La storia si svolge qualche tempo dopo la fine di "American Idiot".
Spero sinceramente che vi piaccia almeno un po' ...
Kiz
Rowz
Ti svegli di soprassalto e intorno a te trovi solo
buio. Il respiro affannato, il battito di un cuore che stranamente riconosci
essere vivo e tuo, sono gli unici suoni che riempiono la stanza e il tuo
universo. Resti disteso lasciando che lo sguardo vaghi nel vuoto che ti
circonda e vedi brevi scatti di immagini varie e indistinte, se non per una
cosa che le accomuna tutte: il suo
volto.
Sorridi, sarcastico, perso, sfacciato e nonostante tutto, ancora innamorato. Il tuo respiro inizia a calmarsi e pian piano senti che tutto scivola via, ti aggrappi solo alla sua immagine sempre nitida, sempre perfetta. Hai sognato ancora di sentire un’ultima volta il suo nome, quello che non riuscivi a ricordare, quello che ti ha divorato la mente … e per l’ennesima volta è sparita. Di lei rimane solo una lettera, l’unica cosa candida e intatta nella tua stanza. Senti l’orologio ticchettare, anche se non è possibile, l’hai rotto la settimana scorsa … non ricordi nemmeno perché.
Ti alzi e ti siedi sul letto. Non hai più forze, le hai consumate tutte per cercarla ovunque e in chiunque.
E qualche volta ti è parso persino di vederla, in un riflesso, in un’ombra fugace. Forse colpa della droga che ormai ti ha prosciugato o forse è l’astinenza. Già, magari è davvero così. Sei solo uno stupido pazzo che non sa tenersi stretti i piccoli traguardi che è riuscito a raggiungere nella sua misera vita.
Ti sporgi verso la finestra e sposti leggermente la tenda. La notte è buia e la strada è illuminata solo da un lampione dalla luce affaticata.
Perché sei ancora lì? Una voce dentro di te continua a farti quella domanda da giorni, mesi, anni. E un’altra voce, gemella all’altra, ti risponde sempre la stessa cosa: “Ci hai già provato. Non ne sei capace, sei condannato e legato a questo luogo”.
Sei il Gesù di periferia, legato e crocifisso nello stesso posto, non puoi scappare, non puoi fuggire.
Ma non eri stato tu a predicare che il destino può e deve essere cambiato? Che siamo noi a stringere fra le nostre mani i fili del fato? Perché proprio tu, adesso, ti tiri indietro, accontentandoti della tua misera condizione di rottame?
Sei anche tu un ipocrita, cresciuto fra essi, prima rinnegato e poi riaccolto come uno schiavo. È così che vuoi vivere?
Scuoti il capo, non è così che avresti dovuto vivere o più probabilmente non avresti dovuto vivere.
Alzi il capo, uno spasmo ti attraversa la spina dorsale, resti immobile. Quella non è vita, non è quello che tu vuoi … e allora non lo sarà.
Torni a guardare la strada, senti ancora la voce della città, con le sue seduzioni e le sue redenzioni. Riconosci immediatamente quella voce sporca e perversa. Non ti è mai piaciuta e ora quella stessa voce che per anni ti ha canzonato ricordandoti la tua non-esistenza, ride ancora di te perché pensava fossi un uomo non un bambino. Sorridi sarcastico … e chi è mai stato bambino?
Scatti in piedi, gettando il lenzuolo per terra, indossi i primi indumenti che ti capitano sottomano e quelle vecchie converse consumate quasi più della tua vita. Apri la finestra e guardi fuori, resti congelato, ammaliato, incredulo … quell’ombra.
Salti giù. Eccoti nuovamente nel tuo mondo, nella terra promessa ai peccatori. Ma stavolta riuscirai a fuggire o morirai nel tentativo.