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Autore: Gondolin    23/06/2010    4 recensioni
"Amor mi tiene il cuore ostaggio,
né mai lo lascia, di giorno e di notte,
e sempre sospiro il tuo nome, mio amato. [...]"

Anafiel si liberò dall'abbraccio di Rolande e si alzò dal letto.
-Che fai? Non avrai mica intenzione di vestirti e uscire?!- domandò simulando un tono estremamente scandalizzato.
Genere: Romantico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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[Sfiga Fandom Fest @ Fanworld] Kushiel's Legacy, Anafiel/Rolande, spada

Contggio parole: 730

Note: una versione alternativa di come avrebbe potuto essere il famoso giuramento di Anafiel. Non so, forse non ha motivo di essere, ma me lo sono immaginato e ho dovuto scriverlo così.

Ah, visto che mi era stato chiesto: le poesie sono mie, non vengono dal libro.



***


Presterei giuramento, mio principe,

di seguirti e proteggerti sempre.


Sul sacro precetto del Beato Elua

prometterei di starti accanto.

Sulle sferze di Kushiel

affermerei la mia lealtà.

Sulla saggezza di Shemazai

confermerei i miei voti.

Sull'amore di Naamah

ti direi che mai ti mancheranno i miei baci.

Per le navi di Azza

potrei assicurarti che non perderò mai la rotta.

Per dolce profumo delle terre di Anael

ti ricorderei che ti sarò vicino.

Sulla musica celestiale di Eisheth

giurerei di unire per sempre la mia voce alla tua.


Eppure è un altro il mio giuramento:

sulla spada di Cassiel io prometto

di amarti fino a rinunciare a te.


-E' bella.- mormorò Rolande accarezzando delicatamente il bordo della pergamena.

Anafiel gli tirò dispettosamente giù le lenzuola di dosso. -Tu di più.-

Il principe sorrise e posò la poesia sul comodino accanto a sé. -E' triste, però.-

-Perché?-

-Perché dovresti rinunciare a me?-

-Se tu smettessi di amarmi.-

-Non smetterò.-

-Non fare promesse che non puoi mantenere, Rolande. Quando un giorno dovrai sposarti per dare degli eredi al regno, io ti auguro che lo farai con gioia. Magari la amerai e allora io farò un passo indietro.-

Rolande stese le braccia, invitando Anafiel a stringersi a lui. -Sei la persona più nobile e altruista che io abbia mai conosciuto. Ma non hai pensato che potrei anche continuare ad amarti? Perché sei così tragico?-

-Perché sono un poeta.- rise il giovane.


Amor mi tiene il cuore ostaggio,

né mai lo lascia, di giorno e di notte,

e sempre sospiro il tuo nome, mio amato.

Solo vederti è sollievo alla pena,

e stringerti a me è dolce conforto,

naufragare in te è miele divino,

incomparabile piacere dell'animo e dei sensi.

Doloroso è il sole che si leva

su un letto freddo e illumina noi, soli, divisi,

ma splendida è la notte

o anche il giorno di nubi e tormenta

se tu mi sei accanto, mio amato.


Anafiel si liberò dall'abbraccio di Rolande e si alzò dal letto.

-Che fai? Non avrai mica intenzione di vestirti e uscire?!- domandò simulando un tono estremamente scandalizzato.

-Certo che no! Ti pare che potrei desiderare essere in un qualunque altro luogo al mondo quando qui ci sei tu... e senza vestiti?- poi tornò serio -C'è qualcosa che voglio fare. Posso prendere la tua spada?-

Rolande sgranò gli occhi e rise. -Non ti pare un po' troppo presto per il suicidio d'amore, mio appassionato poeta? Dopo tutto siamo ancora insieme.-

-Cretino.- borbottò Anafiel facendo l'offeso -Come pretendono un giorno di far salire al trono un cretino della tua specie io proprio non lo so. La tua spada mi serve per un giuramento.-

-Ma nella tua poesia hai appena detto che...-

-Infatti si tratta di qualcos'altro.- sfoderò la lama ben lucidata e porse l'elsa a Rolande. Poi posò le mani sopra le sue e si inginocchiò di fronte a lui, seduto sul letto.

-Giuro di non tradirti, e di rispettare la tua volontà qualunque essa sia, giuro di amarti anche da lontano e giuro di proteggere te e chiunque ti sia caro, e tutti i tuoi discendenti finché avrò vita. Accetti queste promesse?-

-Ti amo, Anafiel.- mormorò Rolande, sentendo che la voce stava per tradirlo -E accetto.- si bloccò, non riuscendo ad esprimere quanto si sentisse fiero di essere oggetto dell'amore di un uomo simile, e quanto lo rendesse felice e nello stesso tempo fosse intristito da quel giuramento tanto drammatico, che gli faceva pensare ad un futuro separati, e peggio ancora, separati per volontà sua, poiché l'idea di poter un giorno smettere di amare Anafiel gli appariva peggiore dell'idea di poter soffrire per una separazione forzata: era come pensare di tradire se stesso.

Ma tutto questo non lo disse.

Invece lasciò la presa sulla spada che cadde sul tappeto con un tonfo attutito.

Anafiel la osservò cadere, pensando che avrebbe dovuto scriverci sopra una poesia, prima o poi, su quell'acciaio brillante che racchiudeva tante promesse di eroismo, di gloria e morte, ma poi le braccia di Rolande lo attirarono nuovamente sul letto.

E allora non ci furono più futuro a cui pensare, poesie da scrivere, o regni da governare.




  
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