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Autore: Mew4ever    19/05/2010    0 recensioni
E se Shadow dopo gli eventi di FFVI avesse avuto un figlio? Sarebbe capitata un'avventura straordinaria! Attenzione: durante la fanfiction ci saranno degli spoiler di gioco.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1: Le orme del padre Mi chiamo Alexander, il cognome non lo ho. Non lo ha neanche mio, Shadow. Si sto parlando proprio di quel Shadow, quello che quindici anni fa contribuì alla morte di Kefka, il tiranno pazzoide. Mio padre divenne un eroe, di conseguenza famoso e si ritrovò con un mucchio di ragazze intorno. Avrebbe preferito che quelle ragazze se ne andassero (con somma approvazione di Edgar, il prevedibile), ma capitando dalle parti di Narshe trovò mia madre. Angelina Grish, una ragazza dai capelli scuri e dagli occhi castani, la quale riuscì a penetrare quel durissimo cuore che ha mio padre. Si potrebbe dire che è stata un bel colpo di fortuna, ma io non credo alla fortuna, io credo nel destino: quello che tutto muove e tutto puote. Ma ritornando a noi, tra lei e papà ci fu un colpo di fulmine, seguito un anno dopo dalla mia nascita, L’8 Marzo, e dal loro matrimonio. Ora ho 14 anni, un età in un tutti i tuoi punti di riferimento vacillano pericolosamente e crollano, mentre alzi si innalzano. Tipo credevo di essere religioso, ora mi ritrovo ateo. E neanche il fatto di essere etero è tanto forte, ma sarà solo un momento. Mi stringo forte il cappotto: diamine, a Narshe fa freddo! Meno male che ci sono quegli sbuffi di vapore che alzano la temperatura, altrimenti qui ci vivrebbero tranquillamente i pinguini! Ora sto ritornando da scuola a casa mia, che dall’altra parte del paese. Non me ne lamento di questo, ma certi inverni preferirei avere la casa più vicina alla scuola. In più, essendo figlio di Shadow, sono temuto e rispettato da tutti, insomma non manco di amici. Solitamente sono circondato da amici, ma oggi sono uscito prima perché non faccio laboratorio, quindi sono già fuori per il pranzo. No, scusate, non è vero che sono da solo, uno c’è, ma quell’ “uno” è causa di strane sensazioni. Si chiama Sirio, e a vederlo non è chissà cosa: alto quanto me, capelli marroni, occhi acquamarina, personalità estroversa ma non tanto. Eppure ogni volta che lo guardo, mi sembra di vedere una bellissima stella. Forse mi sto facendo suggestionare dal nome, eppure che qualcosa che non capisco, e che forse non capirò mai. “Ciao, ci si vede!” mi urla, e se ne va in una strada secondaria. “C-ciao…” gli rispondo, con un tono che sembra che sia morto Enterprise, il cane di mio padre, che ormai è vecchio e a malapena riesce a camminare. Però ha avuto un figlio che abbiamo chiamato Lagunarock, che è praticamente una fotocopia del padre. Ed io sono il suo padroncino. A furia di parlare sono arrivato a casa, una casa a due piani, cosa rara a Narshe, ma mio padre è un cosiddetto “VIP”, quindi certi lussi se li può permettere. Busso alla porta, è mio padre che mi apre. E’ vestito con un armatura che non si toglie mai, tanto è vero che sono così rare le volte che ho visto il suo volto che me lo ricordo solo vagamente. Lagunarock sull’uscio di casa abbaia e scodinzola dalla gioia, mentre Enterprise, che è accovacciato su una cuccia, fa un semplice guaito. Entro: la casa è calda e accogliente e mia madre sta cucinando. Mi saluta ed io vado in camera mia, mi distendo sul letto, aspettando che mamma mi chiami a pranzare. Tento di scacciare i pensieri, ma il volto di Sirio mi compare sempre. Chissà cosa mi sta succedendo.//// Eh, già, chissà cosa gli sta succedendo! Come, io chi sono? Sono il narratore! Siete un po’ sorpresi da questo cambio di punto di vista? Beh, la storia che vi sto per narrare è un po’ complicata da raccontare in prima persona. Così, ho deciso che narrerò gli eventi in terza persona, ma spesso vi farò vedere le cose dal punto di vista di Alexander, così per sapere veramente le sue emozioni. Ma ora ritorniamo al nostro racconto: Alexander era in camera sua. Sua madre lo stava per chiamare a pranzo, ma prima entro suo padre. “Alzati, Alexander, ti devo parlare.” Disse Shadow. “Di che cosa?” domandò Alexander. “Ti un argomento che ti riguarda. Tu mi conosci come lo Shadow eroe che fu della compagnia che sconfisse Kefka; ma dimmi: cosa di me prima di tutto questo?” Alexander ci pensò e … non gli veniva in mente nulla! “Veramente, non so nulla, padre.” Confessò. “Allora stammi a sentire: prima non ero chiamato, andavo e venivo con il vento. Io ero un assassino.” “In che senso?” “Nel senso che non avrei avuto scrupoli a tagliare la gola di mia madre pur di guadagnare qualcosa.” Questa notizia lo sconcertò. “Ti vedo sconcertato: è naturale. Ma senti: qua sei di fronte a una scelta. Puoi continuare a seguire i discorsi del mastro d’arme ed imparare secondo il metodo comune. Oppure, puoi imparare a combattere da me, seguire i miei insegnamenti, e permettere che “il figlio di Shadow” sia degno di suo padre. In più, se seguirai me, lascerai la comunità. Per imparare lo stile dei ninja, bisogna essere isolati dal mondo. So che questa scelta è un po’ difficile, ma ti darò tempo fino al tramonto. Ora vai, tua madre ti ha chiamato a pranzo.” E uscì. Alexander era sconcertato: sentiamo come si sente.//// Oh cielo, chi l’avrebbe detto che mio padre fosse un assassino! E in più uno senza scrupoli. Beh, certo, adesso è cambiato, ma comunque questo pensiero mi fa comunque rabbrividire. Ed ora mi ha anche imposto una scelta: o continuare ad imparare a combattere a scuola, oppure imparare a combattere da lui. Oddio, cosa devo scegliere? Mi ha dato tempo fino al tramonto, che in questa stagione tramonterà alle sei, cioè da quattro ore e mezza! Aspetta, Alexander, ora vai a mangiare, dopo penserai a questo.//// Avete sentito? Alexander era leggermente sotto shock. Rimase tutto il tempo a soppesare i pro e i contro di ciascuna scelta. Shadow col tempo aveva affinato uno stile tutto suo, quindi impararlo avrebbe significato distinguersi nella classe guerriera. Però tutti i suoi amici erano a scuola, e soprattutto a scuola c’era Sirio. Cos’era meglio? Rimanere nella norma ma con gli amici, oppure seguire suo padre da solo? Quando furono le sei,il sole stava tramontando su Narshe, facendo un riflesso sulla neve che sembrava rosa, ed Alexander era in camera sua, perso nei suoi pensieri. Puntuale come un orologio svizzero, Shadow entrò. “Allora, Alexander, qual è la tua scelta?” Alexander esitò, ma poi disse deciso: “Padre, ho deciso: ti seguirò!” Shadow fece un segno con la testa di compiacimento. “Molto bene, allora ascoltami: partiremo dopodomani, ed andremo in una casa di un mio amico giù nel Veldt…” “Cosa?! Nel Veldt? Ma quella pianura è infestata da mostri potentissimi: è un suicidio andare lì!” “Calmati! I mostri si trovano nella Piana del Veldt, mentre la casa si trova sui Monti del Veldt, dove non vi sono mostri così potenti. Dicevo, andremo in questa casa giù nel Veldt. Lì imparerai la prima parte dell’addestramento.” “E la seconda?” domandò Alexander. Shadow fece una piccola risata. “La seconda sarà una sorpresa, non te la voglio rovinare.” “Quanto durerà l’addestramento?” “Date le tue capacità, la prima parte durerà un paio di mesi. E la seconda, quello dipende.” “Dipende da cosa?” “Lo scoprirai… Immagino che domani saluterai i tuoi amici. Digli che devi partire per una visita medica specialistica e che il medico si trova a Figaro Sud. Non devi dirgli nient’altro. Ora comincia a preparare la valigia: il viaggio sarà lungo.” Ed uscì dalla camera. Per Alexander quello era l’inizio di un’avventura ben più grande di quanto egli stesso potesse immaginare.
  
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