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Autore: Akira14    11/09/2005    7 recensioni
Ephram é tornato ad Everwood. Riuscirà a ritrovare la sua strada? Ed Amy? E la sua amicizia con Bright? E a proposito di Bright, come procederà la sua storia con Hannah? Una mia visione del futuro dei personaggi di Everwood. (piccoli spoiler sulla 4a stagione, ma più supposizioni che certezze)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Where will you go?

“Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose, si fa un po' meno presto a convincersi che sia così."

                                                                        (Ligabue)

 

Tre mesi. Questo era quanto a lungo era rimasto via da Everwood.

Piuttosto pietoso,dal momento che aveva venduto tutta la sua strumentazione, convinto che non sarebbe tornato. Quasi disprezzava la sua cocciutaggine ora. Sul serio.

C'era stato questo improvviso e sorprendente matrimonio, che l'aveva fatto tornare in città, e ben presto aveva capito che ovunque andasse i suoi problemi l'avrebbero braccato senza sosta.

Che grande scoperta, degna del Nobel, eh?

Tuttavia il viaggio in Europa non era stato totalmente inutile. Anche se non é che fosse stato chissà dove. Giusto Londra, Parigi e Milano. Ma si era fatto dei buoni amici...O avrebbe dovuto chiamarli interessanti approcci ad altri esseri umani, visto che non erano niente di così importante. Aveva i loro indirizzi e-mail, sebbene dubitasse che avrebbe scritto loro. Avevano passato dei bei momenti insieme che allora erano sembrati fantastici ed indimenticabili, mentre li vivevano, ma una volta trascorsi non avevano più lo stesso significato.

Ottimo, stava proprio saltando di palo in frasca negli sconfinati campi di stupefacenti della sua mente.

Almeno riusciva a pensare lucidamente ora, e riusciva vedere tutto da un'altra prospettiva. Anche se faceva male nello stesso modo. Eh già...Tu nascondi un figlio a qualcuno perché vuoi proteggerlo...Da cosa esattamente? Da una FAMIGLIA?

Sì, poteva capire che un bambino avrebbe significato un

pacco di responsabilità e avrebbe reso la sua vita un casino immenso, proprio quand'era a un passo dal realizzare il suo sogno di entrare alla Julliard.

Tuttavia avrebbe preferito incontrare la sua ex e decidere INSIEME cosa fare.

Dopo tutto, tenerlo all'oscuro di tutto aveva sortito gli stessi effetti: la Julliard era evoluta dallo stadio di sogno a quello di utopia, e non sapeva più che fare della sua vita. Beh, sicuramente non sarebbe tornato a vivere con suo padre. Ma neanche per sogno. Come i suoi nuovi amici gli

avevano consigliato, avrebbe trascorso il minor tempo

possibile lì finché il suo nuovo lavoro come insegnante di

piano sarebbe stato abbastanza remunerativo da consentirgli di affittarsi un alloggio.

Delia sarebbe stata felice di avere tutta la casa e l'attenzione del padre per sé. Anche se aveva gli occhi lucidi di lacrime quando era partito, era molto probabile che con il tempo si fosse abituata ad essere l'unica bambina per casa.

Contemplò l'idea di dirle cosa stesse succedendo nella sua vita, essendo l'unica di cui ancora gli importasse qualcosa, ma poi realizzò che per quanto crudele potesse sembrare a sentirlo...Non erano cazzi suoi. Non la coinvolgevano affatto, o ben poco. Poteva ancora aspettare un paio d'anni per sapere che avrebbe potuto essere una zia. Inoltre, non poteva offrirle niente e sarebbe stato stupido e solo vendicativamente egoistico rivelarle verità che potevano minare la sua vita di tutti i giorni con Andy. E poi come le aveva detto...Faceva ancora troppo male. Non si trattava di lei, era lui a dovere essere pronto per parlarne.

La questione che ora gli premeva di più era che cazzo fare della sua vita. Avrebbe potuto andare in un'altra università con un buona facoltà di musica, anche se provava risentimento non solo per il Colorado, ma per tutti gli Stati Uniti. Per l'intero continente. Nessun posto sembrava abbastanza lontano da suo padre. E da Amy.

Poco prima di partire per l'Europa aveva infatti fatto lo sbaglio più grande della sua vita(escludendo che aveva saltato entrambe le audizioni): rompere con lei.

Ora non é che potesse andare da lei e dirle: "Senti Amy, sono stato un tale coglione a non capire quella notte che tu significavi tutto nella mia vita." Anche se riformulava la frase nei modi più romantici immaginabili, non avrebbe funzionato. E non ne aveva alcun diritto.

Tuttavia non poteva andarsene ora. Kyle poteva certamente trovare un mucchio di insegnanti migliori, ma gli piaceva il ragazzino. Così testardo, ribelle, eppure sensibile e fragile. E completamente innamorato del piano. Forse sperava di ritrovare da lui quella passione...E poi ricordava ad Ephram com'era lui cinque o sei anni prima, identico, spiccicato. E stava  cominciando a coltivare una certa ammirazione per il suo talento. In fin della fiera i non avrebbe certo tradito la fiducia che aveva in lui sparendo come il più lurido dei ladri.

Quando Kyle gli avrebbe detto che non aveva più niente da imparare da lui...Beh, solo allora il giovane Ephram avrebbe potuto iniziare a chiedersi dove andare e cosa fare. Fino ad allora era completamente inutile, ed infruttuosamente stancante chiedersi cosa avrebbe fatto di

qui a cinque anni.

Non é che potesse cambiare il suo stile di vita nel giro di una notte, ma sapeva che DOVEVA imparare a vivere giorno per giorno, senza grandi piani e stronzate del genere.

Ecco perché si trovava a bussare alla porta di Bright.

 

Mentre aspettava che lo sfaticato gli aprisse, si lasciò trascinare un po' dai suoi pensieri.

Il piano non gli faceva venire i crampi allo stomaco come

prima, non c'erano più ondate di rabbia e nausea come tre mesi or sono.

Era una buona evoluzione. "Adesso non devi far altro che trasformarti in una bomba sexy e sedurre tutti quei

vecchiacci della Julliard affinché ti diano una nuova audizione." Vassilj commentò nel suo sms, e Ephram immaginò che avesse ricevuto per questo uno schiaffo sulla

nuca dalla permalosa Nora.

Non si aspettava che gli rispondesse, aveva solo scritto un paio di stupidaggini scollegate sulla tastiera del cellulare...Quindi questo lo mise particolarmente di buon umore.

Beh, meno musone di un'ora prima.

 

“Hey, aspetta...Sto arrivando!" Sentì la voce assonnata di Bright protestare veementemente. Forse bussare alla porta di qualcuno alle otto di mattina non era un'idea poi tanto geniale. Ora: il figlio maggiore degli Abbott era il suo migliore amico ma questo non gli impediva di sbattergli la porta in faccia, altamente scazzato. Lui l'avrebbe fatto. Era domenica mattina dopo tutto.

"Ephram, ma che ca..." Il suddetto Ephram zittì Bright, poggiandogli un dito sulla bocca. Poi entrò nella stanza, guardandosi intorno.

Non ci volle molto perché Bright iniziasse a blaterare di nuovo, ma Ephram non gli stava prestando veramente attenzione.

 “Bella stanza che ti sei trovato..." .” Disse, con la testa completamente in altri lidi.

Poi, realizzando che l'altro ragazzo lo stava guardando come se gli stesse crescendo una seconda testa, parlò "Non sono qui per chiederti di vivere insieme, Bright. Non spaventarti così."

 “Allora cosa ti ha portato qui, amico?” Si sedette sul vecchio e piccolo divano che suo padre aveva ripescato dal polveroso attico di casa Abbott.

Guardò il muro nudo osservando una tv invisibile, replicando una scena già vissuta tra loro milioni di volte. (ma con una tv reale, magari)

Fece cenno ad Ephram di sedersi vicino a lui, ma quest'ultimo rimase lì teso come una corda di violino, le mani che gli tremavano per il nervoso.

Per un momento Bright temette che confessasse di essere gay e di essersi innamorato di lui(dopo tutto, per lasciare la donna dei suoi sogni tanto normale non doveva esserlo...), ma le parole che uscirono da quella bocca furono totalmente diverse.

Il narciso che era in Bright si sentì quasi deluso.

 

“Ho bisogno del tuo aiuto.  Voglio essere imprevedibile, irresponsabile, superficiale ed impulsivo come te." Ephram sorrise ebetemente, mentre gli presentava la sua richiesta.

"Hey, io non sono così Brown! Per niente!" Protestò Bright, anche se ricambiò il sorriso. "Voglio soltanto godermi la vita. Assaporare ogni piccolo momento, capisci? La malattia di mia madre mi ha fatto capire in modo ancora più lampante che non devo sprecare il minimo secondo. Dovresti imparare a vivere allo stesso modo del Grande Bright Abbott..." aggiunse in tono solenne.

”Insegnamelo, allora.” fu la granitica risposta di Ephram. “Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose, si fa un po' meno presto a convincersi che sia così."
(Ligabue)


Tre mesi. Questo era quanto a lungo era rimasto via da Everwood.
Piuttosto pietoso dal momento che aveva venduto tutta la sua strumentazione convinto che non sarebbe tornato. Quasi disprezzava la sua cocciutaggine ora. Sul serio.
C'era stato questo improvviso e sorpendente matrimonio, che l'aveva fatto tornare in città, e ben presto aveva capito che ovunque andasse i suoi problemi l'avrebbero braccato senza sosta.
Che grande scoperta, degna del Nobel, eh?
Tuttavia il viaggio in Europa non era stato totalmente inutile. Anche se non é che fosse stato chissà dove. Giusto Londra, Parigi e Milano. Ma si era fatto dei buoni amici...O avrebbe dovuto chiamarli interessanti approcci ad altri esseri umani, visto che non erano niente di così importante. Aveva i loro indirizzi e-mail, sebbene dubitasse che avrebbe scritto loro. Avevano passato dei bei momenti insieme che allora erano sembrati fantastici ed indimenticabili, mentre li vivevano, ma una volta trascorsi non avevano più lo stesso significato.
Ottimo, stava proprio saltando di palo in frasca negli sconfinati campi di stupefacenti della sua mente.
Almeno riusciva a pensare lucidamente ora, e riusciva vedere tutto da un'altra prospettiva. Anche se faceva male nello stesso modo. Eh già...Tu nascondi un figlio a qualcuno perché vuoi proteggerlo...Da cosa esattamente? Da una FAMIGLIA?
Sì, poteva capire che un bambino avrebbe significato un
pacco di responsabilità e avrebbe reso la sua vita uncasino immenso, proprio quand'era a un passo dal realizzare il suo sogno di entrare alla Julliard.
Tuttavia avrebbe preferito incontrare la sua ex e decidere INSIEME cosa fare.
Dopo tutto, tenerlo all'oscuro di tutto avevasortito gli stessi effetti: la Julliard era evoluta dallo stadio di sogno a quello di utopia, e non sapeva più che fare della sua vita. Beh, sicuramente non sarebbe tornato a vivere con suo padre. Ma neanche per sogno. Come i suoi nuovi amici gli
avevano consigliato, avrebbe trascorso il minor tempo
possibile lì finché il suo nuovo lavoro come insegnante di
piano sarebbe stato abbastanza remunerativo da consetirgli di affittarsi un alloggio.
Delia sarebbe stata felice di avere tutta la casa e l'attenzione del padre per sé. Anche se aveva gli occhi lucidi di lacrime quando era partito, era molto probabile che con il tempo si fosse abituata ad essere l'unica bambina per casa.
Contemplò l'idea di dirle cosa stesse succedendo nella sua vita, essendo l'unica di cui ancora gli importasse qualcosa, ma poi realizzò che per quanto crudele potesse sembrare a sentirlo...Non erano cazzi suoi. Non la coinvolgevano affatto, o ben poco. Poteva ancora aspettare un paio d'anniper sapere che avrebbe potuto essere una zia. Inoltre, non poteva offrirle niente e sarebbe stato stupido e solo vendicativamente egoistico rivelarle verità che potevano minare la sua vita di tutti i giorni con Andy. E poi come le aveva detto...Faceva ancora troppo male. Non si trattava di lei, era lui a dovere essere pronto per parlarne.
La questione che ora gli premeva di più era che cazzo fare della sua vita. Avrebbe potuto andare in un'altra università con un buona falcoltà di musica, anche se provava risentimento non solo per il Colorado, ma per tutti gli Stati Uniti. Per l'intero continente. Nessun posto sembrava abbastanza lontano da suo padre. E da Amy.
Poco prima di partire per l'Europa aveva infatti fatto lo sbaglio più grande della sua vita(escudendo che aveva saltato entrambe le audizioni): rompere con lei.
Ora non é che potesse andare da lei e dirle: "Senti Amy, sono stato un tale coglione a non capire quella notte che tu significavi tutto nella mia vita." Anche se riformulava la frase nei modi più romantici immaginabili, non avrebbe funzionato. E non ne aveva alcun diritto.
Tuttavia non poteva andarsene ora. Kyle poteva certamente trovare un mucchio di insegnanti migliori, ma gli piaceva il ragazzino. Così testardo, ribelle, eppure sensibile e fragile. E completamente innamorato del piano. Forse sperava di ritrovare da lui quella passione...E poi ricordava ad Ephram com'era lui cinque o sei anni prima, identico, spiccicato. E stava cominciando a coltivare una certa ammirazione per il suo talento. In fin della fiera i non avrebbe certo tradito la fiducia che aveva in lui sparendo come il più lurido dei ladri.
Quando Kyle gli avrebbe detto che non aveva più niente da imparare da lui...Beh, solo allora il giovane Ephram avrebbe potuto iniziare a chiedersi dove andare e cosa fare. Fino ad allora era completamente inutile, ed infruttuosamente stancante chiedersi cosa avrebbe fatto di
qui a cinque anni.
Non é che potesse cambiare il suo stile di vita nel giro di una notte, ma sapeva che DOVEVA imparare a vivere giorno per giorno, senza grandi piani e stronzate del genere.
Ecco perché si trovava a bussare alla porta di Bright.

Mentre aspettava che lo sfaticato gli aprisse, si lasciò trascinare un po' dai suoi pensieri.
Il piano non gli faceva venire i crampi allo stomaco come
prima, non c'erano più ondate di rabbia e nausea come tre
orsono.
Era una buona evoluzione. "Adesso non devi far altro che trasformarti in una bomba sexy e sedurre tutti quei
vecchiacci della Julliard affinché ti diano una nuova audiozione." Vassilj commentò nel suo sms, e Ephram immaginò che avesse ricevuto per questo uno schiaffo sulla
nuca dalla permalosa Nora.
Non si aspettava che gli rispondesse, aveva solo scritto un paio di stupidaggini scollegate sulla tastiera del cellulare...Quindi questo lo mise particolarmente di buon umore.
Beh, meno musone di un'ora prima.

  
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