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Autore: corsara_andalusa    19/05/2010    4 recensioni
una storia che adoro, scritta dal mio compagno di banco, per descrivere in chiave umoristica un pezzo della mia vita... clair(io) cerca di fare vendetta uccidendo la sua rivale in amore... storia senza pretese ma spero che vi piaccia! un grazie speciale a Luca, che mi ha permesso di inserirla in questo sito!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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IL RIO DEGLI ASSASSINI

 

 

Venezia, tarda sera, anno…uno qualsiasi.

Due figure si aggiravano guardinghe per le buie calli, una di loro reggeva una torcia fiammante.

“Ci siamo perse, vero?” chiese all’improvviso Claire a Clarisse.

“No che non ci siamo perse! Abbiamo solo preso la strada principale che tu non conosci.”

“Strada principale un piffero! Se prendevamo la mia di strada facevamo solo una calle e una fondamenta, invece per colpa della tua strada principale mi sono fatta una calle lunga, due ponti, un campo, tre fondamente e non siamo ancora arrivate!”

“Beh…non è colpa mia se per te Murano è un mondo a parte e conosci solo quello!”

“Ma che c’entra?”

Le due stavano cercando un luogo, un luogo in particolare, un luogo molto particolare: il Rio degli Assassini.

Il Rio degli Assassini era una semplice calle larga nei meandri di Venezia senza nulla di speciale fatta eccezione per l’abituale frequentazione di ogni genere e categoria di…assassini: assassini di fortuna, assassini di mestiere, assassini che uccidevano per rubare soldi, assassini che erano pagati per uccidere, assassini per caso, assassini a noleggio…

Il Rio finiva (dopo una serie di negozi di strumenti di tortura, armi e veleni) con un canale in cui venivano occasionalmente gettati i corpi degli assassinati.

Le due si stavano avvicinando a quella zona poco raccomandata dalle guide turistiche quando davanti a loro si parò una cinquantenne in mantello, occhiali e capelli visibilmente cotonati.

“Scusatemi, signorinelle, sapreste indicarmi la direzione del Rio degli Assassini? Con tutto questo buio mi sono persa.”

Le due la guardarono sconvolte.

“Ma signora…”

“Signorina.”

Clarisse avvicinò la torcia e guardò meglio la donna e capì il perché di quella precisazione sullo stato civile.

“Ma quella è una zona pericolosa!”

“Oh, ma non vi preoccupate devo andare a trovare mio nipote, devo portargli queste!” e la donna (il cui nome era Apollonia) mostrò alle due una grossa teglia di lasagne.

“Che famiglia…” pensò Claire.

Fu così che dopo un altro pezzo di strada principale il trio giunse nel Rio ed essendo l’ora di cena gli assassini di Venezia erano tutti lì!

Vestiti di nero (alla moda), con armature leggere e esibendo lucenti pugnali i poco raccomandabili individui camminavano per la calle.

“Grazie della compagnia, devo andare ora. Se vi importunano dite che avete aiutato zia Apollonia!” e la donna lasciò Claire e Clarisse.

“Ma quella verrà brutalmente uccisa!” esclamò Claire.

Invece tutti gli assassini si stavano scostando per lasciar passare Apollonia e le sue lasagne.

“Sei sicura di volerlo fare?” chiese Clarisse.

“Aspetta lasciami riflettere…uhm…sì!”

Bisogna spiegare perché le due fanciulle si trovavano in un posto così. Era un epoca in cui si uccideva per un nonnulla e si veniva fatti fuori solo perché avevi preso il posto prima al mercato e Claire serbava un piccolo ed enorme rancore verso una certa Giuseppina Furlan che le aveva fregato il fidanzato e presa da un raptus improvviso aveva deciso di assoldare un assassino per fare un lavoro che anche lei sarebbe riuscita a fare.

“Allora, da dove vuoi cominciare?”

Claire guardò rapidamente la fila dei negozi.

“Comincerei dal negozio Assassini nostrani per passare poi al Abbiamo tutto e anche di più dove ci sono gli strumenti di tortura.”

Il negozio Assassini nostrani era un negozio buio e isolato in fondo al Rio, ci andavano solo i patrioti veneziani che preferivano pagare un po’ di più un assassino che sapesse il dialetto.

Claire e Clarisse si stavano avvicinando quando dal posto uscì un uomo padovano col volto in fiamme dalla rabbia.

“Non capite niente!”

Uscì il proprietario che urlò a sua volta “Ma cossa ti vol? Va a catar raicho! Campagnolo!” poi, vedendo le due, cambiò radicalmente con un “Buonasera, desiderate?”.

“Vorremmo vedere la sua selezione di assassini. Dovrei far uccidere qualcuno.”

“Come si chiama la vittima?”

“Ehm…Giu…Giuseppina Furlan.”

Il proprietario si girò, si scompisciò dalle risate e si girò ancora.

“Ehm…temo che non sia possibile, vedete i miei ragazzi sono tutti occupati adesso per la città e non so se torneranno vivi, dunque vi devo pregare di aspettare.”

“Ma io non posso aspettare!” disse Claire.

“Ma…scusi, volendo, può mandarmi un assassino a casa?” si intromise Clarisse.

“Certo, come lo vuole?”

“Ne ha uno moro, occhi verdi e alto?”

“Clarisse, a che ti serve?” chiese Claire squadrando l’amica.

“Beh, moro no, ma…” cominciò il proprietario.

“Non importa! Grazie lo stesso!”

Le due decisero di fare una pausa (non che avessero faticato molto) al ristorante del Rio, che portava il fantasiosissimo nome di Agli assassini, in cui avevi il 75 % delle probabilità che il cameriere avesse istinti omicidi.

Le due passarono sotto l’insegna del ristorante ed entrarono. Il luogo sembrava un normalissimo baccaro solo che al posto di un’orata tendevano a servirti della verdesca…o meglio ti servivano alla verdesca che nuotava in un acquario al centro del ristorante (come facesse a starci era un mistero).

Dato che la verdesca aveva già mangiato non c’erano problemi per Claire e Clarisse e uno dei camerieri si avvicinò a loro.

“Buonasera, pronte per ordinare?”

“Sì, cosa ci consiglia?”

“Beh…abbiamo degli spaghetti allo scoglio, con lo scoglio da portare a casa o se preferisce del piraña.”

“Mi ispira” disse Claire “Prendo questo.”

“Io gli spaghetti.”

“E il piraña come lo vuole? Vivo?”

“No grazie, basta che sia fresco.”

“È talmente fresco che si muove ancora!”

“Ma lo preferisco tagliato e preparato.”

“Ah…accidenti…” e il cameriere se ne andò deluso.

La cena passò senza troppi problemi (fatta eccezione per lo scambio di erba cipollina con cicuta nel piatto di un cliente) e assieme al conto Claire chiese anche se nel Rio ci fosse un assassino disposto a far fuori la signorina Furlan.

“Mah…non saprei, forse dovreste provare a chiedere a Mark il Verde.”

“Mark il Verde? Perché si chiama così?”

“Perché gli piace il verde.”

“Perfino…”

La casa di Mark (uno degli assassini più rinomati della zona) si trovava in fondo al Rio ed era la stessa casa verso cui si era diretta Apollonia (i casi della vita).

La porta era aperta, ma Apollonia non si chiese il perché e salì le ripide scale che portavano in salotto, sentì dei rumori e alla fine trovò Mark che lottava aspramente con un altro uomo.

“Mark, cuore mio, come stai?”

“Zia…per favore, sto lavorando!”

“Oh certo, ma guarda cosa ti ho portato!” e gli mostrò le lasagne.

“Beh…” rispose lui tirando un pugno all’uomo che ruzzolò per terra “Magari una fettina veloce, ma prima devo finire qui.”

“Va bene aspetto…come sei cresciuto!”

“Zia…” disse lui pugnalando l’uomo “Ci siamo visti una settimana fa, non sono cambiato molto!”

Quando l’uomo aveva finalmente esalato il suo ultimo respiro Mark e la zia erano a tavola a guastare le lasagne. In quel momento alla porta di sotto bussarono Claire e Clarisse (senza sapere che la porta era aperta).

Alla finestra si affacciò Mark che accolse le possibili clienti con un “Chi siete? Che cosa volete?”

“Vogliamo far fuori una persona!”

“Spero di non essere io!”

“No, no!”

Apollonia riconobbe le voci e si affacciò anche lei.

“Ah, ma sono quelle tanto care ragazze di prima! Falle entrare, venite su!”

Fu così che per i casi della vita Claire spiegò a Mark e alla zia le sue vicende.

“Beh, si può fare. Prima deve rispondere a un piccolo questionario di morale.” Disse Mark tirando fuori un modulo e mettendosi gli occhiali.

“Odia così tanto quella persona?”

“Sì!”

“La vuole morta?”

“Sì!”

“Morte violenta o morte semplice?”

“La differenza?”

“Cambia solo l’arma usata. Morte violenta: di solito uso un’ascia o una mazza ferrata per spappolare il corpo della vittima. Morte semplice: veleno o soffocamento.”

“Uhm…morte violenta!”

“Questo le costerà un extra.”

“Ma siete così fiscali voi assassini?” chiese Clarisse.

“Lo siamo.”

“Che extra?”

“Comprare l’arma.”

Comprare l’arma significava far guadagnare soldi al negozio di strumenti di tortura che si trovava vicino casa di Mark. Il negozio era molto diverso dagli edifici del Rio: illuminato, affollato, pubblicizzato, grande e conosciuto da tutti.

I quattro entrarono e si diressero al bancone. Claire e Mark furono accolti da un commesso mentre Clarisse guardava gli archi e Apollonia osservava con attenzione il funzionamento di un gatto a nove code.

“Desiderano?”

“Vorremmo un arma per la categoria morte violenta.”

“Oh, bene…dunque se volete qualcosa di eclatante abbiamo la nuova linea di mazze ferrate e di martelli da guerra, più grandi, più duri e più…” il commesso si fermò vedendo che Clarisse era scoppiata in un doppio senso.

“Comunque, se preferite andare sul classico abbiamo una serie di alabarde di argento, però vi avverto che sono poco maneggevoli.”

“Non si può farla soffrire prima di ucciderla?” chiese innocentemente Claire.

“Vediamo…abbiamo delle fruste, ma ormai non ne vendiamo molte perché ultimamente c’è a chi piace farsi frustare.”

“Capisco, un po’ retrò.”

“Come preferisce agire?” chiese il commesso a Mark.

“Di solito sono silenzioso e scivolo nell’ombra, poi mi presento alla vittima e faccio quello che devo fare.”

“Dunque lei appartiene alla categoria oscuri ed eleganti.”

“Certo, è mio nipote!” si intromise Apollonia.

“Ecco qua allora!” e il commesso posizionò sul bancone un set composto da uno stiletto, una bomba incendiaria e una lunga spada.

“Wow…sarà divertente…” mormorò Mark.

“Vuole anche un biglietto?”

“Eh?” fece Claire. 

“Sì, qui scriviamo anche biglietti che poi l’assassino legge alla vittima prima di ucciderla, per esempio Te lo sei meritato o Hai visto che non ti conveniva sfidarmi?…”

“No grazie, quest’uccisione mi sta già costando troppo e sono al verde.”

 

Il gruppo si ritrovò su una panchina vicino al negozio per fare il punto della situazione: Mark stava affilando le armi, Apollonia lo guardava deliziata, Clarisse sbadigliava e Claire era nel bel mezzo di una crisi mistica.

“Pronto?”

“Certo, basta che mi diciate dove abita questa Giuseppina…” disse “Giuseppina” trattenendosi dalle risate.

In quel momento verso di loro corse il valletto di Claire (Claire poteva permettersi valletti) che ansimando raggiunse la padrona.

“Tu? Che vuoi?”

“Madama…” esalò quello.

“Madama?”

“Beh, mi piace farmi chiamare così! Problemi? Comunque, cosa vuoi?”

“Madama, la signorina Furlan è morta!”

“Cosa?”

“Di già?” chiese Mark.

“Sì, si è ammalata di broncopolmonite atipica proprio il giorno prima delle nozze.”

“Oh, che sfortuna!”

“Davvero, il suo promesso sposo è disperato.”

“Avrà bisogno di consolazione!” esclamò Claire.

“Possibile…ma mi scusi, lei cosa ci fa in questo posto poco raccomandato dalle guide turistiche?”

“Io? Niente! Assolutamente niente, o meglio, cercavo la via di casa e Clarisse ha voluto prendere la sua strada principale e…eccoci qui!”

“E cosa ci sta facendo con tutto quel armamentario?”

“Senti, sai perché questo posto si chiama Rio degli Assassini? Non credo tu voglia sperimentarlo! E ora muoviti!” e Claire tirò un calcio al valletto.

“Beh, grazie di tutto, ci vediamo in settimana, ho altra gente che odio!”

“Ma…”

“Arrivederci!” esclamò Clarisse seguendo l’amica e lasciando così nipote e zia a girarsi i pollici.

“Se ne sono andate…”

“E hanno pure sbagliato strada.”

 

FINE

  
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