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Autore: N i s h e    12/06/2010    4 recensioni
Confessioni a un foglio. Fortunato lui.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matthew Bellamy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I belong to you
Non so nemmeno io perchè me ne sto seduto qui con una penna in mano a scrivere su un foglio bianco, invece di alzarmi e andare di là a guardare l'inizio dei mondiali.

"Dom pensa che un giorno di questi gli tocca rinchiudermi in una casa di riposo e gli do ragione, visto che sono solo in questa camera, mentre tutti gli altri si stanno ubriacando davanti alla tv.
L'unico che non fa accenni al mio comportamento è Chris. Forse crede che passerà questo sentirmi stanco.
Forse credo che passerà anche io. O forse sono io che non voglio? Ma stanco di cosa, poi? In fondo non ho più 20 anni.
Eppure non dovrebbe incazzarsi tanto, Dom. Succede che mi isoli quando scrivo una nuova canzone. "Ma ci sono i Mondiali stasera!"
A quel paese i Mondiali!
Lo guarderò solo quando sarà l'Italia a giocare.
Quel paese mi ha adottato per nove lunghissimi anni e mai in nessun altro posto ho trovato la normalità, è ovvio che lo amo.
Ritornarci, in altre occasioni, significava che mi sarei vissuto finalmente un pò di sano relax dopo un tour estrenuante.
Adoravo l'aria genuina che si percepiva, l'aria di casa.
Ma questa volta non sono ritornato per riposare un pò i sensi... Il concerto a San Siro è stata un'enorme fatica.
Una fatica fisica, mentale, emotiva. Ma ne è valsa la pena visto il risultato ottenuto.
Solo... è stato strano. Veramente strano passare e non rimanere.
Forse non sentivo più quell'aria di casa, forse non la cercavo più per davvero, perchè ritornare in Italia significava avere uno scopo preciso:Lei.
Significava passare le giornate a fotografarla in ogni gesto che faceva, o a scriverle lettere d'amore.
Era questo il mio relax.
Ho cercato di non essere troppo pesante, in quei giorni passati ad aspettare San Siro e direi che ci sono riuscito, visto che Dom non si è lamentato. Dentro non è che mi sia sentito tanto elettrizzato di trovarmi li e non altrove, almeno non l'ho dato a vedere. Certo suonare davanti a tutti quei pazzi che ci amano è stato a dir poco incredibile! Sono soddisfatto di quello che ne è uscito fuori..!
Quell'Happy Birthday, poi. E' per questo che adoro gli italiani. Perchè se ti amano, te lo dimostrano sempre. Già... questo dovrei saperlo bene.
E' stata un' esperienza che si è piano piano tramutata in nuove senzazioni, da quando siamo partiti. Appena arrivati all'aereoporto per poter raggiungere l'Italia, guardavo sul tabellone il primo aereo per arrivare a Como. E' stata una cosa automatica, non avevo programmato di farlo ma è stato proprio questo a colpirmi.
Ho guardato il tabellone. Per raggiungere Como.
E' successo in una frazione di pochi istanti: io non ero lì per andare a Como.
Ma è stato il mio pensiero fisso." Ho guardato il tabellone per raggiungere Como." Meno male che non l'ho pensato ad alta voce, non oso pensare alle conseguenze che avrei subito.
E poi, una volta in Italia, i giorni sono passati più o meno veloci a provare, provare, provare. Fino a quella notte.

Mi ricordo che quando abitavo a Como, pensavo sempre perchè i giorni passassero in fretta quando ero li. Perchè stavo bene, ovvio.
Mi manca. Ecco perchè sono una lagna continua da un anno a questa parte. Mi manca Como. Mi manca stare bene. Mi manca lei.
Mi manca talmente tanto che se stringerei forte gli occhi riuscirei a far scappare una misera lacrima perchè era un'avventura continua, stare con lei.
Non mi annoiavo nemmeno quando dovevo portare la spazzatura fuori.
Sono diventato uno stupido sentimentalista da un anno a questa parte. E' questo che pensano più o meno tutti.
Non mi importa. Cosa posso farci? Nove anni non si possono cancellare in un soffio.

Ma è successo qualcosa che davvero mi ha toccato l'anima, dopo mesi, mentre ero li.
Un respiro vitale.
E' per questo che mi sono messo davanti a un foglio bianco invece di guardare i Mondiali. Volevo che rimanesse impresso su qualcos'altro oltre che nella mia mente.
Ho sorriso dopo mesi. Ho sorriso sul serio. Uno di quei sorrisi che ti si riempiono l'anima da soli. Anche adesso sto sorridendo..
Scrivere di quello che è successo è quasi un insulto perchè non riuscirei mai a racchiudere in un pezzo di carta tutte le emozioni che mi sono scoppiate dentro. Tutti quei puntini di luce che mi hanno perforato il petto.
Cazzo, ho sorriso dopo mesi! Cioè... ho sentito di nuovo un battito dentro!

Ho rivisto Gaia.
Gaia. Ho rivisto Gaia! Mille sospiri non sazierebbero mai la mia fame di lei.
Era lì. A San Siro. Gaia! La mia Gaia.
Avevo appena finito di aggiustarmi i capelli, in camerino. Sentivo la folla in delirio e i Kasabian iniziare la loro ascesa al successo.
Mi ricordo che dovunque guardassi c'erano post-it con sopra scritte tutte le parolacce in francese che Dom è riusciro a imparare negli ultimi tempi. Forse voleva che li imparassi anche io. Certo. E' questa fottuta R che mi frega.
L'unico problema che avevo in quel momento era la lampo dei miei pantaloni.
Stavano per venirmi uno di quegli strani complessi che si fanno le donne quando la lampo non sale ma finalmente avevo risolto il problema con una delle mie imprecazioni preferite in giapponese. Funziona sempre.
Un ultima occhiata allo specchio. Altri quattro post-it staccati. Un ultimo sorso di Coca Cola... E proprio quando sto per portare la lattina alla mia bocca qualcuno bussa alla porta.
Ricordo che mi sono affrettato a staccare gli ultimi post-it con la Coca Cola ancora alla bocca: Dom o Chris non avrebbero mai bussato.
Forse era qualche giornalista, pensai. Mormorai un debole "Avanti" con la bocca piena e la porta si aprì.
E... eccola. Semplicemente eccola. Con gli occhiali scuri sul viso e una coda di cavallo alta che le esaltava gli zigomi. Sono stato zitto tutto il tempo fermo, con il cuore che martellava letteralmente incredulo, mentre lei entrava timida nella stanza, guardandosi intorno con un'espressione curiosa sul viso.
Successe tutto per più di un battito di cuore.
E poi quando si è tolta gli occhiali è stato come ritornare a nove anni prima. Non avevo mai visto degli occhi più belli, luminosi e penetranti come i suoi. Non l'avevo vista mai prima. Così mi sentivo.
E lei era lì che mi fissava con quell'espressione penetrante senza dire nulla, a braccia conserte.
I suoi occhi indagavano sul mio viso, cercando qualcosa che solo lei conosceva.
Si aspettava che dicessi qualcosa, ovvio. Ma non era arrabbiata.
-Gaia...?- Ero sbalordito. Avevo anche gli occhi fuori dalle orbite, probabilmente. Non ci credevo. Cosa diavolo aveva messo Dom in quella Coca Cola?
-Ciao.- Era lì. Lei era lì. E adesso un sorriso le si apriva sul volto. Probabilmente stava sorridendo di me: la Coca Cola in mano e sul viso l'espressione di un ebete.
-Gaia..- Continuavo a ripeterlo. Mi era macato pronunciare il suo nome ad alta voce. Mi era mancato quel sorriso. Dio se mi era mancato... L'avevo cercato come un pazzo, in tutti i ricordi, i primi mesi senza di lei.
E poi è successo qualcosa che non credevo più possibile. Si è mossa.
Gaia ha allungato la mano destra e mi ha dato un pizzicotto sul braccio.
-Si, sono Gaia. Se ti fa male vuol dire che non sei drogato al momento.-  Mi ha guardato negli occhi con una strana espressione.. forse si era pentita di essere lì.
Il suo sguardo iniziò a posarsi in giro per la stanza mentre io la fissavo immobile, beandomi di lei.
-Quello vuol dire "Fottutamente andato" , lo sai vero? -
Si riferiva a uno dei post-it attaccati ancora da qualche parte per il camerino.
-Gaia...sei qui, sei... sei bellissima...- Avevo detto qualcosa. Era un buon segno che mi stavo riprendendo dallo shock. Non le staccavo un attimo gli occhi di dosso.
-Si, sono qui. E non so nemmeno perchè. Forse sto iniziando a dare i numeri...- Aveva abbassato gli occhi un attimo, imbarazzata, prima di rialzare la testa e guardarmi di nuovo.
-Io...- Volevo dirle che mi ero sentito uno schifo fino a quel momento e mille altre cose che mi passavano per la mente. Volevo dirle che mi era mancata. Mi era mancata troppo. In una maniera tanto forte da spaccare tutto. Volevo dirle che era un incubo andare a dormire la notte, perchè sapevo che lei non c'era più al mio fianco, al risveglio. Ma non lo feci. Le mie braccia avevano fatto tutto da sole.
Si erano mosse verso lei e le si erano strette intorno come a un'ancora di salvezza. L'avevo abbracciata come mai prima avevo fatto. L'avevo stretta a me. Il suo cuore al mio. La sua testa sulla mia spalla.
Forte. Iniziammo a vacillare sul posto, mentre ci stringevamo. La stringevo forte con la paura che scappasse di nuovo se l'avessi lasciata.
Era successo. Sentivo di nuovo il suono del suo cuore nelle mie orecchie. Da quanto avevo desiderato sentirlo?
Si staccò da me quando iniziarono a bussare alla porta. San Siro mi aspettava. Ma non mi sarei liberato di lei per nessuna ragione al mondo. Rimanemmo lì a guardarci negli occhi dove i ricordi e i momenti trascorsi insieme, passavano come un vecchio film, davanti a noi.
Sospirai quando mi sorrise e si voltò. Dovevamo uscire di lì.
Se ne stava andando di nuovo. E io ero solo capace di restare lì e guardarla dopo mesi di oscurità.
-Come... come stai, Gaia?- Ero riuscito a chiederglielo dopo tanto tempo. Avevo sussurrato quella domanda così importante per me.
Si era voltata, una mano pronta ad aprire la porta. -Sto bene, Matt. Grazie. Dai il meglio a San Siro o mi odieranno ancora di più le tue fans. -
Scherzava. Faceva sempre così quando, dopo un litigio, cercavamo di fare pace.
-Tu... Ci sarai? Non sparire, ti prego, non sparire di nuovo, Gaia. Ti prego...-
L'avrei seguita ovunque, implorata, per farla ritornare da me, cazzo.
-Ci sono sempre stata, Matt. Ho seguito il tour come ho potuto. C'ero. Ho ascoltato tutte quelle canzoni che mi cantavi prima di dormire. Mai notato una tipa che non si scatenava e rimaneva seduta a fissarti? L'unica tipa. Beh ero io... Non so per quanto tempo sono rimasta lì a guardarti prima di stasera. Non chiedermi perchè l'ho fatto. Non me lo chiedere se ancora ci tieni un pò a me. Mi sento già una stupida così, non mi chiedere niente. -
Aveva riversato quelle parole, quasi seccata. Era seccata e si vergognava di se stessa.
Ma non mi importava un accidenti. Scoprivo che aveva fatto di tutto per me. Lei faceva sempre di tutto per me. Non me ne sono mai reso conto.
Lei c'era sempre. Gaia c'era stata ogni volta che ho cantato quelle canzoni che erano sue. Era la tipa che restava seduta a fissarmi.
L' unica.
Iniziai a ridere come non ridevo da mesi. Mi resi conto che non appariva un atteggiamento normale ai suoi occhi, quando mi guardò quasi offesa ma divertita, ma non ci feci caso. Continuai a ridere senza un preciso motivo fino a che dovetti portarmi le mani alla pancia.
-Potresti smetterla?- Domandò lei quasi divertita, con un filo di rossore sul viso.
-Si...Scusami... non riesco più a rispondere delle mie azioni.-
Mi avvicinai a lei con un sorriso stampato sul viso. Ormai non lo avrei abbandonato tanto facilmente.
Allungai una mano verso di lei e aspettai.
-Piacere di conoscerti. Io mi chiamo Matt. Stasera dovrei suonare davanti a migliaia di persone insieme agli altri due componenti della mia band. Si ho una band. Siamo i Muse, mai sentito parlare? Quelli che hanno il bassista che sforna bambini e il batterista idiota, per la precisione. Io canto, scrivo tutte le canzoni e le compongo e direi che sono quello messo peggio dei tre. Non credo di averti mai vista da queste parti.-
Ero ufficialmente un idiota.
Lei stava lì a fissarmi con quell'espressione che mi metteva a disagio, spesso. Cercava di guardare oltre le mie parole con gli occhi affilati e un sorriso sul viso.
Finalmente allungò anche lei la mano. La strinsi forte nella mia e aspettai, di nuovo.
-Io sono Gaia. Credo di aver sentito parlare spesso dei Muse, sono una delle mie band preferite anche se amo Ligabue, mai sentito parlare? Comunque adoro i suoi componenti anche se detesto molto il cantante. Non mi hai vista mai da queste parti perchè è difficile scorgermi tra la folla. Ma c'ero. -
-Domani è il mio compleanno. Vorresti passare un pò di tempo con me? Non voglio solo ubriacarmi.-
Mi guardava ancora in quel modo.
-Gaia? Cosa ne dici? -
-Credo che riuscirei a trovare mezz' ora dopo il concerto.-
Non ci speravo più. Ero davvero felice in quel momento. Mi sarebbero bastati anche dieci minuti con lei.
-Ne sarei davvero felice. Non hai idea quanto. -
-Ok... Allora ti conviene muoverti, credo tocchi a voi. Io vado. Buon concerto.-
-Ok. Ciao, Gaia. Felice di averti conosciuto. Ci vediamo dopo?-
Scoppiò a ridere, sommessamente.
-Certo. Ciao, Matt.
E poi la rividi di nuovo. Riuscii a scorgerla da lontano mentre le cantavo Unintended. Era la tipa che rimaneva seduta e fissava solo me. L'unica."



Confessioni a un foglio. Fortunato lui. :3
N.



   
 
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