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Autore: Akrois
- Titolo: Maria aspettava in silenzio
- Titolo del Capitolo: //
- Personaggi:
GenderBender! Nord Italia (Maria Vargas)
[menzionati GenderBender!Sud
Italia (Rosalia Vargas), Germania (Ludwig Beilschmidt)]
- Genere:
introspettivo, malinconico.
- Rating: giallo.
- Avvertimenti: One-short,
AU.
- Conteggio parole: 349
- Note: Di solito non rispondo alle
recensioni (no, non perché sono pigra. Cioè, anche perché sono
pigra, ma è soprattutto per lo stesso principio per cui non scrivo
recensioni: in genere sparo boiate.) ma qui voglio lasciare qualche risposta
alle recensioni della precedente short.
Bene, per chiarire sia
i dubbi di Prof, sia quelli di Assassin Panda (in
merito alla mia puntualizzazione sulle idee politiche di Rosalia): l’epoca
è quella della fine del conflitto, diciamo 1942. Rosalia nella mia mente
contorta è una affilata dei partigiani, non partigiana in sé, ma
corriera ed “aiuto”. Anche se ora come ora penso che più che
“rossa” avrei dovuto farla monarchica. Sì, monarchica
borbonica, ci sarebbe stata bene.
Ah, le “arance a
grappoli”, okay, quello è un fail grande come una casa mio xD è che volevo rendere l’idea di tanti frutti
che scendevano dai rami tutti assieme. Poi mi sono ricordata di un libro in cui
l’autrice, parlando di una scena simile, parlava di “arance a grappoli”, quindi mi sono
messa l’anima in pace e l’ho usata come definizione ù.ù
Note2:
ed ecco a voi la Maria’s side di “Rosalia
morì con discrezione”. Ben poco da dire. Credo si spieghi da sola ù.ù per qualunque domanda chiedete ù.ù
Fila la lana,
fila i tuoi giorni
illuditi ancora
che lui ritorni,
libro di dolci
sogni d'amore
apri le pagine
al suo dolore.
Mari
aspettava in silenzio.
C’era silenzio. Tanto, troppo silenzio.
La stanza era piena solo del rumore dei ferri che
cozzano fra loro, del crepitio delle fiamme nel camino, del cigolio della sedia
a dondolo.
Di tanto in tanto qualcuno urlava, fuori della
finestra, ma il rumore non sembrava arrivare fin dentro quella stanza.
Dritto-rovescio,
dritto-rovescio.
Teneva il gomitolo sulle gambe, la lana gialla che
spicca sull’abito bianco. Tra le mani teneva i ferri lucenti.
Canticchiava a labbra strette una canzone della sua
infanzia mentre si dondolava lentamente, le lunghe trecce scure che scivolavano
lungo la schiena.
Dritto-rovescio,
dritto-rovescio, cresce il vestitino.
Il gomitolo le scivolò dalle gambe, rotolando
sul tappeto. Lo guardò in silenzio, seguendo con gli occhi il suo
percorso fino a vederlo colpire uno scialle verde che spuntava da una cesta. –
Oh.- sussurrò osservando il tacciato del filo giallo –
Dovrò arrotolare il gomitolo di nuovo. - disse sorridendo.
Dritto-rovescio,
dritto-rovescio, cresce il vestitino per il suo bambino.
Poggiò i ferri in grembo, si coprì il
viso fra le mani e pianse. Lo scialle strappato rifletteva la luce rossastra
del fuoco.
Dritto-rovescio,
dritto-rovescio, cresce il vestitino per il suo bel bambino, maschio o femmina
chissà.
Però Maria aveva sorriso quando lo scialle si
era strappato, così come aveva sorriso quando la fede le era caduta nel
fiume. Insomma, non potevano essere brutti presagi, no?
Cosa poteva essere successo a sua sorella che aiutava
i partigiani come una stupida o a suo marito che era andato in guerra come
uno stupido?
Maria riprese i ferri e sorrise. Voleva finire quel
vestitino e farlo vedere a suo marito quando tornerà. E poi, quando il
bambino sarà nato, tornerà in Italia e farà vedere tutti
quei bei vestitini a sua sorella.
Si divertiranno, ne è sicura.
Intanto aspetta che scrivano. Aspetta le lettere
profumate di arance e ginestra di Rosalia e quelle puzzolenti di polvere da
sparo di Ludwig.
Aspetta, sorride e fa un vestitino dietro l’altro.
Dritto-rovescio,
dritto-rovescio, cresce il vestitino per il suo bel bambino, maschio o femmina
chissà.
Il
suo bel bambino che il papà e la zia mai vedrà.