Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: Globulo Rosso    04/06/2010    6 recensioni
[Imparino i vivi dalla sorte dei morti]
Pioggia: Non si dava pace. Doveva tenere tutto sotto controllo.
Sempre, ovunque, chiunque.
Proprio come Dio.

Sondaggio: Quello era il consenso del popolo. La maggioranza aveva affidato a lui il potere, e lui, senza indugio, avrebbe esaudito il loro volere.
Morte, era quella che volevano.

Utopia: "Mamma…quell’uomo sta male…?”
“Zitta, tesoro. Andiamo a casa.”

Sorte:Light aveva qualcosa di completamente nuovo, qualcosa che nessun uomo aveva mai avuto precedentemente.
Light aveva in mano la vita dell’intera umanità.

Caduta:E’ il 28 Gennaio, anno 2013.
Ecco perché quello di Light Yagami é un totalitarismo.
[II classificata al contest sulle frasi latine indetto da Only_me sul forum di EFP]
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Near, Ryuuk
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-          Nick Autore: Globulo rosso

-          Titolo: “Discant viventes mortorum sortes”

-          Personaggi/Pairing: Light Yagami, L, Near, Ryuk, Mikami Teru

-          Genere: Introspettivo, Triste

-          Rating: Giallo*

-          Frase scelta: Discant viventes mortorum sortes

-          Avvertimenti: Raccolta

-          Intro/NdA: *rating giallo per via del linguaggio a volte scurrile; ho optato per questa struttura in quanto mi sono ispirata al dibattito post-bellico sui totalitarismi. Molti storici e studiosi hanno definito i tratti comuni di tutte le dittature dell’ultimo secolo (nazismo, stalinismo, franchismo) e hanno trovato le seguenti caratteristiche in tutti: influenza delle masse, leader carismatico, ideologia, polizia segreta, controllo totale della propaganda e terrore. Io mi sono soffermata su alcuni aspetti, ovvero ideologia (il mio prologo, atemporale rispetto allo svolgimento delle fic), propaganda, terrore e leader carismatico. Ho aggiunto “caduta” dopo un po’ di tempo, per concludere la serie, anche se essa non è ovviamente una caratteristica comune di tutti i totalitarismi. Spero di aver spiegato bene il concetto.

 

 

 

 

“Discant viventes mortorum sortes

 

 

 

 

 

Prologo: Pioggia.

[Ideologia]

 

La pioggia porta con sé sempre pessimi presagi.

A Waterloo essa aveva reso la marcia dell’esercito napoleonico impossibile, decimando l’artiglieria e dunque, anche le possibilità di vittoria.

Analogo era il monito di quelle gocce che cadevano con una lentezza quasi maniacale, e battevano pesanti sul vetro dello studio di Elle.

Attenzione, gridava, arriva la rivoluzione.

Sospirò, guardando il cielo scuro, cupo, riversare il suo lamento.

Nessuno riusciva ad udirlo, e anche se mai essere umano avesse colto i frammenti di quell’eco lontano, di quel terribile ma prezioso consiglio, avrebbe accusato la stanchezza o la sua immaginazione, credendo che esse si fossero insediate in lui confondendolo.

E scacciava quelle parole, continuando a camminare, con la ventiquattrore sotto braccio, e l’impermeabile scuro stretto fino al collo.

“Ho un cattivo presentimento.” Lo sibilò tra sé e sé, sorridendo delle sue stesse parole.

Eppure a lui era sempre piaciuta, la pioggia.

Ad ogni  nuovo caso, le gocce scandivano il ritmo cadenzato e strascicato dei suoi pensieri, e stranamente, il cielo piombava in un silenzio cupo, quando egli giungeva alla soluzione della questione.

Ma da quando continuava a piovere? Nella sua mente, intorno a lui, il cielo piangeva da sempre, e accompagnava, da circa un giorno, anche quella melodia di campane.

Suoni di morte.

“Ho terminato di leggere il libro che mi avevi consigliato, Ryuzaki.” L’investigatore si voltò lentamente verso di lui.

Light Yagami guardava con sufficienza il testo che aveva appena posato sulla scrivania metallica del suo amico, con un’espressione a metà tra il seccato e l’annoiato.

“Come l’hai trovato?” lo fissava diritto negli occhi, con il capo leggermente inclinato verso destra.

“E’ conforme ai tuoi pensieri?”

“Per niente.” Light sputò la sua sentenza avvelenata lasciandosi cadere stanco sulla poltroncina.

Si massaggiava le tempie, le mani gelate e le occhiaie marcate. Erano giorni che non dormiva.

Non si dava pace. Doveva tenere tutto sotto controllo.

Sempre, ovunque, chiunque.

Proprio come Dio.

“Immaginavo. E perché mai Hegel1 non è di tuo gusto?” Una conversazione culturale era l’ideale per mantenere la ragione attiva, ma allo stesso tempo per smorzare un po’ la tensione.

“E’ un illuso.”

Una tale risposta non lo sorprese.

“Perché? Perché parla di idee, e non di corpo? Perché parla di storia quale razionale e giustificabile? Se è così, allora concordo. Kira, secondo lui avrebbe un senso…”

“Non è per questo.” Light lo interruppe seccamente, levando lo sguardo dal pavimento lucido. La luce delle lampade si rifletteva acuendo il suo mal di testa.
Elle parve ancora più interessato: quale interpretazione aveva dato?

“Allora per quale motivo, Yagami?”

“Perché credeva negli uomini.”

E con quella frase, egli esprimeva il suo credo e purtroppo, Elle non percepì altro che una mera obiezione alle teorie del filosofo. Nient’altro che una semplice opinione.

La stessa opinione che a breve, avrebbe rivoluzionato il mondo.

 

 

 

Capitolo I: Sondaggio.

[Propaganda]

 

Chiudendo la porta a chiave, aveva inconsciamente bloccato l’accesso anche alla sua morale.

Light aveva rifuggito i sentimenti e accolto senza tanti preamboli i princìpi della società.

Era giustizia, quella che l’uomo andava cercando.

Era lealtà, sicurezza, verità. E lui, oh sì, lui poteva donargliele grazie al suo nuovo potere.

Quel giorno la sua storia aveva iniziato a scriversi sui muri, sui giornali e persino nell’anima della gente attraverso il sangue di uomini peccatori.

Uccideva assassini, per ripagarli con la stessa moneta.

Uccideva stupratori, per fargli provare il dolore che avevano inflitto.

Uccideva ladri, per far notare loro quanto una manciata di beni terreni, in realtà non valesse la loro vita.

E giudicava, senza alcuna pietà.

Accese il computer, allentandosi la cravatta e sbottonandosi la camicia.

L’home page del suo motore di ricerca domandava agli utenti la loro sentenza: con o contro Kira?

Aprì il sondaggio, impassibile.

Il 63% inneggiava al nuovo Dio, migliaia di risposte lodavano il mondo utopico che Kira stava cercando di creare.

Un altro 30% non si esprimeva.

Il 7% dichiarava di non essere d’accordo con lui. Sorrise, leggendo i risultati.

Quello era il consenso del popolo. La maggioranza aveva affidato a lui il potere, e lui, senza indugio, avrebbe esaudito il loro volere.

Morte, era quella che volevano.

D’altronde non c’era alcun modo di opporsi a lui. Nessuno conosceva il suo volto, il suo vero nome, nessuno sapeva come potesse uccidere chiunque e in pochi secondi.

“Ryuk, la gente mi ama.”

Lo shinigami ingollò il frutto rosso, leccandosi le labbra.

“Da cosa lo capisci? Un sondaggio non fa di te il capo.” Ryuk era solito far notare sarcasticamente i lati negativi del totalitarismo di Light. Principalmente, lo faceva perché le risposte del ragazzo lo divertivano da pazzi. Non aveva mai udito nessuno parlare di morte e di sacrificio così elegantemente e impassibilmente.

E il tono di lui, secco e deciso, non facevano che aumentare la sua ilarità.

Sarebbe stato un perfetto Dio della Morte.

Light aprì altre tre pagine web, e in ognuna di esse, migliaia di persone reclamavano l’attenzione del loro “Dio punitore”.

E Light si beava della loro fiducia cieca, insensata.

“Seguono me, Ryuk, senza farsi domande. Gli uomini sono davvero degli ipocriti.” Un sito aveva addirittura le immagini degli ultimi assassinii.

Rise, guardando fino a che punto poteva arrivare la devozione della gente.

“Anche tu sei un mortale, Light. Non puoi dimenticarti un fattore così importante.”

“No. Non lo sono più da quando sono divenuto Kira.”

Aveva sempre la risposta pronta.

“C’è comunque quel 7% che non è d’accordo con la tua opinione, come la metti? E poi non hai la certezza che quel 30% sia dalla tua parte…”

“Se il mio ascendente non è bastato, se le mie prove di giustizia non sono servite a fargli aprire gli occhi, allora ci penserà il terrore.”

E pochi mesi dopo, nessun uomo osava aprir bocca. Perché la paura aveva divorato come un cancro le lingue e la coscienza di ognuno di loro.

 

 

 

Capitolo II: Diretta.

[Terrore]

 

Il suono metallico delle parole risuonava per tutta la città grigia. Occhi sgomenti e bocche aperte fissavano il monitor sopra quel grattacielo, una sola voce parlava e altre mille rimanevano bloccate in gola.

“Io ripulirò il mondo dal male. Quante anime innocenti sono state sacrificate senza alcun senso? Quanti morti avete sulle coscienze, uomini? Io salverò i giusti, e manderò all’inferno i peccatori.”

Una donna strinse la mano della propria bambina, le iridi scure fissavano intimorite quella grossa K troneggiare sulle loro teste.

“Vendicherò i vostri cari, la terra sarà abitata solo da uomini puri. Nessun assassino avrà il diritto di camminare in questo mondo finché io regnerò.”

La bimba iniziò a singhiozzare, non comprendeva il significato di quelle parole, ma piangeva per l’espressione della madre: un volto pallido, terribilmente spaventato.

“Gli uomini giusti saranno risparmiati. I colpevoli saranno puniti.”

Un uomo cadde sulle ginocchia, le mani strette al petto, la bocca aperta che reclamava ossigeno.

“Non temete la mia mano: solo i peccatori moriranno.”

Quell’uomo dal maglione rosso boccheggiava, le braccia si tendevano verso il cielo, in cerca di aiuto. Un ragazzo fece per avvicinarsi, ma la voce di Kira lo obbligò a desistere.

“Chiunque si opponga al mio volere, verrà giudicato colpevole. E morirà.”

La folla indietreggiò, lasciando l’uomo a morire da solo.

Le palpebre si richiusero su se stesse, e il peccatore venne abbandonato sul ciglio di quella strada, come un pezzo di plastica, come un rifiuto che nessuno raccoglie.

“Mamma…quell’uomo sta male…?”

“Zitta, tesoro. Andiamo a casa.” Con un forte strattone, la giovane donna trascinò via la sua piccola, che incredula guardava il condannato dal maglione rosso riverso sul marciapiede. Gli occhi sbarrati e la mascella contrita in una smorfia di dolore.

E quel monitor della Sakura TV rimaneva lassù in alto, e vegliava sulla loro incolumità, falciando il male ogniqualvolta ce ne sarebbe stata l’opportunità.

E per anni, quella K sarebbe rimasta in quella posizione, tanto quanto durò il totalitarismo di Kira.

Ma le menti dell’uomo conservarono quel periodo per l’intera esistenza.

 

 

Capitolo III: Utopia

[Leader Carismatico]

 

“Magnifico.” Poggiò la penna accanto al quaderno, esaltato. Aveva le pupille dilatate dall’euforia e le lunghe dita gli tremavano.

Osservava il suo compito, estremamente felice.

Mikami Teru era il suo prescelto, il generale a capo dell’armata di Kira. Eseguiva gli ordini senza esitazione, con una devozione che superava di gran lunga quella di qualsiasi altra persona.

Quaranta secondi dopo, sette morti si sarebbero aggiunti alla sua immensa lista. Sette anime che cercavano di penetrare nella sua coscienza, ma che venivano schiacciate in pochi attimi da un sentimento ben più forte.

La Venerazione.

Punire, punire, punire.

Questo era quello che Kira gli aveva detto di fare.

In cambio? Libertà, bontà, purezza.

Ghignante, si appoggiò allo schienale della sua poltrona, e pensò alla sua ragione di vita.

In un totalitarismo, colui che comanda deve possedere una retorica eccezionale per poter abbindolare il popolo e regnare sovrano con un loro fittizio consenso.

Cazzate.

Light Yagami non aveva mai chiesto alcunché, aveva semplicemente agito.

Ma non importava, a Mikami interessava solo essere stato scelto da lui come suo prescelto.

Per cosa, poi?

Per creare un mondo utopico? Perché era di quello che si trattava, di utopia.

“Si, mio signore. Continuerò a compiere il lavoro che mi avete affidato!” fissava fiero quel quaderno, come se avesse di fronte proprio Kira.

Vagheggiando, promettendo uno spazio puro e senza crimine, Light era arrivato ad avere nelle proprie mani l’intero mondo.

La sua dittatura era diversa da quelle già avvenute: non si trattava più solo di volgari guerre, di trattati politici e di astuzia strategica. Light aveva qualcosa di completamente nuovo, qualcosa che nessun uomo aveva mai avuto precedentemente.

Light aveva in mano la vita dell’intera umanità. E la teneva stretta in una morsa, senza dare al mondo la possibilità  di ribellarsi.

Questa era la rivoluzione.

Questo era dio. 

E per quanto Light potesse promettere illusioni e sogni, i suoi seguaci gli credevano ciecamente.

Mikami sfiorò con i polpastrelli la copertina nera del Death Note. Quello era lo strumento che Kira gli aveva donato per aiutare a rendere il mondo giusto.

E con la testa piena di ciarlatanerie, piena di parole, piena di utopia, Mikami afferrò la penna e cominciò dall’inizio.

Tutto perché lui gliel’aveva ordinato.

 

 

Epilogo: Sorte

[Caduta]

 

E’ il 28 Gennaio, anno 20132.

A Tokyo non si respira, il silenzio ricompre come una spessa coltre i grattacieli, le case, e le strade.

Ma nessuno sa ancora nulla.

Near poggia il palmo sul pavimento umido, freddo, e sospira.

La ventola continua a girare, il cuore palpita veloce, nonostante la sua apparente impassibilità.

“Trovatelo.”

Fa un cenno ai suoi uomini, che con quell’ordine, sembrano risvegliarsi dallo stato di tepore in cui erano caduti. Sono spaesati, sorpresi, eccessivamente confusi.

Tanto da non riuscire più a muoversi.

Si fa avanti una donna, si china sul ragazzo, e sorride. Non è un sorriso di vittoria, di quelli che si sfoggiano per consacrare la propria superiorità.

Le tremano le gambe, le mani sono gelate, la fronte è imperlata di sudore.

“Signore, ce l’abbiamo fatta.”

Near sposta lo sguardo su di lei, imperterrito.

“Hai avuto paura, non è vero?”

Lei annuisce, mestamente. Aveva avuto piena fiducia in lui, ma ciononostante, il timore della morte aveva scalfito la sua fede, e aveva inghiottito tutta il suo autocontrollo. Quando lui aveva gridato, i suoi occhi si erano improvvisamente chiusi, forse per tentare di bloccare quella paura che l’assaliva.

Ma non era accaduto nulla, lei era viva.

“Ce l’abbiamo fatta.” Dice, di nuovo.

Gli uomini se n’erano andati alla ricerca di Light. Di fronte a loro non c’erano che corpi vuoti di persone che l’avevano servito fedelmente, senza però essersi resi conto di aiutare un assassino.

Matsuda, Mogi, e tutti gli altri, soffrivano in silenzio.

Gli alleati di Near scostano il cadavere di Mikami, e oltrepassano la porta metallica per andare alla ricerca di Light.

E’ il 28 Gennaio, anno 2013.

Il totalitarismo di Light cade, e con lui anche la sua Utopia, l’ideologia che porta con sé e i suoi vagheggiamenti.

Ma no, il Terrore rimane, quello non scappa.

Rimane impresso nelle menti, alimentandosi di anni di morti, di sangue, di punizioni, di superbia.

“Lo so.” Mormora Near. Si alza, e si accinge ad uscire, senza più dire una parola.

La donna sospira, un lungo respiro che è interrotto da quello che pare un principio di pianto. Singhiozzi immediatamente nascosti, ma che fanno intuire il suo pensiero.

A quale prezzo, però.

Discant viventes mortorum sortes3.

Imparino i vivi dalla sorte dei morti.

 Il 28 gennaio, questa frase echeggia su tutta Tokyo, su tutto il Giappone, su tutto il mondo.

La speranza vive per essere confutata dagli uomini, e per quanto ci si possa opporre, quello di Light non sarà che un’altra ferita nel corpo dell’umanità.

La donna si volta bruscamente, ed esce seguendo Near.

Il cielo  sopra Tokyo inizia a piangere, forse di gioia, forse di dolore.

E’ morto dio.

 

 

 

 

 

 

Note:

1. Hegel è un filosofo tedesco noto soprattutto per la sua visione della storia: secondo i suoi scritti, la storia è sempre giustificabile. Ne consegue che qualunque cosa accada al mondo, ha una ragione precisa, e porterò ad un’evoluzione della civiltà. Questo concetto è molto criticato, e tende ad una concezione conservativa e giustificazionista della realtà.

Questo è l’aspetto che ho preso in considerazione nella fic,o meglio, è l’ambito del filosofo che mi interessava.

2. Nell’anime, Light muore il 28 gennaio del 2013, a differenza del manga, in cui Light perisce nel 2010. Io ho deciso di optare per la prima cronologia, dato che il manga differisce dall’andamento – e dalla conclusione- dell’anime. Ho preferito l’anime perché non rischio spoiler per chi ha intenzione di leggere il manga.

3. “Discant viventes mortorum sortes” è l’iscrizione visibile sulla statua commemorativa di Mauthausen, posta lì dopo la liberazione del campo. Significa letteralmente: “imparino i vivi dalla sorte dei morti”. E’ allo stesso tempo un monito, e un consiglio.

 

 

 

 

 

Disclaimers:  Death Note e i personaggi citati in questa fan fiction non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ōba, utilizzati senza alcuno scopo di lucro.

Non intendo avvalermi della maternità di essi.

 






Note: sono davvero fiera di questa raccolta. Non fraintendetemi, io sono Pro-Light, ma oggettivamente, la verità é questa, non credete?
E' una fic che è giunta al secondo posto, sì, e voglio fare i complimenti alle altre partecipanti : D
Sono molto fiera di aver partecipato ad un contest contro di voi!
Ah, grazie anche al giudice, Only_me, per aver giudicato la mia -noiosa- fic!
:D
Yep,
Globòò

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Globulo Rosso