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Autore: Oxis    13/06/2010    2 recensioni
In un mondo fantastico in cui il mondo è diviso in Luce e Buio, si incontrano un giorno due facce di una stessa medaglia.
Una è Hope, apprendista guerriera, con la vita parecchio difficile soprattutto per quei maledetti incubi notturni... Entrata nel campo di addestramento si sente esclusa da tutti, per il fatto di essere l'unica ragazza.
Solo una persona non la allontana, un ragazzo, entrato come una scheggia nella sua vita.
Ma Francis sembra condividere molte cose con lei, troppe per essere solo un suo compagno di corso.
Cosa succederebbe se le due facce di una sola medaglia provassero a guardarsi negli occhi?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ciao a tutti!!

devo dire che questa storia gira nel mio computer da un sacco di tempo e solo adesso che e' finita la scuola (*tira un sospiro di sollievo*) ho deciso di risistemarla e postarla....

ditemi cosa ne pensate!! =) grazie a tutti quelli che leggeranno...





Dalla finestra socchiusa filtrava una sottile lama di luce chiara che si insidiava nella stanza di una casetta diroccata che cadeva a pezzi.

Nella camera regnava la penombra tranquilla, tagliata solo da quella striscia luminosa che batteva sulla branda in un angolo, dove una figura esile si muoveva debolmente.

Nonostante il freddo pungente di quel giorno, le coperte erano state scaraventate giu' dal letto e il braccio magro della sagoma ricadeva sul freddo pavimento di legno.

Una voce risuono' nella casa, facendola sobbalzare. La ragazza si volto' nel letto e cadde per terra, tirandosi giu' anche il cuscino.

- Sveglia!

Spalanco di scatto gli occhi e un attimo dopo era in piedi.

Aveva avuto un altro incubo. Comunque non era una novita', in quel periodo.

Con la testa china sul petto allungo' le braccia dietro alla schiena e sbadiglio'.

La sagoma alta e slanciata di una ragazza di quindici anni si materializzo' sulla parete. 

Era avvolta in una sorta di sacco ruvido che fungeva da camicia da notte che le arrivava alla coscia.

I capelli lisci e dritti, di un rosso fiamma le scendevano fino al ginocchio, incorniciando il viso pallido. 

Aveva la pelle chiarissima e gli occhi di un singolare colore blu con striature argento.

Si avvicino' alla sedia, si spoglio' e si rivesti' con pantaloni stretti, corpetto, stivali e guanti senza dita lunghi fino al gomito. 

Il tutto di pelle e cuoio neri. Non indossava mai niente di diverso. 

Al collo portava una striscia di cuoio con un ciondolo dorato, a una forma di stella.

Usci' dalla stanza senza fretta.



- Buongiorno - disse entrando nella piccola cucina della sua casa e sedendosi al tavolo dove altri tre ragazzi avevano gia' preso posto.

Sua madre le mise davanti una ciotola di terracotta con dentro un pezzo di pane e una sorta di densa zuppa scura.

- Hope, Ermest ti accompagnera' fino al confine. Lì sarai affidata al comandante dell'addestramento.

La ragazza annui' a bocca piena, poi fini' di ingurgitare la sua colazione e ritorno' in camera.

Prese una sacca di cuoio appesa dietro alla porta e ci infilo' dentro un piccolo libretto rettangolare che lei stessa aveva rivestito tempo prima con uno spesso strato di cuoio, dove aveva fissato una cinghia per tenerlo chiuso.

Aveva un aspetto molto antico, trasandato, con le pagine grosse e ruvide, ingiallite dal tempo e un segnalibro fine come una foglia che usciva dal mezzo.

Hope ci disegnava e scriveva tutto quello che le passava per la mente. Era il suo piccolo tesoro.

Ritorno' in cucina, dopo aver preso la custodia di cuoio appoggiata alla parete, che conteneva la sua spada.

Gliel'aveva forgiata suo padre, fabbro, ed era unica, di un materiale più duro del marmo, che si chiamava Diamante Nero, indistruttibile.

L'elsa era elaborata, con una spirale che l'avvolgeva e un incisione appena sotto: suo padre aveva riprodotto il simbolo che la figlia portava al collo.

Il colore, particolare, era nero, ma nello stesso tempo trasparente, con riflessi argento. Esattamente come i suoi occhi.

Hope adorava quella spada, da cui non si separava mai.

- Tesoro, dammi la borsa, ti metto qualcosa da mangiare.

La madre le infilo' nella sacca due mele e una pagnotta e richiuse premurosamente il tutto.

- Andiamo - disse il ragazzo piu' alto dei tre, alzandosi dal tavolo.

Gli altri due lo imitarono.

I suoi fratelli. Ermest, Giona e Erodos.

Hope li guardo' uno ad uno. Non li avrebbe rivisti molto presto. Stava per andarsene da quella casa probabilmente per sempre.

La madre la abbraccio' con le lacrime agli occhi e lei la strinse per poi sorridere.

- Riguardati, Hope - disse il minore, Giona.

- Abbi cura di te - aggiunse Erodos.

Lei annui', senza dire niente, poi si volto' e dette l'ultima occhiata alla sua casa.

- Ci rivedremo.

Usci' con suo fratello maggiore, andarono ai cavalli e si incamminarono verso il confine del regno.

   
 
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