But the show must go on…
Seduto
su una panchina osservava la cerimonia con il dovuto silenzio di rispetto e di
cordoglio consone alla gravità ed alla solennità della situazione; le mani
giunte in segno di preghiera, ma forse più per abitudine che per altro, il
vestito pastorale che scendeva fino alle caviglie ed il breviario stretto nella
mano.
Da
poco lontano giungeva alle orecchie del giovane padre l’omelia che il suo
collega con il classico accento di cantilena – che da sempre pareva
contraddistinguere quelli della loro classe – recitava dall’alto della fossa
che tra poco avrebbe ospitato la bara del morto di turno.
I
pochi partecipanti al rito funebre, con il consueto abito scuro, si erano posti
a semicerchio intorno alla bara di legno chiaro e a capo chino ascoltavano le
meste parole che pur dovendo non erano di alcun conforto.
Se solo sapessero! pensò il padre e
per un attimo tornò quello di sempre – il volto aquilino, gli occhi grigi
attivi ed indagatori ed un sorrisetto che qualcuno avrebbe potuto definire di
pura maleducazione.
Eppure,
al contempo, nessuno avrebbe potuto negare che c’era una sorta di velata
comicità in quella scena.
Non
solo per la falsità che lui poteva attribuirle, ma anche per coloro che vi
stavano prendendo parte.
Holmes
era pienamente consapevole di non aver mai avuto molti amici e conoscenti – e
del resto con il suo carattere… ma scorgere al proprio funerale personalità di Scotland Yard mai o raramente viste
era realmente comico.
Tra
tutti quelli presenti, egli aveva avuto l’onore di conoscere solo Mrs Hudson,
l’ispettore Lestrade ed i coniugi Watson che sostavano primi proprio di fronte
al legno chiaro. Poco lontano da quel corteo, dietro alcuni alberi, sporgevano
le testoline di alcuni scugnizzi del gruppo degli Irregolari.
Il
suo congiunto Mycroft era alla destra del dottore, il solito fisico grosso e
l’aria un po’ stanca, ma ad un’attenta analisi sarebbe subito saltata all’occhio
la finzione del suo dolore che risultava troppo poco, troppo banale a confronto
di una tanto grave perdita – Mycroft sapeva e qualcuno un po’ più rigido e meno
sentimentale se ne sarebbe accorto da un solo sguardo.
Il cordoglio generale offusca le menti
di tutti… non che prima fosse poi tanto fini… convenne cinico
e indifferente l’uomo.
Ad
un tratto ci fu un movimento nel piccolo corteo. Il padre aveva concluso la
mesta omelia ed ora Watson e Mycroft si avvicinavano alla bara vuota e con
sforzo la sollevavano, per poi lasciarla lentamente scendere nella fossa
scavata.
Con
sicurezza, ora, Sherlock poteva affermare di essere – o essere stato? – non solo unico consulente investigativo al
mondo, ma anche l’unico uomo ad aver assistito al proprio funerale e questo era
tutto dire!
Intanto
la pioggia aveva cominciato a bagnare la terra del cimitero, mentre i due
uomini provvedevano con lentezza a ricoprire la bara con il terriccio ormai
trasformatosi in umida fanghiglia.
E
fu allora che la mente – o meglio il cuore – di Holmes vacillò.
Nel
preciso istante in cui scorse al di sotto del cilindro del dottore due scie d’acqua
che bagnavano il viso e che di certo non provenivano dal cielo, seguite, senza
pudore, da molte altre.
Watson
stava piangendo. Il dottore si disperava per la sua dipartita in modo tanto
patetico. E lui? Lui semplicemente era lì ad osservarlo, sotto le mentite
spoglie di un giovane di chiesa.
Per
la prima volta si soffermò sulle fattezze di quello che per molto tempo era
stato il suo camerata, il suo compagno d’avventure, il suo migliore amico. E,
con biasimevole sorpresa, vi scorse tutto il dolore che poteva essere provato
da un uomo, tutta la tristezza che un corpo così esile, così trascurato potesse
trasmettere.
E
allora si rese conto del mostro che era stato.
Allora
comprese come ancora una volta l’ego aveva avuto la meglio sui sentimenti.
Non
la logica, ma l’ego.
Perché
se a trionfare fosse stata la logica ora lui, pur lasciando tutti allo scuso
della sua reale condizione di vivo, sarebbe a miglia di distanza da quel
cimitero, da quella città, da quello stato.
E
invece il suo narcisistico ego aveva fatto sì che lui non si perdesse la sua cerimonia funebre.
Ben ti sta, caro Sherlock si disse
accorgendosi che il respiro si era fatto irregolare sotto il peso del dolore.
Rialzò
gli occhi, che in un primo momento aveva abbassato sul terreno, e scorse il suo
congiunto che posava una mano sulla spalla di Watson scossa dagli spasmi del
pianto. In quel momento ne aveva davvero bisogno
e poco importava se la gente lo avesse visto in lacrime.
Confido, mio fedele Watson, che un
giorno capirà i miei motivi e mi perdonerà: l’ho fatto per proteggerla e forse
questa scusa potrà convincere almeno lei…
E
con quei pensieri il giovane padre uscì dal cimitero diretto alla stazione –
doveva andare via.
Doveva.
Ma lo spettacolo deve andare avanti, mio
caro Boswell – il palcoscenico della vita non può assolutamente rinunciare ai
suoi protagonisti.
Life is a play and the world is its stage. Non è così, saggio Shakespeare?
I poveri attori devono continuare ad
inscenare il patetico spettacolo della loro vita… è essenziale per il prosieguo
della vita stessa…
LO SPAZIO DELL’AUTRICE!
Salve a tutti!! Sono tornata!
(ma chi ti voleva, eh??? ntd lettori)
Ok, prima che voi mi
uccidiate per la cavolata che ho scritto, voglio fare una premessa. Qualche
giorno fa, cercando delle notizie sugli Irregolari di Baker Street, sono capitata
in una specie di pagina critica di Sherlock Holmes in cui si ipotizzavano le
azioni del dottor Watson dopo la presunta morte del celebre detective. Alla
fine della pagina, l’autore si chiedeva se Holmes sarebbe stato in grado di
resistere alla tentazione di vedere il proprio funerale… Beh, come si evince da
questa Shot, secondo me no! Per quanto sappia che vari scagnozzi di Moriarty
sono sulle sue tracce, sono più che certa che, con uno dei suoi travestimenti,
sarebbe tornato per vedere la cerimonia!
Ed ecco dunque come
nasce sta schifezza che nei miei piani, come sempre, sarebbe dovuta venire
molto meglio… ma purtroppo non si può avere tutto, no?
Dunque sopportate sta
schifezza che, non so con quale coraggio, dedico alla cara Bellis, che in
questi giorni mi è di grande aiuto e sostegno!
Un grazie a tutti
coloro che leggeranno, in particolare a quelli che recensiranno o metteranno la
storia tra le preferite o da ricordare (ma che avete bevuto per fare una pazzia
simile??)
Un bacio… alla
prossima… magari con una long (i pochi lettori fuggono in bagno reggendosi lo
stomaco)
La vostra Alchimista
<3<3