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Autore: Julia Weasley    28/05/2010    37 recensioni
Argomento di questa storia è la vita di Regulus Black, dal momento della sua nascita a quello della morte. La crescita in una famiglia Purosangue piena di pregiudizi, il difficile rapporto con il fratello Sirius, i sette anni trascorsi a Hogwarts, la decisione di unirsi ai Mangiamorte fino al suo completo riscatto, tutto raccontato in 50 capitoli.
[ Altri personaggi: Famiglia Black, Kreacher, Barty Crouch jr, Rachel Queen (originale), Severus Piton, i Malandrini, Emmeline Vance, Voldemort, Mangiamorte ]
Storia vincitrice del primo turno dell'Harry Potter Final Contest
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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50
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 23. Sogno

Rating: verde

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/

L’ultimo inganno

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Da quanto tempo non metteva piede in quella stanza? Probabilmente anni. Gli ricordava troppi brutti momenti per desiderare di tornarci. Quel giorno però era diverso dal solito. Aveva così tanti pensieri orrendi e terribili, che qualsiasi ricordo, anche il più angosciante, lo avrebbe fatto stare meno peggio. Ricordare le sofferenze passate lo faceva sentire vivo, gli dava la conferma di essere esistito, un tempo.
Non sapeva nemmeno perché vi era voluto entrare: non c’era nulla di interessante, anzi, era piena di motivi per irritarsi. Ma aveva già fatto il giro di tutta la casa di Grimmauld Place, tanto valeva passare per l’ultima volta anche lì.
Fino a qualche tempo prima, ogni volta che fissava quella porta chiusa dalla parte opposta del pianerottolo, aveva avuto sempre l’impressione che da un momento all’altro si sarebbe aperta, e che Sirius ne sarebbe uscito tranquillamente, magari con la sua solita espressione altera e l’aria strafottente.
Quella volta però non ebbe nessuna sensazione simile. Quando entrò nella stanza orribilmente invasa dai colori rosso e oro, si aspettava di trovarla esattamente com’era, vuota e impolverata. L’idea che Sirius fosse vicino era ormai talmente assurda che Regulus la aveva abbandonata da un pezzo.
Tuttavia anche quella stanza, come tutte le altre, gli ricordava episodi dimenticati di quando la sua vita era più felice, se mai lo era stata. Ricordava ancora quando avevano litigato per uno stupido unicorno di peluche e lui aveva sfidato il buio e gli spettri immaginari che lo popolavano per riportarglielo in piena notte. Gli era sembrato così difficile affrontare un’impresa del genere, e adesso, se pensava a cosa lo attendeva, si sentiva mozzare il respiro.
Sirius non avrebbe saputo quello che lui aveva fatto; lo avrebbe considerato un vigliacco senza cervello. Ma chissà se avrebbe sofferto per la sua morte. Forse avrebbe rimpianto anche lui quei tempi in cui erano andati d’accordo. Perché c’erano stati, anche se ormai erano troppo lontani per sembrare reali.
Decise di essersi crogiolato nei ricordi anche troppo. Sapeva che, se avesse continuato a rievocare momenti ormai passati per sempre, non avrebbe più voluto smettere. E invece doveva concentrarsi su quello che doveva fare, controllare il terrore e raccogliere tutta la determinazione che poteva avere.
Non appena si chiuse alle spalle la porta della camera un tempo appartenuta a Sirius, la voce di Walburga lo fece sussultare.
“Regulus?”
Per un solo istante credette che sua madre lo avesse visto uscire da quella stanza e non riuscì a trovare una scusa valida per giustificarsi: non che fosse vietata, ma nessuno vi era più entrato, a parte per gli inutili tentativi di annullare l’effetto degli incantesimi di Adesione Permanente che Sirius vi aveva apposto.
In realtà, un secondo dopo si accorse che Walburga non era lì, ma che lo aveva chiamato direttamente dal salotto. Un po’ sollevato, Regulus si affrettò a scendere le scale e a raggiungerla.
Walburga si trovava in piedi davanti alla finestra, e stava dando una sfilza di ordini a Kreacher.
“… e poi devi lavare le tende, soprattutto queste”.
“Kreacher provvederà subito” rispose l’elfo domestico.
Regulus si schiarì la voce, cercando di sembrare naturale.
“Mi avete chiamato, madre?” chiese.
Walburga si voltò verso di lui e annuì. Gli fece cenno di avvicinarsi e, a sua volta, si accostò all’arazzo di famiglia. Regulus aveva difficoltà a guardarlo senza mostrare alcuna emozione, perché vi vedeva già apparire, proprio sotto il suo nome e accanto alla data di nascita, anche quella di morte.
“Stavo pensando…” esordì Walburga, che insolitamente esitava. Sembrava che quello che stava per dire le costasse uno sforzo immane: il viso duro e sottile era contratto in un’espressione irritata e rassegnata al tempo stesso. “Visto che a Natale verrà a cena tutto il resto della famiglia, credo che dovresti invitare anche la tua… fidanzata”. L’ultima parola la pronunciò a denti stretti. “Per presentarla ufficialmente” aggiunse.
Regulus s’incupì. Sua madre doveva aver elaborato quel pensiero in giorni e giorni di riflessioni. Non le aveva detto nulla sul suo allontanamento da Rachel, quindi lei pensava che tra di loro andasse tutto bene, anche se non ne era mai troppo contenta.
Lanciò un’occhiata rapida all’albero genealogico. Alphard lo aveva avvertito, sapeva che sarebbe successo. Walburga cominciava a preoccuparsi per la sopravvivenza della famiglia e si era accontentata di quello che aveva: Rachel non le andava a genio, ma meglio lei che l’estinzione. Regulus immaginava che sua madre avrebbe cercato di convincerlo a sposarsi, nonostante fosse ancora molto giovane. La famiglia, del resto, veniva sempre prima di tutto, anche dei desideri individuali.
“La inviterò” mentì, anche se sapeva che non sarebbe mai arrivato a Natale. Era la risposta che la donna aspettava di ricevere.
“Lei ha una vaga idea di come ci si comporta in queste occasioni?” chiese Walburga, scettica. “Non vorrei che ci facesse fare una brutta figura…”
“Sì, non preoccupatevi”.
“Almeno questo... Spero solo che sia la ragazza giusta. Lo sai che ci serve un erede maschio”.
“Lo so, madre. Ve lo darei anche subito, se fosse possibile, ma vi prometto che non vi deluderò”.
Bugiardo. Tutte promesse che non posso mantenere.
Le aveva giurato che avrebbe tenuto alto l’onore dei Black, che avrebbe servito il Signore Oscuro e che avrebbe impedito che la famiglia si estinguesse. Quanti dei suoi impegni era riuscito a portare a termine? Forse solo il primo. Ma dopo quella sera sarebbe stato del tutto inutile.
E la cosa che gli faceva più male in quel momento era quella che per anni lo aveva reso felice: Walburga lo stava guardando con l’espressione orgogliosa che aveva riservato sempre e solo a lui. Nessun altro poteva sostenere di essere stato guardato così da quella donna glaciale. Era il suo preferito, da sempre. Vederla così fiera di lui gli aveva sempre dato la certezza di non essere solo uno strumento al servizio della famiglia ma anche un figlio amato veramente.
Per questo non riusciva a rimproverarle nulla, neanche la decisione fatale di spingerlo tra le grinfie di Voldemort. Non aveva mai voluto far sparire il suo sguardo fiero da quegli occhi di ghiaccio. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, pur di ricevere anche solo una dimostrazione di affetto.
Perdonami, madre. Non sono perfetto come credi. Non vorrei farti soffrire. *
Avrebbe voluto dirglielo davvero, e non solo mentalmente. Ma avrebbe voluto tante cose irrealizzabili.
“Lo so che non mi deluderai. Non l’hai mai fatto” disse la donna, ignorando quello che avveniva dentro il figlio.
No, non dire così, madre! Sarò proprio io la tua ultima delusione, pensò, cercando di mascherare la propria disperazione. Saresti fiera di me anche se sapessi che ho tradito il Signore Oscuro? Lui è un mostro, si allea anche con gli ibridi. Non gli importa niente dei diritti dei Purosangue. Gli serviamo solo per salire al potere. Se lo sapessi approveresti la mia scelta, ne sono sicuro… credo. Sto cercando di fare qualcosa di buono. Non è questo il compito dei Purosangue, occuparsi della comunità magica e difenderla? I Black non devono servire nessuno né umiliarsi. È quello che mi hai sempre insegnato…
Ma lei non avrebbe mai saputo niente di tutto ciò. Sarebbe rimasta sola e senza un futuro.
Perdonami, se puoi.
“Madre, vorrei avvertirvi che questa sera potrei tornare più tardi del solito” disse, dopo essersi schiarito la voce. La gola gli bruciava.
Walburga annuì. Non sapeva che in realtà lui non sarebbe più tornato.
Regulus la salutò, incamminandosi fuori dal salone, ma si fermò sulla soglia, voltandosi a guardarla un’ultima volta.
Rimase così per alcuni secondi, ma poi la donna intercettò il suo sguardo, e lui si affrettò ad uscire e riprese a salire le scale. Dentro la tasca, la sua mano era stretta intorno al medaglione falso: era un cimelio di famiglia che aveva recuperato poco tempo prima dalla soffitta. Lo aveva scelto apposta: sostituire l’Horcrux con un oggetto appartenuto ai Black in qualche modo sarebbe stato come ribadire che anche la sua casata aveva contribuito alla lotta contro Voldemort.
Il suo ruolo sarebbe stato essenziale: lo avrebbe reso di nuovo mortale, così qualcuno un giorno avrebbe potuto ucciderlo direttamente. Chiunque sarebbe stato, gli augurò tutta la fortuna del mondo.


Quell’anno aveva iniziato a nevicare in anticipo, anche se era soltanto novembre, pensò, guardando i fiocchi soffici e candidi cadere dal cielo nero. Anche la luna era coperta dai nuvoloni che incombevano su Hogsmeade.
Regulus lanciò un’occhiata in lontananza, in direzione delle montagne. La neve non era fitta, ma il castello di Hogwarts era ugualmente difficile da scorgere. Poté vedere solo una miriade di lucine ravvicinate, le finestre della scuola. Stringendosi nel cappotto e tremando dal freddo, provò a immaginare il calore festoso della Sala Grande illuminata dalle candele sospese in aria e il chiacchiericcio degli studenti intenti a divorare la cena. O forse a quell’ora la cena doveva essere già finita. Probabilmente erano tutti nelle loro sale comuni.
Regulus diede un’occhiata all’orario. Erano le dieci passate. Non avrebbe potuto aspettare ancora per molto. E se non si fosse presentata? Per un attimo la immaginò mentre, dopo aver ricevuto la sua lettera via gufo, la inceneriva con un colpo della bacchetta, furiosa.
In quel momento tuttavia i suoi sospetti furono smentiti non appena udì il rumore di una Materializzazione all’inizio del vicolo.
Il cuore iniziò a battergli come mai prima di allora, facendolo sentire di nuovo emozionato e speranzoso, anche se fino a quel momento si era considerato solo un morto che camminava. Nonostante i passi appesantiti e il suolo innevato e scivoloso, per lui fu incredibilmente facile raggiungere quella figura che aveva temuto di non poter più rivedere.
“Che cosa vuoi?”
La voce di Rachel era fredda e rigida, ma lui non fece caso al suo tono. Quando finalmente poté perdersi di nuovo nei suoi occhi scuri, ne fu talmente felice che per la prima volta riuscì a dimenticare la paura che lo tormentava da giorni, o forse mesi.
“Grazie per essere venuta” disse. Anche se non era la risposta che lei voleva sentire, Regulus la disse con tutto il cuore: quello di incontrarla era il suo ultimo e più grande desiderio.
“Ho dovuto inventarmi un’emergenza sul lavoro per convincere i miei a farmi uscire da sola a quest’ora, quindi mi auguro che tu abbia una buona giustificazione per avermi chiesto di raggiungerti qui” fece lei, aspra.
“C’è una cosa che voglio farti sapere” rispose Regulus, mentre l’angoscia tornava a tormentarlo.
Rachel lo guardò, in attesa che lui parlasse. Regulus abbassò lo sguardo: come sempre, gli riusciva meglio dire certe cose quando non incrociava il suo.
“Avevi ragione” ammise, dopo alcuni interminabili secondi di silenzio. “Avevate ragione tutti. Ho commesso un terribile sbaglio, me ne rendo conto, ora”.
La sentì trattenere il respiro e tornò a guardarla. Rachel non aveva più lo stesso atteggiamento scostante di prima. Dai suoi occhi traspariva un’evidente incredulità e una domanda che la bocca non riuscì a formulare.
“Non voglio più essere un Mangiamorte” confermò lui.
Rachel ne fu talmente colpita che fu costretta a cercare un appoggio, tendendo il braccio all’indietro e posando la mano sul muro del vicolo. Era difficile capire cosa stesse provando in quel momento: il suo viso mostrava una miriade di emozioni diverse, dallo stupore al sollievo, dal terrore alla rabbia.
“L’hai capito, finalmente” disse infine, cercando di mantenersi fredda come prima, invano. “Io te lo avevo detto!”
La sua voce era rotta dall’angoscia.
“Lo so. Sono stato un perfetto idiota” ammise Regulus. “Non ho nessuna giustificazione per quello che ti ho fatto passare. Scusami”.
Rachel lo guardò dritto negli occhi per alcuni istanti, poi esitò: sembrava incerta su cosa fare, anche se per un solo istante era sembrato che volesse sfiorarlo.
“Che cosa ti ha fatto cambiare idea?” chiese infine, con un tono ancora severo.
“Tante cose, ma soprattutto ho capito che Tu-Sai-Chi ci usa solo come suoi schiavi e non guarda in faccia nessuno per ottenere quello che vuole. Credevo di essere nel giusto e invece voleva solo trasformarmi in un assassino… e io non ho intenzione di diventarlo”.
Rachel adesso era spaventata e tremava. Il suo terrore strideva con il tono deciso che Regulus aveva usato.
“Non ho mai smesso di pensare a quello che mi hai detto l’ultima volta che ci siamo visti” proseguì lui. “Mi vergogno di quello che ho fatto ma, anche se ho fatto una scelta sbagliata, facendoti credere di contare meno di Tu-Sai-Chi, ti giuro che in questi giorni sei stata il mio pensiero fisso. So che non ho scuse, ma ti chiedo lo stesso di perdonarmi, se puoi”.
Rachel non riuscì a fingersi indifferente come prima; si staccò dal muro e lo strinse in un abbraccio silenzioso.
Regulus si sentì scaldare con un’intensità che aveva dimenticato e la strinse a sua volta. Non aveva osato sperare di poterla avere così vicina, prima di quel momento. Quasi in uno stato di trance, affondò il viso tra i suoi capelli inumiditi dai fiocchi di neve, inebriandosi del loro profumo, e la sentì rabbrividire. Tenendo gli occhi chiusi, non gli fu difficile estraniarsi da tutto ciò che li circondava e cercò di assaporare ogni singolo istante di quell’abbraccio. Sarebbe rimasto ore e ore a bearsi di lei e ad ascoltare il battito del suo cuore contro il proprio petto.
Ma anche quel sogno svanì troppo presto. Rachel si ritrasse lentamente e lo guardò, pallidissima.
“Non preoccuparti” disse. “Nasconditi a casa mia, ti proteggeremo noi. Non permetterò che Tu-Sai-Chi ti torca un solo capello”.
Regulus ebbe un tuffo al cuore. Quanto gli sarebbe piaciuto poter accettare…
“Non posso, ti metterei in pericolo”.
“Non essere stupido!” sbottò lei, innervosita. “Lui ti troverà, se non ti nascondi!”
“Non mi troverà”.
Rachel emise una sorta di ringhio furente e spaventato al tempo stesso.
“Dovresti conoscerlo meglio di me. Ti ucciderà! Ti prego, cerca di ragionare…”
“Rachel, ascolta” la interruppe lui, ostentando una calma e una sicurezza che non aveva. “Non ho voluto incontrarti per chiederti aiuto. So quello che devo fare e…”
“Che cosa devi fare?”
Regulus esitò.
“Non posso dirtelo. Mi dispiace, ma non posso dirti nulla: sarebbe troppo pericoloso. Se te lo dicessi, dovrei farti un incantesimo di memoria, e non sarebbe sufficiente: Tu-Sai-Chi sa infrangerli con la tortura”.
“Ma…” provò a ribattere Rachel, ma lui la interruppe.
“Fidati di me. L’unica cosa di cui mi preoccupo è che tu sia al sicuro. Ascoltami bene, adesso, è importante. Se mi scopriranno, stai molto attenta a chi ti chiede se sai qualcosa. Non fidarti di nessuno, nemmeno delle persone che consideri amiche. Nessuno, nemmeno di Barty”.
“E perché?”
“Tu fai come ti dico e basta” tagliò corto Regulus. Non voleva riferirle il vero motivo: meno cose sapeva e meno rischi avrebbe corso. “E poi non dire che ci siamo incontrati, stasera”.
Rachel sul momento rimase con la fronte corrugata: non capiva il motivo di tutti quegli avvertimenti, ma probabilmente decise di fidarsi di lui, perché non insisté.
Regulus rabbrividì quando gli prese il viso tra le mani.
“Potrò rivederti?”
Qualcosa di molto simile a piombo sembrò riempirgli lo stomaco. Non poteva dirle tutta la verità nemmeno - e soprattutto - quella volta, altrimenti lei gli avrebbe impedito di andarsene con tutti i mezzi che aveva a disposizione.
“Non ci vedremo per… un po’” rispose, tenendo lo sguardo basso.
Perdonami anche tu.
La stava ingannando di nuovo, per l’ultima volta.
Rachel aveva di nuovo gli occhi lucidi e arrossati.
“Vuoi scappare, vero?” chiese. “Te ne vuoi andare dall’Inghilterra? Allora fammi venire con te. Non mi importa dove andremo, voglio soltanto stare insieme a te”.
“Non è detto. In ogni caso, se scappassi con me, Tu-Sai-Chi capirebbe che siamo insieme, e se la prenderebbe con la tua famiglia per farci uscire allo scoperto. È per questo che devi fingere di non voler avere più nulla a che fare con me. Racconta in giro che mi odi, che mi hai dimenticato, qualsiasi cosa, basta che tu non sia in pericolo per colpa della mia stupidità”.
“Scusa tanto, non pensi che, nel caso in cui Tu-Sai-Chi utilizzasse la Legilimanzia su di me, potrebbe vederci insieme qui, in questo momento?” osservò lei.
Regulus rabbrividì al solo pensiero, ma cercò di rispondere in maniera sensata.
“Lui non ti conosce e non sa che io… insomma, in che rapporti siamo. Per questo devi fingere di non avermi più voluto vedere”.
L’unico che avrebbe potuto riferire a Voldemort di Rachel era Barty, ma quest’ultimo sapeva che lei e Regulus non si fossero più parlati, ed era probabile che avrebbe chiesto informazioni direttamente a lei, ma senza aggredirla: Voldemort non avrebbe voluto che la sua copertura saltasse per colpa di un povero idiota che aveva deciso di tradirlo. Per fortuna, il Signore Oscuro commetteva spesso l’errore di sottovalutare gli altri.
“Io non potrei neanche fingere di odiarti…”
Rachel ormai non riusciva più a trattenere le lacrime e si abbandonò a piangere sulla sua spalla.
“Accidenti a te, mi hai fatto diventare una fontana vivente!” singhiozzò.
Regulus non riuscì a replicare perché, a differenza di lei, sapeva che non si sarebbero più rivisti. Mentre le accarezzava la nuca, pensò con orrore a come lei avrebbe reagito quando la comunità magica avrebbe diffuso la notizia della sua morte. Era più preoccupato per quanto Rachel avrebbe sofferto che per se stesso.
“Dovrai essere forte” le sussurrò, anche se lei per il momento non capiva fino a che punto. “So che lo sei. Sei la ragazza più straordinaria che abbia mai conosciuto. È soprattutto per merito tuo che sono cambiato. Grazie per essermi sempre stata vicino”.
Si impose di non dire altro: era già abbastanza strano che le stesse confessando tutte quelle cose che non avrebbe mai detto, in condizioni di normalità, neanche sotto tortura; non voleva che lei si insospettisse per quel suo strano comportamento. Avrebbe voluto dirle molto di più, ma si trattenne.
Rachel lo fece avvicinare ancora di più e lo baciò lentamente, come se in quel modo potesse posticipare il momento in cui si sarebbero dovuti salutare. Mentre ricambiava, Regulus si maledisse un’altra volta nel pensare a tutto quello che aveva perso.
“Non potremo restare in contatto, vero?” chiese lei poco dopo, anche se non aveva bisogno di una risposta.
Regulus scosse la testa. Esitò per alcuni istanti, ma poi si decise: non poteva mica portarselo dietro, quindi era giusto che andasse a lei. Infilò la mano nella tasca opposta a quella contenente il medaglione e ne estrasse qualcosa di piccolo e tondo, e lo lasciò sul palmo della mano di Rachel: era l’anello che Alphard gli aveva regalato qualche giorno prima.
“Avrei voluto dartelo in un’altra occasione. Adesso è inutile chiederti di diventare la mia fidanzata ufficiale, ma almeno saprai che con te ho sempre fatto sul serio”.
Almeno avrai qualcosa che ti faccia ricordare di me. Non dimenticarmi.
“Regulus…” disse Rachel, colpita ed emozionata. Lo abbracciò di nuovo e lui si sentì quasi male, pensando alle sofferenze che la aspettavano.
Non te le meriti. Ti meritavi qualcuno migliore di me. Perdonami…
“Scusa, ma è meglio che vada” disse, cercando di non lasciarsi andare, altrimenti non avrebbe più avuto il coraggio di entrare nella caverna. “Non ho molto tempo”.
Rachel sussultò e cercò di trattenerlo.
“Aspetta, ti prego, ancora un po’”.
“Non posso”.
Lei non allentò la presa sul suo polso, disperata. Per un attimo, Regulus scorse una luce sospetta nei suoi occhi e temette che volesse Schiantarlo per impedirgli di andarsene.
Allarmato, si liberò dalla sua stretta con difficoltà, perché nemmeno lui avrebbe voluto. Alla fine, però, Rachel sembrò arrendersi.
Lui fece un passo indietro ma un attimo dopo lei lo raggiunse di nuovo e si strinse a lui, appoggiando la tempia sul suo petto.
“Lo sai che ti amo, vero?”
Regulus per un attimo pensò che sarebbe stato meglio se lei non avesse provato proprio nulla; almeno non sarebbe stata condannata a soffrire. Però il significato di quelle parole lo scosse così tanto che non poté restare indifferente.
“Anche io” ammise, sempre più addolorato, senza riuscire a sostenere l’intensità dello sguardo che Rachel gli aveva rivolto. Le sfiorò le labbra con un ultimo bacio, smarrendosi per alcuni istanti in quel sogno che voleva non finisse mai.
Poi si allontanò di nuovo, stavolta di qualche passo, e le lanciò un’ultima occhiata. Lei non accennava ad abbassare lo sguardo e continuava a fissarlo come se in quel modo potesse impedirgli di andarsene.
E invece, senza staccare gli occhi da lei e cercando di farsi coraggio, Regulus girò su se stesso e scomparve alla sua vista.


La cucina di Grimmauld Place era immersa in un silenzio quasi assordante. Regulus avanzò lungo il lato del tavolo, a tentoni: non voleva accendere la luce per non correre il rischio di svegliare Walburga. Socchiudendo gli occhi, scorse nel buio l’armadio in fondo alla stanza.
Cercando di fare il minimo rumore possibile, aprì l’anta di destra. Aveva il respiro affannato e le mani gli tremavano quando ne posò una sulla spalla di Kreacher e lo scosse delicatamente.
L’elfo domestico si destò dal sonno, confuso, e puntò gli occhi appannati su di lui.
“Padron Regulus!” gracchiò, ma Regulus gli fece segno di abbassare la voce.
“Kreacher, devo chiederti un favore” bisbigliò, con il fiato corto e la fronte imperlata di sudore ghiacciato.
“Kreacher è pronto a obbedire” disse l’elfo, districandosi dalle coperte e uscendo dalla propria tana.
“Devi portarmi nella caverna in cui sei stato con il Signore Oscuro” disse Regulus, rabbrividendo.
Anche se era buio, aveva la certezza che Kreacher avesse iniziato a tremare a sua volta. L’elfo lo fissò con un’espressione colma di orrore.
“P-padrone, se mi è concesso… quel posto è pericoloso. N-non è adatto a…”
“Mi ci devi portare stanotte, Kreacher. E non fare domande” tagliò corto Regulus, che non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe rimasto così risoluto. “Ti prometto che a te non succederà niente” aggiunse, rendendosi conto di essere stato troppo duro. Non poteva biasimarlo, se aveva paura: ne aveva anche lui, da morire.
Kreacher annuì, ma lo vide tremare dalla testa ai piedi.
“Il padrone non si sente bene?”
“Sto benissimo. Dobbiamo andare ora, Kreacher. Mi dispiace, ma mi serve il tuo aiuto”.
Gli tese la mano e Kreacher gliela strinse, ancora perplesso e spaventato. Nonostante fosse molto dispiaciuto per lui, Regulus si sentì quasi rincuorato al pensiero di non essere del tutto solo. Anche se Kreacher era soltanto un elfo domestico, la sua presenza accanto a lui gli sarebbe stata motivo di conforto. Gli dispiaceva soltanto di non poter essere con lui anche al ritorno.
“Smaterializzami all’ingresso della caverna” ordinò.
Le dita dell’elfo si serrarono intorno alle sue e un attimo dopo Regulus si sentì risucchiare dal vortice della Materializzazione Congiunta, lontano da Grimmauld Place.
Si ritrovarono in una rientranza della parete rocciosa di quella che doveva essere una scogliera. Alle loro spalle, le onde del mare si rovesciavano contro gli scogli, facendo innalzare gelidi schizzi d’acqua salmastra.
Regulus era scosso da brividi di freddo e di terrore, ma si sforzò di non cedere. Era arrivato fin lì: non poteva arrendersi proprio alla fine.
Senza parlare, lanciò uno sguardo interrogativo a Kreacher, il quale puntò il dito tremante verso la parete in fondo alla rientranza. Regulus ricordava quello che l’elfo gli aveva raccontato: avrebbe dovuto pagare un pedaggio di sangue per entrare nella caverna, che si trovava appena oltre quella parete.
Seppur riluttante, estrasse la bacchetta.
Trattenendo un gemito, Kreacher protese la mano verso di lui. Regulus tuttavia scosse la testa e puntò la bacchetta contro il palmo della propria mano.
“Padron Regulus, lascia che sia Kreacher…” esordì l’elfo, allarmato.
“Tu non devi indebolirti” fu la risposta.
Il sangue schizzò sulla parete rocciosa: sangue puro che luccicava debolmente alla luce della luna.
Lo sto versando per una giusta causa, pensò, mentre il passaggio si apriva. Non sarà sprecato.
Regulus scrutò l’interno della caverna. Anche se era completamente buia, la luce esterna gli permise di scorgere una distesa piatta e liscia sulla quale i riflessi lunari tremolavano debolmente.
Quante volte aveva visto, in sogno, quel lago sotterraneo… Se non avesse saputo degli orrori che vi erano nascosti, appena sotto la superficie, si sarebbe lasciato ingannare dalla sensazione di calma perenne che trasmetteva.
“Kreacher, guidami” sussurrò, temendo il momento in cui i guardiani del lago si sarebbero svegliati, anche se non era ancora tempo.
L’elfo iniziò a singhiozzare ma obbedì, come sempre.
Regulus lo seguì all’interno. La paura lo assaliva di continuo, a tradimento, facendogli desiderare nient’altro che la fuga. Ma lui continuava a camminare sulle pietre, avvicinandosi sempre di più alla riva.
Senza un motivo logico, gli tornarono in mente le parole che, tanto tempo prima, un vecchio cappello rattoppato aveva sussurrato al suo orecchio: sappi che nel profondo di te stesso hai un coraggio che nessuno si aspetterebbe. Non lo conosci ancora, ma lo tirerai fuori quando sarà il momento.
Per la prima volta in vita sua, si rese conto che il Cappello Parlante aveva avuto ragione. La sera dello Smistamento, quello aveva visto qualcosa che nemmeno lui conosceva di se stesso.
Sperava solo che quel coraggio gli fosse sufficiente per arrivare al centro del lago e bere tutta la pozione. Non sapeva cosa gli sarebbe successo, una volta mandato giù il primo sorso: Kreacher aveva detto di aver visto cose tremende, ma senza aggiungere altro, e lui non aveva insistito, perché gli era apparso talmente terrorizzato che domandare di più sarebbe stato crudele da parte sua.
In ogni caso, era disposto anche a provare dolore: doveva soltanto pensare che presto sarebbe tutto finito.
Ascoltò Kreacher indicargli il punto in cui era nascosta la barca che avrebbe permesso loro di attraversare le acque del lago, deciso a porre fine a quella storia una volta per tutte.
Quando si tese verso l’acqua per afferrare la catena invisibile, con un gesto del tutto involontario Kreacher lo trattenne per il mantello, per poi lasciarlo di scatto, spaventato dal riflesso condizionato che, per un solo istante, lo aveva indotto a fermare il proprio padrone.
“Kreacher chiede scusa, padrone…” implorò: mai aveva osato opporre resistenza, prima di allora.
Regulus gli lanciò un’occhiata dispiaciuta. In quel momento si vergognò un po’: si era preoccupato per tutti, anche per Sirius, ma non aveva più pensato a Kreacher. Eppure era stato grazie a lui se era arrivato fin lì; inoltre gli aveva sempre dimostrato una fedeltà assoluta e, soprattutto in quel momento, un vero e proprio affetto che andava oltre la semplice dedizione di un elfo nei confronti del padrone.
“Va tutto bene” gli disse, nel tentativo di incoraggiarlo. “Sei stato bravo finora”.
Kreacher tirò su col naso, momentaneamente sollevato per non aver subito un rimprovero, e si affrettò ad aiutarlo con la catena.
Mentre Regulus faceva emergere la piccola imbarcazione da sotto la superficie dell’acqua, cercò di farsi forza pensando a tutte le persone a cui teneva: Rachel, sua madre, Alphard, Sirius... e Kreacher.
Mi dispiace...
In quel momento, la parete di roccia si richiuse senza alcun preavviso, e nella caverna calò un’oscurità quasi totale, rischiarata soltanto da una soffusa luce verdastra, proveniente dal centro esatto del lago.


FINE



01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

* A scanso di equivoci, il cambio di tono è fatto apposta: Regulus dà del 'tu' a Walburga solo quando sta pensando, inevece quando parla le dà del 'voi' come sempre.

*Angolo autrice*

T_T Sono senza parole... e non riesco a crederci: ho davvero pubblicato l'ultimo capitolo? Noooooooooo... In fondo è praticamente un anno che scrivo questa storia... Scommetto che il prossimo venerdì notte sarò convinta di dover aggiornare... e invece... T_T
Cosa posso dire? Nonostante la tristezza, sono molto soddisfatta e, anche se il capitolo mi fa venire il magone, non sono depressa come quando ho finito di scrivere "Slytherin love" perché so che, sotto quella parolina FINE, è sottinteso uno speranzoso "per ora"!
Spero che vi sia piaciuto. Ho cercato di rendere l'incontro tra Rachel e Regulus il meno simile possibile a quello che aveva già scritto nell'altra storia, anche se è stato complicato e un po' gli somiglia per forza. Forse è troppo sdolcinato ma non l'ho modificato più di tanto. Dovevate vedermi mentre lo scrivevo: sembravo in preda al furore e le dita scorrevano sulla tastiera quasi senza che le controllassi... No, ok, la spiegazione non è così affascinante: semplicemente, mi piace così com'è! XD
Be', prima di dilungarmi troppo, parlerò prima del famigerato sequel, e poi risponderò alle recensioni!

Dunque, per chi non avesse ancora capito che scriverò presto il seguito What if di questa storia, rimando alla fine del capitolo 36, in cui ho spiegato bene cosa ho intenzione di fare! Magari ad alcuni di voi non piacciono le storie in cui la trama cambia, ma io voglio provarci quindi... dovrete sopportarmi ancora (sempre se ne avrete voglia, ovvio! ) XD
Per il seguito, ho già più o meno in mente la trama della primissima parte, a meno che non cambi improvvisamente idea. Farà parte di una serie ma non ho deciso il titolo, anche se qualche opzione ce l'ho già! Diciamo che ODIO scegliere titoli, quindi ogni eventuale suggerimento sarà ben accolto! Se no mi arrangerò! Del resto, è sempre consigliabile stabilire la trama e poi il titolo!
Purtroppo dovrete avere un po' di pazienza. Tra giugno e luglio mi aspettano 3 esami e altrettanti a settembre (vacanze? Cosa sarebbero?), perciò se iniziassi a pubblicare subito sarebbe controproducente, perché sarà una storia complessa da sviluppare. Ho bisogno di tempo per inventare una trama credibile e fare le cose per bene.
Se tutto va bene, dovrei iniziare a pubblicare a settembre, settimana più, settimana meno (non mi uccidete, per favore!). Il primo capitolo è già tutto scritto nella mia mente, quindi a settembre avrò parecchi capitoli pronti e - soprattutto - una trama non sconclusionata!
Comunque, non sparirò per tre mesi interi: ho qualche storia secondaria che ho scritto durante l'anno per vari concorsi e che pubblicherò durante l'estate.
Se volete sapere dove leggere qualche notizia, potrei scrivere qualcosa sulla mia pagina personale perciò, sempre se vorrete sopportarmi ancora, potete tenerla d'occhio! ^^

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Penso di aver detto tutto. E ora, spazio ai ringraziamenti!!

malandrina4ever: non dirlo a me T_T Tranquilla, il seguito non sarà tra 16 anni, ma dovrai aspettare "solo" tutta l'estate! ^^" Spero che tu non mi uccida, per questo! E Sirius... be', vedrai che il loro incontro nel seguito sarà molto commovente, anche se non di certo sdolcinato! Ho già la scena davanti! *_* Grazie per aver approvato Bellatrix! E sono d'accordo con te su Draco! Cioè, ho capito che Voldie minacciava di ammazzare la sua famiglia... ma se qualcuno minacciasse la mia, direi: "Che?! Aspetta che ti spacco...ehm...la faccia!" XD Spero che Rachel non sia risultata troppo incline al perdono: non volevo che trattasse troppo male Regulus, con quello che lo aspetta... le non lo sa, ma noi sì! :-(
Alohomora: non preoccuparti per Rachel, Barty si sta ammattendo, ma non è così stupido da smascherarsi. Vedrai che farà sfoggio di tutte le sue doti da grande attore (del resto, nei panni di Moody ha ingannato anche Silente) e farà la parte del bravo amico compassionevole che assisterà Rachel nel momento del bisogno, ma lei darà retta anche a Regulus e non gli dirà nulla di compromettente... Eheh, se Regulus fosse padrino di Draco, penso che durante la partita al secondo anno lo avrebbe ucciso! "Hai il Boccino a due centimetri dal naso, per Salazar! Sei cieco?!" XD
Lellas92: sai che anche la mia voce interiore somiglia in modo inquietante a Remus? Soprattutto quando sto al computer invece di studiare, chissà come mai! Comunque, tranquilla, i personaggi essenziali sono essenziali per me, per te e per la Rowling, quindi... ;-) Per quanto riguarda Bellatrix, in effetti lei ha dimostrato di saper arrossire come una qualsiasi adolescente con una cotta nel primo capitolo dell'ultimo libro, quando Voldemort le rivolge la parola! XD Quindi non mi è sembrato poi troppo strano! Sul fatto che per Barty venga prima Voldemort degli amici c'è poco da fare: da uno che ha ucciso il proprio padre non potevamo aspettarci altro...
Mirwen: l'abbraccio a Regulus potresti anche darglielo... a condizione che prima porti un certificato autenticato e firmato dal Ministro della Magia in persona in cui sia scritto che sei Purosangue senza alcun dubbio, allora sì! XD Scherzo, naturalmente!
chocco: in questa fanfiction ho seguito il canon, perciò non ho salvato Regulus, ma come hai potuto notare ho voluto concludere la storia quando è ancora in vita... per poi sbizzarrirmi nella prossima fanfiction! Grazie, sono contenta che la storia ti sia piaciuta tanto!
vulneraria: meno male, se Barty ti fosse piaciuto mi sarei preoccupata seriamente! Però sono felice che sia venuto bene, dopo tutti i problemi che mi ha creato nel corso della storia! Ormai si è schierato completamente dalla parte di Voldemort e per questo lui e Regulus ora sono soltanto nemici :-(
_Mary: dai, non fare così, se no divento triste anche io! (lo sono già u_u) Pensavo che l'accenno all'Hocrux sarebbe stato notato solo di sfuggita, e invece tu l'hai notato, complimenti!! D'altra parte, non potevo sottolineare troppo l'indizio, con tanto di Lucius che indica il nascondiglio e fa l'occhiolino! XD Comunque, come avrai intuito, il diario sarà il primo Horcrux da trovare... basterà entrare a villa Malfoy e uscirne vivi: facile come bere un bicchiere d'acqua, insomma! Per quanto riguarda Barty, non preoccuparti (fa quasi rima... -.-), come ho già scritto nella risposta ad Alohomora: non è così stupido da smascherarsi. Quello che hai detto alla fine è stato uno dei più bei complimenti che abbia mai ricevuto! Grazie!! E complimenti ancora per le due one-shot che hai pubblicato ultimamente, oltre che per la risposta alle recensioni!
Circe: grazie mille! In effetti anche a me certe volte viene in mente un genere particolare di musica quando leggo delle storie molto belle. Le tue per esempio sono davvero molto musicali. Il tuo stile poi è perfetto per i capitoli riflessivi che, come ho potuto costatare leggendo le tue storie, sono il tuo punto di forza. Sono contentissima del tuo parere positivo su Bella: tu sei la massima esperta in materia! Grazie per aver iniziato a leggere Slytherin love: lì Rachel appare di più come co-protagonista, anche se alcuni personaggi come anche i suoi genitori e gli altri Black sono solo abbozzati (a parte Sirius, ovviamente). Inoltre non ti stupire se troverai alcuni errori temporali, come l'entrata di Minus tra i Mangiamorte o la fuga di Sirius posticipata di un anno. Sono state sviste di cui mi sono resa conto solo a storia quasi conclusa ed è anche per questo che prima di scrivere il seguito ho voluto pubblicare questa.... oltre al fatto che volevo approfondire di più gli anni "sereni" della vita di Regulus! E qui ho cercato di rendere Rachel meno "assennata", come l'hai definita tu, anche se non ho potuto farlo più di tanto, visto che la storia era solo dal punto di vista di Regulus. Forse le dedicherò una one-shot da inserire in questa serie, non si sa mai!
Rinalamisteriosa: anche a me ultimamente è tornata l'irritazione nei confronti di Barty. Del resto, prima potevo renderlo un po' più simpatico, anche perché a quanto pare pure Sirius nel calice di Fuoco lo definisce "un ragazzo simpatico di buona famiglia", ma poi si è completamente rovinato. In fondo se mi spersonalizzo apprezzo più lui e i Lestrange di uno come Lucius, perché sono rimasti fedeli a Voldemort senza scendere a compromessi, ma se penso a quello che ha fatto ai Paciock e anche a come ha ucciso il proprio padre... non posso amarlo più di tanto. u_u Quel sito è veramente molto fornito: pensa che anche la Rowling spesso ci andava se si dimenticava qualche dettaglio che aveva scritto lei stessa! XD Grazie: non so come finirà questo concorso, ma già passando la prima fase posso ritenermi comunque pienamente soddisfatta! Ci sono storie che alla prima fase hanno ricevuto oltre 40 preferenze (!!!) quindi non mi aspetto chissà cosa, ma così sono già contenta!
DubheBlack: hai ragione, Regulus è arrivato molto in ritardo rispetto a Sirius e Andromeda. E credo anche che, nonostante tutto il suo cambiamento, gli resteranno sempre molti pregiudizi sui Babbani. Del resto a diciotto anni è difficile che una persona cambi completamente opinioni e modo di essere. Di sicuro non vorrà più farli fuori e questo è un gran bel passo avanti per uno come lui! ^^ Riguardo Barty, stavo proprio pensando a come sarebbe uno scontro tra lui ed Emmeline: nel seguito dovrò inserirne uno per forza. E diciamo che Regulus teme un brutto quarto d'ora con Perseus forse più di Voldemort stesso! Dopo che lui e Rachel hanno avuto quel litigio, il paparino vuole strigliarlo per bene! XD
Pepesale: be', non preoccuparti, tanto adesso la storia è finita e hai tutto il tempo che vuoi per leggerla. Scrivere il capitolo che hai commentato mi è piaciuto un sacco perché ero proprio in vena di parlare di problemi sentimentali! E poi Rachel insidiata da un Nato Babbano è un affronto per Regulus! Figuriamoci se perdeva l'occasione di insultarlo... Invece durante la festa di Lumacorno, alla scena con Lily e James ridevo anche io, da sola! XD Sembravo matta! In bocca al lupo per chimica e qualsiasi altra materia scolastica! Dai, che tra un po' finisce la scuola!

Buone vacanze!

  
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