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Autore: Erisachan    05/06/2010    2 recensioni
E una notte. Venne il sogno. Di melodia. Di suoni. Di musica. Dal diavolo creata.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Butterfly & Hurricanes



E una notte.
Venne il sogno.
Di melodia.
Di suoni.
Di musica.
Dal diavolo creata.


Quando Matt si stese nel suo letto quella sera, pronto per andare a dormire, si coricò su un fianco fissando la grande vetrata che copriva per intero la parete dal suo lato. Rifletteva Matthew, di cose stupide, quelle su cui ti soffermi quando di pensare sul serio, non ne hai più voglia, quando a pensare hai già passato abbastanza tempo.

Dovrei chiuderla la finestra?

Forse sì. Era appena iniziato aprile e l'aria non era ancora calda a sufficienza per potersi permettere di dormire con il vento tra le coperte.
Eppure non gli andava di farlo; un pò per pigrizia, un pò perché da fuori veniva profumo di primavera, il classico odore delle sere di quel periodo, quando la pioggerellina che sembra incessante finalmente smette di scendere e il profumo dei fiori invade lo spazio. Profumo che veniva da fiori che Matt non curava da mesi.
Era sempre stata Gaia ad occuparsi del giardino.

Già, Gaia.

Erano stati insieme nove anni lui e Gaia, certo, c'erano stati alti e bassi, litigate e sesso riparatore, valigie fuori dalla porta di casa e campanelli suonati con mazzi di fiori a fare da scudo. Si erano conosciuti che i Muse non erano ancora davvero famosi, si erano conosciuti in un bar, lei non sapeva una parola di inglese e lui non ne spiaccicava una di italiano, eppure, quella che cominciò come una serata qualunque - un flirtare solo per far passare il tempo - era durata nove anni.
Tre dei quali Gaia li aveva passati a Londra con lui, affondata nel turbinio che era la vita di Matt, tra interviste, set fotografici, tour e ispirazione improvvisa.

Forse ho sbagliato dall'inizio, Gaia l'inglese per me l'ha imparato, io con la sua lingua non mi ci sono neppure davvero impegnato, fingevo di farlo e poi, al minimo ostacolo, rinunciavo. A conti fatti forse per me imparare la lingua di Gaia, dei suoi genitori, era un pò come imparare a leggere davvero uno spartito, non realmente necessario.

Poi Gaia se ne era andata, aveva sbattuto la porta e preso il primo volo per tornarsene nella sua patria, la sua Italia, il paese dove aveva ancora un futuro, uno vero.
Quello che non era fatto di corse dietro al proprio ragazzo, di litigate per una giustificata gelosia che Matt non si era mai neppure preso la briga di provare ad affievolire.
Matt però - sbollita la rabbia e messo da parte l'orgoglio - l'aveva seguita, di questo bisogna dargliene atto, era partito per l'Italia ed era arrivato a Como con un mazzo di fiori da fare invidia ad una regina e sulla faccia un sorriso da principe azzurro che non riusciva a mascherare l'incertezza degli occhi neppure per un minuto.

L'amavo davvero Gaia, per una persona come me, impulsivo, accecato dal presente, impossibilitato a prendere sul serio qualunque cosa lo fosse per il senso comune, non era davvero importante quello che facevo o che dicevo, ho sempre avuto l'assurda pretesa che la gente dovesse capire al primo colpo quello che davvero sentivo. Purtroppo per Gaia non era così, Gaia voleva delle certezze, non sopportava che io trattassi casa nostra come un porto a cui fare ritorno quando ero troppo stanco per ripartire subito, non sopportava la mia totale incapacità di prendere un impegno a lungo termine. Il mio darla per scontata.

Però, anche su questo punto c'è da spezzare una lancia in favore di Matthew, dopotutto lui si era sempre impegnato a lasciarla libera di seguire il futuro che desiderava crearsi, non le aveva mai imposto nulla.
Aveva costruito una stanza insonorizzata all'interno della casa, così da non disturbarla mentre componeva, cercava di stare a casa sempre un pò di più, di darle ascolto mentre parlava, perfino mentre urlava cercava di ascoltarla.
Solo, Matt non era fatto per gli impegni.

Odiavo il fatto che fosse una psicologa, odiavo il suo ridurre tutto quello che dicevo ad un'analisi di quello che secondo lei intendevo realmente dire, era...snervante, così come lo era il suo pretendere certezze che sapeva non potevo darle, il discorso non era il volerlo o meno, non ci riuscivo. Gaia lo sapeva che un anello al dito non glielo avrei mai messo, non sul serio. Gaia sapeva benissimo che quel brillante che le avevo regalato era solo un palliativo, un contentino che avrebbe dovuto farsi bastare.

E alla fine, Gaia se n'era andata, aveva lasciato il brillante sul mobile dell'entrata e aveva chiuso la porta alle sue spalle, stanca dell'ennesima litigata che non avrebbe portato a nessun cambiamento, da parte di nessuno dei due.

All'inizio ero convinto che sarebbe tornata, non era la prima volta che ci lasciavamo, non era neppure la seconda ed eravamo sempre tornati insieme.
All'inizio ero convinto che sarebbe tornata; poi, restai da solo a domandarmi come avevamo fatto a rimanere insieme per nove anni, a conti fatti erano talmente tante le cose che detestavamo l'uno dell'altra che di motivi per stare insieme ce n'erano ben pochi.


Ed era così che Matt si era addormentato, con la finestra aperta e il viso rivolto al cuscino vuoto accanto al suo.

Matthew dormiva e il sogno stava per cominciare. Violino...
"Cosa cerchi ragazzo?"
Un sogno...
"Cerchi un sogno? Che cosa ridicola!"
Una donna...
"Solo gli stolti e i banali rincorrono le sottane"
Pianoforte...sì, è un pianoforte...
"E' una melodia pericolosa, sicuro di volerla ascoltare fino alla fine?"
Profumo di Camelie...
"L'eccellenza perfetta"


Aprì gli occhi artigliando le coperte. Il sudore sul suo corpo veniva assorbito dalle lenzuola, le gocce che scendevano dai capelli corti finivano tra le labbra in un sapore salato che era il ricordo del proprio odore.
Gli occhi fissavano dritti un punto imprecisato davanti a lui, in un intermittenza di spostamenti impercettibili, gli spostamenti di quando si cerca di fissare qualcosa nella mente, di non lasciarla scappare.
Di farla tua.

Il pianoforte.

Corre Matthew, verso il suo strumento preferito, verso quella che era sempre stata un punto fermo nella sua vita, la salvezza, la liberazione, la vita stessa.
La musica.

Suona con le mani sudate, la porta chiusa in un gesto che è solo un ricordo, gli occhi puntati sui tasti bianchi colpiti da mani poco più colorate, dita lunghe, magre, veloci.
Le mani di un pianista.

Si blocca.
Non la ricorda, solo un accenno di melodia, il ricordo di un sogno e niente di concreto.

Un soffio di vento da una finestra che non doveva essere aperta.

Profumo di Camelie.

La voce di una donna.
Una melodia a labbra strette.
Il frusciare di un vestito di seta.

Il sogno.

Canta Matthew.

Su una melodia che era solo un sogno.
Con parole che non sapeva di avere.

Change everything you are
And everything you were
Your number has been called

Fights and battles have begun
Revenge will surely come
Your hard times are ahead

Best, you've got to be the best
You've got to change the world
And use this chance to be heard
Your time is now

Il canto continua su una melodia di seta rossa.
Matt non si ferma, non chiede chi sia la donna, lascia le mani appoggiate sul suo strumento senza che esso produca alcun suono.
Lascia alle labbra di lei il compito di condurre la sua voce nelle parole.

Change everything you are
And everything you were
Your number has been called

Fights and battles have begun
Revenge will surely come
Your hard times are ahead

Best, you've got to be the best
You've got to change the world
And use this chance to be heard
Your time is now

Don’t let yourself down
And don’t let yourself go
Your last chance has arrived

Best, you've got to be the best
You've got to change the world
And use this chance to be heard
Your time is now

Poi lei si ferma e tutto cambia, il vento cessa di esistere intorno a loro e il suono lo segue scappando da un uscio che Matthew non riesce a trovare.
Fissa gli occhi di lei in una domanda inespressa.
Una domanda che non vuole conoscere.
Affamata di sapere.
Di possessione.

"L'eccellenza perfetta ragazzo, questo hai chiesto, questo ti verrà dato"

"Chi sei?"

"Una domanda azzardata...e molto stupida, non è sapere chi sono io quello che devi sapere, è la musica quello che vuoi"

"Voglio suonarla"

"Prima serve un patto ragazzo"

"Change everything you are...."

"Hai cinque anni..."

"And everything you were..."

"Poi il tuo talento sarà mio..."

"Your number has been called..."

"L'eccellenza sarà pagata..."

"Fights and battles have begun..."

I primi tasti vengono suonati.

"Revenge will surely come..."

"Questi patti non si sciolgono..."

"Your hard times are ahead..."

"Cinque anni.."

"Best, you've got to be the best..."

"Quelle dita da pianista diverranno inutili..."

"You've got to change the world..."

"La voce non sarà mai più note..."

"And use this chance to be heard..."

"La musica non sarà più tua..."

Lei si china, appoggia una mano sul piano, un tocco delicato, dita bianche, soffici di donna.
Un bacio a fior di labbra.

"Your time is now..."

Le parole si fondono in due voci.
La melodia diventa il sorriso soddisfatto di lei.
La musica si trasforma nel respiro di lui.

Quando Matt si sveglia è voltato verso la finestra, apre gli occhi lentamente; per abituarli alla luce li sbatte un paio di volte, il torpore scivola piano dal suo corpo, le braccia si alzano in uno stiracchiarsi poco convinto, una mano passa tra i capelli in disordine, poi...
...il ricordo.

Prima: un vago profumo si affaccia nella mente, un profumo che sa di non stare sentendo, un profumo di fiori che non gli appartengono.

Dopo: una melodia suonata a labbra strette e la sua voce che gli da parole e suono.

Alla fine: il sogno.

Matthew si dice che deve essere davvero stressato per sognare canzoni che non ha mai scritto e seta rossa e profumo di donna, si dice che dovrebbe mangiare meglio la sera, che dovrebbe andare a dormire prima, magari farsi una tisana, che riposerà sicuramente meglio se farà così.

Matthew si ripromette tutte queste cose e intanto scende le scale, un passo dopo l'altro, senza prestare attenzione alla direzione che prendono i suoi piedi, va avanti, con la distrazione di un ragazzino e con l'altrettanta infantile sicurezza di se stessi.

Apre la porta dello studio.

Ancora quel profumo....chissà che fiore è...

Si siede al pianoforte e accarezza i tasti, poi lo chiude e vi appoggia svogliatamente i gomiti sopra, la testa ingiustificatamente stanca sorretta dai polsi magri.

Poi lo vede.

"Cazzo..."

Il disegno di un fiore dai contorni neri spicca sul bianco puro della vernice.

"Non è possibile..."

Lo accarezza con le dita, gli occhi sbarrati alla sensazione che il tatto da su quelle increspature.

"Cinque anni....."

Riapre il pianoforte, prende il respiro e le note escono, il suono si libera, la musica prende forma.
Tutto segue segue quella musica, perfino il vento della primavera, i battiti di ali che arrivano dal giardino, i fiori che ondeggiano avanti e indietro, il profumo di camelie che invade la stanza danzando sulla sua testa, tra le sue dita.

Batterfly

Le gocce di pioggia che sbattono sul vetro della finestra, le foglie degli alberi che si piegano al volere del vento, i fulmini che spezzano le nubi nella luce.

Hurricanes

Tutto il mondo nella sua musica.
La sua musica nel mondo.

"L'eccellenza perfetta"


Note dell'autrice...Allora....ho scritto Mollamy ma mai una dove "utilizzo" solo Matt, ergo, posso affermare con assoluta certezza che questa è la prima storia che scrivo sui Muse (neanche poi così tanto sui Muse direi ma vabbeh..dettagli!) e posso affermare con altrettanta certezza che non è venuta neppure sto granché...ma tant'è, partecipo a un bellissimo contest con questa storia quindi mi pare giusto tediare un pò il mondo con la sua pubblicazione, ecco.
In ogni caso, visto che ho finito di straparlare, passo ai ringraziamenti, a nainai per il contest e per l'aiuto morale di sempre <3 a Keiko per il bellissimo bando e per la professionalità che so ci metterà nel bandire i risultati *-*e beh, ovviamente anche a tutti quelli che leggeranno e a quelli che troveranno il tempo per lasciare un commento ^-^.
Ery
   
 
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