente dai suoi pensieri, al che si eresse dalla posizione supina, passandosi una mano fra i capelli più lunghi della media.
« Sì. Dì al Re che stiamo per muoverci. E manda una lettera ad Austria ed Inghilterra, non ho la minima intenzione di ricevere paternali in seguito. » concluse con un sospiro la Nazione, prima di prendere la giacca pesante dallo schienale della poltrona posta frontalmente al divano, portandosela sulle spalle e prendendo il cappello che l’uomo gli porgeva.
« Si scende » concluse con tono falsamente allegro. Era una sfida.
Era una guerra.

Dall’altra parte del globo terrestre, Spagna scendeva dalla quarta spedizione iberica in quella terra vergine, l’alabarda affilata stretta nel palmo destro ed un sorriso ambiguo che tagliava ed induriva i tratti gentili e latini del viso abbronzato.
« Signori, benvenuti nelle Indie » era esordito tempo addietro l’italiano che aveva richiesto le imbarcazioni. Tre aveva detto e tre gli erano stato concesse.
Era tornato dagli Asburgo con promesse d’oro e tesori.
Inutile dire che lo spagnolo non si era nemmeno sognato di lasciare il bottino lì dov’era, doveva solamente attraversare l’Oceano per agguantarlo.
« Signore, vi sono stati scontri con popolazioni indigene, le terre sono abitate », la voce allarmata di uno dei suoi ufficiale l’aveva esclusivamente infastidito, mentre controllava la cartina sul timone dell’imbarcazione.
« Sono barbari, non vedo perché dovremmo preoccuparcene » aveva liquidato Antonio con tono insofferente, prendendo la propria arma, poggiata lungo la tavolata dove erano disposte le cartine approssimative del territorio al quale andavano incontro.
Ora li aveva davanti, i barbari.
Reclamavano diritti sulla terra natia e chiedevano di lasciarli in pace, gli spagnoli avevano dato loro abbastanza lutti in poco meno di due anni.
La testa del pacere era finita conficcata su una lancia di legno sulla costa, mentre gli europei entravano nel villaggio più vicino.

« Ne siete sicuro? » nella penombra data dalle stoffe pesanti e pregiate che ricoprivano le pareti della sala reale, la figura del re di Francia sembrava ancora più imponente di quanto in realtà non fosse, mentre la Nazione annuiva, la spada al fianco e l’esercito armato.
« Allora andate. Ma prestate attenzione, hanno rappresentati al Vaticano » lo allertò il regnante, prima che Francis uscisse dalla sala.

« Conquistador! Una lettera dalla Regina! »
Antonio si volse, appoggiato al parapetto dell’imbarcazione spagnola, dedicando la propria attenzione dalle acque inesplorate al soldato che porgeva la pergamena portata dall’aquila spagnola e dal sigillo reale in ceralacca.
Alla lettura delle frasi brevi e tracciate in bella grafia con inchiostro rosso una ruga andò formandoglisi sulla fronte dalla carnagione olivastra.
Rilesse una seconda ed una terza volta, incredulo al principio e furioso alla conclusione, chiudendo poi bruscamente la pergamena e voltandosi al timoniere, stizzito.
« Dobbiamo tornare in Europa il prima possibile, datevi una mossa » aveva esclamato, prima d’infilare la carta nella tasca della giacca vermiglia e pesante, macchiata di sangue indigeno quanto l’alabarda fidata.
« Se è guerra che cerca, guerra otterrà »

« Ungheria! Ungheria! » la vocina acuta di Veneziano risuonava per i corridoi di Vienna quanto i passetti frettolosi ed il suono ovattato del ricciolo che rimbalzava per l’andatura frenetica.
« Ungheria! » chiamò ancora, prima di aggrapparsi nuovamente alla veste verde della donna, trovata nel corridoio affianco e dall’espressione preoccupata.
« Cosa c’è, Italia? Hai fatto un brutto sogno? » domandò, materna, accennando un sorriso nel vedere il capo del più piccolo agitarsi con convinzione in segno di dinegno.
« I confini. I confini fanno male » mugugnò allora, mentre Elizavetha alzava il capo verso Austria, appena uscito dalle proprie stanze a quel baccano, il quale aggrottò la fronte.
« È solo Francia, Italia, non preoccuparti » lo rassicurò Roderich, mentre Ungheria lo fulminava con lo sguardo.
Glielo aveva permesso?

Chi erano quelli?
Cosa volevano?
Venivano, imponevano, distruggevano villaggi ed istigavano a chiamare aiuto, bruciavano le case e sequestravano i beni.
Correva come un dannato lungo le strade polverose, tappandosi le orecchie per non sentire il suono secco delle lame che cozzavano tra loro, l’abito bianco troppo lungo per lui, ma oramai vi era abituato.
« Dov’è la tua Nazione? » continuavano a chiedere ai villani, ma questi non rispondevano, afferravano i forconi e gli attrezzi agricoli per ricacciare gli invasori, ma con scarsi risultati.
« Fermo! »
Sentì il cuore in gola nel riconoscere la voce del generale delle truppe nemiche, senza voltarsi a guardarlo e continuando ad infilarsi nei vicoli di Napoli, allontanandosi lungo le campagne circostanti, il fiatone ed il sudore come compagni tra le strade sterrate, lontano dall’odore di sangue del campo di battaglia e dalle urla del suo popolo.
Lo stavano proteggendo, era solo un bambino, dopotutto.
Sussultò nel sentire la presa salda sulla spalla destra, irrigidendosi e costretto a voltarsi, deglutì a forza nel vedere il volto dalla carnagione chiara incorniciato dai capelli biondi e dalla piuma infilata nello sfarzoso copricapo blu.
« Ehi, non ho intenzione di farti alcun male, non sono ancora un mostro » commentò l’uomo, accennando un sorriso e trattenendo a stento un’imprecazione alla fitta allo stinco.
« Piccolo stronzetto » mugugnò, afferrandolo e portandoselo a mò di sacco di grano sulla spalla, mentre questi si dibatteva e lamentava.
« Veneziano mi dovrà per lo meno una quindicina di piatti di pasta, dopo questo » concluse con un sospiro, mentre il più piccolo si agitava sulla sua spalla.
« Mollami, ho detto! Chi ti credi di essere? Lasciami andare e lascia in pace la mia terra, brutto bastardo! » urlava, mentre Francis scuoteva il capo e l’ignorava bellamente, soffermandosi ai passi alle sue spalle, seppur lontani.
Si volse, incrociando lo sguardo smeraldino dell’amico d’infanzia, non riuscendo a nascondere un ghigno soddisfatto seppur cupo.
« Oh, Spagna. Qual buon vento ti porta qui? » domandò con ironia, mentre Romano iniziava ad acquietarsi, confuso da tutte quelle apparizioni indesiderate.
Mò che voleva chisti?
« Francia, non dovresti essere qui » replicò freddamente l’iberico, l’arma lucente conficcata nel terreno fertile, sulla sua destra, la bandiera alle sue spalle, sorretta da uno dei soldati delle milizie spagnole.
« Non mi risulta che il Sud Italia rientri tra i tuoi territori, Antonio » ribattè il biondo, mentre il ragazzino irruento sulla sua spalla iniziava a divincolarsi nuovamente, irritato dall’apparente battibecco riguardante lui fatto come se non fosse presente.
E che diamine!
« Pensavo che l’influenza commerciale fosse abbastanza eloquente » tagliò corto Spagna, poco incline a perdersi in tante parole, mentre allungava la mano all’impugnatura ampia dell’alabarda, al che Francia aggrottò impercettibilmente la fronte.
Sarebbe stato davvero disposto a combattere per così poco?
« Eloquenza non corrisponde ad Appartenenza, nel dizionario della mia lingua, sono spiacente. Ed ora mi ritiro con il mio bottino. » concluse con irritante tono canzonatorio ed un sorrisetto compiaciuto, sussultando alle parole dell’altro.
« Ti dichiaro guerra, Francis. A tua scelta se combattermi sul campo o chinare il capo » concluse freddamente Antonio, puntando l’arma in corrispondenza della direzione del viso del francese, il quale ne cercò lo sguardo chiaro per cogliere sfumature di sarcasmo.
Era sempre stato uno che amava scherzare, Spagna, doveva essere un altro dei suoi scherzi stupidi.
La freddezza che scorse negli occhi verdi dell’amico gli strappò un sospiro involontario, mentre poneva a terra il peso sulla spalla del sacco di arance siciliane su alcune spighe del campo dorato che li circondava.
« Come vuoi, Antonio. Ma ricorda che l’hai voluto tu » concluse a sua volta, estraendo l’arma bianca e dalla lama lucente, il cielo rannuvolato.
« Spagna » lo corresse lo spagnolo, mentre alzava l’alabarda e dava inizio al duello.

Non era rimasto a guardare.
Al primo colpo si era voltato ed era scomparso tra le sottili e pungenti spighe dei campi della provincia, ricominciando a correre.
L’odore di sangue e i lamenti alle sue spalle gli arrivavano soffusi, eppure così chiari e dolorosi da fargli credere di non essersi mosso di un millimetro dalla scena cruenta dei due eserciti che si scontravano, delle bandiere insudiciate di sangue rappreso e dalle espressioni altere e crudeli dei comandanti.
Comunque fosse andata a finire, non aveva la minima idea di finire in mano a carnefici simili, sarebbe andato nella fortezza della sua Roma, si sarebbe asserragliato all’interno del Vaticano, protetto dagli eserciti delle nazioni cattoliche —eH, Francia e Spagna, ma sorvoliamo.
Inciampò in una delle buche di cui era pieno il terreno, inorridendo alla figura della fossa comune delle vittime dei fancofoni, ma anche degli spagnoli che avevano risalito la Calabria e la Sicilia per giungere al conflitto.
Si raggomitolò, rimanendo al limitare dei campi che ondeggiavano al vento portatore di odore acre e ferroso, piangendo le morti ed i fiumi di sangue che andavano sgorgando per la sua terra.
Chissà perché, ogni volta che due nazioni si contendevano un territorio, non erano mai loro quelli a subire la maggior parte delle perdite.

« Vattene, Francis. Per l’ultima volta, abbandona questa terra e non farti più vedere » sibilò il moro, la punta dell’alabarda a sfiorare il collo chiaro del rappresentate di Parigi, il quale aggrottò la fronte, accennando una risata triste e tirandosi in piedi, ignorando il taglio sottile e superficiale dell’arma dell’altro sul suo collo, sorreggendosi a stento e portando la mano destra alla ferita sulla spalla opposta.
« Tu sei impazzito, Antonio. E se nemmeno io riesco a farti rinsavire, se nemmeno una battaglia può farti riavere, per lo meno avrò l’attenzione di Austria ed Inghilterra.
Non credere sia finita qui, España » concluse il biondo, pronunciando il nominativo ufficiale con tono dispregiativo, prima di ritirarsi sotto gli occhi distaccati dell’altro.

Non sapeva da quanto tempo stesse singhiozzando, sapeva però che era terribilmente penoso frignare come una ragazzina che aveva appena macchiato l’abito buono.
Socchiuse appena gli occhi, scorgendo in lontananza il colore acceso del tramonto che andava concludendosi, mentre le prime gemme bianche iniziavano ad incastonarsi nel cielo violaceo, ma non era dell’umore di contemplare uno spettacolo simile, sentiva ancora il pianto disperato delle madri, delle mogli, delle figlie e delle nipoti colmo di pietà e dolore riecheggiare nelle tempie.
Era stata una mattanza, e tutto per colpa di quel francese.
Lo odiava, dal profondo del cuore, gli avrebbe fatto pentire di essere nato, non appena avesse trovato le forze per rialzarsi.
Ma sentiva dolori ovunque, lungo Catania, Palermo, Caltanissetta, Reggio ed il culmine, al centro dello sterno, Napoli pulsante e sanguinante.
« Oh, sei qui » ebbe un tremito alla voce piatta che gli accarezzò le orecchie sopra i lamenti ed i gemiti sofferenti, costringendolo ad alzare lo sguardo, aggrottando la fronte.
Non era il francese.
Distolse lo sguardo, apatico, ossevando ora un punto indefinito lungo i campi rigogliosi della sua terra macchiata di vite spezzate.
« Vattene » mugugnò dopo qualche minuto di silenzio, Antonio aveva conficcato l’arma nel terreno, tanto per non averla tra le mani, prima di levarsi la giacca pesante ed abbandonarla sulle spalle del più piccolo, la cui veste candida era andata stracciandosi sulle estremità per le corse disperate e le sottili punte di grano.
Non seppe mai definire esattamente perché l’avesse fatto.
Sapeva solo che quel bambino, quel ragazzino con la croce d’oro al collo e l’aria furiosa e sofferente gli ricordava lui, durante le scorribande mussulmane e le guerre portoghesi.
Si chinò, prendendolo in braccio ed ignorando le deboli proteste del più piccolo, voltandosi a far cenno ad uno dei suoi comandanti, dicendogli di prendere la propria arma e mandare un messaggio alle imbarcazioni lasciate al porto di Ragusa, per dare loro indicazioni di risalire fino a Salerno, mentre il resto dell’esercito scacciava gli ultimi francesi da Napoli e risaliva fino al Vaticano per assicurarne i territori.

Abbassò lo sguardo sul ragazzino, incrociando gli occhi scuri e stizziti, le guance gonfie d’irritazione e l’espressione infastidita, inarcando quindi il sopracciglio destro e scoppiando a ridergli in faccia, con sommo imbarazzo ed ulteriore rabbia dell’altro, il quale però non riuscì comunque a liberarsi dalla presa dello spagnolo.
Era differente da quella del biondo, meno cortese e posata, meno fredda e distaccata ma accogliente e calda, quasi torrida.
« Lasciami » mugugnò, poco convinto, sussultando nel sentire il pollice dell’altro sfregagli le righe rimaste sulle guancie per le lacrime, prima di distogliere lo sguardo da quel viso distaccato, raggomitolandosi un poco, senza proferire parola.
Non era una concessione, no.
Era solo stanco.
E lui era così rassicurante…


~ Risposta alle recensioni [cioè, non potete capire, tornare e trovare tutta questa gente dopo aver dubitato seriamente di quanto potesse piacere o meno per l'assenza di scene di sesso ogni cinque minuti, quanto sono felice *AAA*/]

Assassin Panda
[Prologo ~ che mi son scrodata >/////>]
Ed il carattere crebbe! Dopo l'assoggettazione di NVU alla potenza Gardesana, i font non furono mai più della dimensione della puffografia.
YEAH. Scusate, sono su di giri per la prova di Italiano :'D.
[Capitolo 1 ~ Mentiroso]
Visto, cheRRapidaa? :'D Non abituartici, solitamente impiego mesi per sfornare capitoli, dopo l'entusiasmo generale. Ho un mucchio di FanFic abbandonate, tra KH e Naruto :'D.
La guerra Francia e Spagna c'è, come vedi [SPOILER] 'kai, ci sono tutte [SPOILER], ho sfruttato il fatto che gli spagnoli si considerassero ‘civilizzatori’ sia del Nuovo Mondo sia nei confronti dei mussulmani ed ebrei nel proprio territorio, [S P O I L E E E E E R] inoltre questo porterà anche ad un conflitto con l'Inghilterra protestante [S P O I L E E E E E R] oltre che assassini in nome di Dio [tanto per differenziarsi da mille altri popoli, neH, Antò? =^=].
Ungheria non sopporta Fransu, poverino. Lo vede come uno scocciatore, dato il fatto di quanto Austria abbia rivestito l'incarico di tutore di mezza Europa, nel manga, vede in Bonnefoy ancora il bambino che rompeva le scatole, a differenza di Arthur che considera un ingrato e Prussia un teppista. Naturalmente adora Veneziano, mentre Romano la infastidisce quando si distacca dall'apparente coccolosità che dimostra.
*-* aaaaH, le piace tutto *A*/
P.S.
Dislocazione geografica: Loris e Filippo [sì, l'ho letta. Sì, è fantastica :'D, sei un genio *-*]

nihal the revenge
[Capitolo 1 ~ Mentiroso]
Il lato oscuro di Spagna, esattamente. Detesto vederlo sbeffeggiato a destra e a manca, è simpatico e tutto e sono d'accordo, ma nessuno si sofferma mai a chiedersi del perché lui si comporti così, di come faccia ad accontentarsi di ciò che ha ed a trovare il lato positivo di ogni cosa.
Ammetto che prima di questa FanFic Francia non riscuoteva molto la mia simpatia, ma dopo avergli riconosciuto un'amicizia profonda con Antonio, il resto è venuto da sé [li considero più legati tra loro che con Prussia, principalmente per il fatto che quest'ultimo penso si sia isolato da entrambi durante le guerre mondiali, quindi ho supposto che una crepa, seppur lieve, fosse già presente. Ciò non vuole affatto dire che non siano amici, anzi, ma Francia e Spagna lo sono in modo diverso, sono più fraterni, Gil è più un cugino adorato :'D]
Sarà Cristoforo? YeaH, è il genovese dalle larghe vedute!
Inquietante come Inghilterra debba tantissimo a Spagna =^=

la Crapa
Lo ammetto: mi hai fatto un regalo di compleanno anticipato, con questa recensione.
Davvero ti piace? Non nascondo di ammirarti non poco, dopo aver letto‘Caltabellotta’, tra tante Fic a sfondo sessuale, sono andata in brodo di pomodori nel vedere qualcosa di storico per un anime che tratta di storia, FINALMENTE! :'D
Uno dei problemi per la pubblicazione risulta anche questo, per me: io sto studiando la fine della seconda guerra mondiale, da portare all'esame del triennio, la conquista delle Americhe me la sono lasciata alle spalle da un pò, purtroppo ç__ç.
OMA, pure il nome dei regnanti ;w; sei tu quella che fa commuovere me, ora *-*: ricolleghi anche la Reconquista! Concordo con te, e non è l'unica mattanza insabbiata tra le piaghe della storia, cosa che temo succederà anche al sempre più flebile urlo per lo Sterminio della Shoa, il tempo lenisce ed annoia innumerevoli persone, per quanto mi risulti strano.
Francia è angosciato per quello che sta succedendo ad Antonio: hanno visto entrambi potenze crescere e poi crollare sulle proprie macerie, ma non aveva mai pensato che il potere potesse rivelare un volto dell'amico tanto cruento, sente di non conoscerlo affatto e la cosa lo agita, tenta di correre ai ripari come può.
Austria. Mi. Sta. Sulle. Chiappe.
Penso sia riconducibile ad un attrito antico, brutti monarchi austriaci del cavolo èOé/, ma è una cosa che mi traspare anche dalla Storia, oltre che da Hetalia stessa. Roderich è un pomposo, punto >>.
Solitamente io faccio giri di parole impressionanti prima di ammettere il nome del personaggio, è una cosa che mi diverte il mettere alla prova la conoscenza del lettore e farlo divertire spargendo indizi un pò ovunque :'D.
So che Elisabetta ha intercesso a suo favore, ma l'immagine strafottente di Spagna che ho tra le mani mi ha quasi imposto di far prendere a lui la decisione, anche perché dubito Colombo avrebbe osato dire cose simili ai reali :'D.
NaH, Romano, Romano, Romano. So solo che dev'essersi preso un colpo, al momento :'DDD.
Sintetica? Ma che, scherzi? *__*
Io amo le recensioni lunghe, mostrano quanto qualcuno abbia apprezzato un capitolo e ci tenga a far sapere la propria opinione in merito, anche solo per fare delle critiche, è segno che interessa ciò che è scritto.
   
 
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