Questa shot (molto
shot, oserei dire) è una cosetta che mi frullava in testa in un
momento molto triste della giornata. E' la prima di questo genere e
quindi attendo molto consigli al riguardo... Ha un non so chè di
nostalgia e tristezza...Diciamo che, è il mio stato d'animo
riflesso in Kai. So che è stato molto trattato il rapporto che
c'è tra il russo e sua madre, ma comunque ho voluto tentare,
sperimentare e annoiarvi per un altro po'! ^^ Spero che mi lascerete un
vostro passaggio, anche negativo... ^_- Buona lettura.
Un bacione dalla Lu! =*
Essere
soli.
Non
c’è cosa più triste di questa…
Trovarsi,
però, da soli per scelta ed essere lasciati da soli sono due cose differenti.
La
seconda è quella che mi si avvicina di più… Si potrebbe dire.
Tu
mi hai lasciato, mi hai abbandonato per andare via, via da tutto questo gelo,
lasciandomi in una solitudine immensa.
All’inizio
ti aspettavo, attendevo la tua figura stagliarsi all’orizzonte e scontrarsi con
i miei occhi violacei, così simili hai tuoi.
Attendevo
il tuo profumo roseo, attendevo le tue dolci carezze, le tue parole zuccherose
che mi rivolgevi quando ti facevo increspare il bellissimo viso con un sorriso.
Attendevo
la tua bocca, quelle labbra dal sapor vellutato e fruttato che mi posavi
dolcemente sulle guancie, riempiendomi il cuore di un calore ormai dimenticato.
Desideravo
intensamente sentire la tua voce, cullarmi con le tue parole che sembravano
balsamo per il mio carattere fin troppo anticonformista.
Ricordo
ancora oggi quell’episodio così bello dal retrogusto amarognolo. Era sera e tu
mi avevi impedito di giocare a beyblade perché era tardi; decisi di scappare
dalla piccola finestrella della mia sudicia camera per recarmi felino al parco
per giocare al mio balocco preferito. Ti prendesti una paura smisurata non
vedendomi coricato sulla mia branda. Mi andasti a cercare in lungo e in largo,
trovandomi poi appisolato su una fredda panchina.
Quando mi risvegliai sotto il tepore di quelle
lenzuola ruvide, incontrai le tue ametiste guardarmi con rabbia e preoccupazione;
non erano mai state così fredde e distanti. Poi divennero calde per il sollievo
che le colorò e mi abbracciasti stretta al tuo caldo petto, accarezzandomi i
capelli argentei e pregandomi di farlo mai più.
Avevi già sofferto per l’abbandono di quell’inetto
di mio padre, che ti lasciò gravida sul ciglio della strada. Non potevo
permettermi di farti soffrire nuovamente, non potevo e non dovevo strapparti
nuovamente l’anima.
Evidentemente,
l’amore che provavo io non era così forte come il tuo.
Avevo
tanto amore per te, avevo così tanti sogni per noi che mi sembrava tutto roseo
nonostante la miseria che ci costringeva a una lotta per la sopravvivenza.
Speravo
di poter avere un futuro prosperoso e di poterti regalare una casa come si
deve, così da non doverti preoccupare per niente, speravo di vederti felice e
di poterti ricambiare il dono della vita che mi hai dato, speravo di poterti
ringraziare un domani, ma…
…non posso farlo.
Non
posso perdonarti il male che mi hai arrecato, non posso dimenticare la vita che
ho buttato in quel maledettissimo Monastero, non posso continuare a fingere che
non me ne freghi niente, non posso andare avanti sapendo che nel mio domani non
ci sarai!
Perché
è così, purtroppo. Nel mio futuro, nel mio domani tu non ci sarai e, per quanto
mi costi ammetterlo, mi fa male saperti lontano da me, lontano con la mia vita.
Non
ho più un fato a guidarmi, non ho più la luce a illuminarmi il cammino, non ho
più te, mamma!
Pascal
diceva che “Per conquistare un futuro bisogna prima sognarlo”.
Come faccio a sognare, se mi hai portato via il sonno ed i desideri?