Il secondo episodio: voilà! Ringraziamenti al fondo! (Qui, invece, le solite scuse per l'imperdonabile ritardo).
Genere: Romantico, Erotico (solo nel finale)
Rating: Arancione
Avvertimenti: Yuri
SEX AND THE SUSHI
-
Ti prego,
ti prego, ti prego, ti prego... - una lunga litania che durava da ormai
parecchi minuti. Elena rideva, mentre Veronica, in ginocchio davanti a
lei, la
supplicava.
- No, smettila -
- Ti prego, ti prego, per favore, ti prego, ti prego... -
Veronica voleva assolutamente andare a vedere il
film di Sex and the
City, mentre Elena stava tentando di opporsi con tutte le sue
forze.
- Perchè non andiamo a mangiarci una bella pizza? Oppure
andiamo al giapponese?
Offro io! -, Elena sarebbe stata disposta a tutto pur di sottrarsi alla
serata
propostale da Veronica.
Decisamente,
guardare Sex and the City non era
il
suo ideale di serata romantica, specialmente se coincideva con un
anniversario.
- No, dai, ti prego! Voglio assolutamente vederlo e se non mi ci porti
tu andrò
con qualcun'altro - sentenziò offesa, alzandosi e
allontanandosi alla ricerca
del telefono.
- Ferma! Vero, ti prego! - la afferrò per un braccio -
Voglio passare la serata
con te, amore - le sussurrò, posandole un bacio sulla fronte.
Poi iniziò a carezzarle i fianchi delicatamente, le sue mani
scivolavano
agilmente sul leggero cotone della camicetta rosa, spostandosi verso il
sedere,
e, contemporaneamente, le baciava il collo profumato.
- No, carina, questa volta non funziona -, Veronica la
allontanò con un
sorrisetto.
- Ma è il nostro anniversario! Io non ho intenzione di
andare a vedere
quella... cosa! - si lamentò Elena.
- Stiamo già insieme da due anni?! Che palle... ma come ho
fatto a sopportarti?
- Veronica sgranò gli occhi, sbuffando, per provocare
l'amica.
- Questa me la paghi - sibilò Elena, per poi slanciarsi
contro di lei. La prese
al volo, caricandosela su una spalla, sorda alle sue sonore proteste.
- Se mi fai cadere ti picchio! -
- Che violenza, io volevo solo stare con te, ma tu sei una bestiaccia
selvatica
-, Elena la lasciò cadere sul suo letto, per poi baciarla,
intrufolandosi quasi
a forza fra le sue labbra.
- Io... non... sono... selvatica - protestò Veronica fra un
bacio e l'altro,
finchè smise di dimenarsi, abbandonandosi contro il petto
dell'altra.
Restarono avvinghiate per una decina di minuti, finchè una
chiave che girava
nella porta d'ingresso le costrinse a ricomporsi.
- Sono a casa - era Paolo, il fratello di mezzo. Ingegnere
informatico, trentun'anni, ufficialmente fidanzato da due e prossimo
alle nozze.
- Ehi - fu il caloroso saluto di Elena, che sbucò dalla sua
stanza.
- Mamma? - chiese, guardandosi attorno. Anche Veronica uscì
dalla stanza,
raggiungendo Elena e fermandosi qualche passo dietro di lei, tentando
di farsi
notare il meno possibile.
Osservando il fratello di Elena, constatò per l'ennesima
volta quanto fossero
simili, anche se diametralmente opposti: entrambi alti e allampanati,
con una
massa disordinata di capelli scuri e grandi occhi verdi, carattere
impulsivo e
tendenzialmente aggressivo, ma le loro opinioni politiche non potevano
essere
più distanti, così come i loro concetti di
moralità.
- E' uscita con papà. Credo siano in pizzeria -
- Ti ha detto qualcosa? Dovevo cenare con loro... -
- No -
Non un fu un dialogo per nulla caloroso e il silenzio era calato gelido
nella
stanza, come una sottile lamina di ghiaccio. Non bastava un legame di
sangue
per spingere due persone ad amarsi.
- Scusate il disturbo - borbottò, apparentemente notando la
presenza di
Veronica solo in quel momento.
Prima che Elena potesse replicare, Paolo se ne andò.
- Deficiente - ringhiò, colpendo l'aria con un repentino
scatto della mano.
- Amore... -, Veronica le strinse la vita, poggiando la testa sulla sua
spalla,
nel tentativo di rassicurarla e tranquillizzarla.
- Stai tranquilla, va tutto bene - Elena le carezzò i
capelli, sorridendole.
- Mi porti a vedere Sex and the City? -
sdrammatizzò Veronica,
scoppiando a ridere.
Elena emise un gemito di dolore.
- Ti prego, amore, ti prego, ti prego... -
Ecco che Veronica ricominciava con la sua inarrestabile e petulante
litania.
Elena non aveva alcuna intenzione di cedere, non gliel'avrebbe mai data
vinta,
mai!, piuttosto che vedere quel film, si sarebbe fatta gettare in pasto
ai
leoni, non sarebbe crollata di fronte agli occhioni blu di Veronica, i
suoi
bellissimi occhioni... così dolci e luminosi...
- Va bene, va bene! Ma stai zitta! -
Veronica squittì di gioia, schioccandole un bacio sulla
guancia. Poi si fiondò
in camera da letto per finire di vestirsi.
Elena si lasciò cadere con un gran sospiro nella sua
poltrona preferita, la
solita vecchia poltrona di stoffa ruvida, un tempo di un vivido blu
ceruleo,
teatro di importanti momenti e silenziosa spettatrice delle loro
conversazioni
più segrete. Sfregò una mano contro il bracciolo
destro, ripensando alla faccia
di suo fratello nel momento in cui aveva visto Veronica e subito le
guance le
si imporporarono per la rabbia.
Un tonfo proveniente dalla sua camera la mise sul chi vive. - Vero? -
chiamò, preoccupata.
- Niente, scusami, mi è caduto l'astuccio con le creme e i
trucchi -
Elena sospirò nuovamente. Da un anno a quella parte, la sua
dolce ragazza aveva
iniziato ad invadere il suo spazio, lasciando a casa sua vestiti,
trucchi,
creme, spazzole, scarpe, nemmeno fossero già andate a vivere
assieme. Non che
ad Elena dispiacesse, ma sua madre le faceva un sacco di storie,
rinfacciandole
continuamente che nulla è per sempre, che l’amore
brucia in fretta, per poi
lasciarti con una manciata di cenere. Di tutto ciò,
ovviamente, Veronica non
sapeva nulla, altrimenti avrebbe immediatamente tolto tutte le sue cose
dalla
stanza di Elena. Quando si sentiva sola, Elena prendeva una sua
maglietta e la
stringeva, beandosi del suo profumo delicato, oppure restava a lungo a
contemplare ciò che Veronica le lasciava, come se tutti
quegli oggetti fossero
piccole parti di lei e potessero aiutarla nei momenti di solitudine.
- Sei pronta? - la chiamò, stufa di attendere.
- Sì, arrivo! -
Veronica saltellò nel salotto, per poi eseguire una pirouette
davanti ad
Elena, così da permetterle una vista a tutto tondo della sua
mise: una
camicetta bianca abbinata ad una gonna morbida al ginocchio, decorata
da
eccentrici motivi autunnali e caldi, ai piedi un paio di sandali di
corda.
- Ti piaccio? - sussurrò arrossendo, sembrando, per un
attimo, una timida
bimba.
- Tantissimo, cucciola - Elena la strinse a sè.
Elena mise in moto la vecchia Ka rossa, mentre Veronica cercava una
stazione
radiofonica che non trasmettesse indecenze.
- E' meglio parcheggiare dal teatro o dalla stazione? Qual è
il più vicino? -
domandò Elena, incerta sulla strada da imboccare.
- Direi il teatro... ma possibile che non si riescano ad ascoltare
nemmeno due
accordi? - brontolò, continuando a litigare con il piccolo
marchingegno.
Elena sorrise fra sè e sè.
Attorno a loro, il sole si stava spegnendo in un’aura rosata,
accendendo di un’atmosfera
quasi magica il Viale dei Pioppi, che stavano attraversando.
-
Dopo il
cinema andiamo a mangiare qualcosa? -
- Volentieri, ho voglia di sushi! -
- Allora offro io -
- Nemmeno per sogno, tocca a me! -
Iniziarono a discutere riguardo a chi spettasse pagare il
conto e non
smisero finchè il motore fu spento.
- Smettila, l'altra sera hai offerto tu! - protestò Veronica.
- Voglio solo essere galante -
- Sei noiosa... - la prese in giro Veronica, mostrandole la lingua.
- Ne riparliamo dopo, che ne pensi? -, con uno scatto le portiere si
chiusero e
Elena mise un braccio attorno alle spalle di Veronica, per poi avviarsi
verso
il multisala costruito recentemente, forse da un paio d'anni.
- Penso che tanto offrirò io - sentenziò la
bionda, scuotendo i lunghi capelli
ondulati.
- Allora permettimi di ripagarti più tardi - cedette Elena,
non senza la
possibilità di ringraziarla per la sua cortesia.
Veronica avvampò, poi si strinse con più forza
alla vita di Elena, mozzandole
il respiro.
- Lo sai che sei molto sexy con la camicia? - sussurrò con
un mezzo sorriso.
Elena ne indossava una a maniche corte grigio perla, aperta, e sotto
una
maglietta bianca e grigia.
- Anche tu -
Erano le otto e avevamo mezz'ora di tempo prima che iniziasse il film,
quindi,
dopo aver acquistato i biglietti, uscirono per fare due passi.
- Amore? - sussurrò Veronica, notando lo sguardo vacuo
dell'altra.
- Scusami, ero... sovrappensiero -, Elena scosse la testa con forza.
- Va tutto bene? - domandò Veronica, premurosa, fermandosi
all'improvviso e
stringendole la mano che non teneva sulle sue spalle.
- Più o meno, tesoro, ma non voglio darti pensieri quindi
ora stai brava e
continuiamo a festeggiare il nostro anniversario - Elena le
posò un bacio su
una tempia.
- No, ti prego, parliamone, così poi ti sentirai meglio e
potremo divertirci di
più -
Elena cedette, annuendo, e iniziarono a cercare una panchina libera in
qualche
piazzetta. Un'impresa più epica della conquista di Troia.
Tutte, dalla prima all'ultima, ogni panchina delle piazzette limitrofe
era
occupata. Finirono così per sedersi sui gradini di fronte ad
alcuni resti
romani, venuti alla luce inseguito a lavori sulle condutture del gas.
- E' per Paolo? - domandò subito Veronica, carezzando il
volto dell'altra con
la punta delle dita, tracciando invisibili scie sulla sua pelle morbida.
- Sì... hai visto come... come ti ha guardata?! Sembrava
avesse visto un
gremlins o una bestia puzzolente e ripugnante -
- Non te la prendere, tesoro, lo sai che non devi dargli retta -
- Non ci riesco, mi spiace. La considero come un'offesa nei tuoi
confronti e
ciò che mi fa più arrabbiare è che
prima che ti presentassi come la mia
ragazza, tu eri quella radiosa, incantevole, studiosa, posata ed
educata
fanciulla che conteneva il mio caratteraccio. Ora sei l'essere
più viscido di
tutti -, qualcosa dentro di lei si contorse dolorosamente.
- Ciò di cui ho bisogno è sapere che tu
non mi consideri ripugnante,
della loro opinione me ne infischio -
Senza rispondere, Elena la strinse, affondando il volto nei suoi
capelli e inspirando
forte, per catturare il profumo.
- Torniamo al cinema, altrimenti perdiamo l'inizio del film -
balzò su Elena,
cogliendo Veronica alla sprovvista, che, appena si fu ripresa dal
brusco
cambiamento di situazione, le regalò un dolce sorriso, per
poi aggrapparsi nuovamente
al suo braccio.
- Spero per te che sia bello, altrimenti me la pagherai molto, molto
cara...
- le sussurrò Elena all'orecchio, facendola arrossire
nuovamente.
Quando
raggiunsero il multisala, c'era molta più calca di prima.
- Oddio, spero di non incontrare nessuno di sgradito, non è
proprio serata... -
borbottò Elena, infastidita soprattutto dal caldo.
- Qualcuno che conosci c'è... - le mormorò
Veronica all'orecchio, indicandole
con gli occhi un gruppetto di ragazzi, suoi compagni di classe.
- Spero non si accorgano di me -, il tempo di terminare la frase che il
più
alto del gruppo, un ragazzo dinoccolato dai ricci capelli castani, la
salutò
con un gran sorriso, sventolando una manona.
- Dai, in fondo sono persone che ti stanno simpatiche, pensa avessi
incontrato... che so, Sabrina! - ridacchiò Veronica, mentre
si avvicinavano ai
cinque.
- Ciao Ele! Cosa vai a vedere di bello? - le domandò
Giuseppe, che portava uno
spesso paio di occhiali sul naso sottile, che lo rendevano simile ad un
gufo.
- Sex and the City - sibilò lei in tutta
risposta. I ragazzi scoppiarono
a ridere.
- Scommetto che è senz'altro un'idea tua -
scherzò Andrea, il ragazzo che l'aveva
salutata per primo.
- Puoi giurarci - replicò sorridendo. In fondo, la loro
compagnia non era così
sgradevole: come al solito, Veronica aveva ragione.
- Come mai da sole? - domandò Michele, scostandosi una lunga
ciocca di capelli
scuri dagli occhi.
- Anniversario - rispose Veronica, intensificando la presa sul braccio
di
Veronica, mentre il viso le si illuminava.
- Allora auguri! -
Non era un segreto, non lo era quasi mai stato. La loro relazione era
stata
resa nota pochi mesi dopo essersi messe assieme: Veronica si era
rifiutata
categoricamente di fare le cose di nascosto, come se fosse un peccato,
qualcosa
di impuro e vergognoso, mentre l'orientamento sessuale di Elena era
già
conosciuto, dato che anche le sue precedenti relazioni non erano mai
state un
mistero. Ovviamente questo aveva comportato degli svantaggi, come la
rottura
del rapporto con suo padre e con alcune amiche, anche se non potevano
essere
definite tali, non dopo ciò che le avevano detto.
- Fila elle, posti sei e sette... fila elle
posti sei e sette...
- ripeteva Elena, scrutando le poltroncine rosso fuoco della sala, alla
ricerca
del loro ubi consistam.
- Ele! -, Veronica le strattonò un braccio con forza.
- Calmati, cosa c'è? -
- Guarda l'ultima fila - mormorò Veronica, gli occhi ridotti
a due fessure.
Elena alzò lo sguardo per incrociare quegli occhi nocciola
che l'avevano tanto
tormentata: gli occhi di Sabrina.
- Merda - sibilò, stringendo con forza la mano di Veronica.
In classe si sopportavano per amore del quieto vivere, ma ogni incontro
fuori
dall'aula era un litigio assicurato, perchè Sabrina aveva
ancora il dente
avvelenato con Elena, ma soprattutto con Veronica, che offendeva in
ogni modo e
in ogni occasione.
- Mi dispiace - sussurrò mogiamente Veronica, occupando la
poltroncina numero
sette.
- No, non dire così... -, Elena le posò un bacio
sui capelli.
- Sono io che ti costretta a vedere questo stupido film, sono io che ho
insistito tanto! E ora quella ci rovinerà la serata, il
nostro anniversario! Ne
sono certa -
Elena non replicò, ma la strinse a sè.
Dopo un'ora e mezza circa, le luci si riaccesero per l'intervallo.
Elena si
allungò nel suo sedile, distendendo le membra intorpidite,
specialmente la
spalla su cui la testa di Veronica aveva trovato un tiepido appoggio.
- Vado solo un attimo in bagno, torno subito -
Prima che Veronica avesse il tempo di replicare, Elena le
baciò la punta del
naso e si allontanò.
Dopo aver scomodato le cinque persone frapposte fra lei e la scalinata,
fece
una corsa fino al bagno, davanti al quale aspettavano già
due persone, una
delle quali particolarmente sgradita.
- Porti in giro la tua piccolina? - la provocò Sabrina,
alzando il mento in
segno di sfida.
Elena non le rispose nel tentativo di evitare un’imbarazzante
scenata, dato che
non erano sole. Infatti, la signora sulla quarantina che attendeva fra
le due
dovette aver intuito che fra loro non corresse buon sangue, quindi fece
un
passo verso sinistra, in modo da lasciarle l'una di fronte all'altra.
- Insomma, sarà un'occasione speciale - insistette Sabrina,
passandosi una mano
fra i lunghi capelli scuri, quasi neri.
- Sicuramente non è un tuo problema -
- Che sbadata che sono! Oggi è il vostro anniversario!
Auguri - la ragazza non
avrebbe potuto usare un tono più amaro e sprezzante.
Quando il bagno si liberò, Sabrina si chiuse dentro a
chiave, non prima di aver
scoccato un'occhiata di fuoco ad Elena.
- Ci mancava solo lei - borbottò, sospirando.
Era estremamente convinta che Sabrina non covasse tutto quel
risentimento solo
perchè Elena l'aveva lasciata: il suo astio, per essere
così forte, doveva
significare che, in fondo, Sabrina provava ancora qualcosa per Elena e
la sua
era solo gelosia, rabbia per essere stata sostituita. Ad ogni modo,
Elena non
gliel'avrebbe data vinta: Sabrina non sarebbe riuscita a farle perdere
le
staffe.
Finalmente, anche l'insopportabile ex liberò la toilette.
Si allontanò di qualche passo, ma, quando udì la
serratura del bagno scattare,
si voltò.
- Elena, fai un favore a te stessa: molla quella hippie perbenista - il
suo
tono era amaro, carico di disprezzo.
- Ora ascoltami bene: non ti permetto di parlare così di
Veronica, hai capito?
- Elena le si avvicinò, le guance iniziavano a diventarle
rosse.
Si era ripromessa che non avrebbe ceduto. Si era ripromessa che non le
avrebbe
dato alcuna soddisfazione. Al diavolo.
In quel momento, avrebbe solamente voluto darle un pugno.
- Mamma mia, come diventi rossa - la schernì Sabrina,
scoppiando a ridere.
- Non è divertente. La devi smettere, devi uscire dalla
nostra vita! E' tempo
che tu te ne costruisca una tua -
- La tua vita non potrebbe importarmi di meno, Elena -
pronunciò il suo
nome come un insulto.
- E allora perchè ci ronzi sempre attorno? -
- Per il gusto di infastidirti, cara mia. Non puoi liberarti di me
così
facilmente -
Sabrina le si avvicinò di alcuni passi, i suoi tacchi
rimbombavano sul
pavimento di cotto, per poi posizionarsi di fronte a lei a braccia
incrociate,
negli occhi una luce folle.
- Sei sempre stata una stronza - ringhiò Sabrina, poi agì più rapidamente di quando i riflessi di Elena riuscissero a percepire. Le diede uno schiaffo che risuonò secco nell'atrio.
Elena si portò una mano al naso, sentendo un gusto ferroso in bocca.
Si voltò, decisa a non reagire, nonostante il desiderio di ricambiarle il favore fosse sempre più forte. Il suo senso del rispetto, però, la tratteneva.
Strappò un lembo di carta igienica, premendoselo contro le narici. Si imbevette subito di sangue.
- Mi hai mollata così, da un giorno all'altro, cosa pretendi? Che io venga a ridere e a scherzare con te? - sibilò Sabrina, raggiungendola nel bagno.
- Nessuno te lo ha chiesto - la voce di Elena era attutita dalla carta, che le copriva anche la bocca.
Si era dimenticata di quanto Sabrina fosse forte.
- Mi pento solo di non essermene accorta prima, di quanto fossi stronza - precisò, sistemandosi nuovamente i capelli.
- Peggio per te -
Elena lanciò la carta nel cestino, facendo canestro. Ormai l'emorragia si era bloccata del tutto.
Proprio mentre si voltava verso il lavandino per sciacquarsi il volto e ripulirsi, Sabrina la afferrò per un braccio, stringendole con forza la maglietta per avvicinarla a lei. Riuscì a strapparle un bacio, prima che Elena iniziasse a tentare di scrollarsela di dosso.
- Sabrina, giuro che me la paghi. Mi sono sempre ripromessa che non avrei mai alzato un dito su una donna, ma sto per cambiare idea -
La presa di Sabrina sulla sua maglietta era d'acciaio.
- Mi è sempre piaciuto baciarti - mormorò, apparentemente incurante delle minacce di Elena.
Portandole una mano dietro la nuca, la spinse contro di sè, per incontrare nuovamente le sue labbra.
Ovviamente è risaputo che se una cosa può andare male, andrà anche peggio.
- Toglile le mani di dosso! - ringhiò Veronica, avventandosi su Sabrina, che mollò la presa, colta alla sprovvista.
Sfruttando l'effetto sorpresa riuscì ad allontanare quella che lei considerava ancora una rivale a tutti gli effetti, afferrandola con forza per i capelli.
Veronica non si era mai sentita così delusa e al tempo stesso furibonda.
Furibonda con Sabrina, che aveva osato baciare Elena, che aveva passato due anni a tormentarla, anzi, a tormentarle, furibonda perchè quella doveva essere la loro serata romantica.
Delusa perchè Elena non reagiva. Si sentiva quasi tradita.
- Mi stavo proprio chiedendo come mai ci mettessi tanto - ironizzò Sabrina, allontanandola con uno spintone.
- Vattene via -
- Ai suoi ordini, carina. E tu, Elena, dovresti tenere al guinzaglio questa figlia dei fiori, insegnarle che non si fa violenza alle altre persone - ironizzò, sfiorandosi con la punta delle dita i graffi che le unghie di Veronica le avevano lasciato sulle braccia.
Furono le sue parole a scatenare quella rabbia incontenibile che la bionda non aveva mai sperimentato, non così opprimente e pressante. Le si avvicinò con due rapide falcate, per poi restituirle con gli interessi il poderoso schiaffo che aveva dato prima ad Elena.
- Cosa succede qui?! - arrivò un uomo, trafelato, con i capelli brizzolati ed un evidente riporto, il custode.
- Una discussione - rispose Elena, stringendo la mano di Veronica.
- Per discutere avete l'intero viale, quindi fuori! -
- Scusi? -
- Hai sentito bene, non fare la tonta. Uscite prima che chiami la sicurezza! -
- Ci scusi, usciamo subito - intervenne Elena, tentando di salvare la situazione: aveva tutte le intenzioni di ritornarci al multisala, non desiderava affatto di esserne bandita per il resto dei suoi giorni.
Uscirono nella tiepida aria di giugno.
- Buon anniversario. Ci si vede -, Sabrina non rinunciava ad infastidirle fino alla fine.
Si allontanò con passi rapidi e misurati, che rimbombavano per il viale.
- Io... giuro... potrei farle davvero del male – ringhiò Veronica, che perdeva tutta la sua solita mansuetudine ad ogni incontro con Sabrina.
- Andiamo a cenare –
Elena era seccata e nervosa. Lei era riuscita nel suo intento le aveva rovinato la serata.
- Non ancora. Ora mi spieghi perché non le hai dato uno schiaffo prima che ti.. baciasse – Veronica era, se possibile, più arrabbiata di prima.
- Lo sai che... –
- Certo, lasciati mettere le mani addosso in questo modo! Cristo, ti ha baciata e tu non hai fatto nulla! –
- Ma per chi mi hai preso?! – si scaldò Elena.
- Perché non l’hai allontanata? –
- Credi che non ci abbia provato?! -, questo era davvero troppo: Veronica non poteva mettere in dubbio la sua fedeltà.
- Evidentemente non abbastanza – sibilò la bionda, incrociando le braccia.
- Veronica... la rabbia non ti lascia ragionare lucidamente. Andiamo a casa, così ti schiarisci le idee e poi ne riparliamo -
- Io sono lucidissima! Sei tu che non sei normale! – urlò Veronica. Elena si guardò rapida attorno, qualche passante si era voltato, fortunatamente il multisala era in una via laterale.
- Stai zitta, Veronica! – la afferrò per un braccio, stringendola a sé.
- Lasciami – le ordinò, divincolandosi energicamente da quell’abbraccio forzato.
- Calmati, Vero, sei isterica – sussurrò Elena, tentando di posarle un bacio su una guancia.
Fu così che ricevette il secondo ceffone della serata.
- Tu sei davvero pazza! – esclamò furibonda per la reazione di Veronica.
- No, sei tu che non hai fatto nulla... – scoppiò in lacrime.
- Allora è questo... ascoltami, lo so che sei una persona perfettamente in grado di ragionare, una persona razionale. Non riuscivo a togliermela di dosso, lo sai che fa arti marziali, è forte... Credi davvero che io abbia potuto lasciarmi baciare da lei? –, Elena provò nuovamente ad abbracciarla, ma l’altra la allontanò.
- Non lo so – singhiozzò Veronica.
Elena tentò di mantenere la calma, anche se la mancanza di fiducia da parte di Veronica la stava davvero facendo imbestialire.
- Dopo tutto quello che ti ha detto, dopo il modo in cui ti ha trattata, in cui ti ha offesa. Come avrei potuto lasciarglielo fare? –
Veronica tirò su con il naso, sfregandosi gli occhi con una mano.
- Amore... -, questa volta Veronica si lasciò stringere.
- Scusa – mormorò fra le lacrime.
- Di nulla... è tutta colpa di Sabrina, quella strega... dovremmo escogitare qualcosa per togliercela dai piedi una volta per tutte... –
- Non volevo darti uno schiaffo –
- Lo so -, le posò entrambe le mani sulle guance per poi baciarla.
- Sushi? –
- E sushi sia! –
Attraversarono il Viale dei Tigli mano nella mano, per raggiungere il ristorante giapponese Kazuko’s, gestito da una simpatica signora giapponese di mezza età che ormai le conosceva bene, essendo clienti fisse.
Quella sera il locale non era molto affollato. Le accolse Harumi, la figlia della proprietaria, che aveva all’incirca la loro età e un grande sorriso.
- Ehi, buonasera! Dove vi faccio accomodare? –
- Possibilmente in un angolino – rispose Veronica, sorridendo gentilmente.
- Perfetto, prego – le condusse dalla parte opposta all’ingresso, per poi indicare loro il tavolino più isolato, coperto in parte da un rigoglioso ficus.
- Grazie Haru –
- Chiamatemi quando avrete deciso - la ragazza, che era nipponica solo per metà, essendo suo padre italiano, si allontanò.
- Io vado sul classico, tu? – domandò Elena a Veronica, che aveva aperto il menù.
Classico per Elena significava nigiri sushi e onigiri, ovvero ciò che ordinava più frequentemente.
- Io opto per il ramen – stabilì Veronica, posando il menù accanto al suo braccio.
Elena, facendo scivolare la mano sulla tovaglia candida, trovò quella di Veronica, che strinse con dolcezza.
- Ti senti meglio? – le domandò premurosa.
- Sì, mi dispiace tanto... –, Veronica abbassò gli occhi, sentendosi profondamente colpevole per l’immeritato schiaffo che aveva tirato ad Elena.
- L’ho già scordato –
Veronica le sorrise riconoscente.
- Come mai non siamo andate al Corvo? – mormorò Veronica, sporgendosi sulla tavola per ricevere un bacio da Elena, che la accontentò prontamente.
- Sinceramente io ho voglia di cucina giapponese, ma anche perché non ho voglia di vedere certe persone –
- Tipo Luisa? – ridacchiò Veronica.
- Soprattutto Luisa –
Era una ragazza della scuola per geometri che Elena aveva conosciuto durante un progetto interscolastico. Dato che la conosceva di vista perché era, appunto, una frequentatrice del pub, si era messa in squadra con lei per il progetto che avrebbero dovuto realizzare. Avevano vinto il concorso, peccato che da quel momento Luisa non le desse tregua. Non che fosse antipatica, era solo un po’ troppo esuberante e invadente.
- Haru! – la chiamò Veronica, vedendola passare.
- Eccomi, ditemi pure – tirò rapidamente fuori il blocchetto per le ordinazioni.
- Ramen e una bottiglia d’acqua gasata –
- Per me una porzione media di nigiri sushi e una piccola di onigiri. E una birra media –
- Ci avrei scommesso – sorrise Harumi, per poi sistemarsi la biro sopra l’orecchio destro e avviarsi verso la cucina.
Veronica rise.
- E’ proprio simpatica, Harumi –
- Ehi, le stai guardando il sedere! – la accusò Elena, più per ridere che per farla arrabbiare.
- Non è vero – si inalberò subito Veronica, storcendo il naso, segno che Elena aveva colto nel segno.
- Amore, come sei permalosa questa sera – ridacchiò.
Veronica si limitò ad arrossire, incrociando le braccia.
Rimasero in silenzio ad osservarsi, Elena con il sorriso sulle labbra e Veronica con una maschera di superiorità sul volto. Non poterono fare a meno di notare una scintilla negli occhi l’una dell’altra.
- Devo andare in bagno – disse Veronica alzandosi bruscamente.
La sedia di metallo stridette sul pavimento in ceramica e qualcuno si voltò, incuriosito dal rumore.
- Permettimi di accompagnarti – si offrì Elena, sollevando un sopracciglio, arte non comune a tutti.
Il bagno era accanto alle cucine.
Spinsero la porta su cui era dipinta una donna che vestiva il costume tradizione giapponese, con tanto di ventaglio.
Era spazioso e pulito. Perfetto.
Chiusero a chiave la porta, sperando che non scappasse a nessuno per un po’.
Veronica saltò letteralmente addosso ad Elena, premendo la sua bocca su quella della’altra, che non avrebbe senz’altro opposto resistenza.
Liberò il primo bottone di quella leggera camicetta rosa, poi il secondo, fino ad intravedere il suo seno eburneo, quindi vi insinuò una mano.
Veronica soffocò un gemito, aggrappandosi alla schiena dell’altra.
Le loro labbra si staccarono con uno schiocco umido e riaprirono gli occhi. Senza una parola, ma con un sorriso sulle labbra, Elena liberò altri due bottoni e prese a baciarle e morderle un seno, mentre si scivolava con una mano sotto la sua gonna.
Gemette di dolore, perché Veronica le aveva affondato le unghie nella schiena.
Senza smetterle di baciarle il seno, iniziò ad accarezzarle gli slip già umidi. I suoi gemiti trattenuti la eccitavano, e lei non riuscì a reprimerne uno quando percepì la mano di Veronica carezzarle la patta dei jeans con gesti di studiata lentezza.
- Fai piano – sussurrò Veronica, facendole il verso, dato che, solitamente, accadeva il contrario.
- Ah, la metti così? – fissandola profondamente negli occhi, già pregustando la sua reazione, le scostò rapida le mutandine e la penetrò. Come previsto, l’espressione di godimento dell’amante la lasciò quasi senza fiato. La sua pelle era già ricoperta da un sottile velo di sudore e le sue guance si erano imporporate all'improvviso.
Si muoveva rapida per donarle più piacere possibile e, per evitare che le sfuggisse qualche gemito troppo sonoro, la baciò.
Veronica si era ormai scordata di essere nel bagno di Kumiko’s, appoggiata ad una fredda parete di piastrelle rosate, l’unica cosa di cui era conscia erano le dita di Elena, che si muovevano dentro di lei.
Dopo un’attesa che ad Elena parve eterna, Veronica iniziò ad accarezzarla con un piacevole movimento circolare della mano.
I gemiti repressi, gli spasmi, i muscoli tesi, il sudore e quell’odore di sesso che impregnava la stanza e che Veronica trovava sempre eccitante, poi baci e ancora baci, carezze, morsi, la loro pelle a contatto, i loro sessi caldi e umidi, e, infine, il piacere assoluto.
Si fermarono, senza fiato, stanche.
- Ti amo - mormorò Elena, poggiando la testa sulla spalla di Veronica, che iniziò a carezzarle i capelli, facendo scorrere le dita fra le corte ciocche castane.
- Anch'io, tanto... e non è vero che questi due anni sono stati una rottura, stavo solo scherzando -
Elena scoppiò a ridere per la sua precisazione.
- Non ne avevo dubbi, piccola -
Veronica si mise in punta di piedi per poter baciare il naso di Elena.
- Da quant'è che siamo via? - domandò appena ritornò alla sua normale altezza.
Elena lanciò un'occhiata al suo elegante orologio nero.
- Solo quattro minuti! -
Entrambe scoppiarono a ridere, piacevolmente sorprese di scoprire quanto lente fosse parso loro lo scorrere del tempo in quel bagno.
- Direi che sarebbe il caso di sciacquarci la faccia e tornare di là, prima che mandino qualcuno a cercarci -
- Non mi sembra una cattiva idea - concordò Veronica, poi richiuse i jeans di Elena, mentre quella le riabbottonava la camicetta.
- Vado bene così? - domandò voltandosi verso Elena e inclinando leggermente il viso verso sinistra, per accertarsi della condizione dei suoi capelli.
- Sei bellissima, hai solo le guance un po'... colorite - la prese in giro Elena, sfiorandogliene una con i polpastrelli.
Veronica si sciacquò nuovamente il viso, mentre Elena, appoggiata al muro dietro di lei, sorrideva sorniona con le braccia incrociate.
Terminata la cena, fu Veronica a pagare il conto.
***
La posta di Mizar:
Apia: questo flash è più farcito, per così dire. Ci stiamo addentrando lentamente nel mondo fin'ora segreto delle due... e Sabrina è una costante di questo mondo, una costante decisamente insopportabile!
Nessie: in questo flash c'è tutto: amore, odio, sangue, sesso... cosa vuoi di più?! (Io direi una patata con gli occhi dolci!)
maria_sharapova: eccoti il seguito! Che bello ritrovarti anche qua, mi fa piacere!
Nobody_sInTheSky: non troppo presto, ma ecco il secondo flash! E' più articolato del primo, più denso, ma, come ho detto all'inizio, non saranno tutti uguali fra loro! E poi, un po' alla volta, si scoprirà tutto di loro due.
caso: grazie mille per i complimenti! Anch'io adoro la coppia Veronica/Elena e avevo sempre voluto scrivere qualcosa che le vedesse come protagoniste e non come semplici personaggi di contorno! (Non so se te ne sei accorta, forse perchè la situazione è ancora prematura, avendo io pubblicato così poco e non avendone trattato molto in Fior di pesco, ma per caratterizzarle mi sono ispirata moltissimo ad Haruka e Michiru!)
piccola peste: wow, grazie mille per i ltuo entusiasmo! So che hai il pc a riparare, ma spero di risentirti presto!
manga_girl: ma grazie! Non mi merito tutta questa bontà per i miei tremendi ritardi, ma mi fa comunque piacere, davvero!
engel_k: mi spiace molto per la tua amicizia finita male, se ti consola, anche la mia è finita così... e scrivere è un modo per sentirsi meglio. Fior di pesco è nata proprio così.
pazzafuriosa92: sì, sono il tuo parassita, problemi?? Scherzi a parte, sono contenta che ti sia piaciuta così tanto (spero ti piaccia anche questo flash!). Sinceramente, dato che descrivere scene di sesso mi imbarazza terribilmente ma è una cosa che qualunque scrittore, prima o poi, deve affrontare, volevo sapere se questa fa schifo, è tremenda, è banale/vuota oppure semi-decente! Danke per il tuo consiglio illuminato, tesoro!
Inoltre, un grazie a chi ha messo la storia fra le preferite:
1 - guguincercadiamore
2 - Guizza
3 - manga_girl
4 - maria_sharapova
5 - morbidina
6 - Nessie
7 - pazzafuriosa92
8 - piccola peste
9 - Rayne91
10 - _darkyneesan_
e chi fra le seguite:
1 - Apia
2 - Asterope
3 - ieri
4 - nemu
5 - Nobody_sInTheSky
6 - piccola peste
7 - sasangel
A presto risentirsi,
Mizar