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Autore: I Walk With Shadows    08/06/2010    5 recensioni
Alzò lo sguardo: aveva due occhi marroni scuri, e guardarono l'uomo con paura. Era ferito, alla gola, alcuni tagli gliela attraversavano in diagonale, facendone notare uno lungo e profondo sotto la carotide.
[Deprimente, malinconica, drammatica, e tutti i sinonimi che trovate.]
Genere: Triste, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Bryan -Monte- Money , Max Green , Robert Ortiz , Ronnie Radke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 -E' ufficiale, allora.

Max aveva ormai da qualche anno quell'aria da piccolo infame: da quel ragazzino dalle guance paffute, il sorriso sempre sulle labbra e gli occhi chiari che gironzolavano per la stanza in cerca di qualcosa di interessante da osservare, era arrivato a quel viso trasformato, non ad un uomo vero, ma una persona che si credeva di essere chi non era, una leggenda solo nella propria testa, e quel sorriso paffuto che gli piegava le guance si era trasformato piano in un ghigno, che quasi impercettibilmente rivolgeva a chi lo guardava.

Robert annuì, guardando quella specie di foglio, che gli avrebbe rovinato la vita per sempre, ci scarabocchiò sopra una scritta e lo passò a Bryan.

Robert non era cambiato, sempre lo stesso sguardo giudice che si esprimeva sotto i suoi occhiali a specchio, che in quel momento osservavano il bassista con disprezzo, pensando alla rovina.

Bryan era completamente indifferente, quando passò il foglio a Craig, che con la paura stampata sul viso prese la penna e firmò, sospirando con gli occhi lucidi.

Riuscì a esprimersi solo dopo aver passato il foglio a Max, che lo piegò in due e se lo mise nello zaino.

-E tutto finisce qui.



Breathe Me.


-Ehi, ragazzo.

Alzò lo sguardo: aveva due occhi marroni scuri, e guardarono l'uomo con paura. Era ferito, alla gola, un taglio gliela attraversava in diagonale, facendo notare un lungo e profondo taglio sotto la carotide.

Respirava pesantemente, e non riuscivano a vedere nient'altro, se non gli occhi impauriti e la gola tagliata, che la pioggia bagnava lentamente.

L'uomo lo guardò per qualche secondo, aspettando una risposta. Dopo questo lasso, decise di parlare lui.

-Sembri ferito.

Non rispose, trascinò una mano a toccare il taglio, chiudendola quando toccò la maglietta scura.

-Che c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua?- sorrise l'uomo, tendendogli una mano, che il ragazzo prese al volo -Vieni con me, hai bisogno di stare un po' a riposo, non è vero?

In risposta annuì, senza smettere di guardarlo impaurito, mentre l'uomo lo trascinava con forza in quella che sembrava una casa.

Non vedeva da anni una casa. In prigione era sempre stato stretto, senza finestre, senza nemmeno poter immaginare ciò che succedeva fuori dal carcere, fuori dalla sua vista.

Si era sempre chiesto com'era il mondo fuori, e ora restava deluso dal fatto che non era cambiato assolutamente niente: le strade rimanevano sempre le stesse, fredde e dure, mentre gli alberi tenevano quel verde spento e scuro.

Non avrebbe dovuto illudersi, nessuno cambia, nessuno vive, nessuno sorride più.

Nemmeno lui stesso.

-Mi chiamo Josh.

Quando sentì la voce dell'uomo si girò di scatto, spaventato.

Lo vide sorridergli di fronte.

Perché lo aveva portato in casa sua?

-Tu, come ti chiami?- Continuò, togliendosi il cappotto.

Cercò un foglio e una penna, e quando videro questo, scrisse il suo nome.

-Ti chiami... Ronald, eh? Bel nome. Come mai non parli?

Ronnie prese il foglio di nuovo e lo rigirò, dapprima esitando a rispondere, ma quando vide che negli occhi di Josh c'era vera preoccupazione, iniziò e scrisse ciò che era successo.

Mi hanno appena dimesso dalla prigione, i miei compagni di cella mi hanno accoltellato alla gola. Le mie corde vocali sono state danneggiate gravemente, e hanno dovuto rimuoverle, perché erano comunque inutili. Non è che non voglio parlare, è che non posso.”

L'uomo restò immobile a guardarlo, per qualche secondo, prima di chiedere:-Davvero?

Ronnie annuì, riscrivendo sul foglio: “Le dispiace se tengo la penna e il blocco?”

-No, no, mia figlia disegna, prenderò uno dei suoi.

Sorrise: “Perché mi ha portato in casa sua?”

-Non lo so, mi facevi paura, non capita tutti i giorni di vedere un ragazzo con la gola frantumata come la tua. Oh, approposito, fammi vedere.

Ronnie si tirò giù il cappuccio, scoprendo i capelli minuziosamente rasati e il resto del viso.

L'altro si avvicinò, appoggiando le dita sui tagli, percorrendoli, senza saltarne uno.

Il ragazzo si resse al tavolo, e strinse i denti: gli faceva male, un qualsiasi contatto con le ferite gli provocava un dolore acuto, che non riusciva ad estinguere. Arrivò, poi, al taglio più profondo, quello sotto la carotide, dove c'era quasi un buco.

-Non ti hanno bendato?

Non avevano niente.”

-Vai in bagno, e aspettami, ti metto qualcosa sopra. Ti fanno male?

Ronnie annuì, stringendo ancora i denti.

-Vai su, forza.


Non sapeva come e perché lo avesse accolto in casa.

Forse non avrebbe dovuto fidarsi di lui: era sui quarantanni, e si era portato in casa un “ragazzo” di venticinque. Forse voleva fargli del male.

Ma era l'unica dannata salvezza che gli rimaneva, l'unica persona che poteva in qualche modo aiutarlo.

A parte lui, certo.

Ma lui, ora, non sapeva nemmeno che Ronnie esistesse, no?

Forse gli era arrivata la notizia dell'accoltellata, e aveva sperato di non rivederlo più. O forse di continuare a non rivederlo, viste le zero visite negli ultimi sei anni.

Non si fidava più di lui, era solo un brutto ricordo, un brutto ricordo da eliminare dalla mente.

Josh gli aveva dato la stanza di suo figlio, che se ne era andato di casa qualche anno prima. Era comoda. Il suo letto era morbido.

Non sarebbe stato facile, continuare.

Non era stato facile fino a quel momento, non lo sarebbe stato più.

E ora tutto dipendeva da quanto era disposto a sacrificare per tornare a essere una persona normale.

Non poteva fare un intervento, non aveva abbastanza soldi, e comunque non credeva che esistessero i trapianti di corde vocali.

Era già tanto se gliele avevano tolte.

Alzò lo sguardo al soffitto, appoggiando la testa sul cuscino e chiudendo gli occhi.

Ora l'unica cosa che gli restava da fare era respirare.






***Walks Angle.

Partendo dal presupposto che come tutto ciò che esce dalla mia testa è orrendo, l'idea era questa:

all'inizio della FF, prima del titolo, sono gli Escape che si separano: tutta colpa di Max, che ha fatto un po' come John Lennon nei Beatles, ha ritenuto tutti gli altri dei grandissimi coglioni e gli ha lasciati stare.

Per il resto, a meno che non abbiate visto Craig nudo, cosa che non auguro a nessuno di voi, spero che la faccenda di Ronnie l'abbiate capita.

Grazie a chi leggerà e recensirà, perchè recensirete, ossì!

PS: Mi scuso anche per la cortezza, ma è solo una specie di Intro...

Walks.

  
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