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Autore: Lothiriel    30/08/2005    3 recensioni
Raccolta di one-shots… Leggete la premessa contenuta nel primo capitolo! [PS: se a qualcuno può interessare, il titolo che ho scelto è un verso della canzone di Beren e Luthien, scritta da Tolkien; tuttavia non ha alcun legame con quello che intendo raccontare…]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appoggiata al parapetto in pietra, una piccola figura silenziosa contemplava affascinata la valle di Gran Burrone, in cui regn

Appoggiata al parapetto in pietra, una piccola figura silenziosa contemplava affascinata la valle di Gran Burrone, in cui regnava assoluta la quiete dell’autunno che avanza. La pallida luce del sole indugiava sulle foglie dorate, e tesseva complicati giochi di colori fra i rivoli bianchi della cascata. Ad est, oltre un bosco di pini, dominavano immacolati di neve gli alti picchi delle Montagne Nebbiose.

Bilbo Baggins tentò di tornare con la mente all’ultima volta in cui era stato ospite nella casa di Elrond, tanto tempo prima… Quanti anni erano passati? Almeno sessanta, se ricordava bene. Ma il tempo doveva aver sbiadito i suoi ricordi, facendogli dimenticare l’incanto di quel luogo. Il rumore dell’acqua che scorreva rapidamente fra le rocce riempiva l’aria di una musica leggera, che si fondeva con il suono di flauti ed arpe, proveniente dalle sale in cui gli Elfi sedevano insieme attorno al fuoco per narrarsi le storie di tempi ormai lontani. Quella musica aveva il potere di sollevare l’animo dello stanco viaggiatore, facendogli dimenticare le lunghe miglia di cammino.

Immerso nei suoi pensieri, Bilbo infilò in tasca la mano sinistra senza nemmeno rendersene conto, e subito lo colse un’angosciante sensazione di perdita nel trovarla vuota. Riavendosi, scosse la testa, sospirando. “No, l’anello è passato a Frodo… Aveva ragione Gandalf, ho fatto bene a lasciarlo dietro di me”, mormorò a mezza voce.

Proseguì ancora un poco lungo il sentiero, fermandosi poi presso un sedile scavato nella pietra. Si sedette e iniziò a cantare tra sé e sé:

 

Lento l’autunno con passo d’argento

varca silenzioso i monti e le valli.

Le foglie d’oro sussurrano al vento

racconti di terre lontane.

Terminato il mio viaggio, accanto al fuoco

sognerò in silenzio del tempo che fu...

 

Si interruppe, notando d’un tratto la presenza di un uomo immobile a pochi passi da lui, che lo fissava con grande interesse. Non l’aveva sentito arrivare.

Alto, con lunghi capelli corvini, aveva occhi grigi e penetranti. Gli abiti logori, che a prima vista potevano indicarlo come un vagabondo, contrastavano con il suo portamento regale. Al suo fianco pendeva una spada dall’impugnatura finemente decorata.

L’uomo fece un passo avanti, e sorrise. “Non era mia intenzione disturbarti. La tua canzone ha riscaldato il mio cuore, e mi sono avvicinato per udirla meglio”.

Bilbo si alzò in piedi: “Vi ringrazio, straniero. Siete un amico di Elrond?”

L’altro annuì. “Il mio nome è Aragorn, figlio di Arathorn; e, se non m’inganno, tu devi essere Bilbo Baggins”.

“Al vostro servizio”, rispose Bilbo, con un leggero inchino.

“Gandalf mi aveva annunciato l’arrivo del suo vecchio amico e compagno di avventure; mi ha parlato spesso di te, e della vostra spedizione alla Montagna Solitaria”.

Bilbo, passando per lo stupore ad un tono più confidenziale, esclamò: “Conosci Gandalf?”

Aragorn sorrise di nuovo. “L’ho incontrato parecchi anni fa, e da allora abbiamo viaggiato molte volte insieme, lungo le strade della Terra di Mezzo; ma pochi possono dire di conoscerlo veramente, forse nessuno”.

“Dunque tu hai visto, come lui, i regni del sud?”, chiese Bilbo.

“A lungo ho vagato nelle Terre Selvagge”, rispose Aragorn, “ma sono stato anche a Rohan, fra i signori dei cavalli, a Gondor e nel lontano Harad”.

Si sedette sulla panca di pietra, invitando con un gesto Bilbo a fare lo stesso. Tirò fuori una lunga pipa in legno, e dopo averla accesa iniziò a raccontare della sua vita da Ramingo, e dei solitari vagabondaggi attraverso terre disabitate o fra i palazzi di imponenti città.

 

 

Dalla sua alta finestra, Dama Arwen sorrise nel vedere i due compagni, un uomo e un hobbit, ancora immersi nei loro racconti, incuranti delle ombre della sera che si allungavano lentamente sotto le betulle.

  
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