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Autore: Dk86    12/06/2010    4 recensioni
12 Giugno 2010: il giorno del match fra Inghilterra e Stati Uniti per la qualificazione alla fase finale dei Mondiali di calcio!
Come affronteranno le nazioni, riunite a casa di Germania, questo imperdibile evento? Leggete per scoprirlo!
(In ordine di apparizione: Svizzera, Francia, Italia, Germania, Australia, OC!Uruguay, OC!Paraguay, OC!Argentina, OC!Brasile, OC!Nigeria, OC!Ghana, OC!Costa d'Avorio, Seychelles, Corea del Sud, Grecia, OC!Corea del Nord, Liechtenstein, OC!Nuova Zelanda, OC!Portogallo, Olanda, Bielorussia, Russia, Ucraina, America, Inghilterra, Canada, OC!Sud Africa, Spagna, OC!Andorra)
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO PRIMO


“Per chi tifo io?”. Svizzera sembrò quasi offeso dalla domanda. “Per nessuno, ovvio!”.
“Come puoi non tifare per nessuno?”, esclamò Francia scandalizzato. Per l’occasione indossava la maglia della propria squadra e sfoggiava un’enorme bandiera tricolore legata sulla schiena. “Ci sono anche i tuoi compatrioti in questo mondiale, o sbaglio?”.
“Oh. Intendevi in generale”, rispose l’altro. “Credevo nella partita di stasera”.
Francis rabbrividì. “In effetti, visto chi c’è in campo, temo che in entrambi i casi qui finirà male… E’ il caso di decidere per chi non tifare”.
“Tifate per me!”. Veneziano, spuntato dal nulla con un pallone sottobraccio, era felice e tutto sudato. “L’ultima volta i mondiali li abbiamo vinti noi!”.
“Il calcio e la cucina sono le uniche cose nelle quali siete bravi, voi italiani”, ribatté Francia con un ghigno. “E guardacaso noi francesi vi battiamo in entrambe”.
“Ma non è affatto vero! Fratellone Francia, sei un bugiardo!”.
“Ehi, voi tre!”. Germania, imperturbabile anche sotto il caldo, si era materializzato accanto al gruppetto. “Vedete di darvi una mossa! Queste sedie non si sistemeranno da sole!”.
“Ma fa caldo!”, si lamentò Italia. “E io ho giocato ai rigori con Uruguay e Paraguay fino a adesso!”.
“Avresti dovuto pensarci prima!”, ribatté l’altro in tono secco.
“E perché a Australia non dici niente?”, domandò Svizzera, indicando il diretto interessato, sdraiato all’ombra di un albero con un koala steso sulla faccia.
Germania ci mise qualche secondo a rispondere. “B-beh, perché lui ha già dato una mano a montare il proiettore, ecco perché!”, borbottò poi. “E comunque siete voi gli addetti a sistemare le sedie!”. E detto questo se ne andò con aria stizzita.
“Cameratismo?”, fece Francia, sogghignando, quando l’uomo si fu allontanato.
“Che intendi, fratellone Francia?”. Italia sembrava confuso, come suo solito.
“Beh, lui e Australia sono nello stesso girone, no?”.
“E se avesse paura della sua squadra?”, suggerì Svizzera, iniziando a sistemare le sedie.
Feliciano e Francis si guardarono in faccia e poi scoppiarono a ridere. “Si vede che non te ne intendi molto di calcio, Vash”, riuscì a balbettare Francia fra uno scoppio di ilarità e l’altro.
“Ehi, scusate…”, borbottò l’altro, alzando gli occhi. “Dai, adesso sistemiamo ‘ste dannate sedie, sennò va a finire che quello ritorna”.


“Siamo stati grandi, vero, fratello?”. “Puoi scommetterci, fratello!”. Uruguay e Paraguay, i visi abbronzati e raggianti e i vestiti sporchi di terra, si scambiarono un’energica stretta di mano.
“Davvero? A me sembra che Italia abbia parato tutti i vostri tiri”. Argentina era seduta davanti ad un tavolino laccato di bianco sotto un largo ombrellone; non aveva rinunciato ad uno dei lunghi abiti eleganti che amava indossare nonostante il caldo, e i suoi lunghi capelli color biondo scuro erano lucidi come se fossero stati appena lavati. Ogni tanto dava una pigra mescolata al cocktail posato davanti a lei.
I due fratelli misero il broncio. “Ma lui è forte!”, risposero all’unisono. “E scommetto che se fossi scesa in campo tu, sorellona, l’avresti ridotto a tapioca!”, aggiunse Paraguay, annuendo con aria convinta.
Lei scosse la testa. “Con questo caldo? Quasi mi sentivo male solo a guardare voi agitarvi lì nel campo come scimmiette…”. La donna sospirò. “E poi non posso certo giocare con questo vestito”. Finalmente si decise e bevette un breve sorso del cocktail, per poi mettersi a contemplare l’ombrellino in cima. “Perché non chiedete a qualcun altro di giocare con voi?”.
Uruguay si guardò intorno, poi disse a voce bassa. “Intendi dire… che dovremmo domandarlo a Brasile?”.
Il ragazzo riuscì a malapena a finire la frase, prima che una risata acuta e chioccia risuonasse nell’aria torrida di giugno. “E a chi altri?”, intervenne Brasile, facendosi avanti. “D’altronde, io sono la numero uno nella graduatoria della Fifa, non ve lo dimenticate!”. La lunga chioma nera e mossa ricadeva sulla sua schiena in onde morbide; come sempre sculettava in modo esagerato mentre camminava, e sul suo volto c’era un filo di trucco di troppo.
“Si parlava del diavolo…”, mormorò Argentina, alzando lo sguardo. Tenne gli occhi fissi sul volto di Brasile per qualche secondo, poi la sua fronte si corrugò. “Mi sa che ti sei dimenticato di farti un po’ di barba, lì sul mento”.
L’altro lanciò un urletto da soprano e iniziò a tastarsi freneticamente la zona incriminata. “Non è possibile, sono stata attentissima!”.
“Infatti non c’è nulla, ti stavo solo prendendo in giro”, rispose la donna in tono impassibile, continuando a rimestare il suo drink. “Ma non sarebbe male se per una volta smettessi di fare il pagliaccio e ti comportassi un po’ da uomo”.
“Sei solo invidiosa perché io sono molto più bella di te”, rispose l’altro, incrociando le braccia al petto e sollevando il naso affilato con aria superiore. Dal fondo della camicetta, però, cadde un involto di calze appallottolate che rotolò fino ai piedi di Uruguay e Paraguay. “Ehi, ‘sorellona’, ti è cascata una tetta!”, esclamò quest’ultimo, riuscendo a stento a trattenere le risate.
Poi, fra i due passò una scintilla d’intesa. “Mia!”, esclamò Uruguay, raccogliendo l’involto con un piede e iniziando a palleggiarci.
“Ehi!”, esclamò Brasile, facendosi avanti. L’altro, però, avvertendo il pericolo aveva già passato la palla improvvisata a Paraguay. “Vai, tira in porta!”, lo incitò, senza più preoccuparsi di contenere l’ilarità.
“Ridatemelo! Mi serve!”. Il travestito, con un braccio intorno al petto ora diseguale, si mise alla rincorsa dei due fratelli, che continuavano a passarsi l’imbottitura improvvisata attraverso il prato.
Argentina sospirò nuovamente, ma sul suo volto sbocciò un lieve sorriso. “Certo che ne hanno di vitalità nonostante il caldo…”.








Ed ecco qui il primo capitolo! Dovrebbero essere quattro o cinque, più o meno tutti di questa lunghezza.
Il mio obiettivo è far apparire più nazioni possibile, quindi aspettatevi vagonate di personaggi, anche originali! A questo proposito, spero che l'aver rappresentato Brasile come un travestito non abbia offeso nessuno... Non è colpa mia se me lo sono sempre immaginato così!XD

  
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