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Autore: Alchimista    06/06/2010    4 recensioni
Seduto su una panchina osservava la cerimonia con il dovuto silenzio di rispetto e di cordoglio consone alla gravità ed alla solennità della situazione; le mani giunte in segno di preghiera, ma forse più per abitudine che per altro, il vestito pastorale che scendeva fino alle caviglie ed il breviario stretto nella mano.
Dedicata alla cara Bellis
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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But the show must go on…

 

 

Seduto su una panchina osservava la cerimonia con il dovuto silenzio di rispetto e di cordoglio consone alla gravità ed alla solennità della situazione; le mani giunte in segno di preghiera, ma forse più per abitudine che per altro, il vestito pastorale che scendeva fino alle caviglie ed il breviario stretto nella mano.

Da poco lontano giungeva alle orecchie del giovane padre l’omelia che il suo collega con il classico accento di cantilena – che da sempre pareva contraddistinguere quelli della loro classe – recitava dall’alto della fossa che tra poco avrebbe ospitato la bara del morto di turno.

I pochi partecipanti al rito funebre, con il consueto abito scuro, si erano posti a semicerchio intorno alla bara di legno chiaro e a capo chino ascoltavano le meste parole che pur dovendo non erano di alcun conforto.

Se solo sapessero! pensò il padre e per un attimo tornò quello di sempre – il volto aquilino, gli occhi grigi attivi ed indagatori ed un sorrisetto che qualcuno avrebbe potuto definire di pura maleducazione.

Eppure, al contempo, nessuno avrebbe potuto negare che c’era una sorta di velata comicità in quella scena.

Non solo per la falsità che lui poteva attribuirle, ma anche per coloro che vi stavano prendendo parte.

Holmes era pienamente consapevole di non aver mai avuto molti amici e conoscenti – e del resto con il suo carattere… ma scorgere al proprio funerale personalità di Scotland Yard mai o raramente viste era realmente comico.

Tra tutti quelli presenti, egli aveva avuto l’onore di conoscere solo Mrs Hudson, l’ispettore Lestrade ed i coniugi Watson che sostavano primi proprio di fronte al legno chiaro. Poco lontano da quel corteo, dietro alcuni alberi, sporgevano le testoline di alcuni scugnizzi del gruppo degli Irregolari.

Il suo congiunto Mycroft era alla destra del dottore, il solito fisico grosso e l’aria un po’ stanca, ma ad un’attenta analisi sarebbe subito saltata all’occhio la finzione del suo dolore che risultava troppo poco, troppo banale a confronto di una tanto grave perdita – Mycroft sapeva e qualcuno un po’ più rigido e meno sentimentale se ne sarebbe accorto da un solo sguardo.

Il cordoglio generale offusca le menti di tutti… non che prima fosse poi tanto fini… convenne cinico e indifferente l’uomo.

Ad un tratto ci fu un movimento nel piccolo corteo. Il padre aveva concluso la mesta omelia ed ora Watson e Mycroft si avvicinavano alla bara vuota e con sforzo la sollevavano, per poi lasciarla lentamente scendere nella fossa scavata.

Con sicurezza, ora, Sherlock poteva affermare di essere – o essere stato? –  non solo unico consulente investigativo al mondo, ma anche l’unico uomo ad aver assistito al proprio funerale e questo era tutto dire!

Intanto la pioggia aveva cominciato a bagnare la terra del cimitero, mentre i due uomini provvedevano con lentezza a ricoprire la bara con il terriccio ormai trasformatosi in umida fanghiglia.

E fu allora che la mente – o meglio il cuore – di Holmes vacillò.

Nel preciso istante in cui scorse al di sotto del cilindro del dottore due scie d’acqua che bagnavano il viso e che di certo non provenivano dal cielo, seguite, senza pudore, da molte altre.

Watson stava piangendo. Il dottore si disperava per la sua dipartita in modo tanto patetico. E lui? Lui semplicemente era lì ad osservarlo, sotto le mentite spoglie di un giovane di chiesa.

Per la prima volta si soffermò sulle fattezze di quello che per molto tempo era stato il suo camerata, il suo compagno d’avventure, il suo migliore amico. E, con biasimevole sorpresa, vi scorse tutto il dolore che poteva essere provato da un uomo, tutta la tristezza che un corpo così esile, così trascurato potesse trasmettere.

E allora si rese conto del mostro che era stato.

Allora comprese come ancora una volta l’ego aveva avuto la meglio sui sentimenti.

Non la logica, ma l’ego.

Perché se a trionfare fosse stata la logica ora lui, pur lasciando tutti allo scuso della sua reale condizione di vivo, sarebbe a miglia di distanza da quel cimitero, da quella città, da quello stato.

E invece il suo narcisistico ego aveva fatto sì che lui non si perdesse la sua cerimonia funebre.

Ben ti sta, caro Sherlock si disse accorgendosi che il respiro si era fatto irregolare sotto il peso del dolore.

Rialzò gli occhi, che in un primo momento aveva abbassato sul terreno, e scorse il suo congiunto che posava una mano sulla spalla di Watson scossa dagli spasmi del pianto. In quel momento ne aveva davvero bisogno e poco importava se la gente lo avesse visto in lacrime.

Confido, mio fedele Watson, che un giorno capirà i miei motivi e mi perdonerà: l’ho fatto per proteggerla e forse questa scusa potrà convincere almeno lei…

E con quei pensieri il giovane padre uscì dal cimitero diretto alla stazione – doveva andare via.

Doveva.

Ma lo spettacolo deve andare avanti, mio caro Boswell – il palcoscenico della vita non può assolutamente rinunciare ai suoi protagonisti.

Life is a play and the world is its stage. Non è così, saggio Shakespeare?

I poveri attori devono continuare ad inscenare il patetico spettacolo della loro vita… è essenziale per il prosieguo della vita stessa…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LO SPAZIO DELL’AUTRICE!

 

Salve a tutti!! Sono tornata! (ma chi ti voleva, eh??? ntd lettori)

Ok, prima che voi mi uccidiate per la cavolata che ho scritto, voglio fare una premessa. Qualche giorno fa, cercando delle notizie sugli Irregolari di Baker Street, sono capitata in una specie di pagina critica di Sherlock Holmes in cui si ipotizzavano le azioni del dottor Watson dopo la presunta morte del celebre detective. Alla fine della pagina, l’autore si chiedeva se Holmes sarebbe stato in grado di resistere alla tentazione di vedere il proprio funerale… Beh, come si evince da questa Shot, secondo me no! Per quanto sappia che vari scagnozzi di Moriarty sono sulle sue tracce, sono più che certa che, con uno dei suoi travestimenti, sarebbe tornato per vedere la cerimonia!

Ed ecco dunque come nasce sta schifezza che nei miei piani, come sempre, sarebbe dovuta venire molto meglio… ma purtroppo non si può avere tutto, no?

Dunque sopportate sta schifezza che, non so con quale coraggio, dedico alla cara Bellis, che in questi giorni mi è di grande aiuto e sostegno!

Un grazie a tutti coloro che leggeranno, in particolare a quelli che recensiranno o metteranno la storia tra le preferite o da ricordare (ma che avete bevuto per fare una pazzia simile??)

Un bacio… alla prossima… magari con una long (i pochi lettori fuggono in bagno reggendosi lo stomaco)

 

La vostra Alchimista <3<3

 

 

 

   
 
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